Non voglio più vedere
Dormi
Sacerdotessa, riposa in pace
Questa canzone… ha una melodia
rilassante.
Sembra quietare tutto il mio
malessere.
Dormi
Sacerdotessa, riposa in pace
Contro il mio volere, i miei occhi si abbassano. Non vorrei dormire, ma questo canto
ha un potere divinatorio che altri non posseggono.
Chi piange va alla barca,
l’ultimo viaggio per l’altra parte.
Davanti a me i cancelli del sonno vedo spalancarsi. Dunque… Sto per
addormentarmi?
E quando sarai li
i segni sacri porterai
Io… no.
Non li devo attraversare.
Ancora un po’, voglio restare in attesa.
E se ancor non dormirai,
scuoiata allor
verrai.
Vorrei rimanere ancora sveglia.
Per aspettare il suo arrivo.
Dormi
Sacerdotessa, riposa in pace
Perché lui me l’ha promesso.
Desidera rivedermi.
Ancora.
Dormi
Sacerdotessa, riposa in pace
E anch’io lo desidero.
Se la signora
poi si desta
dal proprio sogno eterno,
Ma…
imprigionarle mani e piedi
coi paletti tu dovrai,
Mi hanno detto
che non si può.
Adesso è troppo tardi.
Ma…
per non farle aprir
le porte
e liberar dolore e morte.
Se io avessi
potuto violare perfino la volontà dei Kuze,
oh, sì, sarei rimasta sveglia per aspettare
il suo arrivo.
Vai dall'altra parte.
Vai dall'altra parte.
Il mio viaggio deve cominciare. Sono qui per un motivo, non devo dimenticarlo.
Temo che non potrò più svegliarmi
per rivederlo.
Sali in barca, ecco si parte.
Supera il Varco, dall'altra parte.
Ora c'è il buio.
Questo sogno sarà la mia dimora. Sento
che esso, quasi con un gemito, mi sta offrendo la sua ospitalità.
E lontano poi conduci il tuo
fardello:
I tatuaggi del tuo corpo
e le lacrime sofferte.
Sempre più distante, odo la
malinconia di quel canto funebre che mi ha in questo viaggio accompagnato.
L'ultima nota ho udito.
Le sue strofe si allontanano da me.
Dal mio cuore. Dalla mia mente.
Sì, adesso credo di dormire.
Mi guardo intorno, persa.
Sono in un limbo. In
attesa di varcare quei cancelli che poi non mi faranno più uscire.
Aspetto, per ore ed ore.
Sono calma. Tranquilla.
Ho abbandonato
tutti i miei pensieri, li ho lasciati fuori, nel mondo reale.
Eppure… nel mio cuore qualcosa duole
ancora.
Sento che c'è un ultimo pensiero che
ancora non ho allontanato da me.
Soltanto uno.
Ma è forte.
Forse, più di tutti gli altri.
E fa male.
Molto male.
Mi sento completa ma solo per metà. E ciò mi porta inesorabilmente ad essere vuota.
Poi appare nell’ombra, squarciando
le fitte tenebre, un fascio di luce.
Non so che cosa sia.
Io... nelle mie condizioni non
dovrei vedere più nessuna luce.
Sono confusa.
Ma tra i fasci mi sembra di scorgere
qualcuno.
La sua sagoma si avvicina.
E poi…
“Reika…?”
Quel suono mi squarcia d'improvviso
il petto.
Sì, è proprio quella voce…
No, non sto ancora dormendo.
Questo non è un sogno. Perché è diverso da tutti gli altri.
Negli occhi… nei miei occhi si riflette qualcosa.
E’ il viso che ha dato origine a
quel suono.
Finalmente rinvengo strappata dal
sonno grazie ad esso.
Sì… non sto sognando.
Questo vuol dire
che in me, nonostante l’immolazione, scorre ancora del sangue. Per quanto sia poco, esso mi tiene ancora in vita.
Lui… ha mantenuto la promessa.
E’… qui.
E’ giunto qui
per me.
Lui è riuscito a realizzare ciò in
cui io avevo fallito.
Ha violato quella volontà al posto
mio, ed ora è qui, per tenere fede al nostro
giuramento.
Riesco a malapena a sorridergli. Non
posso parlare. Il mio corpo straziato non ha le forze sufficienti per
permettermi di fare altro.
Nonostante il buio, riesce a vedere
distintamente le mie labbra.
Percepisce il mio sorriso.
Vedendomi in questo stato, mi
osserva tristemente.
In me c’è confusione.
Sento che ora, con lui al mio
fianco, tutto questo dolore che ho sulla pelle svanirà.
Sì, per la prima volta in me c’è un
senso di benessere. Ma nonostante tutto, questo mi
spaventa.
Che ne sarà del mio destino?
Sarò libera?
E… viva?
Ma…
Dopo…
E’ tutto così improvviso.
“Reika…
Nei miei sogni…io”
La sua voce si spezza bruscamente.
Crolla, proprio accanto a me,
dinanzi ai miei occhi spalancati.
Io… non comprendo.
Io… inchiodata qui da questi paletti
sacri, non posso fare nulla.
Assisto, mentre vedo la sofferenza
sopra il suo viso, mentre vedo che il dolore lo sommerge, e se lo porta via.
I miei occhi…
I miei occhi spalancati sul suo
spirato viso, mi costringono a vederlo.
No… io non voglio!
Il dolore che è in me cresce a
dismisura.
Finché, come una
candela dalla fiamma blu, non mi spengo anche io.
La cera è il mio
corpo, il fuoco è la mia anima.
Ed esso devasta ogni cosa.
Il rogo estirpa via le marce radici
perché questa è la mia volontà.
Finché la neve non lo doma e congela il
mio cuore.
Tuttavia…
A distanza di anni…
Il mio corpo martoriato è ancora qui.
Con lo sguardo sbarrato, ma oramai
privo di vita.
Ho desiderato di svegliarmi per
rivederlo.
Ed ora voglio dormire.
Perché ciò che
amavo giace esamine d’innanzi a me.
Non ce la faccio più a vedere.
Ma finché sarà questa condizione a
persistere, il mio dolore continuerà a vivere anche dopo la mia morte.
Con quel poco di
coscienza che ancora mi rimane, come uno spirito sbandato che in pace a dormire
non riesce, prego in silenzio rinchiusa in questo limbo.
E aspetto.
Anche in eterno, se necessario. Finché la
mia richiesta non verrà accolta dal cuore di una
persona che neve dentro sé non ha.
Per favore… Qualcuno chiuda i miei
occhi.
Perché non voglio più vedere.
Fine
Ecco un’altra delle colonne portanti
di Project Zero: Reika, la sacerdotessa del sonno,
una fanciulla che ha dovuto sorreggere un fardello più
che pesante. Veder morire la persona che si ama davanti ai propri occhi, e non
poter fare nulla per aiutarla, è atroce.
Il fatto che Reika
sia rimasta lì, con lo sguardo seppur oramai privo di
vita ma sbarrato, costretta a guardare in eterno il volto di Kaname, mi ha sconcertata. Non lo augurerei
a nessuno, credetemi! E poi che rabbia, quando proprio Kaname stava per dirle qualcosa di importante,
ed alla fine non ne ha avuto il tempo… Sempre così va a finire…!
C’è da dire una cosa, però… La Tecmo
in quanto ad emozioni ne regala davvero di molto belle!
Un abbraccio forte a tutti voi!
Niko niko,
Botan