“E se mi amate, non mi fate torto”
William Shakespeare
~
Queen
<< Ginevra
>>
Si era fermata
di scatto, quando aveva udito il suo nome pronunciato da quella voce ed
era arrivato alle sue orecchie come una carezza. Si era voltata per
vederlo schiarirsi la voce con gli occhi bassi, intento ad osservare il
pavimento, ma in realtà sapeva che era perso nei suoi pensieri.
Con il respiro
irregolare, attese le sue parole.
<< Quello
che successo a casa tua… >>
Finalmente
aveva alzato il volto e i loro occhi scuri si erano incontrati. Nel suo
sguardo vi era riflesso il suo pensiero non tanto lontano di quel
giorno, le loro labbra vicine.
Attese ancora,
senza osare muoversi, e poi quella frase pronunciata in modo incerto,
quasi come se fosse difficile crederci.
<< Temo
che mio padre non lo capirebbe >>.
Era rimasto a
guardarla con un’espressione indecifrabile, e così aveva capito che era
arrivato il momento di parlare.
<< Non
dovete spiegarmi >> aveva dato una risposta affrettata, non
pensata << Forse, quando sarete re le cose saranno diverse
>> aveva poi aggiunto in un sussurro, insicura che lui l’avesse
sentita.
Però lui, dopo
averla guardata per ancora un momento, aveva annuito
impercettibilmente.
<< Arthur
>>.
Alla chiamata
del padre si era voltato ma prima le aveva rivolto un’ultima occhiata
che le aveva fatto perdere un battito.
Se tutto quello
non fosse avvenuto sarebbe stato più facile non dimenticarsi che lui
era Arthur Pendragon, il nobile principe di Camelot, e lei Gwen, una
semplice serva del castello.
Il rumore dei suoi passi sembrava
rimbombare e amplificarsi nel silenzio solenne che aleggiava tra la
grande quantità di presenti che assistevano alla cerimonia. Il lungo
mantello rosso sfiorava il pavimento rendendo la sua figura bionda
ancor più slanciata, gli occhi indecifrabili mentre avanzava verso il
suo destino.
Finalmente era giunto il giorno
tanto atteso: Arthur Pendragon sarebbe diventato re di Camelot.
Cercò tra quel mare di volti
conosciuti o meno la luce di quegli occhi che desiderava tanto
incontrare. Voleva leggere in quello sguardo le sue emozioni, i suoi
pensieri.
<< Forse quando sarete re le cose saranno
diverse >>
Il suo fato era già scelto ma
sapeva che una sola parola pronunciata da quella bocca che tanto amava
avrebbe cambiato il futuro.
Era inginocchiato davanti al suo
anziano padre che si era levato la corona dalla testa canuta e l’aveva
poggiata sui folti capelli biondi dell’ormai nuovo re.
Lo osservò incantata rialzarsi e
pronunciare un lungo discorso, ma troppo lontana per udirle, alle sue
orecchie arrivarono solo parole come “onore”, “lealtà”, “popolo” e
“libertà” così si limitò a guardare le sue labbra muoversi.
E allora le tornò in mente quella
volta, ma scosse la testa.
Era solo una serva.
Era quello che si ripeteva sempre
per non dimenticarlo.
Lo aveva ripetuto così tante volte
a se stessa che era finita per crederci.
Solo una serva.
E quel giorno, quel giorno del
torneo in cui aveva capito di amarlo e che le loro labbra si erano
sfiorate, adesso le sembrava lontano, solo un sogno.
<< Gwen, va tutto bene?
>>
Si voltò per vedere un uomo dai
vestiti eleganti con sopra lo stemma di Camelot, i capelli corvini e un
ombra di barba sul volto. Stava battendo le mani, mentre con i suoi
occhi lucenti la osservavano con espressione corrucciata.
Notò che era rimasta immobile, ad
osservare il vuoto per tutta la durata dei suoi ricordi. Cercò di
ricomporsi e iniziò ad applaudire, anche se la cerimonia era ormai
terminata. << Sì, Merlino >> un sorriso leggero inarcò le
sue labbra << Perché non sei vicino a lui? D’altronde sei il suo
fidato consigliere >>
L’uomo accanto a lei rise.
