<< If you look at the ground while
you’re on stage, you’re losing to me.
>>
[Rain]
-Pronto? Mh?- G.O spalancò gli occhi. -Ho capito, grazie
mille.- Il suono del cordless che chiudeva la chiamata sembrava quasi
tetro. Si rivolse con aria grave ai suoi bandmates. -Arriva.
Joon, Mir, Thunder e Seung Ho lo guardarono, terrorizzati.
Mir correva intorno al tavolo. -Cosa facciamo cosa facciamo cosa
facciamo?
-Aspettiamo la punizione.- disse con un filo di voce Joon, fissando il
vuoto davanti a sé.
Seung Ho, risoluto, afferrò il maknae per la collottola. -Calmatevi. Pensate
che il panico risolva qualcosa?
-Hyung,- Thunder aveva l’aria di un cucciolo spaurito. -Hai
qualche idea?
Seung Ho annuì, serissimo. -Scappiamo dalla finestra.-
Lasciò andare Mir. -Ovviamente, prima il leader!
Quando corse verso la finestra che dava sul vicolo e la
aprì, tutti si precipitarono su di lui.
-Diamine, torna in te!- diceva G.O, trattenendolo per la vita.
Joon, che gli aveva afferrato un braccio, era molto più
concreto ed esplicito. -Il tuo posto è qua! Ji Hoon hyung se
la prende sempre con il leader, non puoi lasciarci nei casini!
-Ah, è a questo che servo?- esclamò Seung Ho,
dibattendosi.
-No, certo che no, hyung.- si affrettò a dire Joon. Rivolse
un’occhiata agli altri -Vero?
Mir annuì con forza. -Mi piacciono i giochi con le carte.
-Suoni benissimo il piano.- aggiunse Thunder.
Anche G.O, meccanicamente, fece la sua parte. -Hai un grande carisma.
-Sei intelligente.- intervenne ancora Mir.
-A mia sorella piaci.- disse Thunder.
Joon, che non capiva più niente, sbottò con un:
-Quanto sei bello, Seung Ho hyung!
Il silenzio che seguì le sue parole non era dei
più confortanti, ma almeno Seung Ho aveva smesso di
dimenarsi come un’anguilla.
-Dicevamo,- riprese G.O con un colpetto di tosse. -Come faremo a
mettere tutto a posto in mezz’ora?
Seung Ho, più tranquillo, si schiarì la gola.
-Prima di tutto, dovremmo buttare via le cianfrusaglie. Ji Hoon hyung,
l’altra volta, ci aveva consigliato di sbarazzarci del
superfluo per avere più ordine.
Ad un tratto, si sentirono dei rumori sordi e ripetuti. Tutti si
girarono verso Mir, che stava giocando con una racchetta da ping pong e
relativa pallina attaccata. Aveva un’espressione spensierata.
Joon lo indicò con il pollice. -Io inizierei con Mir.
L’interessato smise di giocare e lo guardò.
-Chiamato?- domandò, con aria innocente.
G.O stava per aggiungere qualcosa, ma il telefono squillò di
nuovo. Tra gli MBLAQ calò un silenzio di tomba.
-Pronto? Cosa? Di già?- G.O lasciava cadere lo sguardo
dappertutto, chiaramente agitato. -Va bene. Grazie.
-Dov’è?- chiese Thunder, che stringeva un cuscino.
G.O lo fissò, sospirando, poi guardò negli occhi
i bandmates. Era una maschera inespressiva. -E’ qui.
Non l’avesse mai detto.
Scoppiò il finimondo: tutti parevano inciampare in qualcosa,
correvano, afferravano da terra manciate di sacchetti di patatine vuoti
che, in preda al panico, gettavano anche dalla finestra, toglievano le
briciole dal divano, raccoglievano mucchi di vestiti e li nascondevano
negli armadietti della cucina, nella lavatrice spenta, nel
frigorifero...
G.O, nel frattempo, era rimasto fermo. Incapace di muovere un muscolo
di fronte a quell’inferno tragicomico che gli si parava
davanti.
Cosa vedeva? Oh, di tutto.
