Quella sporca dozzina
Saint
Seiya - The Sanctuary: Reloaded
(by Gold Saints Milo, Camus & Aphrodite)
EPISODE 01
Francesco! Un
nuovo eroe all’orizzonte!
A Rodorio la vita scorreva diversamente che altrove.
A Rodorio sembrava essere, in una certa misura, rimasti
indietro di millenni, nonostante la vivace modernità della vicina Atene.
Sembrava essere rimasti all’epoca in cui Achille ancora calpestava quelle
terre, per intenderci.
Essendo la cittadina dispiegata ai piedi del Santuario,
faceva più parte del Mondo Segreto che di quello di fuori, e tutti i suoi
abitanti conducevano una vita regolata dalle antiche usanze achee, rispettando
come autorità quella del Pontefice di Athena.
Con il passare dei secoli la modernità era filtrata nel
Mondo Segreto, ma senza violenza: soltanto un po’, come una sfumatura lieve tra
gli edifici classici, come un ponte tra l’antico stile di vita e il trascorrere
del tempo inesorabile. Per questo qualcuno aveva storto il naso, a Rodorio,
quando un piccolo ristorante italiano aveva fatto la sua comparsa tra le
botteghe, di fronte alla piazza.
Poiché era un locale piccolo, non più grande di una taverna,
e poiché l’Italia era ancora considerata, per lo più superficialmente, tutta
quanta Magna Grecia, alla fine era stato accolto senza troppe storie.
Il proprietario era un uomo di chiare origini latine,
dall’aria simpatica.
Un giorno era salito su una sedia impagliata, davanti agli
occhi di tutti, in grembiule bianco e maniche arrotolate, e aveva inchiodato
sulla porta l’insegna in legno, facendosi suggerire dal figlio la locazione
precisa.
“Dì, Francesco! Qui?”
“Un po’ più a destra, papà”.
“Qui?”
“Lì è dov’era prima, papà”.
“Qui, allora.”
“Troppo! Così sembra l’insegna del barbiere!”
C’era voluto un po’ di tempo, che aveva permesso agli
abitanti di Rodorio in giro per commissioni di raccogliersi a capannello lì
intorno, ma alla fine l’insegna ProntoPizza campeggiava sul muro
imbiancato.
Anche il barbiere era uscito dalla bottega di lato, per
vedere cosa stava succedendo.
“ProntoPizza?” aveva letto, pulendo il rasoio. “E’
già pronta, appena entro?”
Francesco aveva guardato il vicino sbattendo le palpebre.
“No… no, beh, dieci minuti ci vogliono, col forno a legna… Ci chiamiamo ProntoPizza
perché prontamente arriviamo dappertutto… sì, insomma, almeno nelle vicinanze,
ecco… Facciamo servizio d’asporto.”
“Ma pensa,” aveva detto il barbiere. Aveva considerato di
essere decisamente fortunato, ad essere così vicino: se avesse avuto voglia di
cucina di Magna Grecia, l’avrebbe avuta in un attimo, proprio pronta.
Da quel momento era diventato uno dei clienti migliori,
dando un ottimo avvio all’attività di Francesco e suo padre.
Non aveva idea di cosa fossero i Saint. Poco a poco, però,
vivendo in quella culla di classicità e integrandosi nel villaggio, Francesco
aveva avuto modo di conoscerli.
Si trattava di eroi leggendari, che come gli dèi dell’olimpo
vivevano su un alto monte, inerpicati sulla roccia. Qualcuno gli aveva indicato
il Santuario, che si ergeva imponente e magnifico e Francesco era ammutolito.
La gente di Rodorio raccontava avventure mirabolanti sul
loro conto: diceva che erano ragazzi straordinari, capaci di spezzare le rocce
con un calcio, di frantumare le galassie tenendole nella propria mano e che il
loro potere derivava dalle stelle.
Si diceva che un Cavaliere d’Oro, uno dei Saint della
massima gerarchia, avesse – duecento anni prima - salvato il villaggio dalla
distruzione per mano delle forze del male: era giunto con il suo viso
bellissimo e l’armatura d’oro, con il mantello sulle spalle, e aveva circondato
Rodorio delle sue rose venefiche, per tenere il nemico lontano. A Francesco era
sembrata una favola per bambine, ma si era trattenuto dal dirlo, perché la
gente ne parlava come di un episodio sacro e aveva aggiunto che il Gold Saint
era morto in quello scontro, morto per salvare i loro avi.
“Ma li avete mai visti, questi Saints?” aveva chiesto un po’
scettico e un po’ intimidito, quando ancora non sapeva che presto li avrebbe
incontrati tutti. “In questa epoca, intendo, con i vostri occhi…”
I più l’avevano guardato come se fosse un sacrilego. C’era
forse bisogno di vederla, la bella Athena, per sapere che era lassù, al Tempio,
che vegliava su di loro?
