La spada, il corvo, il mare di Fanny Jumping Sparrow (/viewuser.php?uid=60955)
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Allora
carissimi lettori, questa è proprio la fine della mia fanfic
- sigh, sob, ç_ç sniff. Ho voluto soltanto dare
il mio modesto contributo ad una saga che mi ha fatto sognare tanto e
continua a farlo in modo quasi immutato e viscerale ogni volta che
riguardo i film; per questo ho cercato di riprendere tutti i personaggi
principali.
Mi
auguro di cuore che vi piaccia questo epilogo (è parecchio
lunghetto) anche se qualcosina resta un pò in sospeso. Visto
il successo ottenuto e il divertimento che ho provato nello scriverla,
penso che magari, quando mi arriverà un altro bel
pò di ispirazione, potrei anche darle un seguito.
Intanto
infinite grazie a tutti coloro che mi hanno seguito in questi mesi, a
chi lo ha fatto solo per qualche capitolo, a chi legge ma non lascia
commenti, a chi ha messo la mia fanfic tra le seguite,
a chi mi ha lasciato solo qualche
commento
sparso
a chi l'ha inserita tra le preferite e a chi lo farà.
Buona lettura, al prossimo approdo!)
Epilogo:
Nuovi orizzonti
Jack nuotava con più forza e
velocità che poteva, supplicando i muscoli di non tradirlo,
ma nel vortice che inesorabilmente stava spazzando via tutto,
subì pure l’attacco di Worley che, mosso da una
recidiva smania di vendetta, lo trascinò in una sfiancante
colluttazione, abbrancandolo con violenza. Lui si difese dimenandosi
come un’anguilla e, con un paio di pugni e qualche calcio,
riuscì a farlo desistere mettendolo fuori combattimento,
poco prima che le onde si riversassero in quella prigione subacquea.
Will, Jim e Barbossa, intanto, avevano già guadagnato
qualche metro di vantaggio e, falciando l’acqua salata come
un forsennato, Jack infine li raggiunse. Ma per quanta aria avessero
accumulato nei polmoni, per quanta energia impiegassero nel muovere
coordinatamente braccia e gambe, la superficie appariva irraggiungibile
e la spuma scura costituiva un ulteriore scoraggiante ostacolo.
Erano spossati e iniziavano ad essere in balia di
un’opprimente sensazione di panico.
Finché una vorticosa corrente di bollicine non
accelerò i loro movimenti.
A bordo dell’Olandese Volante la tensione fra
l’equipaggio era tangibile e aveva reso l’atmosfera
quasi densa e irrespirabile. Un rombo lontano magnetizzò
l’attenzione dei pirati sull’orizzonte arroventato
dal tramonto, il sole venne coperto per qualche istante da un bagliore
verde che torreggiò nel cielo qualche secondo per poi
dissolversi.
- Calate in acqua le scialuppe! – ordinò il primo
ufficiale, fremente di speranza e di attesa.
Uno dopo l’altro i dispersi affiorarono fra le onde tirando
un’ampia boccata di ossigeno. Le loro orecchie, ancora
otturate dall’apnea, vennero investite da urla eccitate,
sbigottite ed esultanti. Furono letteralmente pescati e issati di peso
sulle barche, intontiti come lo erano i loro amici che li osservavano
stupefatti e felici.
Elizabeth faticò un po’ a zittire Jim e Will che,
oltre a raccontare concitati la terribile esperienza, non sapevano
più quali parole di scuse e di gratitudine usare,
sovrapponendosi l’un l’altro e non dandole la
possibilità di spiegare a sua volta.
- Abbracciatemi! – li incitò semplicemente
commossa, avvinghiandosi a loro e baciandoli entusiasticamente.
Barbossa, poco più lontano, venne recuperato dai quattro
suoi più servizievoli marinai, Pintel, Ragetti, Murtogg e
Mullroy che si affrettarono a narrare quanto accaduto e a domandargli
di raccontare la sua esperienza.
Jack fu aiutato a salire su un’altra scialuppa, dove lo
accolsero Gibbs con evidente gioia, e Anamaria che, dopo
l’iniziale imbarazzato distacco, si sciolse in un caloroso
sorriso di benvenuto che lui ricambiò con allegria: -
Immagino vi aspettiate un ringraziamento in grande stile –
mormorò fissandoli uno per uno ma appuntandosi soprattutto
sulla piratessa.
