.:1:.
We watch the
show(s), we watch the stars
Baby, seems we never ever agree
You like the movies
And I like TV,
I take things serious
And you take ‘em light,
I go to bed early
And you party all night
<
Scordatelo, Cartman >.
Dall’altro capo del
telefono, dopo aver alzato gli
occhi al cielo ed aver sussurrato un “E ti pareva”,
Eric sbuffò sonoramente,
avvertendo la sensazione di un imminente discussione
nell’aria.
< Che vuol dire
“scordatelo”? > rispose
stizzito, < C’è un film al cinema che
voglio vedere e stasera ci andiamo,
punto >
<
No che
non ci andiamo! Non mi va di uscire e voglio vedere un film in tv!
>
< Non fare l’ebreo
spilorcio, è sabato! Uno dei
pochi che possiamo passare da soli, tra l’altro, quindi col
cazzo che ci
rinchiudiamo in camera tua! >.
Eric alzò la voce, anche
se non era quella la sua
intenzione. Sbuffando nuovamente si appoggiò con la spalla
contro il muro,
lottando per un breve secondo contro il filo del telefono che gli si
era
attorcigliato a un braccio. Aveva creduto di poter passare una bella
serata da
solo con Kyle dopo tanto tempo… e invece quel testardo non
aveva affatto le sue
stesse intenzioni. Erano ormai tre mesi che stavano insieme ma tra la
preparazione degli esami finali a scuola – dopo i quali,
finalmente, avrebbero
preso quel benedetto diploma! – e gli amici che non
sembravano affatto avere
intenzione di lasciarli per una volta soli, non avevano avuto che poche
occasioni per stare insieme come si deve. Nonostante questo desse
piuttosto
fastidio ad entrambi, a Kyle non era passato nemmeno per
l’anticamera del
cervello che, almeno una sera ogni tanto, avrebbero potuto congedarsi
educatamente
dagli inviti degli altri usando la scusa – peraltro veritiera
– di voler fare
tutt’altro in altro luogo e, soprattutto, da soli. Eric era
più che convinto
che il ragazzo ebreo avrebbe cominciato a buttare giù
lamentele su lamentele se
lui avesse avuto anche solo l’ardire di proporre una cosa del
genere. Qualsiasi
motivazione più che giusta lui avrebbe tirato fuori,
l’altro avrebbe di sicuro
ribattuto che non se la sentiva di dare buca a Stan, che di sicuro, una
volta
entrati al college, avrebbero avuto poche occasioni per stare tutti
insieme e
che, quindi, era meglio approfittare di quei pochi giorni rimanenti o
gli altri
si sarebbero potuti offendere, eccetera eccetera, stronzate di questo
tipo. Non
sapeva, Kyle, che ormai loro due erano diventati oggetto delle beffe di
Kenny,
il quale domandava con fin troppa insistenza
quand’è che sarebbe diventato zio,
rispondendosi subito dopo con un sonoro “Mai”
seguito da una fragorosa risata.
Persino Butters aveva confessato timidamente che per lui non faceva
differenza
se qualche sera non sarebbero usciti tutti e cinque ma in tre, e quel
punto
Eric si era davvero sentito uno sfigato. Se si era giunti al punto che
persino
Strachecca potesse fargli certi tipi di osservazioni, allora la sua
situazione
doveva davvero essere penosa. Ma, proprio quando stava cominciando a
pensare
che, in fondo, trascinarsi Kyle in giro per South Park legato e
imbavagliato
non era poi un’idea tanto malvagia, ecco che accade il
miracolo: in una sola
sera Butters si becca la febbre, Wendy chiama Stan dicendo di avere la
casa
completamente vuota e Kenny manda tutti elegantemente a cagare per un
appuntamento con una ventitreenne svedese – dove diavolo
fosse andato a
beccarla, poi, era ancora un mistero-. Questa è ciò che,
in gergo, si chiama
“gigantesca ed irripetibile botta di
culo”
ed Eric, di fronte a tanta sfacciata fortuna, non aveva perso un solo
minuto di
tempo, andando subito a controllare i film in proiezione al cinema con
relativi
orari e pregustandosi una serata tranquilla fuori ma, per lo meno,
soli.
