2-passata la sbronza, tenete comunque lontano Luca!
Ecco a voi la seconda parte
dell'episodio è corto, ma oggi pomeriggio dovrei postare
l'altro... spero vi piaccia... Buona Lettura!
2- passata la sbronza, tenete comunque
lontano Luca! (parte 2)
Mi sveglio di colpo.
È tutto buio;
solo un po’ di luce artificiale che filtra dalla tapparella mi
permette di capire che non mi trovo in camera mia.
Alzo lo sguardo e
lo faccio correre lungo la parete. Si ferma su quello che sembra un
quadro di una foto. Aguzzo la vista e intravedo una figura in bianco
e una in nero. Mi sforzo di più e riconosco la foto del matrimonio
di zia Silvia. Con te, Luca.
Una fitta al cuore mi riporta alla
realtà, e qualche ricordo si fa strada nella mente.
Ricordo che mi
hai portato in braccio fuori da quel locale.
Mi sussurravi delle
parole dolci, come se potessero farmi passare la sbronza.
Nel
tragitto in macchina mi devo essere addormentata, perché non ricordo
come sono arrivata qui.
Mi hai portata nel tuo letto, non a casa, da
papà.
- Luca?- sussurro, allungando il
braccio cercandoti nel lettone. Tocco una spalla, ma non è la tua. È
troppo piccola, magra. Non è la tua spalla da palestrato.
- ehi?- sussurra zia. – come ti
senti?-
- meglio… dov’è Luca?- chiedo con
la bocca impastata.
- si è trasferito sul divano, gli ho
chiesto di fare cambio, ma ha detto che era meglio se stavo io con
te… -
Stai dormendo sul divano. Mi hai ceduto
il tuo letto. Lo hai fatto per me.
Mi giro dall’altra parte, ho la
testa pesante, ma non posso fare a meno di sorridere, prima di
abbandonarmi a un sonno profondo e tranquillo.
Riapro gli occhi.
Che ore sono? È già
mattina, sicuro. La luce non è più quella del lampione.
Cerco con
gli occhi la sveglia. Segna le 10:15.
È tardi, a casa saranno
preoccupati.
Faccio per tirarmi su, ma il mal di testa è fortissimo.
Porto un mano alla fronte, cercando invano sollievo.
Poi i miei occhi
si fermano sulla poltroncina ai piedi del letto.
Ci sei tu,
spaparanzato, con la testa al’indietro, che dormi beato. Mi strappi
un mega sorriso. Povero. La notte sul divano non deve essere stata un
gran chè.
Mi giro, ma al mio finaco, il letto è vuoto. Zia non c’è.
Sarà in cucina.
Mi alzo dal letto, faccio per scavalcare le tue
gambe distese, ma un’azione così semplice diventa un’impresa
dopo una sbronza.
Incespico, non riesco ad attaccarmi a nulla, e
trattenendo il respiro cado addosso a te.
È un attimo. Tu senti che
sto cadendo, ti svegli, guardi a rallentatore la mia caduta.
Un piccolo
intoppo di percorso: le nostre labbra si scontrano rovinosamente. I
brividi cominciano a ballare la danza della vittoria sulla mia
schiena. Ops!
Ci stacchiamo subito, entrambi in un
evidente imbarazzo. Mi allontano, ancora incredula, mentre tu non
riesci a parlare.
Mi lascio cadere sul letto.
Passano i minuti, ma
nessuno di noi due spiaccica parola.
Che cosa ho fatto? Come è
potuto succedere?
Cerco di calmare il turbine di emozioni dentro di
me.
Ma che dico? Turbine?! Un uragano piuttosto!
Il nostro primo
bacio. No. No. No. Assolutamente no. È stato solo un incidente. Solo
questo. Non mi devo illudere.
Quindi, visto che non significa nulla,
non vedo il motivo di questo imbarazzo.
- zia silvia?- chiedo, nella speranza
di sciogliere il ghiaccio.
- è andata al lavoro. L’hanno
chiamata d’urgenza. Dice che tornerà stasera, sul tardi.-
- ok- rispondo.
E ripiombiamo nel silenzio. Dopo una
decina buona di minuti a guardarci i piedi, mi feci coraggio e mi
alzai. – vado a fare colazione.-
Ma tu mi prendi un braccio e mi fermi.
– dobbiamo parlare-.
E me lo dici ora? Quasi venti minuti
totali di silenzio, quando faccio per andarmene tu ti svegli fuori?
- di cosa?- chiedo innocente.
- sai benissimo di cosa-.
- senti, se è per… per… per il
bacio- dico a fatica –di prima… beh, non c’è niente di cui
parlare. Sono semplicemente inciampata… incidente, uno stupido
incidente-.
Ti vedo diventare rosso a mano a mano
che continuo a parlare. Dio, non ti avevo mai visto arrossire… sei
così… così tenero, ti vedo debole e indifeso.
Noti che ti guardo curiosa, ti
ricomponi velocemente, tentando di fermare la tua affluenza di sangue
alle guance.
- no, non era per quello. È per quello
che hai detto ieri sera. Nel pub e in macchina. Mi devi delle
spiegazioni-. Dici, scrutandomi negli occhi.
Oh oh! E chi se lo ricorda?
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