- A dire il vero gran parte del merito è di Capitan Taft
– asserì indifferente lei, indicandogli
l’uomo seduto dietro di lui.
- Voi siete proprio Jack Sparrow! – esclamò quello
euforico, scavalcandola e mettendosi al suo fianco – Siete
più giovane di quanto immaginassi! Io sono cresciuto
ascoltando le vostre straordinarie avventure!
Jack si buttò su Gibbs, spaventato e infastidito da
quell’invadenza e con la sua espressione smarrita e irritata
fece sorridere di gusto Anamaria al punto che, guardandola, il suo
malumore sfumò.
- E Fortezza? – si ricordò d’un tratto
Taft, prima di risalire sulla Barracuda dove lo stavano riaccompagnando.
- È rimasto indietro – tagliò corto
Sparrow unendo indice e medio e muovendoli in un eloquente gesto che
significava morte. Lui stesso lo aveva intravisto respirare
involontariamente dal naso e affogare in pochi secondi.
Ma l’ineffabile Taft non sembrò per nulla
dispiaciuto e, salutandoli frettolosamente con la scusa di dover
partire presto per avvisare gli altri Capitani una volta alle
dipendenze dell’Ammiraglio che erano liberi, si
congedò come nulla fosse, non senza portare con
sé un alone di mistero.
I pirati dell’Olandese Volante, dopo essersi fatti raccontare
tutti i dettagli della stupefacente vicenda dai protagonisti, si
sentirono praticamente obbligati ad organizzare dei grandi
festeggiamenti per il loro ritrovato Capitano, coinvolgendo anche i
colleghi della Murena che si erano trasferiti sulla loro nave per
restare vicino alla loro comandante.
Nel bel mezzo dei preparativi anche Barbossa giunse a bordo. Il suo
sguardo gelido cercò subito Jack che gli rispose con
un’occhiata piena di bile.
- Ma perché non fate a turno con la Perla Nera? –
si intromise di punto in bianco Jim, che aveva notato il loro torvo
scambio di silenziosi insulti.
I due filibustieri si voltarono squadrandolo con furente
contrarietà, al che il bambino tentò di spiegarsi
meglio: - Una volta ciascuno sarete Capitano e primo ufficiale. Per
esempio … un mese ciascuno.
- Questa è la cosa più sbagliata che tu abbia
potuto dire nella tua breve vita! – lo assalì
Barbossa con tono truce, stringendo gli occhi che scomparvero tra le
mille rughe che gli solcavano gli zigomi.
- Forse non hai capito che non voglio più averci niente a
che fare con questo traditore! – ribatté Jack,
fulminando però il diretto interessato anziché
l’incauto ragazzino.
- Traditore io? – sogghignò il maturo pirata con
sarcasmo e affronto, ma senza perdere l’apparente calma.
- Sì, tu! – strillò invece Sparrow,
così forte da far accorrere gli altri marinai vicino a loro
– Io proporrei un’altra soluzione:
perché non chiediamo il parere della Fratellanza?
– lo provocò con le mani ai fianchi.
- Secondo te dovremmo scomodare di nuovo i pirati nobili per risolvere
il tuo
problema? – lo schernì ancora quello. La ciurma
assisteva divertita al loro diverbio, tifando ora per l’uno
ora per l’altro.
- Embè? Tu non lo fai sempre per i tuoi di problemi?
– continuò imperterrito Jack e stavolta il suo
avversario perse le staffe alzando la voce: - Non dire fesserie! Quando
l’ho richiamata io era per problemi che riguardavano tutti i pirati!
- Anche il mio problema riguarda tutti i pirati, giacché se
non riavrò la mia nave, mi dimetterò
dall’essere un pirata nobile – sostenne Sparrow
ostinato, sedendosi a braccia conserte su un barile – E poi
voglio proprio vedere come farai a convocare un altro Consiglio quando
ti farà comodo …
Elizabeth, innervosita dalla discussione che stava prendendo la solita
piega violenta, tentò di far da paciere:- Basta! Vi prego!
