Red
Lemon
Autore:
ellephedre
Disclaimer: i
personaggi di
Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di
proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.
1
- Rei/Yuichiro I
Seguito della
scena
Rei/Yuichiro nel capitolo 12 di 'Verso l'alba'
«Hmm...»
Non aveva mai emesso suono più soddisfatto.
Espirò piano, rilassando la schiena
inarcata fino a
riappoggiarla sul futon, sentendosi meravigliosamente spossata,
incredibilmente viva.
Vitale era il suo respiro ancora irregolare, il calore del
peso premuto
contro il suo torso, la gamba abbracciata a quella di lui e la
mano che era risalita a massaggiargli una spalla. Addirittura vibrante
era il soffio
caldo sotto l'orecchio, sulla sua
pelle appena umida,
ancora in grado di farle ricordare l'ultimo degli
spasmi che le avevano fatto aprire la bocca in un muto lamento di
piacere. O forse era rimasta in silenzio solo metà delle
volte.
Ora sapeva che il bollore, nato e cresciuto dove
continuava la
migliore delle unioni, si era espanso dentro di lei fino a toccare la
punta di ogni suo singolo dito, spingendola a dissolversi in un mondo
paradisiaco di pura freschezza dei sensi. Certo,
poteva essere il freddo generato dalla mancanza di coperte a creare
l'effetto, ma per lei era fresco e gradito anche il calore che
persisteva, intenso, sopra il suo corpo e dentro il suo
corpo.
Avrebbe potuto vivere
per sempre in quel modo, preda di contrastanti temperature, una cosa
unica e sola con l'amore della sua vita.
Il romanticume della smanceria mentale la fece sorridere, ma
non come
il bacio che arrivò sulla sua guancia.
Usò le mani per incorniciare il volto di Yuichiro.
Si
riempì di un sorriso
pigro,
di
un sussurro ricco di sensazioni. «Perché le
mordevi tanto?»
Sollevò la testa, di quel tanto che
bastava a posare un bacio leggero sulle labbra di lui, più
scure
proprio a causa del tormento subito. Colpita da un nuovo
brivido, vi indugiò
più di quanto avesse voluto, ma Yuichiro ricambiò.
«Per farmi un po' male.» Parole soffiate
contro la
bocca ancora
sensibile. «Per distrarmi.»
Distrarsi?
«Da me?»
Lui scosse piano la testa. «Da questo.»
Premette in
avanti le
anche.
Rei trasformò il respiro mozzato in un sorriso ma
Yuichiro
non
fece in tempo a imitarla: spalancò gli occhi di
colpo, infilando una mano tra di loro e scostandosi rapidamente.
Rei si sollevò sui gomiti. «Cosa
c'è?»
«Questo.» Le mani di lui trafficarono con
la
protezione che aveva
usato, sfilandola. «Avrei dovuto farlo subito.»
«Bisogna farlo subito?»
Lo
osservò
mentre si dirigeva verso il
cestino all'angolo della stanza.
«Sì, altrimenti...» Prima di
tornare
indietro, lui rimase a
guardare la propria mano. «Non ti ho fatto male,
vero?»
«No» sbuffò lei. Quante volte
doveva
ripeterlo?
Yuichiro si sfregò le dita preoccupato,
poi si
diresse
verso la scrivania. Nel momento in cui iniziò a usare un
fazzoletto, Rei comprese il problema; saltò in ginocchio e
fissò il punto del futon su cui si era sdraiata. Le
scappò una smorfia.
Lui tornò indietro. «Non è
niente.»
Non era quello il problema. «Diventerà
qualcosa se
rimango
sdraiata.»
Gonfiò le guance per contenere lo
sbuffo. «Che
noia!» Si
allungò a prendere i vestiti dal pavimento.
Yuichiro fu cauto. «Cosa?»
Lei si buttò addosso la felpa. «Dovermi
alzare
adesso!» Avrebbe voluto riposare beata! Tornò in
piedi e
cercò la gonna a pieghe, trovandola alle sue spalle.
Per solidarietà, Yuichiro iniziò a
sua
volta a
raccattare i propri indumenti.
«No, tu sta' qui.» Rei allacciò
la
gonna. «Vado
in bagno e torno.»
Finì di dirlo e rimase a guardare il futon non
più
immacolatamente bianco. Sospirò, scocciata e
quasi depressa.
«Lo
cambio.»
Yuichiro sorrideva, con l'ovvio intento di
consolarla. «Ne
ho un altro.»
