Titolo: And they laughed
Serie: Hime-chan non ribbon
Rating: PG
Genre: Fluff
Character: Himeko Nonohara, Daichi
Kobayashi, Pokotà
Pairing: DaichixHimeko
(friendship)
Prompt: Un fiocco per sognare un fiocco per
cambiare, Himi/Dai-Dai, "Houston, abbiamo un problema"
Conteggio Parole: 491
Note: Ormai è confermato, questo
anime/manga mi ispira solo fluff da tutti i pori >_>"...
Disclaimers: I personaggi di Hime-chan no
ribbon appartengono a chi di diritto.
La Flashfic è scritta per lo Sfiga!Fest@FW.it
.And they laughed.
Avevano ventiquattro anni in
due, voleva dire dodici a testa.
Erano piccoli, poco più che
bambini, ma non significa che non si sentissero grandi.
Perfino ora che Himeko era
diventata alta venti centimetri e sorvolava il parco della città in groppa ad
una piuma magica soppesata dal vento. Profumava dei fiori che adornavano gli
alberi, ciliegi, peschi, castagni, della primavera appena arrivata alle porte
della città. Lei ci era nel mezzo, ma sentirsi come una foglia in un mondo così
vasto, non era facile quanto credeva.
Quando Pokotà aveva ruggito in
sua direzione un disperato “Houston, abbiamo un problema!”, Daichi era già
scattato per risolverlo; anche se era solo un ragazzino, anche se non possedeva
capelli biondi come Sei ed al posto di un cavallo bianco aveva dei pattini a
rotelle.
Si era gettato attraverso i
cespugli del parco, aveva saltato ogni pozzanghera sulla sua strada e aggirato
ogni feroce cagnolino.
Non era un principe azzurro,
ma neppure Himeko, a discapito del suo nome, era una principessa da salvare.
Eppure, quando nei grandi
occhi castani di Daichi, si specchiò la minuscola figuretta di lei, mentre un
corvo la disarcionava dalla sua piuma, lui allungò le mani. Erano piccole, più
di quelle di un adulto e le sue braccia non potevano competere con la lunghezza
di quelle di un liceale.
«Nonohara!»
Per un secondo ebbe paura di
essere troppo piccolo per farcela, nonostante quello alto quanto una
barbie non fosse certo lui.
«Ko-Kobayashi-kun, mi stai
schiacciando…»
Ma quando la vocettina sottile
di Himeko nacque da uno spiraglio tra le dita di Daichi, che si erano strette
intorno a lei per impedire che cadesse, tirò un sospiro di sollievo, per poi
abbandonarsi ad una risata liberatoria.
Era caduto a terra, nel fango,
sua madre lo avrebbe ucciso perché aveva di nuovo strappato i pantaloni della
divisa scolastica e non gli importava un bel niente.
«Baka-yashi, mi senti?»
All’ennesimo richiamo di
Himeko, si decise a dischiudere le mani, permettendole di rimettersi in piedi
sul suo palmo. Lei gli circondò il pollice con le braccia, per rimanere in
equilibrio ed il minuscolo visetto si alzò verso quello più grande di lui, con
una smorfia indispettita –un’espressione da maschiaccio- e la timida gratitudine
che galleggiava nello sguardo nocciola.
«Mi fai sempre preoccupare un
sacco!» gli sbuffò addosso lui.
«Guarda che me la sarei cavata
comunque, al massimo mi avrebbe aiutato Pokotà!»
«Pokotà… intendi lo stesso
Pokotà che ora sta ringhiando contro quel pericoloso cespuglio?»
Risero ancora, guardando il
povero leoncino di pezza incastrato a testa in giù, tra i rami dell’ultimo
cespuglio che Daichi aveva superato, che urlava chiedendo aiuto e scalciava
disperato; risero tutti e due, contagiati l’una dalla risata dell’altro e
infantilmente felici, dimenticando che Himeko aveva appena rischiato la vita
-per l’ennesima volta!-, dimenticando anche che la ragazzina era così piccola da
stare al sicuro racchiusa tra le mani calde di Daichi.
Risero e non c’era niente di
più bello della loro risata.
.AND THEY LAUGHED.
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