– li esortò, nessuno dei due la ascoltò
e nemmeno suo marito intervenne, nonostante il rischio di una rissa in
piena regola riguardasse direttamente la loro nave.
- Non vediamo l’ora che tu ti dimetta, sai. Sarebbe una
liberazione! – dichiarò velenoso Hector, trovando
l’appoggio di alcuni uomini che esultarono alle sue parole.
- E poi chi nomineresti al posto mio? La tua … scimmia da
compagnia?! – lo punzecchiò nuovamente Jack,
alzandosi e sfidandolo con un dito impertinente.
- Sarebbe più capace di te, Jack. Ma purtroppo dovresti
essere tu a passare il tuo pezzo da otto – si dispiacque
Barbossa, prendendo ad accarezzare con fare protettivo
l’adorato animaletto accoccolato sulla sua spalla.
Jim si intromise nuovamente: - Mi piacerebbe tanto che sceglieste mio
padre – affermò con aria implorante.
- La famiglia dei nobili pirati Turner – gli fece eco Will,
fingendo di pensarci su compiaciuto.
- Piantala, Will! – lo ammonì sua moglie,
essendosi oramai riscaldata come gli altri che esprimevano ognuno il
proprio parere, formando degli schieramenti.
- Sarebbe tutto più facile se avessi un figlio –
buttò lì Anamaria che dapprima se n’era
rimasta in disparte, attirandosi gli sguardi stupiti dei presenti e in
particolare quello interrogativo di Jack: - Era solo
un’ipotesi! – si difese arrossendo.
- Meno male! – proruppe Sparrow, attenuando il
rimpicciolimento terrorizzato delle sue pupille.
- Sai, Jack, ci ho pensato bene – riprese a parlare Barbossa,
mettendogli un braccio attorno alla spalla come si rivolgesse ad un
vecchio amico – Credo che lascerò a te la Perla,
dopotutto – dichiarò flemmatico e misterioso,
facendo calare il silenzio anche fra tutti gli altri presenti.
- Che cos’ha che non va? – urlò di
riflesso lui, fiondandosi a rimirare scrupolosamente l’amato
veliero ancorato lì vicino.
- È la tua testa che non va, Sparrow! –
ridacchiò Hector piegando all’indietro il collo
– Io ho accettato la proposta di diventare il nuovo Capitano
della Spettro. Fa comodo avere una nave invisibile per il contrabbando
del mio tabacco – sostenne scaltro e soddisfatto.
Così dicendo il maturo bucaniere si allontanò
scortato da due uomini della Spettro e, i colleghi, ancora colti alla
sprovvista da quel rivolgimento, lo videro imbarcarsi su quel vascello
che spiegò le vele bianche inoltrandosi nella debole luce
del crepuscolo.
Jack in un primo momento non si mostrò molto contento di
aver riconquistato in quella maniera la Perla Nera, senza nemmeno aver
dovuto lottare. Ma poi finì per assecondare il suo
opportunismo che gli suggeriva di approfittare della buona sorte che
una volta tanto alla fine sembrava averlo premiato. Perciò
si fece accompagnare a bordo e stabilì di preparare danze e
banchetti per salutare il suo tanto smaniato ritorno.
I pirati, impegnati da giorni a combattere nemici di ogni sorta,
accolsero con incontenibile entusiasmo quell’occasione di
svago e baldoria. La Perla Nera, la Murena e l’Olandese
Volante, gettando le ancore in una piccola baia, vennero collegate da
passerelle di legno e le loro ciurme, per nulla parsimoniose,
condivisero cibo e bevande tirate fuori dalle stive.
Neppure il timore di essere avvistati da qualche nave militare di
passaggio riuscì a trattenere la loro voglia di
divertimento.
Jim era il beniamino di tutti: c’era chi lo chiamava per
insegnargli giochi di carte o di dadi, chi gli chiedeva di raccontare
le vicende degli ultimi giorni, chi di mostrare quello che sapeva fare
con la spada. E lui era felice di accontentare tutti e della simpatia
che suscitava.
Elizabeth e Anamaria, essendo le uniche donne, vennero invitate senza
sosta a ballare dagli altri pirati, meno che dai loro amati che
facevano i sostenuti. Finalmente riuscirono a sedersi un po’,
lontane dai chiassosi canti dei marinai.