«Va bene» disse lei, aggrottando la
fronte.
Uscì a passi
pesanti
nel corridoio.
Certo che era davvero una noia! Come si poteva essere
costretti a
pensare a cose tanto materiali in momenti come quello? Fino a poco
prima aveva ignorato il mondo intero, proprio come doveva essere e
ora... Roteò gli occhi al cielo. Uffa. Era stata
così bene sotto le coperte, al caldo. Invece ora era
fuori a congelarsi le gambe nude.
«Aspetta.»
Si girò e trattenne una risata. Senza l'hakama, la
tunica era un capo di vestiario piuttosto ridicolo.
Yuichiro la teneva unita con una mano sul fianco. La raggiunse in
quello stato. «L'ho già trovato.»
«Cosa?»
«L'altro futon.»
Lei emise un sospiro sconsolato. «Non è
quello il
problema. Mi ha dato fastidio
doverci
interrompere.»
Attese di sentirlo concordare con lei, ma non udì
altro che
silenzio. Cercò il suo sguardo e trovò
un'espressione
dubbiosa.
«... ci siamo interrotti?»
Rei rese gli occhi sottili.
«Stupido.»
Lui si irrigidì. «Scusa.»
«Non sai neanche per cosa ti stai
scusando!»
«Per averti fatta arrabbiare.»
Lei serrò gli occhi. No, non
voleva arrabbiarsi adesso. «Vado
in bagno.»
Fu trattenuta per un polso. «Mi dispiace.»
Lui ancora non aveva capito niente e forse fu per quello che
il suo
pentimento le sembrò particolarmente onesto. «Sei
fortunato solo perché sono ancora di
buon
umore.» E
perché lo doveva a lui.
Lo circondò con le braccia, premendosi felicemente
contro la sua
tunica slacciata. Si ritrovò a desiderare di non avere
addosso
la felpa. «Dammi un bel bacio e ti perdono.»
Con le labbra piegate all'insù, lui unì
la bocca alla sua.
Il bacio
fu lento, languido. Tenero, tutto quello che lei avrebbe voluto nella
pace dei sensi di poco prima, loro due stanchi e ancora uniti, a
riposare insieme sotto un'unica coperta.
Lo perdonò completamente, ma proprio
perciò lo
bloccò
appena tentò di allontanarsi da lei. «Pensavo
più a un
bacio
come quelli... di prima.» Tirandolo giù per il
collo, iniziò a dimostrare
cosa
intendeva.
A Yuichiro tornò l'acume adoperato con grande
ingegno nella
sua
stanza, sul futon. Nel bagno, qualche giorno addietro. Sul letto di
lei, coi vestiti ancora indosso. Le infilò la mano sotto la
felpa e non perse tempo a toccarla
esattamente dove le serviva.
Rei mordicchiò le sue labbra, le leccò.
«Sembra
quasi troppo facile.»
«Che
cosa?»
Lui fece andare il pollice
avanti e indietro sullo stesso giustissimo punto, sfiorandola di
proposito con l'unghia.
Lei serrò gli occhi, mangiandosi un gemito.
«Sai
da quanto
volevo che lo facessi?» Lui aveva una minima idea di
quanto
le fossero
sembrati
lunghi i mesi trascorsi a desiderare che le sue mani la toccassero
dappertutto?
«Da agosto.» Yuichiro si fermò
e sorrise trionfante.
«Dalle vacanze?»
Lui annuì. «Da quella volta sulla
spiaggia. Ho
immaginato
tante volte di poterla continuare.»
Rei fece entrare una mano dentro la
sua tunica
aperta. Passò le dita sulla sua schiena.
«Anche io,
però...
no.
Lo volevo da prima.» Per quanto fosse stato quell'episodio ad
amplificare l'intensità del suo bisogno.
Stringendola forte per la vita, a diretto contatto con la sua
pelle, Yuichiro riprese il bacio e la carezza.
«Dall'inizio?»
Non proprio, ma l'ombra del pentimento che aveva
agognato di
sentire quasi la convinse a dire di sì. La
verità era
un'arma
migliore. «Avrebbe potuto succedere dall'inizio. Non avrei
detto
di no.» O
un rifiuto si sarebbe trasformato in un assenso nel giro di un'ora al
massimo.
Yuichiro rilasciò un lamento. Abbandonò
la sua
bocca
solo per andare a tormentarle la mascella. Vicino all'orecchio le
premette i
denti sulla pelle, vorace.
Rei si morse le labbra. «Anche prima.»