Mir che girava per casa con gli occhiali di Joon capovolti sul naso, ad
esempio, e che per non essere riconosciuto si era drappeggiato - invano
- una tenda attorno ai fianchi a mo’ di crossdressing.
Thunder che, dopo aver ficcato i suoi vestiti nella lavastoviglie, si
era rannicchiato in un angolo con il suo cellulare e chiamava la
sorella.
-Noona, vienimi a prendere, ho paura!
Joon che si passava in continuazione la mano sugli addominali, come se
fosse preoccupato di vederli sparire da un momento all’altro,
e che aveva iniziato a correre sul posto, con un peso da due chili in
una mano.
Seung Ho che provava i suoi trucchi con le carte sul divano, parlando
con un interlocutore immaginario, talmente nervoso da dondolarsi avanti
e indietro sui cuscini.
-Ragazzi,- provò a dire G.O, passandosi preoccupato una mano
tra i capelli. -Cosa state facendo? Andate a vestirvi, sarà
qui in meno di--
Il campanello suonò.
-Siamo rovinati.- sussurrò Joon.
-Noona, noona, ci sei ancora?- balbettò Thunder, al
cellulare.
-Questa carta qua devi metterla là, quella carta
là devi metterla qua...- bisbigliava un tremante Seung Ho.
-E se provo a sedurlo?- propose Mir, alzando vezzosamente la tenda che
gli pendeva dai fianchi.
Non ricevette altra risposta che le occhiate indecifrabili dei compagni
e la mano di G.O sulla testa, che, spingendolo giù, lo
costringeva a sedersi sul divano.
Jung Byung Hee, con un assurdo sprezzo del pericolo, si assunse il
compito più arduo di tutti: aprire la porta.
-Non aprire, non aprire.- pigolarono in coro, stringendo gli occhi.
G.O rivolse un’ultima occhiata ai bandmates e
spalancò di colpo la porta.
-Buongiorno.- disse, inchinandosi. -Prego, Ji Hoon hyung.- disse,
mostrandogli la casa con un ampio gesto del braccio.
Rain sorrise.
Era solo. Probabilmente i membri del suo staff lo aspettavano al piano
terra, o in macchina. Aveva una scatola, con sé, ma non ne
fece cenno. Si limitò a posarla accanto a un tavolino.
G.O era convinto che i compagni fossero ancora rannicchiati sul
pavimento a tremare, e fu sorpreso, infatti, nel vederli tutti in fila,
dritti come fusi, pur nei loro vestiti non proprio eleganti.
Appena Rain passò loro davanti, si inchinarono tutti nello
stesso momento, esibendo dei sorrisi che avrebbero potuto far
sospettare un disturbo bipolare, a chi li avesse visti prima.
Non sapevano che dire, di fronte al viso perennemente sorridente del
loro produttore, ma questo li rendeva ancora più nervosi,
perché erano fin troppo consapevoli che Jung Ji Hoon non
amasse particolarmente i silenzi.
L’orologio appeso al muro ticchettava ad un ritmo che
sembrava lentissimo, rispetto ai battiti dei cinque MBLAQ.
Che fare?
Che dire?
Rain passò in rassegna ognuno di loro: con le mani dietro la
schiena, osservò il torso nudo di Joon, i capelli di Seung
Ho, il viso dolce di Thunder, i lineamenti di G.O. Poi
arrivò a Mir.
-Cheol Yong,- gli si rivolse con voce gentile. -Il tuo leader si prende
cura di te?
Il maknae annuì più volte, senza mai distogliere
lo sguardo.
-E i tuoi compagni?
Ancora una volta, Mir non poté che annuire. In fondo era la
verità.
Rain sorrise. -Bene.
Poi fece un gesto inaspettato: gli tolse gli occhiali capovolti dal
naso, li pulì con il fazzoletto che teneva nel taschino e
glieli rimise sul naso, dritti.
Si sedette sul divano e accavallò le gambe. Si aspettava che
i ragazzi lo stessero a sentire, cosa che in effetti fecero
automaticamente.
-Ho una tabella di impegni molto fitta.- iniziò a spiegare.
-Mi sono preso del tempo solo per voi.
