Da bambino amavo perdermi nell'azzurro dei tuoi occhi.
Da bambino mi piaceva, durante le innumerevoli azzuffate, affondare il
viso tra i tuoi riccioli biondi, e odorarne il profumo.
Da bambino adoravo arricciare, tra le mie dita, i tuoi boccoli, quando
tu non potevi scorgermi, quanto eri sopita, e deliziosamente
tranquilla, nel mio letto.
Da bambino amavo stringermi a te, ogni pretesto era buono per
abbracciarti.
Tu, un'insolita bambina.
Un'insolita bambina dalla pelle morbidissima e bianca come il latte.
Amavo, da bambino, respirare l'aroma della tua pelle, quell'aroma che
ricordo ancora oggi.
Vivo nella mente.
Prepotente nelle mie narici.
Profumo di biscotti.
Da bambino ti definivo Mia.
“Nonna dov'è la Mia Oscar?”
Dicevo senza timore, senza blocchi, senza barriere di rango.
Mia, scivolava dalla labbra, come è naturale che scivoli un
respiro.
Ti definivo Mia anche se non vi era, tra noi, alcun tipo di legame.
Ti definivo Mia, anche se il nostro sangue era differente.
Smisi di definirti in quel modo quando, la nonna, minacciò
di mandarmi via, allontanandomi da te, se avessi
“osato” pronunciare, ancora, quel termine.
Bandii quella parola dalla mia lingua, l'estirpai dalle mie labbra, per
molto tempo evitai, di proposito, di usare quella parola rivolgendomi a
te e, per non incappare in altri errori, anche riferendomi a qualcosa
che ti riguardava.
Niente, di tuo, era mio.
Un libro regalatomi non mutava in una cosa mia.
No.
Un libro regalatomi era, nonostante fosse tra le mie mani, Tuo.
Smisi di definirti mia, con la bocca.
Non smisi mai, di sentirti Mia, nel cuore.
Da bambina hai alleviato i miei dolori, col sorriso sulle labbra.
Da bambina hai rammendato i miei tagli, con fili d'amore, quell'amore
puro, incondizionato, innocente, quell'amore che solo gli infanti
posseggono.
Da bambina, hai riempito il vuoto della mia anima, con la tua.
Da bambina.
Ed è così che ti vedo Oscar, adesso, dinnanzi ai
miei occhi stanchi.
Ed è così che ti scorgo, da quando il cuore
sembra essermi scoppiato nel petto.
Sei comparsa all'improvviso, come un lampo inatteso.
Un lampo ad illuminare il buio.
Un lampo, tra la nebbia del mio sguardo.
Sei tornata, mia piccola Oscar, per alleviare, come un tempo, le mie
ferite?
Sei tornata, mia piccola Oscar, per guarire, con le tue mani, la piaga
della mia carne?
Sei tornata, piccola Oscar, per asciugare, con la tua anima, il mio
sangue, così dissimile al tuo, divenuto un fiume in piena?
Si, sei ricomparsa.
Ti vedo.
Ti scorgo, di nuovo...
Bambina.
“André! Non morire, André!
André! André, no!”
Odo la tua voce, Oscar.
Odo la tua voce, così spaventosamente lontana.
Odo, la tua voce di donna, ma i miei occhi scorgono la bambina.
Ancora la tua voce, adulta, forte.
La bambina svanisce, come un soffio di respiro su di una fiamma.
Urla.
Urla strazianti.
Le tue urla, Oscar.
Perché stai gridando amore mio?
Voglio domandartelo, voglio sapere.
“Oscar...”
Il tuo nome scambiato in un lamento, dalle mie labbra.
Null'altro fuoriesce dalla mia bocca.
Il respiro muore in gola, bloccato da un peso che mi schiaccia a terra.
Un dolore, improvviso.
Il respiro morto, di nuovo, nei miei polmoni.
L'ennesimo dolore.
Gridi il mio nome, Oscar, e non ne comprendo il motivo.
La paura avvia il suo cammino, in me.
Altre grida, altro vociare.
Alain.
Alain, perchè anche tu stai strillando?
La paura, insinuata sotto la pelle, sta raggiungendo la confusione
della mia mente.
Vorrei chiedere, vorrei capire.
Vorrei, ma il respiro, rimasto incastrato, al di sotto di un peso di
cui non scorgo la figura, mi impedisce di proferir parola.
Un dolore, un bagliore improvviso.
