Numeri
Fortunati
“Perché
diavolo mi hai trascinato fin qui?” chiedi esasperato, quasi ringhiando.
Chiunque di fronte alla tua espressione irata fuggirebbe per puro istinto di
autoconservazione, mentre Layla, contro ogni
previsione, ti intima di tacere con un semplice cenno della mano, assumendo poi
un’espressione vagamente scocciata che raramente hai visto sul suo volto.
Tu, prevedibilmente, hai tutta l’intenzione di ignorarla. “Hai
deciso –senza interpellarmi, tra l’altro- che ti avrei aiutato a
conquistare quell’idiota di Stronghold e,
benché la cosa mi infastidisse non poco, ho evitato di carbonizzarti di
fronte a tutta la scuola solo
perché sei una ragazza” continui. “Poi hai deciso che, per
rendere più credibile la nostra patetica quanto risibile pseudo-relazione, avremmo dovuto perfino parlarci! E ci siamo parlati, no?!” fai una pausa,
cercando di riprendere fiato. Layla alza le spalle;
vorrebbe farti notare che non sei esattamente una persona loquace, ma rimane
zitta, evitandoti questo colpo.
“Anche in quel
momento ho pensato che tu fossi completamente pazza, ma mi sono comunque
trattenuto dall’incenerirti seduta stante. Poi, in mensa, tu e quei casi
umani dei tuoi amici vi siete seduti al mio tavolo. Sai chi si siede al mio
tavolo, oltre a me? Nessuno. E se nessun’altro lo fa, c’è un
motivo!” esclami, calcando particolarmente ultime parole. “Adesso,
invece, non ti fai problemi ad afferrarmi per un braccio e trascinarmi nel
laboratorio del professor Medulla perché mi
devi ‘parlare urgentemente’.
Quindi sarà meglio per te che sia qualcosa di molto importante: qualcun
altro al tuo posto sarebbe già morto” finalmente ti fermi,
riprendendo fiato. La squadri da capo a piedi: non sembra spaventata, solo… nervosa.
“Avanti
Hippie, spara”.
“Sono d’accordo
con te” mormora, mordendosi le labbra, fino a farle quasi sanguinare.
“Questa storia del ballo, fingere di stare insieme…
beh, non ci porterà da nessuna parte; insomma, non otterremo nulla di buono. È meglio che finisca qui,
no? L’hai detto anche tu, è una scocciatura per tutti. E poi odi
Will, odi me, odi tutti i nostri amici: non ho nessun diritto di chiedere il
tuo aiuto”.
“Tecnicamente
tu non hai chiesto il mio
aiuto” precisi, assottigliando gli occhi. “Hai fatto tutto da sola,
senza preoccuparti se io fossi consenziente o meno, preoccupandoti della mia
opinione solo in seguito. In pratica avevi già deciso!”.
Layla ti guarda e arretra di qualche passo, probabilmente
temendo un tuo improvviso scatto d’ira. Ma nonostante tutto, la sua
espressione è indecifrabile. Triste? No, non proprio.
“Non
ci posso credere” sospiri, passandoti una mano tra i capelli e
maledicendo il momento in cui Willi Stronghold e Layla Williams hanno
messo piede alla Sky High.
“Quindi…
che dire? Benvenuta nel mondo dei sensi di colpa, Hippie” la canzoni, senza il tuo solito tono tagliente.
“Io
non mi sento in colpa” si giustifica lei, tentando di riacquistare
dignità, nonostante i suoi accecanti abiti floreali non l’aiutino.
“Solo… non è giusto, ok? Pensavo
fosse un’idea grandiosa, speravo che Will si accorgesse di me, ma ho
capito una cosa: quando si gioca sporco, raramente si ottiene ciò che si
vuole”.
“Grande
massima” sbuffi, stanco. “Ora mi dirai i miei numeri
fortunati?”.
“Pensavi
forse di essere l’unico a sfruttare i messaggi dei biscotti della fortuna
per apparire più saggio?” ti deride Layla,
abbozzando finalmente un piccolo sorriso. “In ogni caso stai attento i
giorni 4, 6, 18 e 25, sai, c’è Venere in Saturno. Mentre ti si
prospettano nuove possibilità… uhm… il giorno 9”.
Ti serve un
attimo, ma poi te ne rendi conto.
“Un momento, il 9
è oggi”. A queste
parole, Layla sorride timidamente.
“Davvero?!”
domanda successivamente, fingendosi genuinamente sconvolta. “Ma non mi
dire!”.
Basta un
secondo, anzi, una frazione di millesimo di secondo. E, in quella frazione di
millesimo di secondo, tutte le vostre conversazioni, i vostri sguardi e le
vostre espressioni acquistano in significato ben preciso. Ora tutto ha senso. Comprendi
la rabbia nei confronti di Stronghold, il senso di
colpa di Layla, l’assurdità di fingersi
una pseudo-coppia e –è dura ammetterlo-
le vostre discussioni.
Aprendo gli occhi,
anzi, spalancandoli per la prima volta, senti di capire. L’illuminazione
spesso da risultati impensabili ai più, e tu non hai la minima
intenzione di sprecare altro tempo.
Le posi le mani sui fianchi, spingendola
contro un tavolo cosparso di provette e liquidi dalla dubbia provenienza e,
prima ancora che lei possa accorgersi di ciò che sta accadendo, la baci.
Evidentemente non le dispiace che tu abbia preso questa iniziativa, lo deduci
dal modo in cui ti cinge le spalle, nel tentativo di annullare la distanza fra
voi. Nemmeno tu hai una vaga idea di come siate giunti a quel punto, quasi sdraiati
sul banco degli esperimenti; la psichedelica
maglia di Layla sembra essere stata risucchiata da un
buco nero, mentre l’orlo della gonna le arriva ormai alla vita. E, mentre
lei ti slaccia i pantaloni -Dio,
proprio in quell’istante- e tu sei ancora impegnato nell’operazione
“capire-come-funzionano-i-gancetti-dei-reggiseni”,
ecco che accade l’inimmaginabile.
La
riconoscibilissima sagoma del professor Medulla fa
capolino dalla porta che, ingenuamente, avevi creduto chiusa a chiave.
“Peace, Williams. Nel mio ufficio. Ora”.