Una risata profonda, diversa da
quella di quando era il ragazzo mingherlino che ricordava Gwen.
<< Non credo che in questo
momento abbia bisogno di essere consigliato. Lasciamogli godere il suo
momento >>
Sorrise ancora alle parole
pronunciate da Merlino e lo accompagnò fuori dalla sala, seguendo la
folla che si accingeva ad uscire dalla maestosa sala addobbata a festa.
<< Gwen? >> la chiamò
Merlino quando svoltò per uno dei corridoi deserti del castello
<< Non vieni al banchetto? >>
Scosse la testa facendo sfuggire
dei boccoli dal nastro che teneva insieme i suoi lunghi e neri capelli,
e dopo aver salutato l’uomo s’incammino sola con i suoi pensieri.
Non voleva partecipare al
banchetto.
Avrebbe dovuto lavorare tra le
tavolate e la cucina appena avrebbero notato il suo vestito da serva.
Non poteva certo sedersi a mangiare tra i nobili principi e le regali
nobildonne.
Non si era mai lamentata della sua condizione sociale, solo che quel giorno le pesava
più di tutti gli altri.
Sembrava assente.
La confusione intorno a lui non
sembrava sfiorarlo, perso com’era nei suoi pensieri.
Quel rumore tintinnante di posate
dorate e quel leggero mormorio dei bicchieri di vetro le ricordavano
la sua risata argentina, le sue labbra incurvate all’insù, gli occhi
illuminati.
<< Se volete posso coprire io
la vostra assenza >>
Una voce fin troppo conosciuta
arrivò alle sue orecchie entrando a forza nei suoi pensieri.
<< Merlino, stai forse
vaneggiando? >> domandò osservando l’uomo al suo fianco destro
che mangiava con gusto << Che cosa vuoi dire? >>
<< Esattamente quello che ho
detto >> rispose Merlino lanciandogli un’occhiata al di sopra del
bicchiere di vino che aveva portato alle labbra << Nessuno si
accorgerebbe della vostra assenza, potrei fare un incantesimo… >>
<< Ti prego Merlino, niente
pasticci di magia >> osservò Arthur scuotendo la testa con sopra
la regale corona << Alcune persone ancora non sono abituate ad
avere un mago nel castello, almeno non dopo che mio padre ha combattuto
per tutta la sua vita contro incantesimi e altre stregonerie >>
Il mago si strinse le spalle:
<< Come volete >>.
Con un sospiro Arthur si levò dal
capo la corona che ad un tratto sembrava pesare molto e la prese tra le
mani. Osservandola con occhi vitrei si perse nuovamente in se stesso.
Per un attimo aveva desiderato che l'amico lo costringesse, lo obbligasse ad uscire da quella stanza rumorosa,
affollata, per lui inconsistente. Così sarebbe andato finalmente a cercare
la donna che amava.
Ginevra.
La gonna del vestito frusciava sul
pavimento seguendo i suoi movimenti ansiosi e agitati.
Non riusciva a credere che Merlino,
dopo che si era rifiutata di ascoltare uno dei suoi consigli, le avesse
ordinato di riordinare proprio
quelle stanze.
Le stanze di Arthur.
Sistemò con una mano il bucato
pulito sul letto, perdendosi per un attimo ad osservare quel mare
bianco di pieghe. Poi, dopo aver finalmente finito di spazzare il
pavimento, prese in mano il candelabro d’argento posato sulla mensola
di legno e iniziò a spegnere con leggeri soffi le fiammelle delle
candele, avviandosi veloce verso la porta.
Non voleva rimanere lì altro tempo.
Più a lungo si sarebbe trattenuta,
più aumentava la possibilità di incontrarlo.
Si fermò di scatto quando udì dei
passi provenienti dal corridoio e le voci dolorosamente familiari di
due uomini diretti proprio verso quella stanza.
