Di frettissima, scritta per il fucks fest indetto da Fiffi caro, con l'aiuto
di 1frase, set epsilon.
So che già volete bene a sti due sfigati, che ormai non hanno bisogno di
introduzione xD
Ti svegli bruscamente per colpa di un raggio di sole che filtra dalla
finestra e perché hai la pelle d'oca; come succede da circa cinque anni, il tuo
ragazzo ha ancora la brutta abitudine di rubarti le lenzuola e relative coperte,
avvoltolandosi dentro come un salame, lasciandoti giusto un angolino in cui non
sta nemmeno la tua mano.
Ti alzi ormai rassegnato, dirigendoti verso la cucina per preparare il caffè.
Sì, certo, tu odi il caffè, ma il salame nell'altra stanza lo ama; praticamente
il suo sistema circola con la caffeina, senza comincia ad andare in astinenza,
quindi perché non prepararlo?
Appena varcata la soglia, ti viene un momento di panico nel vedere tutto il
lavoro che hai lasciato accumulato sul tavolo la sera prima, una pila di compiti
da correggere, e tutto per correre dietro al tuo uomo che non aveva proprio
voglia di aspettare e ti ha praticamente trascinato a letto dicendo che dormivi
troppo poco per star dietro a quei marmocchi; insomma, per dargliela vinta, ora
devi smazzarti quella mole di lavoro in mezza giornata, dannazione a lui! E ti
sei svegliato pure al freddo e al gelo per colpa della sua dannata mani di
rubare le coperte, quindi oltre al danno, la beffa! Lasciarlo senza sesso per un
mese pare essere l'unica soluzione per l'improvviso, e tutto sommato non
giustificato, bisogno di ucciderlo; ma, beh, anche tu ti sei appena svegliato e
sei di malumore, soprattutto dopo aver realizzato che la mattina non la
trascorrerai a dormire come avevi previsto.
Una melodia, la sonata al chiaro di luna di Beethoven, interrompe i tuoi
pensieri: è la sveglia di Leo che finalmente pare essersi decisa a buttarlo
fuori dal letto e tra le tue (amorevolissime, al momento) braccia. Tu intanto
continui a fissare il libro di Shakespeare sul tavolo, un tomo con raccolte
varie opere alto almeno sette centimetri, pensando se sistemarlo nella tua
cartella o tirarglielo in testa cercando di colpirlo con uno spigolo.
Varca la porta con uno sguardo stralunato, fallendo miseramente nell'impresa
di sembrare sveglio; i suoi occhi vagano qua e là cercando,
probabilmente, una sedia su cui poi sedersi ma l'unica cosa che pare percepire è
la moka sul fornello, cosa che lo fa sospirare di sollievo.
Tu sospiri sistemandoti gli occhiali sul naso, o almeno, cerchi di
farlo perché ti accorgi che, ta-dah, gli occhiali sul naso proprio non ce li
hai; ti guardi intorno, fissi il tavolo, che effettivamente è sfocato,
non è solo un'impressione da "mi sono appena svegliato", ma lì paiono non
esserci.
Vedi Leo cacciare uno sbadiglio enorme, con tanto di "yawn" canoro
successivo, e, ancora con le lacrime agli occhi, che paiono scendere davvero, ti
porge sbuffando i tuoi occhiali "Li avevi dimenticati sul comodino".
Tu lo guardi come se gli fosse cresciuta una penna in testa,magari anche più di
una, e da un momento all'altro cominciasse a volare come un uccello; da quanto
Leo, di prima mattina, era in grado di compiere tali gentilezze?
Avresti voluto che tutto si fermasse per qualche minuto, anzi,
ti sarebbe bastato anche qualche secondo, per catturare quell'istante che non si
sarebbe ripetuto mai più. Come una specie di fotografia avrebbe dovuto stare lì
a ricordarti che anche Leo, da qualche parte, nasconde delle buone maniere come
si deve. E' un po' come scoprire che il latte rende solo il caffè più
dolce, non certo più cattivo; un po' meno amaro in modo da farsi apprezzare da
più palati diversi, da quello più rude come lui, al tuo, decisamente più
raffinato. Sfumature diverse per la stessa cosa, insomma.
Eppure Leo era complesso, si poteva dare un significato diverso persino al
modo particolare in cui levava un sopracciglio. Era diventata un'ossessione, per
te, riuscire a capire ogni singola ruga che attraversava il suo viso, in modo da
arrivare alla fine e saper fare il lavoro da solo; spesso Leo si rifiutava di
parlare dei proprio problemi e tu ti sei sempre fatto avanti prima per paura che
la cosa generasse. C'era un tempo in cui avevi paura che lui scappasse via, come
la sabbia che scivola sempre tra le mani, oppure, peggio, quella in una
clessidra che parla di un tempo che si sta esaurendo senza scampo.
