Fandom: Sherlock Holmes;
Pairing: Holmes/Watson;
Rating: Pg13 (ma
potrebbe salire);
Genere: Generale,
Introspettivo, Romantico.
Warning:
Flash-fic, Pre-Slash (per
ora);
Beta: Narcissa63;
Summary:
Una raccolta di flash su Sherlock e Watson, ognuna delle quali costituisce una
storia a sé.
(Per l’iniziativa Albero delle Drabble
di holmes_ita)
Note: Questa fic fa parte di un progetto che ho appena aperto sulla mia community, holmes_ita.
I capitoli, non sono legati tra loro, ciò che fa da
collante a questa raccolta sono le frasi - prese da drabble di altre autrici che lavorano al progetto -
che “ramificano” l’Albero partendo dalla prima che è
stata scritta e fa da “tronco”.
La flash che trovate qui è proprio il “tronco”
che attende solo di essere “coltivato”, venite a giocare con noi!
DISCLAIMER: Tutti i personaggi delle
saga di Sherlock Holmes non sono opera mia, bensì della mirabile penna di Sir
Arthur Conan Doyle. Dato, però, che i diritti d’autore
sono ormai scaduti, stappiamo tutti insieme lo spumante ed
appropriamocene beatamente! XD Ah, ovviamente non mi paga nessuno, anche perché
altrimenti il succitato autore si rivolterebbe nella tomba, poverello.
ALBERO DELLE DRABBLE
0 - Tronco
Un raggio di sole colpì il mio viso, detestandomi con
malagrazia. In un primo momento mi chiesi come fosse possibile che avessi
dimenticato le tende aperte, non era affatto da me. Poi mi resi conto che non
mi trovavo affatto nella mia camera, bensì in salotto.
Il mio amico Sherlock Holmes ed io avevamo passato la notte
a svolgere delle laboriose ricerche e, con sommo disappunto della mia spalla
malandata, mi accorsi che mi ero assopito sopra al taccuino su cui stavo
prendendo appunti. Ad ogni modo, non potevo aver dormito più d’un paio d’ore.
«Buongiorno, mio caro Watson» la voce di Holmes provenne
dalla sua poltrona preferita, nella quale il mio
coinquilino, avvolto nella consueta vestaglia color topo, stava leggendo la
prima pagina del Times.
Dalla luce che albergava sul fondo dei suoi occhi
penetranti, compresi che doveva aver trovato l’indizio risolutivo per il nostro
nuovo caso.
«Le è rimasta l’impronta di una parola sulla
guancia. Un bell’impiccio, quell’inchiostro è quasi indelebile» aggiunse, risvegliandomi dalle mie osservazioni.
«Sta scherzando, spero!» esclamai, ma non gli diedi tempo di
replicare e mi rifugiai nella mia camera per rendermi presentabile.
Comparvi di nuovo in salotto, circa un quarto d’ora dopo,
sbarbato e vestito di tutto punto, per ritrovare il mio amico nella medesima
posizione, con l’unica variante della sua pipa d’argilla tra le labbra.
«Prima di mettersi a fumare, potrebbe almeno fare colazione»
lo rimproverai, accomodandomi di fronte a lui «comunque non ho avuto difficoltà
a lavare via l’inchiostro» lo informai soddisfatto.
La risata calda e leggera di Holmes mi prese totalmente alla
sprovvista, confermandomi con il suo buon umore come il caso fosse, di certo,
risolto.
«Lei è troppo buono con me,
dottore, davvero troppo buono» affermò con semplicità, facendomi capire di
avermi bellamente preso in giro.