Kyle, invece,
aveva pensato l’esatto
opposto. E
quando mai.
< Cartman,
ma siamo solo noi due! Ci annoieremo! >
< Molto carino da parte tua.
Se sono tanto
noioso come mai stai con me? >
< N-non
volevo dire questo! >
< Sul serio? E cosa volevi
dire, allora? >.
Sentì distintamente Kyle
ringhiare, dall’altro capo
del telefono.
< Voglio
solo vedere quel film in tv! Non ci vengo, al cinema, e tu verrai qui
da me!
>.
Eric sapeva che era inutile tentare
di fargli
cambiare idea con i mezzi tradizionali, per cui decise di seguire una
via un
po’ più subdola.
Negli ultimi tempi
aveva drasticamente ridotto il numero di dispetti, offese e prese in
giro varie
nei suoi confronti – per motivi fin troppo ovvi -, ma per
quella volta decise
che avrebbe benissimo potuto trasgredire il suo fioretto personale.
< E va bene, allora vengo da
te. Magari, se sono
fortunato, avrò anche l’occasione per fare due
chiacchiere con tua madre > mormorò,
con voce più bassa e tono dispettoso.
< Che
vorresti dire? >
< Suppongo che ancora non
sappia niente… giusto?
>
< Non
farti venire in mente nessuna cazzata culone, ho capito dove vuoi
andare a
parare! Qu-questo si chiama ricatto! >
< Ricatto? Mi reputi capace
di una cosa simile?
> chiese Eric con tono offeso e spudoratamente sarcastico.
< Sì,
e
anche di molto peggio, indescrivibilmente peggio! Ma sappi che con me
questi
tuoi trucchetti del cazzo non funzionano! Guai a te se ti lasci
scappare una
sola sillaba! >
< Kyle, queste tue accuse mi
feriscono
mortalmente. Che male ci sarebbe nel fare due innocenti chiacchiere con
la tua
mammina? >
< S-smettila
di fare il cretino! Lo sai che… glielo dico prima o poi, eh!
Ho bisogno di un
altro po’ di tempo, te l’ho detto… e poi
non ne avresti il coraggio, no che non
ce lo avresti e…
mi dai fastidio quando
fai così! Te lo ripeto: guai a te se…
>, ma Eric lo interruppe, approfittando
del chiaro tentennamento dell’altro.
< Ma come, non saresti
felice se lei sapesse di
noi? >
< Smettila,
cretino! Mi sto incazzando! >
< Non saresti più
contento se lo sapesse subito?
Non sarebbe tutto più facile? Non ti toglieresti un enorme,
gigantesco macigno
dallo st- >, e questa volta fu lui a venire interrotto. Prima da
un ringhio,
poi da parole urlate con tono sgradevolmente acuto.
< Va
bene,
va bene, VA BENE! Ci vengo al tuo fottuto cinema, cazzo!
>.
Il fatto che, subito dopo, si fosse
sentito
chiudere il telefono in faccia con fin troppa rabbia non
toccò minimamente
Eric. Posò la cornetta poggiandola delicatamente sul
ricevitore con un sorriso soddisfatto
stampato in viso. Nonostante la carta “Lo dico a Sheila
Broflovski” fosse
rischiosa, insidiosa e per nulla piacevole da usare, ancora una volta
aveva
funzionato.
**********
< Dillo >
< Cosa? >
< Lo sai >
< No culone, non lo so
>
< Che il film ti
è piaciuto >.
Kyle, per risposta, gli diede un
pugno sulla
spalla, allontanandosi poi da lui di pochi passi. Eric sorrise,
massaggiandosi
il punto colpito e facendosi spazio tra le persone che, in quel
momento,
stavano uscendo dalla sala per poterlo raggiungere.
