KittyLane
Kitty
in the Lane
L'intera
arena di spettatori era silenziosa: dalla plebe comune, quali
conciatori, stuccatori e intagliatori, sino al clero e alle agiate
figure nobili dai cappelli sfarzosi. Gli sguardi di tutti erano
concentrati unicamente su Richard Crawford, Terzo Barone di Culter;
però a volte, per amor d'onestà, vagavano tra la
platea, in una sospettosa ricerca del contendente che avrebbe dovuto
sfidarlo in un duello all'ultimo sangue.
Eppure, con
visibile delusione di molti, non accennava a vedersi tra la variegata
folla di capi dai più svariati colori e forme di capelli una
testa gialla che, sicuramente, avrebbe destato un certo scalpore.
Nulla, nonostante gli occhi indagatori del crocchio di gente, era
impossibile scorgere Francis Crawford di Lymond, fratello di Richard,
nonché ricercato per altro tradimento. Due caratteristiche a
dir poco stupefacenti, visto che la parola tradimento sembrava non
poter in alcun modo accostarsi né a Richard, né
la sua alta concezione dell'onore.
Ma in
verità, il secondogenito Culter c'era. Solo leggermente
più indietro rispetto all'accozzaglia di persone, e dotato
oltretutto di due fondamentali vantaggi: primo, era decisamente abile
nel tiro con l'arco – un arco inglese di due metri, per
giunta; secondo, si trovava ad un'altezza maggiore in confronto al
livello del terreno, fattore che compensava la visuale piuttosto
lontana con un'eccellente superiorità aerea.
Lymond
sapeva di non avere molte possibilità di agire, prima che le
guardie comprendessero la sua esatta postazione, dunque una certa
rapidità, accompagnata da una sperata dose di
abilità, sarebbero state indispensabili se voleva uscire
vivo da un posto nel quale, come un bambino capriccioso, non aveva
potuto fare a meno di recarsi. L'allettante idea di sfidare Richard,
seppure coi suoi personali metodi poco ortodossi, non gli era certo
rimasta indifferente.
Eccolo
quindi con un arco in mano, le frecce da incoccare e gli occhi puntati
in direzione di Richard e del pappagallo, che teoricamente avrebbe
dovuto essere l'obiettivo vero e proprio della competizione. Francis
sorrise appena, lasciò il guanto in daino accanto a
sé e tese la corda dell'arma, afferrando con due dita la
freccia in livrea nera.
Espirò
quando scoccò la freccia: veloce e precisa si
involò oltre il protetto rifugio per sorpassare una miriade
di teste, bandiere svolazzanti e pali; il suo viaggio
terminò quando ruppe il gancio che teneva il pappagallo
ancorato all'appoggio.
Un clangore
metallico e come per magia l'animale spiccò il volo,
assaporando per un solo meraviglioso istante il gusto di
libertà. Dibatté le ali variopinte con la
disperazione e l'entusiasmo che precedeva l'inevitabile
felicità. Il pubblico, meravigliato, assistette alla forza
del volatile, alla sua spettacolare danza che lo avrebbe condotto verso
il cielo, lasciando i concorrenti delusi e amareggiati
perché il loro bersaglio se ne stava andando, portando con
sé anche gloria e premi.
Ma Francis
non ebbe la possibilità, né l'interesse, di
assistere a quell'inebriante fuga: con rapidità dettata
dall'esperienza aveva già incoccato un'altra freccia. Fu un
attimo, durante il quale contemplò appena il pappagallo
volare via. Poi, senza ripensamenti, scagliò la freccia e
l'animale, dopo aver battuto un'ultima volta le sue ali, cadde a terra
in una piroetta pesante che poco aveva della grazia mostrata prima.