- Siete così simili. Come fai a non accorgertene?
– bofonchiò Elizabeth, volgendo la faccia in un
punto preciso del ponte.
- Chi? – mugugnò distrattamente Anamaria
sorseggiando dal suo boccale.
L’amica sgranò gli occhi spazientita: - Tu e Jack!
– al che lei emise un verso di fastidio alzandosi e
appoggiando la schiena alla balaustra.
- Non ci credo che non ti piaccia – tornò
all’attacco la Turner, con un sorrisetto furbo a sollevarle
gli zigomi.
- Perché dovrebbe piacermi? – scandì
quella, accentuando l’acidità della sua voce.
Elizabeth boccheggiò impreparata: - Perché lui
è … Che ne so io! È a te che piace!
– strepitò voltandosi per andarsene, ma nel farlo
si scontrò con Will che era giunto dietro di lei: - Qualche
problema? – le domandò premurosamente, notando la
sua espressione alterata.
- Nessuno, amore mio! – gli rispose lei tirandolo a
sé e baciandolo d’improvviso tanto forte da
stordirlo – Andiamo? – lo incitò
prendendogli il braccio e posandoselo sulla vita.
Lui annuì sorridente, circondandole i fianchi.
- Pensaci! – sibilò la bionda ad Anamaria, prima
di incamminarsi con il consorte.
La piratessa dalla pelle ambrata non si mosse di lì,
continuando a bere e a sbirciare Capitan Sparrow che, pensieroso,
faceva altrettanto dal lato opposto della coperta.
- Sbaglio o ci stiamo allontanando dalla festa? – chiese
Elizabeth al marito quando si rese conto che erano arrivati in una
parte deserta del ponte della Perla.
Will si fermò e la contemplò intensamente
scorrendo le dita tra i suoi capelli e fermandole dietro le sue
orecchie: - Non mi piace la confusione, lo sai – ammise
chinandosi per catturare la sua bocca, esprimendo tutto il desiderio
che gli ribolliva nelle vene e che si trasmise ai nervi della donna le
cui mani si allungarono per avvicinarlo di più a lei e
assaporare altri baci.
Si interruppero nello stesso istante gettando un’occhiata
verso la folla.
- Hai vinto!
- Non è possibile! – si arrabbiò Jim,
lanciando sul banchetto le carte – Voi barate! –
accusò suo nonno e Gibbs che risero alla sua reazione
indispettita seccandolo ancora di più.
- Jim – lo richiamò la voce amorevole di sua madre
facendolo voltare – Noi torniamo sull’Olandese
– lo avvisò mentre stritolava il braccio di suo
padre.
- Siamo un po’ stanchi – sostenne quello, guardando
più lei che lui.
- Già – sospirò Elizabeth rizzandosi e
scostando la fronte dal braccio dell’amato.
- Ma tu se vuoi puoi restare ancora un po’ –
puntualizzò Will ed entrambi annuirono svelti.
Jim si sentiva preso in giro e non poté fare a meno di
imbronciarsi: quanto stonavano quelle affermazioni con la luce eccitata
che sprizzava dai loro occhi!
- Va bene. Ci vediamo domani mattina – li salutò
rassegnato, sforzandosi di sorridere.
Sua madre gli si avvicinò per sfiorargli una guancia: -
Buona notte – gli augurò tornando ad agganciarsi a
suo padre.
Il bambino li osservò andare via a passi veloci, mano nella
mano, e si voltò di nuovo verso Sputafuoco e Gibbs: - Certe
bugie proprio non le sanno dire – borbottò
annoiato alzando una spalla.
Will la sovrastava con ardore e delicatezza, gli occhi nocciola
vibranti d’amore dentro i suoi, accarezzandole e stringendole
languidamente i fianchi e le gambe nude con cui lei lo aveva
possessivamente incatenato a sé: - Da ora e per tutto il
tempo che ci sarà concesso, sarò completamente
tuo – le sussurrò a pochi millimetri dalle sue
labbra – cuore, anima e corpo.
Elizabeth solcò con dita febbricitanti il suo viso, la sua
schiena e il suo petto, impadronendosi delle sue labbra con un bacio
prolungato e voluttuoso che lui ricambiò con fervore,
aderendo di più al suo ventre. Poi continuarono ad amarsi
nella notte fino a che non li invase un dolce torpore.
