Non posso far altro che
ringraziare le giudici, il loro giudizio è stato come
un'iniezione di autostima (alquanto scarsa in me). Un grazie anche a
chi leggerà, recensirà e, sì dai, nel
caso passi di qui, anche a una certa tizia che gira armata di motosega,
assetata di sangue.
Complimenti alle altre podiste, DarkRose86 e Rei Murai, e anche alle
altre partecipanti, sono curiosa di leggere le loro storie. ^^
Me molto molto felice...
Nome Autore: CoryCory
Titolo: Time
of dying
Catena scelta:
nero, deserto, attesa, “Non abbiamo nulla quando veniamo al
mondo e nulla ci portiamo lasciandolo, ma lasciamo un gran disordine a
chi rimane”, Sakura
Genere:
introspettivo
Rating: verde
Avvertimenti:
one-shot
Introduzione:
Al destino non ci si può opporre: da esso si tenta di
sfuggire, ma, alla fine, si è nelle sue mani, inermi. E,
allora, non rimane altro che attendere, attendere che esso compia il
suo volere…
Note Autore:
Solo due parole. Il personaggio iniziale e Sakura non si conoscono e
non si sono mai incontrati prima (ammetto che non mi ricordo se nel
manga accada diversamente).
Uso il presente per le sequenze incentrate su Sakura (atemporali),
nelle altre il passato ^^… e vabbè, ci sono un
sacco di cose che non mi convincono per niente, come sempre. Essendo io
perennemente insoddisfatta dei miei lavori, spero solo che possano
almeno non inorridire totalmente voi giudici. Buona lettura…
On
the ground I lay
Motionless in pain
I can see my life flashing before my eyes
Did I fall asleep?
Is this all a dream?
Wake me up, I'm living a nightmare
[“Time of dying”, Three Days Grace]
Le membra pesanti, gli
occhi arrossati, l’arsura alla gola, le labbra crepate
socchiuse in un affannoso respiro, alla disperata ricerca
d’ossigeno che stenta ad arrivare ai polmoni.
Un passo trascina l’altro, il corpo si muove meccanicamente,
automa, debole involucro di un’anima che anela fuggire.
E improvvisamente Sakura si trova accasciata a terra, in bocca
l’amaro sapore dei granelli di sabbia, nello sguardo
l’ombra dell’amara resa. Non si stupisce dello
spirito evanescente ai piedi del quale è caduta:
è venuto a prenderla, lo sa, prefigurazione della morte che
attende anche lei. Guarda lui, guarda il sole rovente e assassino,
guarda l’orizzonte, in cui deserto e cielo si abbracciano
infiniti, imprigionandola nella loro stretta. Ha pensato più
volte a come potesse essere allontanarsi dalla vita, ma mai avrebbe
immaginato un qualcosa del genere. L’idea di una sua fine
così, stupida e inutile, le rode in petto; la crudele
consapevolezza di trovarsi nell’incapacità
assoluta di azione, dopo anni e anni di duro allenamento
affinché questo non accadesse più, la portano a
concentrare tutte le sue deboli forze vitali in quella rabbia che le
brucia dentro. Non sarebbe mai stata in grado di uscire da
lì, non avrebbe mai potuto correre in aiuto a Naruto.
Inutile, come sei sempre
stata.
Stringe i pugni, sentendo la sabbia bollente tra le dita, sotto le
unghie.
Insopportabile, come ti
ha sempre definita lui.
Si odia, la sconfitta non è mai stata così
dolorosa e definitiva come in quel momento. Ha fallito in tutto. Tutto.
È sempre stata in balia degli eventi e anche ora
è inerme contro il destino, in attesa di una morte che non
ha scelto lei.
*
[Primo giorno]
Il solito scampanellio risuonò per il locale, annunciando
l’ingresso di un nuovo cliente.
Ino posò l’annaffiatoio a terra e
velocemente con le mani libere si spostò il ciuffo biondo
dagli occhi. Allungò il collo oltre le foglie delle piante
da vaso che la circondavano, indugiando con lo sguardo sulla porta
d’entrata: un giovane in divisa ninja attendeva, mani
affondate nelle tasche, espressione annoiata, mozzicone di sigaretta in
bocca.
La ragazza spalancò gli occhi azzurri in un enfatico gesto
di sorpresa, colmando a passi veloci la distanza che li separava,
uscendo con grazia dalla selva di fiori in cui si trovava.