Avverto, chiaramente, la mia mano sul petto.
Sento, lucidamente, la mia mano stringersi attorno alla stoffa
dell'uniforme.
Un brivido lungo il braccio, una sensazione di umidità al di
sotto delle mie dita.
Percezione liquida.
Sento, tra le dita, scorrere del fluido caldo e vischioso.
La paura mi possiede ed io non pongo resistenza.
La paura, in me, ha il potere di risvegliarmi.
Le tue urla, amore mio.
La tua disperazione.
Ricordo.
Rincorro un insensato passato di pochi minuti fa.
Rievoco il tempo che fu, un istante fa.
Ora ricordo, Oscar, il peso che preme tra i miei polmoni.
Ora ricordo, amore mio, il metallo lacerare l'uniforme e fare
altrettanto con la mia carne.
Rammento.
Lo strappo violento della mia pelle.
Il metallo, come fuoco, insinuarsi nella polpa del mio corpo.
Rammento, vividamente, il rumore del mio cuore, squarciato.
Mi hanno sparato.
Sono stato colpito.
Sono ferito.
Oscar, aiutami! Aiutami amore mio!
Oh come vorrei gridartelo, ma non ne ho la forza.
Il metallo pesa prepotentemente in ogni parte di me.
Sul cuore.
Sui polmoni.
Sul costato.
Aiutami Oscar, aiutami!
Medica le mie ferite come facesti da bambina.
Una fitta di dolore mi toglie anche l'ultimo soffio di fiato.
La gola mi si chiude.
Mi sento soffocare.
Aiutami Oscar, ti prego!
Se solo il mio occhio potesse parlare.
Se solo tu, riuscissi a leggere, tra il verde del mio sguardo.
Se solo tu...
Oscar!
Oscar, amore mio, dove sei?
Il nulla sul mio unico occhio.
Un silenzio assordante nelle mie orecchie.
Una pace irreale tra le mie viscere.
Vociare.
Odo vociare attorno a me.
La nebbia è ridiscesa sul mio sguardo.
Nuovo dolore strazia la mia pelle.
Nuovo fuoco scotta la mia carne.
Nuovo fiume mi scorre lungo il corpo.
Il mio corpo, un oggetto inanimato.
La paura attanaglia le viscere e la mente.
Una montagna sul petto.
Il deserto nella bocca.
Il corpo scosso da tremori incontrollabili.
Il mio cuore, squartato, ha preso a battere così fortemente
da rendermi pazzo.
Smetti cuore, smetti di battere.
Cessa il tuo insopportabile rumore.
Smetti di razziare gli ultimi aliti dei miei polmoni.
Un lungo sospiro, uno sciocco respiro trattenuto, a forza, da un
dilaniante dolore.
Azzardo l'impossibile, un rumore sordo nasce al posto del fiato.
Spalanco la bocca in cerca di aria, come un pesce privato
dell'acqua.
Dischiudo le labbra ma vi è una mano, invisibile, a serrarmi
la gola.
Sto soffocando.
Il terrore si palesa in sudore.
Il terrore sfocia in altri terremoti al di sotto dei miei muscoli.
Il terrore nasce tra le vertigini della mia testa.
Supplico la fine di questa agonia.
Supplico, questa infinita morte, di giungere ad una fine.
Supplico, la morte, di non giungere mai.
La notte, ancora, sui miei occhi.
Un fischio, interminabile, nelle mie orecchie.
Una voce.
La sua voce.
“Bernard c'è bisogno di un dottore, e
subito!”
“Coraggio André resisti, adesso Bernard
troverà un dottore, fatti forza!”
Oscar.
Solo lei nei miei pensieri.
Solo lei nel mio cuore lacerato.
Solo lei nella mia anima.
Il silenzio avvolge il ciarlare delle persone.
Il silenzio inghiotte i rumori della città.
L'oblio mi possiede, trascinandomi, con infinita dolcezza, al centro
del nulla.
Un mancamento.
Il buio.
La bocca partorisce un lieve respiro.
Luce.
Oscar.
Lei, di fronte alla mia vista.
Ti ritrovo, ancora qui, amore mio.
Ancora qui, non più bambina.
Qui, ora, donna.
Ti guardo, Oscar, bellissima e differente da come ti ho ammirata questa
notte.
Ti vedo, Oscar, avvolta in una delicata, candida, stoffa.
