Telefonate
abusive
[without him]
Si tirò a
sedere sul letto, Keiichirou.
Non vi fu nessun fruscio di lenzuola che venivano frettolosamente
scostate, nessun waka
pronunciato con sincera preoccupazione, nessun rumore di passi
irregolari che annunciava che Chikage si era alzato – e di
conseguenza aveva sbattuto contro qualcosa – ed era uscito
dalla stanza per andare a prendergli un bicchiere d’acqua.
Adesso Chikage viveva poco lontano dalla pasticceria e Tachibana non
aveva più gli incubi e non aveva più bisogno che
ogni notte il maggiordomo si svegliasse per confortarlo dopo uno di
essi.
Non poteva più definirlo nemmeno il suo maggiordomo,
rifletté nel passarsi stancamente una mano fra i capelli.
Da quando Chikage si era trasferito, Keiichirou non riusciva a dormire.
Non che il maggiordomo gli mancasse particolarmente – al
contrario, senza di lui in casa non doveva più preoccuparsi
di sistemare il mobilio di modo che non potesse urtarvi contro
–; semplicemente, aveva fatto l’abitudine alla sua
esistenza affettuosamente imbranata ed ora, che non doveva
più impedirgli di rischiare l’ospedale qualunque
cosa facesse, percepiva quell’appartamento come se non fosse
più il suo.
Spinse le gambe oltre il bordo del letto e si levò
pigramente in piedi per andare a rispondere al telefono.
-Pronto?-.
Forse, con Chikage, si sentiva un po’ meno solo.
Forse, almeno un poco, ne sentiva la mancanza –
l’aveva avuto al suo fianco sin da bambino, dopotutto.
-Waka, ha
per caso bisogno di qualcosa? Ho pensato che forse aveva avuto un nuovo
incubo e che non c’era nessuno a prendersi cura di lei
e…-.
Tachibana si limitò ad appoggiare nuovamente la cornetta al
suo posto, si volse e fece ritorno al letto.
Perlomeno, quando Chikage abitava ancora con lui, non era costretto a
compiere il faticoso tragitto dalla camera al telefono alle tre di
notte.
Scritta di getto e
pubblicata ancor più in fretta, sulla scia di quanto sia
bello quando Chikage dice waka.
*-*
Spero abbia strappato almeno un sorrisino <3.
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