<< Levami le tue zampacce di
dosso, Merlino. Ti ordino di smetterla di spingermi >> disse
esasperato uno.
<< Andiamo Arthur, dovete
ascoltare i miei consigli. Avete bisogno di riposare, entrate un attimo
nella vostra stanza per stendervi >> replicò l’altro.
Il candelabro le cadde dalle mani
quando una figura entrò nella stanza e la porta della stanza fu chiusa
di scatto alle sue spalle da Merlino. I loro occhi s’incontrarono e il
tintinnio dell’argento risuonò nell’aria improvvisamente elettrica che
si era creata fra loro.
<< Ginevra >>
<< Sire >> mormorò
inchinandosi per sfuggire al suo sguardo.
<< Io… finalmente ti ho
trovata >>.
Quelle parole le fecero sgranare
gli occhi neri, sorpresa.
<< Avevi detto che le cose
non potevano cambiare finché mio padre fosse stato re ma ora il re sono
io >> si perse nei suoi profondi occhi blu quando Arthur con
pochi passi si avvicinò, annullando la distanza tra loro, e con una
mano le sollevò la testa per incontrare il suo sguardo << E molte
cose sono cambiate, prendi ad esempio Merlino… resta sempre un gran
testone, ma è un mago e per giunta mio consigliere >> prese la
sua mano tra le sue forti abituate a maneggiare la spada e se la portò
alla bocca per sfiorarla con le labbra << E sono stanco di
osservati da lontano, di non incontrare mai la luce che illumina i tuoi
occhi perché non possiamo neanche guardarci >>
Gwen aveva cercato di resistere
alla sua vicinanza ma quando aveva sentito le sue labbra sfiorarle la
pelle, il muro che aveva costruito intorno al suo cuore era crollato.
Poteva continuare a fingere che la
sua vicinanza le fosse indifferente, come aveva fatto per tutti quei
anni, ma avrebbe mentito a tutti… anche a se stessa, lo sapeva.
<< Gwen vuoi essere la mia
regina? >>
Lo guardò mentre sentiva qualcosa
gonfiarsi nel suo petto, una bolla di felicità… che però sarebbe potuta
scoppiare al primo momento di difficoltà, al primo ostacolo che si
frapponeva tra di loro.
<< Non sarò mai alla vostra
altezza, all’altezza del compito che mi aspetta >> balbettò rossa.
<< Non importano le
condizioni sociali, tu qui >> Arthur si segnò il petto
all’altezza del cuore << Se più regale e nobile di molti altri.
Persino più di me >> pronunciò a fatica le ultime tre parole
vincendo il suo orgoglio.
Rimasero a guardarsi incantati
l’uno dall’altra finché Gwen annuì e il volto di Arthur s’illuminò con
un sorriso.
<< Credo che dovremmo
ringraziare Merlino per tutto questo >> osservò la ormai nuova
regina.
Arthur si lasciò contagiare dalla
sua dolce risata, la strinse fra le sue braccia e dopo averle lasciato
un bacio sulla fronte, le sfiorò finalmente le labbra, come desiderava
fare da tanto tempo, da quel giorno.
Le cose sarebbero cambiate.
I loro Destini uniti, per sempre…
The End
Note d'autrice:
Ehm... ^^
Eccomi qui a impastrocchiare anche
questo Fandom con le mie fanfiction (:
Era da tempo che volevo scrivere su
Gwen e Arthur, trovo che siano una coppia fantastica, e l'ispirazione
per questa One-shot sull'epilogo della loro storia d'amore mi è venuta
mentre l'altro giorno rivedevo il secondo episodio della seconda
stagione "La regina del Passato e del Futuro". Mi sono immaginata una
Gwen e un Arthur ormai maturi, consapevoli delle loro scelte e delle
loro vita, mentre Merlino è sempre il solito mago che mette il suo
zampino in tutto anche nella storia dei suoi due amici.
Spero che la mia piccola fanfiction
vi sia piaciuta e che lascerete un segno del vostro passaggio. Mi
piacerebbe ricevere le vostre recensioni per sapere che ne pensate.
Un bacio,
Chiara.
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