Un drappo che racconta, tra le pieghe della propria foggia, la storia
di un'eterna promessa.
Ti scorgo sfiorare quel tessuto, che fa di te, mia moglie.
Sei giunta, Oscar, per strappare il tormento del mio cuore?
Sei venuta, amore, per donarmi un perpetuo respiro, con la tua bocca?
Ti vedo, Oscar.
Non più bambina.
Non più sposa.
Ti guardo, Oscar, con l'amore dipinto in ogni dove.
Ti osservo, e tutto, in te, mi pare nuovo e stupendo.
Una Oscar appena fiorita, una deliziosa novizia.
Scorgo, su di te, una morbidezza inaspettata.
Ti guardo, Oscar.
Ti guardo.
Gravida di nostro figlio.
Sei tornata, Oscar, per allontanare, da me, il peso della morte?
Sei ritornata, Oscar, per alleviare il mio dolore?
Sei arrivata, amore, per donarmi nostro figlio?
Una vertigine.
Una luce dolorosamente accecante.
Voci.
Rumori.
Lei, di nuovo dinnanzi a me.
Lei, Oscar.
Oscar del presente.
“Il sole sta tramontando, non è vero
Oscar?”
La mano, che premeva in gola, sembra avermi graziato, facendomi dono di
piccolissimi respiri.
“Si, sulla città è tornata la calma,
non si sente più il rumore di spari vero?”
Odo la tua voce, calma, carezzarmi i sensi.
“No, sento solo i piccioni che volano in alto per trascorrere
la notte.”
Sentire è tutto ciò che mi è concesso
di fare.
La vista mi ha abbandonato, facendo calare, su di me, il buio.
Allungo la mano.
Una maledettissima mano che non vuol smettere di tremare.
Voglio toccarti Oscar, voglio sentire, sulla mia pelle divenuta
ghiaccio, il calore della tua mano.
Voglio sentirti.
Prendi la mia mano, amore.
Stringila.
Prendi la mia mano e non lasciarmi andare.
Trattienimi.
Trattieni, con la tua dolce presa, il mio corpo ormai esausto.
Serri le tue dita, racchiudendo, in esse, le mie.
Quanto amore c'è in te Oscar?
Lo percepisco, sai?
Un immenso amore, solo per me.
Riempi la mia anima, Oscar, come hai sempre fatto, da bambina.
La mia mano, senza peso, scivola.
Non mi lasciare Oscar.
Non permettere al male di scindere la nostra pelle.
La tua presa, forte, riagguanta le mie dita.
Oh, come vorrei poterti stringere, ancora, tra le mie braccia.
Come vorrei poter baciare, di nuovo, le tue labbra.
Fatico a respirare.
Liquido caldo sulla mia mano.
Singulti dalle tue labbra.
Il terrore in ciò che rimane del mio cuore.
“Che cosa c'è Oscar, perché stai
piangendo?”
Amore mio cosa succede?
La mia ferita è così grave?
Le tue lacrime sono, per la mia anima, un orribile presagio.
“Ascolta André, io vorrei, vorrei diventare tua
moglie. Vorrei che mi portassi in un piccolo villaggio, in una piccola
chiesa, dove ci sarà una semplice cerimonia. Ecco,
André vorrei solo che mi dicessi che io diventerò
tua moglie.”
Questa è la vera causa del tuo pianto?
È possibile che la felicità abbia concepito, nei
tuoi occhi, perle tanto dolorose?
Se solo potessi, Oscar, farei di te mia moglie, in questo istante.
Ti condurrei nei luoghi della nostra infanzia, quei luoghi che ci hanno
visti uniti e felici.
Ti condurrei ad Arras, in una piccola chiesetta, come tu desideri.
Come io stesso ho sempre desiderato, quando narravo, ai miei sogni
più segreti, un improbabile futuro.
Ti aspetterei, con l'agitazione nel cuore, all'altare.
Posso quasi figurarti dinnanzi agli occhi.
Ti ho dinnanzi agli occhi.
Ti ho veduta sposa, reale, come lo sono ora le tue lacrime, un battito
di cuore fa.
Darai tutto, per udirti pronunziare parole che, dinnanzi a Dio, ti
unirebbero a me, per sempre.
Io e te per l'eternità
Io e te, fino al cielo.
“Ma certo Oscar, lo diventerai, è la cosa che
più desidero al mondo. Oscar perché stai
piangendo? Perché? Sto forse per morire?”