“Shika, che ci fai qui al negozio?”
“Ciao, Ino. Vengo a portarti notizie.”
La bionda sorrise, puntellandosi le mani ai fianchi.
“Arrivi tardi, so già tutto. Sono riusciti a
completare la missione!”
Ma Shikamaru stava in silenzio e qualcosa nel suo atteggiamento
intaccava lentamente il sorriso sicuro della Yamanaka. Si tolse
lentamente la sigaretta dalle labbra, spinto dal dovere a riferire
fatti con i quali un ninja doveva imparare a convivere.
Sospirò, amareggiato.
“Non mi sembra tu sappia di Sakura.”
Ino distolse lo sguardo, chinandosi rigidamente su una pianta da vaso.
Strappò con rabbia una foglia morta, inerte: il suo viso era
nascosto dalle ciocche di capelli.
“Credevo fossero solo stupide voci.”
*
“Sciocca. Hai
camminato fino a ridurti in questo stato?”
Sentirsi ribadire la propria stupidità non la scalfisce
nemmeno, ormai nulla ha più importanza: ha fallito, ne
è consapevole.
“Non puoi morire.”
Si sente afferrare per le spalle, sollevare a sedere. Il suo sguardo
smeraldino si poggia con stanco stupore sullo spirito, con una punta di
fastidio. L’ombra che precedentemente aleggiava sopra di lei
ora ha preso le sembianze di una giovane donna: sta accovacciata alla
sua altezza, con un cipiglio tra il serio e l’irritato, e
sembra dannatamente umana e corporea. La sorte con lei vuole essere
anche spiritosa, oltre che crudele.
“Qui non puoi morire. – ripete – Qui il
Tempo, la Vita e la Morte non esistono. Non esiste nulla,
fuorché la sabbia e il caldo. Se tu sei giunta qui ancora
legata al tuo corpo, non puoi andare avanti.”
Sakura sbatte le palpebre, perplessa, il cervello che arranca.
“E allora perché mi trovo in questo
posto?”
“Questo è un regno di intermezzo. Dovresti
spiegarmi tu come sei capitata qui.”
Richiesta inaspettata, che riporta bruscamente la sua mente a rivangare
gli ultimi attimi della sua vita, immagini sbiadite, percezioni confuse
che lo stordimento le aveva fatto dimenticare. La bocca si fa
più secca, la voce non vuole uscire. Boccheggia, incapace di
esprimere l’assurda conferma di dubbi e timori che, ne
è certa, non sono reali. La rabbia è
completamente scemata, lasciando il posto a un’angoscia
crescente.
Attende la reazione della sua interlocutrice al suo silenzio, ma quella
accarezza distrattamente la sabbia.
“Dimmi come posso tornare, se non devo morire.”
Non ha tempo, ma l’anima si limita a sorridere, gelida, senza
guardarla. L’angoscia inizia a soffocarla.
“Devo aiutare una persona, ho abbandonato una delle
più importanti missioni che dovevamo portare a termine
assieme. Ti supplico, devo tornare. Altrimenti tutto ciò che
abbiamo fatto è stato inutile. Io…”
Quell’altra la blocca, infastidita dal tono lamentoso di lei.
“Credi di essere l’unica a trovarsi nei
casini?”
Sakura la guarda ferita, si affloscia, le forze che lentamente
implodono. Lo spirito riprende ad accarezzare la sabbia,
meccanicamente, con la fronte corrugata, con l’espressione di
chi riflette su qualcosa di estremamente gravoso.
“Non abbiamo nulla quando veniamo al mondo e nulla ci
portiamo lasciandolo, ma lasciamo un gran disordine a chi rimane. Mi
dispiace. Questo è un luogo d’attesa. E
nell’attesa, mia cara mortale, si aspetta che accada
ciò che si desidera accada, ma non si può
influire assolutamente intorno al suo avvenire. Tu non possiedi nulla
che ti permetta di tornare subito e concludere ciò che ti
apprestavi a fare o riparare agli errori che hai commesso, tu puoi solo
attendere che al di fuori di qui qualcuno tenti di riportarti in vita.
Può accadere sia adesso, sia tra anni. Fattene una
ragione.”
Il gelo che improvvisamente pietrifica Sakura è la
sensazione che più si avvicina a ciò che si
aspettava dalla morte. Si sente affondare, eppure non ha paura:
è completamente svuotata, completamente sconfitta. Guarda
con freddo distacco quello spirito la cui unica gioia rimastagli
è il veder soffrire anche altri del suo stesso dolore.