In
quell'istante, Lymond si accinse a tirare la sua ultima freccia, al suo
bersaglio finale che non possedeva né la velocità
né le ali del pappagallo. Aspettò un solo attimo,
durante il quale osservò Richard alzare con un breve cenno
la testa per seguire nervosamente la caduta plateale del volatile. La
sua faccia, dalla mascella piuttosto squadrata, era in tensione ma gli
occhi, grigi e profondi, non rivelavano alcuna sorpresa: fu come se
fosse già preparato all'eventualità che qualcun
altro avrebbe compiuto l'uccisione al posto suo.
Fu allora
che Francis allentò la presa dell'arco, prima in tensione, e
lasciò la freccia libera di compiere il destino che, se solo
si fosse realizzato, avrebbe cambiato le carte in tavola a molti
giocatori. Con la morte di Richard cosa ne sarebbe stato di Mariotta,
novella sposa? E di Sybilla, che pure continuava a serbare un affetto
maggiore nei confronti del fuggitivo figlio Francis? La politica intera
avrebbe dovuto rivoltare i propri piani, per compensare il
disequilibrio dato dal movimento improvviso di un pedone in opportuno
quale era Lymond.
Questi,
trattenendo inconsapevolmente il fiato, osservò il viaggio
interminabile della sua freccia. Aveva deciso di lasciare tutto al
caso: in qualsiasi modo fosse andata, lui aveva già previsto
le proprie mosse.
Poi, un
soffio di vento, un movimento impercettibile di Richard, il sussulto
della folla.
La freccia
mancò di poco il bersaglio: non toccò il cuore ma
sfiorò la guancia della vittima destinata, per penetrare
infine nella clavicola. Francis, immobile, rimase impassibile quando il
proprio fratello cadde a terra, alla stregua del pappagallo a pochi
metri da lui. Solo che a differenza di quest'ultimo, il Terzo Barone di
Culter non era morto; anche se dal pallore cadaverico e gli occhi
riversi per il contraccolpo, pochi, eccetto Lymond, ebbero la fortuna
di comprenderlo.
Nel momento
in cui la folla iniziò a mormorare, stupita e in un certo
senso anche meravigliata, Francis si concesse il lusso di emettere un
lieve sospiro, un po' impaziente e seccato: era lo stesso modo di
comportarsi che teneva quando stava perdendo tempo inutilmente.
Effettivamente, la sua presenza era divenuta tale, ormai.
Richard era
sopravvissuto ma decisamente sconfitto su tutta la linea. Questo era
ciò che più contava. Per vederlo morto, Francis
aveva tutto il tempo del mondo. Ora gli premevano altre questioni di
cui occuparsi, quali il giovane Fiorrancio noto anche come Will Scott,
nonché la sua onesta marmaglia di briganti che difficilmente
gli avrebbero perdonato un'assenza ingiustificata.
I ladri
erano alla stregua di bambini: dovevano essere seguiti, o non avrebbero
combinato altro che guai. Peccato che i bambini non portassero pugnali
e spade. Ma in fondo, pensò Lymond sorridendo nel scattare
oltre la folla, parte del divertimento stava anche in questo.
In
lontananza, Richard era steso a terra accanto al pappagallo che non
avrebbe più potuto colpire, mentre la gente si agitava in
cerca di un uomo dalla testa bionda che, guarda caso, a loro volta non
avrebbero più catturato.
Sproloqui di una zucca
Mi è venuto
in mente di scrivere questa shot quasi per caso: ho pescato tra i miei
CD una collezione di musica celtica che avevo da tipo mille anni, senza
averla mai ascoltata oltretutto. Poi mi sono detta:
“Massì, vediamo com'è il primo
CD.” Lì ho trovato una canzone dove il flauto
è portante e me ne sono innamorata, per il ritmo trascinante
e spensierato, che in qualche modo mi ha accompagnato durante la
scrittura di questo pezzo.
La canzone in
questione è Kitty in the Lane, da cui il titolo della breve
storia.
E' senza troppe
pretese, parte di un avvenimento che mi ha affascinato, nella stessa
egual misura in cui, d'altra parte, mi affascinano parecchie delle
avventure intraprese da Lymond.
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