A crazyphoenix, la mia
adorata pirata, con tutto l'affetto che un'aliena può dare.
Solo introspezione,
ma spero che la fic sia apprezzata lo stesso.
Il Cielo
è pieno, il Cielo
è vuoto
Erano su una grande
terrazza, appena terminata una missione.
Con la maschera in mano e la nera giacca indosso, Hei guardava la
pioggia di stelle che cadeva silenziosamente dal cielo.
Da quel cielo mezzo pieno e mezzo vuoto.
Mao stirò le zampe e con un abile salto si
avvicinò al ragazzo, accovacciandosi sulla ringhiera
arrugginita.
- Sai, molte persone credono che quando si muore, si diventa una
stella. -
A quell'affermazione gli occhi vuoti di Li Shengshun, che per un
momento si erano posati sull'animale, si immersero di nuovo nella
distesa buia.
Una piccola luce dorata, ironicamente, illuminò le sue
pupille.
A guardarlo sembrava malinconico. Ma lui non poteva esserlo, no?
Era solo un Contractor. Eppure quello sguardo non era impassibile.
- Io, però, non ci credevo. -
Stavolta fu Huang a parlare, con voce roca.
- E cosa credevi? - chiese atono il Contractor.
- Io pensavo che le stelle osservassero il mondo. Il cielo era, per me,
come un conforto, un tetto. -
- Sicuramente, adesso, una stella ti sta guardando. -
- Non fare lo spiritoso. Dovresti essere tu a sentirti osservato. -
Huang aspirò la sigaretta ormai consumata e buttò
fuori il fumo. Con quello, parole di disprezzo:
- Queste stelle sono la testimonianza dell'esistenza e non di persone
morte. La gente dovrebbe temerle, non ammirarle.
Non dimenticarti che siete solo false stelle, una copia e basta di
quelle reali.
Le macchine assassine si usano, non si apprezzano. -
Hei si chiuse nel suo silenzio e Yin gli prese la mano, rivolgendogli
un sorriso tirato da un dito sottile.
- Guardate! "Una stella cadente", staranno dicendo ora gli uomini. -
Il giovane buttò il capo in avanti, fingendo di non aver
sentito Huang.
I
Contractor non hanno sogni
e dinnanzi agli occhi e ai desideri di altri,
muoiono, consumando la loro luce.
- La luna? -
Il gatto nero alzò la testa al sussurro della Doll:
- Tornerà la luna? - chiese lei.
- Forse se il Gate sparisse... chissà... -
- Ohi, Huang! Non fare questi discorsi! Sai bene che così i
Contractor e le Doll... -
Mao lasciò in sospeso la frase.
Il ragazzo guardò torvo l'uomo, che gettava dalla terrazza
la cenere e si allontanò, sciogliendo le mani intrecciate.
La luna o Hei?
- Hei. -
Yin lo chiamò e quello si fermò.
Con lenti passi la Doll gli andò di fianco.
Lui la guardò: gli occhi viola che sembravano vetro, i
capelli chiari e il vestito scuro, risaltava la pelle d'argento. La
grazia di una luna che silenziosamente danzava nella notte.
Quella intrecciò le dita sottili con le sue ancora una
volta.
- Yin... spero che un giorno tornerà davvero la tua luna a
irradiare questo oscuro mondo. -
Lei scosse il capo:
- Hei. - ripeté.
- Andiamo. - disse lui, carezzandole col pollice il palmo
freddo.
Il bel volto, simile a porcellana, rimase immobile. Non era triste, non
era felice.
Non conosceva le emozioni, ma in quel momento si sentiva bene.
Doll e Contractor... sembravano sempre più umani.
Huang grugnì appena.
Non ci sono stelle senza la luna.
Il cielo è vuoto,
il cielo è pieno...
Questo cielo è solo un riflesso.
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