Lo desidero così tanto.
Desidero così tanto fare di te mia moglie.
Desidero, ma so che questa mia folle rassicurazione, al tuo cuore, non
è che una farsa.
Una triste verità.
Una triste verità impacchettata con un bel nastro rosa.
Una bugia mascherata dall'amore.
Dio, lo desidero con tutto me stesso.
Dio, ti imploro, concedimi di starle accanto ancora un po'.
Dio, invoco la tua clemenza, permettimi di renderla felice.
“No, ma che cosa dici? No, André!”
Stai mentendo, Oscar.
Lo so.
Perpetua il tuo dono d'amore.
Continua ad ingannare il mio cuore.
Donami, a parole, quella felicità che con gli occhi, non
potrò vedere.
Regala, a parole, ciò che non potrò vivere.
“Hai ragione, io non posso morire adesso. La nostra
felicità è appena cominciata, ora anche l'amore
ci unisce, forse noi riusciremo a vivere in un mondo migliore Oscar.
No, non posso morire in questo momento, proprio non posso.”
Io, un povero lestofante.
Io, un giustificato mentitore.
Simulo il desiderio in menzogna.
Sogno l'impossibile, sperando un miracolo.
Sperando che, l'assurdo, muti in possibile.
L'amore ci unisce, Oscar, in un legame forte ed indissolubile.
Un legame che ho bramato per tutta una vita.
Un legame che, ora, si fa beffa di me.
Un legame che è giunto, in questo mondo, per un tempo troppo
breve.
Un legame che, sta lacerandosi, sotto le dita fameliche di un crudele
destino.
Mento, amore mio, per alleviare le pene del tuo cuore.
Mento, per cullare, con assurda verità, le mie membra
devastate.
Vorrei vivere in un mondo migliore.
Vorrei vivere in un mondo privo di dolore.
Vorrei vivere un mondo in cui, un uomo del popolo può amare
una donna nobile.
Vorrei vivere un mondo in cui, tu, diventeresti mia moglie.
Vorrei vivere, Oscar.
Semplicemente.
Uno spasmo improvviso strazia il mio essere.
Percepisco la pallottola, costruita con l'odio degli uomini, infettare
l'amore delle mie membra.
Avverto, al di sotto del mio corpo sfiancato, l'essenza del mio essere,
l'origine della mia esistenza, la congiunzione, inscindibile, di mio
padre e di mia madre, liquefarsi.
Sento, al di sotto del mio corpo, la vita che mi abbandona.
Non voglio morire.
Non posso morire, non ora.
Oh, beffarda vita, rimani attaccata alla mia anima.
Oh vita, ripagami d'ogni sacrificio.
Ripaga, il mio cuore, d'ogni sofferenza.
Oh vita, baciami, donati a me, come io stesso ho fatto, a te, venendo
al mondo.
Oh vita, non privarmi delle tue braccia, non smettere di dondolare,
quello che è divenuto un corpo fragile e scarno.
Oh vita, non abbandonarmi.
Non posso morire.
Non posso, non ora.
Non posso morire, Oscar.
Non voglio.
Non voglio, ma scorgo, con la rassegnazione nel cuore, Lei.
Lei, la dama nera.
La dama nera, pianta, con prepotenza, radici nel mio respiro.
La dama nera, posa, con bizzarra delicatezza, le proprie vesti
luttuose, sui miei occhi.
La dama nera, sta succhiando ai miei polmoni, gli ultimi aliti di
respiro.
Mi aggrappo alla vita, con le ultime forze rimaste ai miei arti sfiniti.
Mi aggrappo alle tue mani, amore mio, cercando, in esse, un briciolo di
vitalità.
Mi aggrappo ad uno spiraglio di luce, lieve, quasi impercettibile.
Mi aggrappo, alla bellissima dama nera, per privarla delle sue vesti
funeste.
Mi aggrappo ma, non vi è più vigore in me.
Sento la vita scivolare via.
Sento le lacrime infuocarmi gli occhi.
Non posso morire, non ora.
Odo la tua voce, Oscar.
Odo la tua voce provenire da un mondo che sta abbandonandomi.
Odo la tua voce, amore mio.
Sento la tua voce e amare lacrime bagnarmi il volto.
Ero un bambino, Oscar, quando fu chiaro, al mio cuore, che avrai amato
solo te, per il resto della mia esistenza.