- Allora, quale sarà la tua prossima meta?
Anamaria pensò che fosse strano come quel suo sorriso
sornione la mettesse tanto in confusione quando era corredato dal suo
sguardo penetrante: - Non credo che vi riguardi, Capitano –
replicò sfuggente, restituendogli con gesto meccanico la
bussola che gli aveva sottratto per sbaglio prima di finire
sott’acqua.
Jack non riusciva a capire per quale motivo riponesse tanta speranza in
un suo sì: dopotutto molte donne cadevano ai piedi di
Capitan Sparrow senza che avesse bisogno di pregarle, gli sarebbe
bastato rimettere piede a Tortuga e dispensare qualche frase
infiocchettata per averne fino alla nausea.
- Anamaria sei una maledetta testarda – disse tutto
d’un fiato trattenendola per un polso, impedendole di
defilarsi come una gatta malfidata. Lei aggrottò la fronte:
– Non era un’accusa. E nemmeno un insulto
– le bisbigliò con calore, un attimo prima di
premere la bocca contro la sua che si dischiuse piano al suo tocco
esperto e vellutato.
- Capitan Sparrow! Anche voi! – lo sorprese Jim nauseato e
deluso.
“Quel
pidocchio sceglie sempre i momenti meno opportuni”,
si lagnò mentalmente Jack.
- È stata lei a saltarmi addosso! – si
discolpò, ricevendo un immediato ceffone che gli
girò la testa infuocandogli la guancia. Anamaria si
allontanò furiosa, mentre il ragazzino rideva a crepapelle:
– Vai a giocare con Gibbs! Aria! – lo
cacciò via mimandogli di prenderlo a calci. Quindi
si affrettò ad inseguire quella sfuggente donna tra la massa
di marinai sbronzi e canterini.
Quando Jack si riaffacciò sul ponte della Perla,
l’indomani mattina, la ciurma non era ancora del tutto
tornata sobria e bighellonava o dormiva un po’ dappertutto: -
Animo, ingrati pelandroni! C’è una nave da
salpare! – sbraitò richiamandoli
all’ordine e loro tentarono di ricomporsi più
presto possibile, andando a recuperare i compagni appisolati tra amache
e botti di rum.
Capitan Sparrow si appoggiò alla balaustra del castello di
poppa inspirando l’aria frizzantina, mentre scrutava
inebriato il limpido e luminoso orizzonte.
Alla fine lei aveva ceduto. Erano stati insieme piacevolmente per
parecchie ore, godendo della reciproca compagnia, ma prima
dell’alba lo aveva svegliato bruscamente, con un bacio
dolceamaro. “Ho
una nave da salpare!”, si era giustificata
raccogliendo in fretta tutti i suoi vestiti ed effetti disseminati per
la cabina. E lui era stato troppo assonnato e troppo vigliacco per
impedirle di scappare, di nuovo. O forse era proprio vero che non
sarebbe mai stato capace di amare niente e nessuno più della
Perla Nera. E del mare.
La avrebbe ritrovata, pensò, sollevando il coperchietto
della bussola. L’ago puntava l’Olandese Volante.
Ancora? Si risolse di seguire l’indicazione e
tornò per l’ultima volta a bordo di
quell’ormai familiare veliero.
- Hai di nuovo la Perla – gli venne incontro Sputafuoco
– Cerca di non perderla più.
Lo ringraziò con gli occhi, poi fu la volta di Gibbs che gli
si accostò piano e incerto: - Pensavo ti trovassi bene qui
– insinuò squadrandolo offeso.
- È che mi sono ripromesso di coprirvi le spalle, signore
– sorrise ruffianamente fino alle orecchie Joshamee.
- Al lavoro, dunque, mastro Gibbs! – gli ordinò
lui divertito – E non farmi pentire di averti raccattato,
nonostante tutto.
Il vecchio nostromo tornò di corsa sulla nave dalle vele
nere, cominciando con zelo ad arringare ordini alla ciurma.
- Buon viaggio, Capitan Sparrow – si presentò
immancabilmente Jim con l’aria di chi volesse farsi perdonare.