I più si sarebbero pietrificati sul posto nel sapere che la
bella Athena, in quel preciso momento, era a Tokyo ad organizzare una Guerra
Galattica in mondovisione. Per fortuna a Rodorio non c’erano televisori né
satelliti.
Qualcuno, più bendisposto, aveva fatto girare Francesco
verso la strada.
“Non dire niente,” aveva sussurrato al ragazzo “ma eccone
uno, lì”.
Francesco aveva guardato, con il cuore in subbuglio, e aveva
visto un ragazzo alto, dal fisico scolpito che dava immediatamente
l’impressione di essere un guerriero.
Aveva i capelli corti e, nonostante la fierezza del suo portamento,
teneva gli occhi bassi.
“Quello è un Gold Saint?”
“Shhh!” era stato zittito. Francesco tacque e lo guardò
meglio. Gli sembrava dimesso, in qualche modo, così diverso da quello che
duecento anni prima, si diceva, aveva salvato Rodorio morendo nell’impresa. Non
aveva né armature d’oro, né ampi mantelli ad incorniciare la sua figura.
Vestiva solo una lorica di cuoio, d’allenamento, in perfetto stile greco.
“Non guardarlo troppo. È fiero e potente e non tollera gli
sguardi protratti a lungo. Noi, qui, al villaggio, ne sappiamo poco, ma si dice
che sia successo qualcosa, anni fa, di brutto. Che suo fratello abbia fatto
qualcosa che non andava fatto, che abbia tradito, così adesso chiamano
traditore anche lui. Cos’ha fatto? Non lo sappiamo. Non è che ci dicano molto,
a noi, di quello che succede al Tempio. Noi stiamo qui e loro lassù. Qualche
volta scendono al villaggio, ma per lo più mandano i servitori e allora…”
Qualche parola era giunta all’orecchio del giovane
guerriero, che aveva guardato nella direzione di Francesco con aria feroce, di
una belva. Poi però non aveva detto niente, aveva chinato il capo, le labbra
serrate, ed era andato via.
Se dovete immaginare Francesco, immaginatelo come un
protagonista, perché lo sarà. Almeno di questa storia.
Se poi volete fare le cose per bene, immaginatelo come il
protagonista di un manga di Kurumada. Non è difficile: i protagonisti di
Kurumada sono tutti uguali. Li si ama anche per questo.
Espressione risoluta, quindi, grandi occhi scuri e capelli corti
in balia del vento.
Diversamente dagli altri, però – e molto probabilmente
questo lo renderà ai vostri occhi un Gary Stu – Francesco faceva il fattorino:
nel locale di suo padre prendeva le ordinazioni ed era incaricato di portare le
pizze richieste dai clienti ovunque si trovassero nei pressi di Rodorio e di
Atene.
Era fornito di una grosso zaino rigido, di forma cubica, da
portare sulle spalle. Poteva contenere anche dieci cartoni di pizza impilati e
sullo sfondo nero c’era la scritta ProntoPizza, sfavillante come una
stella. Per aiutarsi nel suo compito aveva una motoretta.
Su questa, gli abitanti di Rodorio avevano storto il naso
perfino di più, ma avevano ben compreso che sarebbe stato difficile per quel
povero ragazzo consegnare pizze a domicilio senza l’ausilio di un mezzo di
locomozione. Così avevano chiuso un occhio.
La grande avventura di Francesco iniziò una sera in cui le
cose al Grande Tempio, stavano prendendo una piega poco bella. L’umore del
Pontefice era straordinariamente scostante e perfino i suoi servitori e le
servitrici gli stavano lontane il più possibile.
Fatto piuttosto inquietante, i capelli lunghi e fluenti, da
sotto l’elmo, erano diventati più scuri che mai e questo, all’occhio attento di
uno qualsiasi degli inservienti del Grande Tempio, era un segnale di estrema
cautela. Tanto più che sotto la maschera era impossibile scorgere il viso di
quell’uomo per capire cosa gli stesse passando per la mente.
Di solito quelli che si avvicinavano troppo al Grande
Sacerdote quando era in quelle condizioni scomparivano misteriosamente e non
facevano più ritorno.
Quello che mandava Saga – nascosto nei paramenti pontifici
da oltre tredici anni – fuori dai gangheri era proprio tutta la storia della
Guerra Galattica a Tokyo.
Non aveva bisogno di televisori o di satelliti per rendersi
conto di un grande fermento di Cosmo, laggiù, e stava cominciando a far
quadrare i conti: qualcosa nella sua ascesa al potere era andata storta e
adesso sembrava avere tutta l’aria di voler organizzarsi per mettergli i bastioni
tra le ruote.
Una fanciulla più audace delle altre, nella tunichetta
leggera, aveva seguito il Pontefice fino alle sue stanze private e lui non si
era nemmeno scomodato a farle un cenno o per sbatterla fuori.