< Veramente avevo pensato
più ad un “Sì Cartman,
hai ragione come al solito” >
< Fottiti!
> urlò Kyle, voltandosi e guardandolo furente.
< Mamma mia, quanto sei
scontroso. Perché non lo
ammetti, piuttosto che fare sempre l’ebreo acido? >
< Mi
è
piaciuto, va bene? E adesso che l’ho detto spero tu
sia contento e non mi
scassi più le palle! >.
< Visto che non ci
è voluto niente? Potresti
anche evitare di fare di ogni cosa una polemica, ogni tanto >
< E tu potresti anche
smetterla di prendermi in
giro, una volta per tutte! >
< Dovresti imparare da me,
sai? Cerca di essere
più rilassato, sembri sempre uno che ha mangiato un chilo di
sale a colazione!
>.
Kyle aprì la bocca per
rispondere, ma poi la
richiuse abbassando lo sguardo, mortificato da quelle parole. Non che
volesse dare
ragione ad Eric, però non poté negare di essersi
sentito punto nel vivo. Era
vero, spesso le sue risposte, anche a provocazioni minime, erano fin
troppo
infervorate e sgarbate. Ma cosa poteva farci, se quello era il suo
carattere?
Senza contare, poi, che questo suo atteggiamento risultava
terribilmente
amplificato se era proprio Eric a prenderlo in giro, anche se, a dire
il vero,
non ci sarebbe stato nulla di cui meravigliarsi. Fin dal primo giorno
in cui si
conobbero, il primo anno d’asilo, il loro rapporto era sempre
stato basato su
un assiduo e costante litigio correlato a prese in giro piuttosto
pesanti e dispetti
vari, chiunque avrebbe potuto confermare. Persino ora che stavano
insieme non
potevano fare a meno di accapigliarsi per delle sciocchezze. Forse era
proprio
quello il punto, la questione che più irritava Kyle.
Dannazione, si erano
innamorati l’uno dell’altro, dichiarati e messi
insieme e… non era cambiato
quasi nulla, possibile?! Certo, il sentir uscire dalla propria bocca le
parole
“Mi piaci, cazzo”
dirette ad Eric
Cartman e dalla sua la risposta “Anche
tu, purtroppo”, aveva rappresentato già
di per sé un fatto di importanza
eccezionale e di sicura imprevedibilità, ma era implicito
nei loro caratteri
che tutto dovesse rimanere così dannatamente statico?
Possibile che non ci
fosse verso di rendere il loro rapporto non idilliaco e costellato di
nomignoli,
regalini e cazzate varie, ma solo meno caustico? Certo era che, a
vederli
insieme, ricordavano due cani randagi che si litigano un osso
completamente
spolpato: nessuno dei due saprebbe cosa farsene, eppure entrambi ne
reclamano
la proprietà. Per principio.
Ad Eric,
infatti, avrebbe fatto decisamente piacere passare il sabato sera sul
letto in
camera di Kyle, possibilmente con casa Broflovski deserta e, per
precauzione,
la porta della stanza sbarrata. Quella serata, tuttavia, la vedeva
decisamente
troppo preziosa, in quanto rara,
per
passarla chiusi dentro. Lui non era caratterialmente un tipo a cui
piaceva
passare il sabato sera in casa in tuta e ciabatte a guardare la tv, per
questo voleva
uscire e avere l’occasione di passeggiare con Kyle in maniera
disinvolta e
disinteressata per le strade di South Park senza dover prendere Kenny a
calci
ogni trenta secondi per farlo smettere con gli sfottò e,
soprattutto, senza
Stan che monopolizzava le orecchie del suo ragazzo riempiendole con
continui
lamenti sull’ultimo litigio con Wendy. Come al solito,
puntualmente, le sue
buone intenzioni, già di per loro rare, erano state non
travisate, ma non
carpite affatto. Senza contare, inoltre, che a Kyle il film era
piaciuto per
davvero, quindi che diavolo aveva da lamentarsi?! Avendo
però notato il leggero
rossore di cui si erano colorate le sue guance all’ennesima
battuta sul suo
carattere acido, Eric decise che, per quella sera, i battibecchi
potevano anche
concludersi lì. Stettero quindi entrambi in silenzio per una
manciata di
secondi, il tempo di arrivare alla macchina di Eric. Fu solo quando
entrambi si
furono seduti ed ebbero chiuso le portiere che Kyle si decise a parlare
per
primo.