«Cosa?»
Le scappò un sorriso. «Solo in
un
momento di
assoluta
pazzia, però...» Prese il suo viso tra le
mani:
voleva
vedere la reazione di lui fin nella più piccola sfumatura.
«Una
notte ho fatto questo strano sogno. Un anno fa, più o meno,
in estate.
C'ero io che dormivo
nel mio letto e mi svegliavo perché qualcuno era con me e mi
stava...
toccando. Sotto il pigiama. Non sapevo chi, non m'importava.»
Yuichiro aggrottò la fronte in un'espressione
talmente
gelosa da
strapparle una breve risata.
«Su, era un sogno. Continuava con lui che mi
accarezzava dove
non
avrei fatto mettere le mani a nessuno. Forse per questo
era
così... eccitante.» Un sogno erotico in piena
regola, che
lei
non aveva né cercato né voluto, giunto dal nulla.
Lo aveva capito anche Yu, ma continuò
ad
ascoltarla ritroso. Non era certo di voler sentire la storia fino
alla fine.
Lei era talmente sicura che la conclusione gli sarebbe
piaciuta che
decise apposta di accentuare la piccola tortura. «Sai, l'ho
lasciato fare.
Anche quando si è messo sopra di me: volevo che continuasse.
Persino nel sogno trovavo incredibile che stesse per succedere sul
serio.» Prima di allora non si era mai addentrata con tanto
dettaglio
nell'esperienza del sesso o, quantomeno, nelle sensazioni che avrebbe
potuto provare nel mentre; nel sogno erano state oniricamente
impalpabili e, proprio perciò, particolarmente intense.
Yuichiro strinse la labbra tra loro. «Vuoi dire che
il
giorno dopo
sarebbe
stato
facile avvicinarti?»
«No. Voglio
dire che
quando lui ha... iniziato,
è stato fantastico.»
Il braccio che la teneva per la vita
s'irrigidì con chiara impazienza.
Il divertimento di lei
crebbe
di un altro grammo. «Così tanto che finalmente ho
voluto
vederlo
in faccia e... be', eri tu.»
Yuichiro perse ogni tensione. «Come?»
Il sorriso crebbe fino a prendergli metà
faccia.
«Io non
ridevo. Mi
sono
svegliata di colpo, con un'incredibile voglia di prendere a schiaffi
prima me e poi te. Ma te più forte.» Infatti il
giorno
seguente
lo aveva trattato talmente male da farlo scappare dal tempio prima
dell'ora di pranzo.
In quel momento invece lo colpì al petto con
l'indice.
«Non
gonfiarti troppo. Avrò scelto te perché mi stavi
sempre
intorno e non mi dispiacevi.» Se l'era spiegato in quel modo
per
tantissimo tempo e, oggi come allora, era ancora convinta che fosse la
verità, salvo una piccola parte che nascondeva un'altra
spiegazione. Un anno addietro per lei era stata insignificante, ma
adesso
quella ragione che non aveva voluto vedere era diventata la sua
realtà.
Yuichiro aveva ancora l'espressione di uno che aveva scalato
l'Everest.
«È
successo
una volta sola?»
«Be'...»
Lui nascose una risata contro il suo collo, riprendendo a
stuzzicarla su quel punto ma soprattutto sotto la felpa.
Rei spezzò un sospiro.
«Un'altra volta
solamente.
E non siamo andati tanto in là.»
«Ma ci andremo dopo. Di nuovo.»
Quella sì che era una buona idea.
Si librò un'aria un gorgoglio di protesta.
Yuichiro
si
staccò da lei, ma si beccò lo stesso una spinta
giocosa.
«Tu e il tuo stomaco!»
Lui si massaggiò la nuca, colpevole. «Ho
fame.»
In fondo anche lei era un po' affamata. «Allora vai
a servirci da
mangiare.»
«Agli ordini!» Yuichiro portò
la sua
allegria oltre l'angolo
del corridoio.
Serena, lei si diresse con calma
verso il
bagno.
Dopo mangiato, si sentiva una Rei nuova.
Sistemò nel lavello le
ciotole sporche e tornò in salotto, stiracchiandosi
sulla soglia. Strofinò un polpaccio nudo con l'altra gamba:
aveva indossato gli slip ma le calze le erano sembrate superflue.
«Dormiamo nel mio letto stanotte. Anche se è
stretto,
è
più comodo.»