“Tu cosa stai aspettando?”
Attende qualche secondo, in silenzio.
“Io sono morta. – le risponde con amarezza
l’ombra - A differenza di te, sono giunta qui solo come
spirito. Ciò che vedi è solo il debole riflesso
di ciò che ero. Attendo colui che ho amato, colui che mi ha
ucciso. Ho abbandonato la vita per un demone. Ricorderò per
sempre i suoi occhi: erano neri, neri come le fiamme
dell’Inferno…E all’Inferno andremo,
assieme per l’eternità, entrambi ci siamo
destinati.”
*
[Secondo giorno]
L’Inferno era lì, dentro di lui.
I suoi occhi, baratri neri, vagavano nell’oscurità
a cui da un po’ erano abituati.
Teneva la testa tra le mani, seduto immobile da due giorni, svuotato.
La sua anima era come un deserto bruciante e arido: non sentiva
più il peso della katana sulle spalle, era stato privato
della sua vendetta, della sua ragione di vita, della sua arma contro un
destino avverso e crudele.
Il suo cuore sanguinava ancora, la sorte che aveva colpito la sua
famiglia ancora infieriva su di lui attraverso ricordi che non si
potevano cancellare. Non poteva dimenticare, ma poteva soffocare il
dolore con la soddisfazione di una vendetta compiuta. Da compiersi. Ma
ora era senza la sua katana, ora era inerme contro un destino che lo
costringeva a desistere. Ora era in balia degli eventi, in attesa di
una morte che non aveva scelto lui.
*
Sakura si accorge solo
in quel momento del vento che soffia costante tra le dune, sibilando;
la stanchezza, la rabbia e l’angoscia avevano distolto la sua
attenzione dall’ambiente circostante, ma ora riesce a
percepirlo chiaramente: sussurra cose, cose che lei non vorrebbe
ascoltare. Le bruciano gli occhi, non sa se per i granelli di sabbia
che quello le sputa addosso o se per le lacrime che prepotenti vogliono
uscire.
Guarda a terra, concentrandosi nel trattenerle: sarebbero
l’assurda conferma dei suoi timori non espressi, di quei
sibili che il vento le soffia all’orecchio.
Ti trova ancora
insopportabile, Sakura.
I ricordi si fanno sempre più vividi, la cruda
verità lentamente emerge tra i suoi pensieri.
Nemmeno degna di essere
uccisa, da lui. Insignificante. Inutile. Insopportabile.
*
[Terzo giorno]
Naruto stringeva convulsamente le mani sulle ginocchia, seduto,
digrignando i denti.
“La nostra missione era riunire nuovamente il team 7, era da
anni che ci tentavamo.”
Silenzio.
Era separato dall’Uchiha solo dalla grata della cella, eppure
la distanza tra loro sembrava ancora enorme.
Inspirò a fondo.
“Dimmi ora che senso ha avuto riportarti al villaggio,
Sasuke, se Sakura muore.”
Quello mosse la testa verso di lui, come se volesse guardarlo
nonostante le bende che gli oscuravano la vista.
“Sono un traditore, cretino. Mi condanneranno a morte, la
vostra missione non aveva senso comunque.”
Naruto si sentì ribollire di rabbia: provò il
folle impulso di strappare quella stupida inferriata, di guardarlo
negli occhi, di prenderlo a pugni.
“Sakura si trova in coma da tre giorni, per colpa tua. Ti ha
sempre amato e tu hai tentato di ucciderla. Tuttavia, lei ha sempre
lottato per farti tornare: non ti lascerò morire, lo
farò per lei. ”
Sasuke accennò un sorriso.
“Io non ho più niente a che fare con voi. Lo
capisci, ormai, no?”
Naruto si alzò di scatto, avvicinandosi.
“Ti aggrappi alle tue sofferenze, ti culli in esse, ti
abbandoni alla sete di vendetta. Può essere tutto molto
più semplice, Sasuke.”
Si voltò, tremando, con l’intenzione di andarsene.
“Forse inizio a capire, ma rimango pur sempre uno stupido
ottimista. Quando si sveglierà, tu verrai con me a
incontrarla. Siamo una squadra, nutro ancora la speranza che tu lo
comprenda.”