< Non capisco
perché hai insistito a venirmi a
prendere con la macchina. Bastavano dieci minuti a piedi da casa tua,
per
arrivare al cinema > disse tranquillamente, come se non avessero
mai
discusso. Un’altra delle caratteristiche del loro rapporto,
infatti, era
proprio quella: potevano essere sull’orlo di uccidersi a
vicenda ed essere
perfettamente capaci di parlare, appena pochi minuti dopo, come se
nulla fosse
successo. Quella constatazione, neanche a farlo apposta, un pochino lo
rincuorò.
Il rombo del motore coprì le sue ultime parole, ma Eric lo
sentì ugualmente.
< Voglio andare in un posto
tranquillo >
rispose, immettendosi subito sulla strada e accelerando
improvvisamente, la
meta ben fissata nella testa.
< Dove vorresti andare,
così di corsa? Guarda
che è quasi mezzanotte e… stiamo uscendo dal
paese? > chiese ad un tratto
Kyle stupito, accorgendosi di essere sulla strada che portava allo
stagno di
Spark. Rimase un attimo interdetto, non avendo la più
pallida idea di cosa
andassero a fare lì a quell’ora. Tuttavia, quando
notò che la macchina puntava dritta
verso il bosco, un’idea ben precisa cominciò a
farsela. Questo, nemmeno a
dirlo, lo allarmò un bel po’.
< Oh no, non ci pensare
proprio! > esclamò,
nervoso.
< Che palle, ma sei sempre a
protestare? Ti ho
già detto che voglio andare in un posto tranquillo, non
approfittiamo stasera
che non ci sono gli altri non riusciremo mai a stare- >
< Cartman! Dove vuoi andare
tu ci vanno le
coppiette a scopare! > lo
interruppe, brusco, marcando con decisione le ultime due parole e
venendo
puntualmente ignorato. Sussultò addirittura quando, arrivati
ad una piccola
radura nascosta da alberi e cespugli, vide ben tre macchine a circa un
paio di
metri di distanza l’una dall’altra, con i lunotti e
i parabrezza completamente
appannati e gli altri finestrini coperti alla bell’e meglio
da cappotti, felpe
e magliette varie.
< Ecco, lo sapevo! Altro che
“posto tranquillo”!
>
< Ma veramente non- >
< Non ci voglio stare qui!
Dove diavolo mi hai
portato? Portami a casa che è tardi, non ci penso proprio a
sottostare a
qualche tuo desiderio perverso! > prese a urlare, credendo di
aver intuito
quali fossero le intenzioni di Eric. Certo, doveva ammettere che a lui
avrebbe
fatto più che piacere “sottostare”,
negarlo sarebbe stato stupido. Il problema,
tuttavia, non era cosa avrebbero
fatto, ma proprio dove lo avrebbero
fatto! L’idea di fare certe cose lì,
così vicino ad altre persone, in una
macchina nascosta tra cespugli e sterpaglie, lo imbarazzava e lo
ripugnava. Va
bene che non erano una coppia di schizzinosi che pretendevano il letto
ad ogni
costo per fare qualsiasi cosa, ma se proprio dovevano finire per vivere
la loro
intimità in quel posto a quel punto sarebbe stato meglio se
fossero rimasti a
casa sua, no? Ebbe ovviamente premura di informare Eric sulla natura
dei suoi
pensieri, ma le sue urla erano talmente alte e acute che il poveretto
dovette
faticare non poco per evitare di lasciare il volante per tapparsi le
orecchie.
< Che diavolo urli, porca
puttana! > esclamò
arrabbiato e con le orecchie che gli fischiavano.