Ero un ragazzino, quando giurai, a me stesso, di proteggerti.
Ero un ragazzino, Oscar, quando promisi ad un qualunque Dio, che ti
avrei donato la mia vita, un giorno.
Ero un ragazzino, amore mio, quando, per un insolito gioco della vita,
portai sulle mie spalle il tuo dolore, come avevi fatto tu, anni ed
anni prima.
Ero un ragazzino quando scorsi, per la prima volta, il senso della mia
vita, nei tuoi magnifici occhi azzurri.
Ero un ragazzino quando scoprii, in te, un nuovo odore.
Ho mantenuto la mia promessa.
Arreso alla fine.
Mi auguro, amore mio, di aver impresso, in te, un po' di me stesso.
Mi auguro, di averti fatto dono, di nuova vita.
Spero, Oscar, d'essermi legato a te, per l'eternità.
Debbo andare, è giunto il momento di lasciare le tue mani.
È giunto il momento di unirmi all'abbraccio della dama nera.
Non piangere amore mio.
Non piangere il mio abbandono.
Sorridi Oscar, per la vita che ci è stata regalata.
Sorridi del tempo che ci è stato concesso di trascorrere
insieme.
Non ho rimpianti amore mio.
Sono stato felice, in questa folle vita.
Ringrazio Dio per ogni istante trascorso nella tua esistenza.
Ringrazio Dio d'avermi concesso il tuo amore.
Vorrei vivere, Oscar, ma non c'è scelta nella morte.
Seguo la dama nera, camminando sui suoi passi.
Seguo la dama nera ed ogni istante della vita mi scorre dinnanzi agli
occhi.
In ogni istante tu, Oscar.
Ero un ragazzino, quando piansi di pura felicità, scorgendo
la tua anima.
Ero un ragazzino, quando piansi dolci lacrime, immaginando il tuo amore.
Ora sono un uomo, Oscar, ma non ho dimenticato il profumo che avevi da
bambina.
Ora sono un uomo, amore mio, ma non dimenticherò mai
l'azzurro del tuo sguardo.
Ora sono un uomo, ma non ho dimenticato il tuo aroma di donna.
Ora, privato delle vesti terrene, non scorderò.
Ora, divenuto semplice essenza, non dimenticherò.
Non dimenticherò il tuo amore.
Non scorderò la tua anima.
Ti amo, Oscar.
Ti ho amato in vita e ti amerò nella morte.
Ti amerò fino all'eternità.
Non dimenticherò, amore mio.
Non ti dimenticherò mai, mio angelo perduto.
Eccomi giunta all'ultimo capitolo di questa storia.
Una storia nata così, quasi per gioco, ripescata tra vecchi
scritti.
Una storia che era nata con un solo capitolo, e che ora, invece ne ha
concepiti 22.
Questa storia mi ha aiutata in un momento particolare della mia vita.
Questa storia mi ha fatto dono di un piacere perduto, un piacere che
avevo accantonato.
Il piacere della scrittura.
Mi sono ritrovata, come non mi succedeva da anni, a scrivere senza
sosta, fino a tarda notte.
Ho ritrovato, tra le righe di queste “pagine”, le
vecchie voci di un mondo fantastico.
Un mondo che racchiude, in sé, luoghi che non esistono nella
vita reale, personaggi che nel nostro mondo susciterebbero stupore.
Un mondo che mi era mancato da morire.
Confesso che mi mancherà questa storia.
Mi mancherà terribilmente il “mio”
André.
È una piccola sofferenza, per me, staccarmi dai miei
scritti, è sempre stato così e non credo che
cambierò mai.
Che io sia una folle??? uhm... forse :)
Ringrazio tutte voi per il sostegno, per le innumerevoli recensioni,
per il tempo regalatomi per la lettura del mio scritto.
Un doveroso ringraziamento alle vostre parole, ai vostri complimenti,
ai vostri appunti ed osservazioni che, credetemi, mi hanno aiutata a
migliorare dove c'erano evidenti problemi.
Grazie, mille grazie a tutte voi.
Spero che il “viaggio” sia stato piacevole, per
voi, come lo è stato per me.
Spero che questo mio piccolo mondo vi abbia fatto sognare, come ha
fatto sognare me.
Spero che, una piccola parte del mio André (e
quindi un pizzico di me stessa), vi sia rimasto addosso.
Alla prossima.
Vi debbo un doveroso inchino.
Baby80
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