I cinque ragazzi si inchinarono rispettosamente.
-Perché voglio che mi crediate, quando vi dico che siamo
come una famiglia.- Le dita intrecciate, Rain li guardò uno
ad uno. Poi si alzò.
Prese la scatola che aveva portato e la porse a Mir. Questi,
interdetto, tese comunque in avanti le braccia per prenderla.
Joon, G.O, Seung Ho e Thunder fissavano la scatola come se ne
provassero a immaginarne il contenuto. Cosa c’era
lì dentro? E perché l’aveva consegnato
a Mir?
Un mormorio di improvvisa comprensione corse nel gruppo. Non poteva
essere che...
-E’ per te.- spiegò Rain. -Buon compleanno.
... Sì, era proprio quello che si immaginavano. Si era
ricordato del compleanno di Mir.
In tutti gli MBLAQ si fece risentire, più forte che mai, la
convinzione che non ne esistevano tanti, di produttori così.
Cominciavano già ad avere le lacrime agli occhi, al pensiero
che Ji Hoon hyung permettesse loro di assimilare così tante
calorie tutte in una volta. Una torta. Diamine, non ne vedevano da un
pezzo.
Ma era un po’ troppo presto per santificare Rain.
-Devo andare, ho davvero troppi impegni.- disse, controllando
l’orologio. -Oh, quella torta...- E indicò la
scatola. -Mi aspetto che poi ne bruciate le calorie andando in
palestra, questo pomeriggio. Niente scherzi. Ci sarà anche
il vostro istruttore per tenervi d’occhio, mi sono
già messo d’accordo con lui.
-Certo.- risposero a una voce gli MBLAQ, già stanchi al solo
pensiero.
-Molto bene.- Rain li salutò con un sorriso cordiale e un
piccolo inchino. -Lavorate sodo, ragazzi.
La porta si richiuse dietro l’ampia schiena di Rain, e i
battiti cardiaci degli MBLAQ sembrarono calmarsi.
-Una fetta di torta, un’ora di palestra. Decorazioni di
marzapane, due ore. Ciliegina...- calcolava mesto Joon.
-Il mio regno per una cassata siciliana.- sospirò G.O,
appoggiando il gomito al bracciolo del divano.
Mir era l’unico su di giri. -Dai, alla fine non è
andata così male, no?
-Già. Buon compleanno, Cheol Yong ah!- sorrise Thunder.
-Ehi,- disse G.O guardandosi in giro, quando Mir e Thunder stavano
già divorando la torta. -Dov’è finito
Seung Ho?
-In cucina,- rispose pensieroso Joon. -E’ andato a prendere
del tè freddo.
-Come?- saltò su Mir. -No, non deve aprire il frigorifero!
-Perché?
La risposta alla domanda di Thunder arrivò in quel momento
dalla cucina: un fragore assordante in cui si potevano distinguere
palline di gomma che rimbalzavano, fibbie di cinture di metallo che
cadevano e con loro una valanga di altre cose rumorosissime.
Mir fece una smorfia. -E’ lì che avevo nascosto le
mie cose.
-Tanti auguri, in tutti i sensi!- Joon credeva di morire dalle risate.
-Non vorrei essere al tuo posto!
Dalla cucina arrivò la voce di Seung Ho, attutita come se il
proprietario fosse coperto o sepolto
sotto qualcosa.
-Goditelo, questo compleanno, perché sarà
l’ultimo!
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Aww. Arrivo a fanghèrlare anche nel Kpop! Diamine,
però, mi ucciderà.
Gli MBLAQ sono i primi perché c'è Rain, e Rain,
beh, non è secondo a nessuno in Corea. Poi perché
fanno morire dal ridere :DDD E ancora perché le slice of
life dei Kidols penso siano pazzesche, come questa xD
Ah, quante cose Kpop-ish mi frulleggiano in testa
é__é Chissà se riuscirò a
scriverle tutte!
Per ora mi eclisso di nuovo :°D
P.S. Sì, lo so che il compleanno di Mir è il 10
marzo, ma non potevo usare nessuna delle date vere, così ho
tirato un po' a caso :D
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