Kyle stava per replicare ancora, ma
si zittì quando
notò che, a dispetto delle sue previsioni, non si stavano
affatto fermando in
mezzo a quelle macchine, ma anzi, le superarono velocemente per
imboccare una
stradina stretta e tortuosa.
< Dove… dove
diavolo mi stai portando? >
chiese, sempre allarmato ma ora anche decisamente incuriosito.
Perché, c’era da
dire, il fatto di non riuscire a capire sempre cosa passasse per la
mente di
Eric gli dava fastidio, eppure risvegliava in lui una
curiosità spropositata.
Quant’era fastidioso essere sempre dominato da due sentimenti
contrastanti in
sua presenza! Da canto suo, Eric non rispose, concentrato
com’era nella guida,
e fortunatamente l’altro smise anche di fare domande. Dopo
pochi minuti si
ritrovarono in un’altra piccola radura, ma dalla parte
opposta dello stagno.
Kyle si guardò intorno, con gli occhi sgranati. Circondata
dalle nuvole e da un
alone pallido e sfocato, la luna aveva un aspetto decisamente
inquietante. La
forte luce giallastra colpiva lo stagno, che sembrava bruciare a causa
delle
increspature dell’acqua. Gli alberi che circondavano lo
specchio d’acqua,
ricoperti da foglie solo per metà, issavano i loro rami
rinsecchiti al cielo
come fossero grotteschi spaventapasseri. Tutto attorno a loro, solo
silenzio e
buio. La parola che venne in mente a Kyle per descrivere quel posto fu
solo
una: lugubre.
< Era… era qui
che volevi arrivare? > chiese,
non senza un tono fortemente stupito.
L’altro annuì
per risposta, guadagnandosi
un’occhiata di rimprovero.
< Se volevi fare il
romantico non ci sei riuscito
per niente. Questo posto è terribile, sembra il set di un
film horror! >
esclamò, ma non diede tempo per le repliche. Si
liberò in fretta della cintura
di sicurezza, lanciandosi letteralmente verso Eric per poterlo baciare.
< Mi piace, è una
ficata > sussurrò, a fior
di labbra, con un ghigno furbetto e l’animo più
rilassato.
< Non ne dubitavo >
< Mi hai fatto pensare
chissà cosa, stronzo >
< Me n’ero
accorto, ma avevo pensato di farti
una piccola sorpresa >
< Hai uno strano modo di
sorprendere le persone,
sai?>.
Un altro bacio, più
profondo e più lungo. Solo
silenzio, attorno a loro. Kyle gongolò dentro di
sé. Decisamente Cartman non
avrebbe potuto concludere la serata in modo migliore. Non ci era mai
stato, in
quel posto, per lo meno non a quell’ora. Ringraziò
quindi mentalmente quel
ciccione che però, con la sua mania di non dire mai le cose,
per qualche minuto
lo aveva fatto seriamente preoccupare.
< Però >
mormorò poi, < È passata la
mezzanotte. Non dovresti accompagnarmi a casa? >
< Ancora? Guarda che non
c’è scuola, domani >
puntualizzò Eric.
< Lo so perfettamente
> sbottò acido, <
Solo, io vado a dormire presto, la sera. Non come te, che se non si
fanno le
due del mattino non prendi sonno >.
Il tono si era addolcito, facendo
diventare
quell’esclamazione un affettuoso rimprovero, ma poi Kyle
notò che l’espressione
dell’altro si era fatta… maliziosa?
< Beh, mi sa che stavolta
farai tardi anche tu
>.
Non fece in tempo a replicare che
la sua bocca
venne chiusa da quella di Eric, che repentinamente abbassò
il sedile del
passeggero e lo spostò più indietro. Con una
certa fretta cominciò anche a
sbottonargli il colletto della camicia, per poter poi lasciargli
piccoli baci
sul collo. Kyle dovette ammettere a sé stesso che, lontano
da una squallida
piazzola in mezzo ad altre macchine, quella situazione non gli
dispiaceva
affatto, anzi. Era decisamente raro che potessero permettersi
certe… coccole, che poi
gli avevano fornito
un’ottima e soddisfacente risposta alla domanda:
“Perché diavolo dovrei stare
con Eric Cartman?”.