«Va bene.» Yuichiro si era sdraiato, la
schiena
contro il
pavimento e le braccia dietro la testa. Per lui quella era la posizione
del relax. Aveva legato senza troppa attenzione la tunica al petto e si
era rimesso i pantaloni.
Lei andò a sedersi accanto a
lui, le
gambe
incrociate. Con dita leggere, giocherellò con la frangia
disordinata sulla sua fronte. «Davvero non trovi
scomodo il tuo futon?»
Lui chiuse le palpebre, sereno. «No. Però
se vuoi
posso
comprarne uno più imbottito.»
Sarebbe stata una mossa sfacciata. «Il
nonno
troverebbe
sospetto
vedertelo cambiare all'improvviso.» Il pensiero della
reazione la fece sorridere.
Yuichiro annuì, divertito quanto lei ma per fortuna
non
più
tanto preoccupato di fronte a quell'eventualità.
«Forse
sì» le disse.
Rei si sporse sopra di lui, facendogli ombra. «Come
pensi di
fare
quando tornerà?» Naturalmente avrebbero dovuto
usare
maggiore
discrezione, ma sperava di evitare momenti di frustrazione come
quelli dei giorni precedenti. Anzi, voleva assicurarsene già
ora.
Pensieroso, Yuichiro sollevò entrambe le
sopracciglia.
«I
pomeriggi?»
La domanda di lei era stata più ampia,
ma la
mente di lui si era chiusa su un'unica questione. Sin da
prima, sorrise.
«Cos'ho detto?»
«Niente.» Si sdraiò accanto a
lui e per comodità
sollevò le gambe, sistemandole sopra il tavolo basso.
Osservò il soffitto. «È un
peccato non poter dormire
sempre
insieme.» Come aveva scoperto solo da poco, potersi
addormentare
stretta a lui era particolarmente riposante per lei,
nonostante la durezza del pavimento
sotto il
futon. Forse voleva troppo dalla vita, ma doversi limitare in desideri
tanto naturali le sembrava insensato.
La vera insensatezza, si
rese conto, stava nel non voler tener conto del resto del mondo.
Yuichiro si girò su un fianco, circondandole lo
stomaco con
un
braccio. «Abbiamo questi giorni.»
Questo sì.
«E poi una vita intera.»
Anche quello sì.
Eppure, riuscire a pensare con
tanta
tranquillità a quanto mancava perché quel giorno
arrivasse... «Certo che ne hai di pazienza.» Ma di
che si
stupiva? Lui era campione nell'attendere.
Yuichiro abbassò la fronte sulla sua, gli occhi
chiusi.
«Fino ad
ora pazientare mi ha portato le cose migliori.»
Lei, loro. Sì. Il meglio.
Nelle narici le entrò l'odore del viso di lui: non
aveva mai
tentato di
paragonare quell'essenza a niente, poiché nulla le faceva
provare l'impulso
di strofinare il naso e... aspirare; chiudere gli occhi e aspirare,
felice solamente di poterlo fare.
Gli sfiorò il naso col proprio.
«Perché
hai aspettato?» Persino in assenza di promesse, di speranze.
No, le
cose non
erano andate proprio così. «È vero che
all'inizio
ti avevo
fatto capire che c'era... qualcosa. Ma dopo no. Non
più.»
Per
niente, o quasi. «Perché hai continuato ad
aspettare?»
A lui bastò una breve riflessione.
«Pensavo
di essere quello giusto.»
Lei inclinò la testa.
«Sentivo che... Vedevo
che
con
me stavi bene, Rei. Quando parlavamo. Quando non dicevamo niente. Tu
eri
quella giusta perché ti capivo. Sentivo di comprenderti e
di sapere
quello che provavi, sempre. Non quello che sentivi per me, ma tutto il
resto... sì. Ho aspettato perché...» Le
liberò la
fronte dai capelli. «Mi cercavi. Per dirmi com'era andata la
tua
giornata, per chiedermi com'era andata la mia. Non era niente di
importante, però eri contenta di poterlo fare, di avermi
con
te. Ti rendevo felice. Continuavo ad aspettare perché
pensavo
che nessun altro ti avrebbe reso così felice e... be', era
più
realtà che fantasia, ma io la trattavo come una fantasia
irraggiungibile.»
Rei gli accarezzò la guancia. «Non
è
più
una fantasia.»
«No.» Sereno, lui
tornò ad appoggiarsi sul fianco, usando un braccio per
portarla con
sé. «Poi... c'era un'altra cosa. Volevo
essere
quello che ti avrebbe convinto.»
Convinto? «Di cosa?»