*
Sakura sente
improvvisamente la vista annebbiarsi, la percezione della sabbia e del
caldo affievolirsi. Spalanca gli occhi in una muta richiesta
d’aiuto, tentando di rimanere cosciente.
Lo spirito la guarda malinconico.
“Non preoccuparti. Stai tornando indietro.”
Sente chiaramente l’amarezza in ogni sua parola.
“Ripara agli errori che hai fatto. Per me è troppo
tardi, tu invece hai ancora una possibilità.”
Sakura fissa stordita l’ombra, in un inaspettato moto di
compassione: è un attimo, in quella frazione di secondo
viene colpita da tutto l’odio che trasuda per colui che
l’ha ferita, da tutto l’amore insensato che
continua ad avere nei suoi confronti, che la trattengono lì,
ad attenderlo. È un’ondata bollente che la
investe, che le scaglia addosso l’assurda verità
che lei non vuole accettare: quei sentimenti appartengono anche a lei,
rivolti a un demone dagli occhi neri, neri come le fiamme
dell’Inferno.
Ripara agli errori che
hai fatto. Per me è troppo tardi, tu invece hai ancora una
possibilità.
“Chi sei?”
“Mi chiamavo Karin.”
Addio…
*
[Quarto giorno]
…“Bentornata, Sakura.”
Il volto di Ino galleggiava stanco e sorridente sopra di lei, distesa
in un lettino. Sentiva il cuore battere, il dolore pulsare in petto: si
era portata dietro tutti i suoi timori, che, ora, non erano un incubo,
ma cruda realtà.
Ha tentato di ucciderti.
Sakura si levò a sedere, afferrando il braccio
dell’amica come sostegno, vagando con lo sguardo nella
stanza, ansiosa e confusa. Si accorse della mano di Naruto stretta
nella sua, calda. Lui le sorrideva, radioso, e in qualche modo riusciva
sempre a tranquillizzarla, ma gli occhi di lei correvano
ancora febbrili nella stanza.
Lo sentiva.
Poi, appoggiato allo stipite della porta, lo vide, incatenato,
attorniato dall’intera squadra anbu. Contemplava quella
incredibile apparizione, rimanendo intrappolata alla fine nel suo
sguardo, ultimo vivido ricordo prima dell’oblio.
La pelle diafana, i capelli corvini, la sua bellezza inumana. Il suo
volto era impassibile, come scolpito in prezioso marmo bianco, ma i
suoi occhi, i suoi occhi antracite ardevano come fiamme. Sakura
desiderò stupidamente che bruciassero non per odio, non per
vendetta, ma per lei sola.
Ripara agli errori che
hai fatto. Riponi il tuo amore in qualcun altro.
Sentiva il calore della mano di Naruto stretta nella sua, calore che,
nonostante tutto, non era mai riuscito a scioglierle il cuore. Solo
adesso si rendeva conto quanto disordine veramente si era lasciata
dietro: aveva illuso lui, aveva illuso se stessa, per anni. Ora lo
sapeva. Guardava Sasuke, il suo più grande errore, grande a
tal punto da essere diventato ragione di vita, semplicemente
perché, ora capiva, per lei tutto iniziava e finiva nel nero
di quegli occhi che aveva di fronte. Quell’unico errore non
poteva essere cancellato. Una parte del suo cuore sanguinava, ma il
Paradiso era lì, l’Inferno anche. Senza di lui,
non c’era nulla, tutto era un deserto, bruciante e arido.
********
Giudizio di Nana°:
Grammatica + Lessico: 9.5
punti.
Quasi del tutto perfetta sia nella parte grammaticale che quella del
lessico. Ho trovato solo qualche imperfezione di punteggiatura
all’inizio della storia.
Stile: 10 punti.
Non credo di poter dire nulla in questo campo che ho trovato perfetto.
Hai utilizzato uno stile molto adatto a una storia come questa.
L’alternarsi dei vari punti di vista non annoia e ti stimola
a continuare a leggere. Molto bene.
Originalità:
9.5 punti.
Molto originale complimenti. Intricato ma originale. Hai fatto
incontrare le due donne più accanite del manga per Sasuke e
le hai messe a confronto in maniera molto innovativa.
Il finale mi ha sorpreso piacevolmente lasciando un finale aperto e un
grande dubbio al lettore.
Attinenza alla traccia: 4
punti.