‘Perché mi
eccita per quanto è stronzo. Ecco
perché’ pensò, soffocando
una risata con uno
sbuffo. Tuttavia, nonostante l’eccitazione stesse cominciando
a sentirla per
davvero, non poté fare a meno di terrorizzarsi al pensiero
che, il giorno dopo,
se non avesse trovato un metodo efficace per nascondere il collo e le
spalle,
sua madre avrebbe di certo preteso di sapere non solo dove si era
procurato
l’innumerevole quantità di morsi e succhiotti che,
lo sentiva, gli sarebbero
presto comparsi addosso, ma soprattutto come.
E mentre si deliziava nel sentire la sua pelle così
piacevolmente torturata, si
chiese se non fosse il caso di domandare a Eric se avesse ancora
l’abitudine di
tenere nascosto il fondotinta nel cassetto della scrivania, come quando
era
alle elementari e si travestiva da donna più spesso di
quanto un bambino di
quell’età dovesse fare. Ma questo, ovviamente,
avrebbe potuto benissimo
chiederlo dopo.
*********************
Note dell'autrice
Primo capitolo di un progettino
che mi stuzzicava da un po' di tempo.
Una raccolta di one-shots, ognuna ispirata da una strofa della canzone "Opposites Attract"
di Paula Abdul,
una canzone che si discosta un po' dai miei gusti ma che mi piace e mi
mette allegria, inoltre il video è molto simpatico.
Il mio obiettivo è quello di scrivere delle storie che
mettano in luce il conflittuale rapporto tra due entità
completamente distinte e separate, ovvero quelle di Eric e Kyle, e al
contempo mostrare che il vecchio detto "Gli opposti si attraggono" -che
è anche il titolo della canzone, appunto- non è
campato in aria, eh! Proprio come dice la canzone, insomma.
Può sembrare un po' cliché come cosa, ma chi
può dire che non sia effettivamente così?
E dunque, se non si fosse ancora capito o qualcuno non avesse letto
l'introduzione, è una raccolta completamente Kyman.
Slash, slash e
ancora slash, ebbene sì, signori!
Il titolo che ho scelto per questa one-shot, tratto da "Radio Ga Ga" dei
mitici Queen,
è da tradurre "Guardiamo gli spettacoli, guardiamo le star",
ovvero i cantanti che fanno i video musicali.
Ma, poiché non è certamente il significato
migliore per questa storia, lo si può tranquillamente vedere
come "Guardiamo gli spettacoli, guardiamo le stelle", che trovo fosse
molto azzeccato. Cacchio, se sono pignola...
Vi invito, come al solito, ad andare su Youtube ad ascoltare le due
canzoni che son molto carine e ne vale la pena :)
Ecco la traduzione della prima strofa di Opposites Attract (che ho
leggermente modificato per dare l'impressione che parlasse Kyle) :
Baby,
sembra proprio che non andiamo mai d'accordo
A
te piacciono i film
E a
me piace la Tv
Io
prendo le cose seriamente
E
tu alla leggera
Io
vado a letto presto
E tu festeggi tutta la notte
Ripeto
quello che ho già scritto nell'introduzione: dedico tutta,
ma proprio tutta, questa raccolta a Setsuka,
dalla prima all'ultima parola, punteggiatura e spaziatura
comprese.
Perché le voglio bene e... perché sì.
Un bacio a chi legge, chi commenterà e chi
leggerà senza commentare.
Un bacio enoooooorme a chi ha commentato, letto e messo tra i preferiti
"The way you smoke"
nel fandom di Bleach e "The
Spirit Carries On", anche alla dolce Dimea, ebbene
sì XD
Che nobile animo, che ho XD
Comunque, scusate la prolissità e... di nuovo, grazie
davvero.
WindGoddess
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