- Non c’è niente che vuoi chiedermi? –
lo stuzzicò lui con un tono falsamente severo.
Il bambino scosse la testa senza alzarla dal pavimento: - Credo che vi
arrabbiereste …
- Lo sai com’è che ci sono finito in bocca a
quella bestia? – lo spronò sottovoce il
filibustiere, piegandosi appena verso di lui.
- Un vero Capitano pirata non abbandona mai la sua nave e voi volevate
difendere la Perla, anche se questo significava morire con lei
– si accese di colpo di ammirazione il piccolo Turner.
Jack tentennò sbirciando i genitori del ragazzino in piedi
lì vicino: - Io stesso non avrei saputo dirlo meglio
– farfugliò con un sorriso forzato, passando oltre
prima che lo trattenesse in altre smancerose esternazioni di stima.
Ma il caparbio Jim non fu soddisfatto di quella risposta sbrigativa: -
E allora? Il kraken?
- Oh … non mi ricordo più molto … -
ribatté lui distogliendo gli occhi in un punto indefinito e
lisciandosi le treccine sotto il mento.
- Non ci credo – mugolò quello incrociando le
braccia.
- È così mocciosetto – lo
liquidò Jack con accento aspro, dirigendosi verso i Turner
che lo osservavano sospettosi e perplessi.
- Anamaria se n’è andata e ha voluto a tutti i
costi che le rendessi il Codice – lo informò
Elizabeth prontamente, immaginando che le chiedesse qualcosa in
proposito.
- Ci ha detto che lo porterà in Madagascar, dai restanti
fratelli della Costa – continuò Will –
Perché dice che noi non siamo per niente affidabili
… - aggiunse un po’ crucciato, venendo cinto con
un braccio dall’amata.
Jack riservò loro una smorfia compiaciuta e altezzosa: - Non
ha tutti i torti – proruppe duramente, ma poi la sua
espressione cambiò quando si posò sulle loro mani
teneramente intrecciate: - Ah! Voi due vi volete talmente bene da far
venire il voltastomaco! – asserì ironico
dondolando le braccia lungo il busto. Quelli si scambiarono
un’occhiata intenerita scuotendo la testa, raggianti e
innamorati, al che il solitario pirata abbassò la fronte,
sentendosi particolarmente infastidito da quella salda
complicità. Chissà perché poi
…
- E vogliamo bene anche a te – gli si gettò
incontro Elizabeth in un moto d’affetto – Abbi cura
di te – gli raccomandò con sincera amicizia, e
Will e suo figlio dovettero iniziare a tossire per indurre Sparrow ad
allentare la sua stretta lasciva sulla donna.
Jack si staccò col solito ghigno spaccone e
cominciò ad avviarsi sulla sua nave: - A quanto pare ce
l’ho fatta a restare l’ultimo dei pirati
– gongolò attraversando spavaldamente la
passerella.
- Ci sono anch’io, veramente – gridò
Will di rimando, affacciandosi alla murata, mentre i marinai ritraevano
l’asse di legno.
- Tu continuerai? – si voltò Sparrow sorpreso,
sfidandolo.
- Fino alla morte – proferì senza alcun dubbio
quello.
- Ci scontreremo – ribatté grave Jack, fermandosi
anche lui con i gomiti sul parapetto.
- È probabile – rispose Will altrettanto serio,
raggiunto prontamente da Elizabeth e Jim – Potremmo anche non
incontrarci più.
- C’è anche l’altro mare – gli
ricordò sibillino il collega, ammiccando irriverente.
- Lo conosco meglio di te. Non ti converrebbe – lo
canzonò Turner, inquietando un po’ i suoi.
Sparrow si indicò: - Pirata – dichiarò
indolente, abbandonando la balaustra per prendere il timone, copiato
dal Capitano dell’Olandese.
- Ma per voi non significa nulla il concetto di pace eterna?!
– esclamò estenuato il timorato Gibbs, sollevando
le braccia al cielo.
Le sue parole si sparsero nel vento che si infrangeva sulle vele
gonfiandole ampiamente.
I due vascelli più famosi dei Caraibi si separarono ancora
una volta, navigando verso nuovi orizzonti, illuminati dalla calda luce
dorata di un nuovo assolato giorno.
FINE
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