Lei era rimasta lì, a passare nervosamente il peso da un
piede all’altro, senza sapere che fare per aiutarlo: era vero che stava dando
in escandescenze, ma era pur sempre il Pontefice di Athena.
La ragazza sospirò. Se c’era qualcosa che poteva fare
l’avrebbe fatto.
Si accostò a lui, coraggiosamente, decisa a donare la
propria vita o il proprio corpo, se fosse stato necessario, per indurlo alla
ragione.
Il Grande Sacerdote si girò di scatto verso di lei,
minaccioso ed alterato.
“Mio Signore…? Posso… fare qualcosa?” deglutì.
Lui le riservò uno sguardo indecifrabile della maschera
neutra, e il suo Cosmo vibrò oscuro. La osservò a lungo.
Un attimo dopo l’aveva spedita a Rodorio, dal nuovo
pizzaiolo d’asporto. Il cibo placa sempre gli animi.
“Una pizza, certo. Come la vuole?”
La ragazza si tormentò le mani. Bella domanda. Come la
voleva? “Non lo… come c’è?”
Francesco aprì pazientemente il menù davanti a lei, sul
bancone: se c’era una cosa che sapeva fare era il suo lavoro.
“Margherita, Quattro Stagioni, Marinara, ai Formaggi…”
elencò professionalmente, il tono sicuro di chi snocciola lo stesso elenco da
anni. Solo pizze tradizionali, era solito dire suo padre. Mica quelle robe
inventate! Vecchio stile.
“Quattro… Stagioni?” domandò lei. Che cosa voleva dire? E
soprattutto, se fosse stata il Pontefice, che cosa avrebbe voluto su una pizza?
…se fosse stata il Pontefice? Era un pensiero così blasfemo che lo scacciò.
“Quattro Stagioni”, approvò lui e segnò su un foglietto così
rapidamente che lei non ebbe il coraggio di replicare. Era solo un’ancella, che
Athena la proteggesse! “E da bere? C’è una lattina in omaggio”.
“Una cosa?” spaventatissima. Il Grande Sacerdote le aveva
chiesto una pizza, non una lattina. Se fosse tornata con una lattina avrebbe
potuto ucciderla. Soprattutto se ancora aveva i capelli così neri.
“Coca Cola?” consigliò Francesco, accademico. “La Coca Cola piace praticamente a tutti”.
Almeno piaceva un sacco al barbiere, in fila dietro la
ragazza, che cominciava a spazientirsi per la lunghezza dell’ordinazione. Lo si
sentì sbuffare.
Ancor più intimidita, l’ancella annuì febbrilmente.
Francesco segnò tutto, insieme all’indirizzo.
Grande Sacerdote di Athena. Tredicesimo Tempio del
Santuario. Quattro Stagioni e Coca Cola per le nove e mezza.
La vespa tacque, quando Francesco spense il motore. Consegnò
le pizze al barbiere e alla sua famiglia, estraendole dal contenitore cubico,
poi se lo rimise sulle spalle: ne era avanzata ancora una, l’ordine più
importante della serata.
“Grazie Francesco! Ecco qui”.
“Grazie a voi”. Prese i soldi e rese il resto. Se c’era
qualcosa che non andava dimenticata, diceva sempre suo padre, era l’educazione.
“Buona serata!”
Rimontò in sella e diede gas, diretto al Grande Tempio.
Mentre avanzava sulla strada sterrata, alzò lo sguardo all’enorme complesso di
edifici antichi. Nella notte, bianco come l’avorio, incuteva un certo timore e
l’aura che emanava era di potere e saggezza profonda.
Poiché la salita si stava facendo impraticabile, Francesco
si rese conto che avrebbe dovuto proseguire a piedi.
Con il suo porta pizze sulle spalle, guardò risoluto davanti
a sé, la Prima Casa dello Zodiaco che lo sovrastava imponente.
Erano le nove. E Francesco era dell’opinione che mai una
pizza sarebbe stata consegnata in ritardo dalle sue mani, mai.
Si mise in cammino.
L’angolo
del ProntoPizza
(anche servizio d’asporto)
Il Fandom è abituato alla Mary Sue: qualcuno le ama,
qualcuno ha sviluppato gli anticorpi per tenerle a bada.
Nessuno, però, si aspetta un Gary Stu: siete tutti a rischio
davanti a questa minaccia.
Francesco non vi darà requie.
Francesco vive a Rodorio.
Francesco ha una missione e la porterà a termine.
È così in gamba che dalla prossima volta lo incontrerete di
persona in questo angolo commenti, e ad ogni vostra esigenza risponderà con le
proprie mani.
Che aspettate? Seguitelo sulle scale del Santuario.
Avete mai sentito il Cosmo, dentro di voi?