«Volevo convincerti che non dovevi fare niente per
farti
amare, che potevi fare
tutto il contrario: sgridarmi, arrabbiarti o ignorarmi e io non ti
avrei
mai trattata nello stesso modo.»
Poche parole che le aprirono un mondo di chiarezza.
Ricordando,
sospirò. «Mi faceva male
quando ti arrabbiavi con me, anche solo un poco e... ti
allontanavi.»
Piuttosto che farlo notare a qualcuno, se stessa compresa, a quel tempo
avrebbe preferito la morte. Non si era detta che era stata lei a
provocare una qualsiasi reazione di fastidio in
Yuichiro, aveva sempre dato la colpa a
lui: la colpa di averle dimostrato che era in grado di non tenere
più a lei, anche di pochissimo, proprio come lei aveva
sempre
sospettato... temuto. Però...
Modellò la mano su un
lato del suo viso. «Era... assurdo
accontentarti di
sacrificarti in
quel modo.»
«Già. Non andava bene, per questo verso
la fine
avevo iniziato a
deprimermi.»
Da lì era nata la rabbia del momento del loro quasi
saluto,
quello che avrebbe potuto separarli per sempre e farle più
male di
quanto
avesse potuto immaginare. Il pensiero di rimanere da sola -
perché le
era sembrato di rimanere da
sola -
era diventato un focolaio di tristezza che si era nascosta con
coraggio, pronta ad affrontare la partenza di lui, a rispettare
ciò che aveva deciso per il futuro che gli apparteneva.
Yuichiro non aveva spostato lo sguardo da lei. Più
che un
sorriso,
le
sue labbra increspate le ricordarono una lontana amarezza.
«Tu
avevi
iniziato a uscire con altri e io avevo cominciato a sentirmi tradito,
anche se non ti avevo mai chiesto nulla.»
«Basta.» Lo baciò.
«Non dovevi
sentirti così, perché qui» gli prese
una
mano e se
la
portò sul
petto, premendola, «qui c'era posto solo per
te. Quando
sono
stata tanto stupida da provare a farci entrare qualcun altro, non ha
funzionato.» Amava molte persone, ma era innamorata di una
sola di loro.
A lui spuntò in volto quel misto di
sorpresa e
assoluta
gioia nato solo in pochi altri momenti. Quello stessa sera ad esempio,
dopo che lei gli aveva detto...
"Quando non sei
con me,
mi ricordo di quello che fai o dici e penso... 'quanto lo amo'."
Yuichiro accoglieva frasi come quella come se fossero una
continua rivelazione,
un dono.
In realtà l'unico regalo lo aveva ricevuto lei, per
la
fortuna di avere lui nella
sua vita.
Ogni frase melensa, romantica e sdolcinata che avesse mai
immaginato smise di avere una minima qualità negativa: le
sentì sulle labbra come fossero parte di lei.
«Sarà vero per
sempre.» Catturò la sua bocca, immergendosi in
loro due,
staccandosi solo un momento. «Ti
amo, ti amerò sempre.» Infilò le
mani dentro
la sua tunica, scostandola di forza, per toccarlo e sentirlo sotto
le
mani e le dita, caldo e vero e lì, lì.
«Non
smetterò mai ed ero felice solo perché c'eri
tu-» Non
riuscì più a parlare, la bocca intrappolata,
consumata
d'amore.
Mi fido e non
voglio che
mi provi più niente.
Lo schiacciò contro il pavimento, sotto di
sé,
mentre le
braccia di lui coprivano per intero la sua schiena nuda, sfilandole poi
di fretta la felpa da sopra la testa.
Lei affondò i fianchi contro il suo bacino e gli
ricadde
sopra, i seni contro il suo petto, i seni nelle sue mani,
l'ansito nella sua bocca e di nuovo i fianchi premuti forte
verso
il basso, contro di lui.
Ti appartengo e
tu
sei mio.
Tenendola salda, Yuichiro fece scattare le anche verso l'alto.
Non
le
abbassò più, usò le mani aperte per
muoverla
contro di lui, la presa salda sui suoi fianchi. Rei usò il
proprio peso per sfregare
più
forte e meglio e di più, ancora. Prigioniera
delle sensazioni, gli passò una mano su e
giù per lo stomaco teso. Le
sue
dita, rese
esperte dal bisogno, lo graffiarono appena, si diressero di sotto, a
slacciare un dannato bottone - o per caso era più
semplice
abbassare la cerniera?
Con un colpo di reni, Yuichiro girò entrambi di
lato.