Certo, ora è diverso, lui è lì con te, stabile, come un quadro bellissimo che
puoi continuare a fissare, giorno, dopo giorno, dopo giorno; e gli anni passano
e quel quadro è ancora lì, appena ingiallito dal tempo. Continui a ripetertelo,
come un mantra di quelli portafortuna, che lui ti avrà sempre al suo fianco,
anche se vi mollerete, tu cercherai sempre di dargli una mano, anche
ripetendogli all'infinito "Ce la puoi fare".
Non gli metti fretta, non cerchi assolutamente di mettere delle manette a
quello che prova, non tenteresti mai di ingabbiarlo; quando se la sentirà, ti
dirà cosa gli frulla per la testa. E poi non vuoi sottoporlo a un
interrogatorio, non sei un poliziotto, solo un professore di letteratura
inglese. Mordicchiandoti un labbro con i denti, cosa che fai soprattutto quando
non ci stai pensando, rimugini su cosa potrebbe affliggere il tuo fidanzato
(perché sai che c'è qualcosa sotto). Leccandoti le labbra ricordi il sapore
della sua pelle... un gusto particolare, mischiato a tanti altri che quasi non
riesci a definire... Scuotendo la testa, ti strofini le mani sulla maglia
che indossi; non è il momento giusto per divagare!
...un sapore salato,
forte, che ti inebria come se fosse droga. Un gusto dolce, zuccheroso, proprio
come una caramella. Sbuffando ti avvicini, appoggiandogli le mani sulle spalle, cominciando a
fargli un massaggio cercando di scioglierlo un po'; era da un bel po' che non lo
vedevi così stanco. Quando lo vedi aprire bocca credi sul serio che ti dica quello che non va,
quello che lo assilla tanto da farlo dormire male... "Ho sete" ... no,
ovviamente, figuriamoci se lui poteva arrivare a un processo logico comune.
La tua unica risposta è presa direttamente dalla cesta della biancheria
sporca che tradotto significa che gli hai tirato un paio di calzini sporchi
proprio sul naso; beh, decisamente hai ancora la mira di un tempo.
Cincischiando con il bracciale che ti ha regalato al quinto appuntamento,
torni in camera, al buio. L'oscurità che ti circonda ti avvolge come in un
bozzolo caldo, calmandoti e schiarendoti, un pochino le idee. La luce rosata del
sole, ti piacerebbe immaginare che sia l'alba ma hai idea che sia un sogno vano,
anzi, probabilmente è molto tardi, che filtra dalle persiane chiuse, si posa su
un pallone su una mensola, chissà da quanto è lì. Probabilmente un rimasuglio di
quando Leo faceva calcio al liceo, pieno di polvere da far pietà ma ancora pieno
delle ammaccature che fanno di un giocatore qualunque, un giocatore navigato (e
felice). C'era pure un taglio slabbrato sul cuoio superficiale, cosa ci aveva
fatto, una lotta con le tigri? Tornato in cucina trovò Leo attaccato al computer, intendo a digitare
furiosamente sulla tastiera. Si tiene la lingua tra i denti, come i bambini, e
nella tua testa passa una bruttissima immagine che cerchi di scacciare,
inutilmente. Sembra un cane, ma è comunque tenero, no? Non ti rispondi, ma sei
quasi geloso del ciuffo di capelli che continua a cadergli in un occhio; almeno
avresti potuto vedere cosa stava facendo Leo senza farsi scoprire, e lei
odiava che qualcuno gli leggesse alle spalle.
A un certo punto non ce la fai più, ti senti come un rossetto lasciato aperto
sotto il sole.
"Allora, hai intenzione di dirmi cos'hai o devo darti una delle note bastarde
per le quali sono famoso a scuola?"
Lui ha l'espressione terrorizzata di uno che è stato buttato giù da un aereo
senza paracadute.
"Niente... mi sto... cercando su internet... un nuovo tatuaggio da fare,
ecco!"
Tu lo fissi, quasi scandalizzato "Non potevi semplicemente dirmi che stai
cercando qualcosa da farmi di regalo per una qualunque festività?"
Lui ti fissa, un po' colpevole, ma tu hai già l'occhio sull'orologio a muro
prendendo atto che non solo sei in ritardo ma rischi pure di essere
maledettamente in ritardo, se non ti muovi.
Agguanti le chiavi e ti fiondi fuori dalla porta dopo aver preso la tua
valigetta, infilandole nella tasca del cappotto e sperando di non perderle;
nemmeno un tuo pensiero va a Leo che, decisamente più sollevato, fissa il
monitor del pc con un file di word con scritto "programma di viaggio".
Forse un bosco di alta montagna non è la vacanza ideale, ma di sicuro ha
fatto tutto ciò che era in suo potere per renderla speciale.
Dopotutto un anniversario è sempre una cosa importante.
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