Dei punti assegnati ho trovato ben sviluppati soprattutto il tempo
visto che l’attesa è il fulcro di tutta la storia
e il luogo visto che il deserto è molto presente. La
citazione l’ho trovata abbastanza presente in tutte le
situazioni raccontate dagli altri. Il personaggio è
ovviamente il protagonista. Il colore mi sembra sia stato il
più trascurato tra tutti.
Caratterizzazione
personaggio: 4 punti.
Sakura è Sakura, non ci sono dubbi su questo. È
la tipica Sakura dello Shippuden, con tutte le sue ansie e tutta la sua
forza d’animo, e nonostante non sopporti questo personaggio
credo di aver imparato abbastanza bene a conoscerla. È una
ragazza innamorata, delusa e speranzosa ma che reagisce sempre con
forza. Dei personaggi secondari ho trovato molto IC Naruto nella parte
del discorso a Sasuke che invece non sei riuscita a rendere al meglio.
Anche Karin ha dei tentennamenti mentre Ino e Shikamaru, nonostante il
poco rilievo, li trovo molto ben inquadrati.
Gradimento personale: 5
punti.
Mi è piaciuta, mi è piaciuta nonostante ci fosse
Sakura. Ed è un’impresa ardua te lo assicuro,
perché per quanto io cerchi di essere oggettiva la maggior
parte delle persone che scrivono su di lei finiscono per farmela odiare
ancora di più per il suo essere il più delle
volte acida e indecisa. Tu invece l’hai vista da una diversa
angolazione e l’hai resa più umana anche se al
punto di morte.
42 / 45
Giudizio di x Saretta x:
Grammatica + Lessico:
8.8/10
Allora: il lessico da te utilizzato mi è molto piaciuto,
è approfondito e vario, in certi punti anche ricercato, ma
senza mai risultare pesante. Per quanto riguarda la grammatica ci sono
due o tre virgole fuori posto e un paio di imperfezioni che mi hanno
costretta a rileggere la frase un milione di volte per capire cosa non
andasse XD
Per esempio, la frase “sarebbero stata l’assurda
conferma dei suoi timori non espressi” la poni in un contesto
di presente, quindi credo sia meglio un
“sarebbero”, in quanto quel “sarebbero
stata” rende comunque un’idea di passato che
può stonare.
Ci sono due punti in cui la punteggiatura è forse troppo
abbondante, in quanto hai posto troppe virgole dove magari serviva un
punto e virgola, creando un momento di confusione per un lettore
frettoloso.
Stile: 9/10
Il tuo stile mi piace. E’ diretto, ma ti soffermi sui
particolari e sul pensiero quel tanto che basta a rendere la storia
completa e per niente noiosa; forse un po’ contorto in alcuni
punti, alla fine riesci comunque a fare luce sull’intreccio,
che hai gestito molto bene.
Originalità:
9.6/10
Devo ammettere che l’originalità qui abbonda.
Insomma, il Sasuke che tenta di uccidere Sakura è un tema
decisamente usato e riusato, ma per il resto mi hai davvero sorpresa.
Specialmente ho apprezzato l’interpretazione
dell’elemento dell’attesa, in quella specie di
limbo da cui prima o poi forse Sakura riuscirà ad uscire.
Comunque la storia in sé è molto originale,
grazie anche alla contrapposizione dei vari spezzoni di giornate dei
personaggi rimasti a Konoha, che rompono quella che può
essere la monotonia dell’attesa.
Attinenza alla traccia:
5/5
Direi che hai seguito perfettamente la traccia, sviluppando con
originalità i vari elementi che ti sono stati affidati.
All’inizio la frase da te scelta, così come
è stata inserita nel testo, mi pareva un po’
forzata; ma devo dire che alla fine ha contribuito a rendere il
significato della storia.
Caratterizzazione
personaggio: 4.5/5
Sakura è Sakura, direi. L’unica cosa che vorrei
sottolineare è che, in una situazione del genere la vedrei
forse più combattiva, un po’ meno arrendevole; ma
nell’insieme la trovo molto somigliante.
Gradimento personale:
4.5/5
Questa storia mi è piaciuta, decisamente.
L’originalità era il punto forte del contest, e tu
l’hai resa molto bene, i miei complimenti. Mi piace veramente
come scrivi, è uno stile che mi ha tenuta attaccata allo
schermo fino alla fine, senza mai risultare noiosa o prevedibile.
41.9 /45
Totale: 41.95/45
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