Trafficò da solo,
ancora
sdraiato su un fianco, fino a che non scattò in
ginocchio per
levare l'impaccio dei pantaloni. Sembrò sul punto di
abbassarli
solo a metà coscia quando d'improvviso la vide lavorare alla
propria
gonna;
usò quell'attimo per sedersi e liberare completamente le
gambe.
Si scontrarono a metà strada, ma a Rei
sfuggì la
volontà di lottare e si abbandonò
all'indietro. Lo
catturò per la vita con una gamba, massaggiò
la parte
bassa della sua schiena, sul centro, scese di poco e aprì il
palmo su ciò
che era completamente suo.
Lui si spinse contro le sue gambe, e se non fosse
stato per la
stoffa
sottile degli slip- Non ci fu più, ci furono le sue dita,
dentro, che la trovarono pronta, ardente e stretta, tanto stretta
perché due
sole bastarono a farla sentire così-
Tolsero insieme l'impedimento degli slip, le gambe di lei
prime
sollevate in alto,
quindi piegate e poi aperte.
Si afferrarono l'un l'altro con le braccia, si
tennero
stretti. Con un affondo si completarono.
Rei abbandonò la testa all'indietro, il respiro
perso, il
bassoventre in fiamme. Era
così diverso da
prima, tanto più spontaneo, il
contatto
tra loro finalmente diretto, senza alcun ostacolo a-
Si irrigidì come una tavola. Iniziò a
dimenarsi,
acquisendo rapidamente convinzione.
Yuichiro si sollevò sulle braccia tese, allarmato.
«Cosa?»
Lei gli piantò i palmi sul petto.
«Togliti!»
Tentò di
scivolare all'indietro, ma ci riuscì solo quando fu lui a
spostarsi.
Yuichiro rimase a fissarla, il respiro veloce e gli occhi
sgranati.
«No, non-» Col fiato corto, lei
agitò
una
mano tra loro. «Non stavamo usando-» Chiuse la
bocca aperta,
inspirando un'ultima volta. «Niente.» Che idiota!
Lui si raggelò. Come attraversato da una
scossa, scosse convulsamente la testa. «Mi
dispiace! Non ci ho pensato, veramente!»
Inorridì. «Non l'ho fatto apposta!»
«Finiscila, lo so!» Rei si premette le
mani sugli
occhi, piegandosi in
avanti e rannicchiandosi nel tentativo di fermare il tremolio
che partiva in mezzo alle gambe. Era quasi doloroso.
«Che
frustrazione!» Sbatté
un pugno sul pavimento.
Yuichiro si lasciò sfuggire una
risata stentata.
«Cos'hai da ridere?!»
Lui si allungò ad afferrarle un polso.
«Niente,
corriamo. Di
là.» Si alzò in piedi, senza lasciarla
andare.
Rei si ostinò a rimanere seduta. «Ora
sì che ci
siamo
interrotti! Non sarà la stessa cosa!» Lei rivoleva
il
momento di
prima, dannazione!
Lui sorrise apertamente.
Indietreggiò
piano,
quasi trascinandola. «Sarà meglio, vedrai.
Per te
subito,
prometto. Devi solo alzarti.»
La stava prendendo per stupida? «Dovremo
ricominciare
daccapo!» Si
alzò, riprendendosi il braccio con uno strattone.
«Non sarà come qui.» E
lì era stato perfetto,
senza inibizioni e pensieri, puro bisogno e amore.
«Cavolo» sbuffò sconsolata. Gli
girò
attorno e
uscì
mestamente nel corridoio.
Yuichiro le camminò davanti, i lembi della tunica
aperta che
gli
svolazzavano intorno. «In ogni caso vinci tu, non vedi?
Potrai
dimostrarmi che hai ragione, ma se lo dimostrerò io sarai
più contenta.»
«Come fai a essere così
allegro?»
Non sentiva anche lui il dolore
fisico
dell'interruzione? A guardarlo pareva di no.
«Facile.» Yuichiro accelerò il
passo. «Tempo un
minuto e riprendiamo da dove ci eravamo fermati!»
Sparì oltre l'angolo del corridoio, quasi di
corsa.
Tra la risata e l'esasperazione Rei scelse una via di mezzo.
Avanzando si sfregò le braccia con le mani,
tentando di
proteggere il corpo nudo dal freddo del
corridoio. A pochi metri dalla stanza di lui pregò che
Yuichiro
avesse
ragione,
perché lei aveva un'insaziabile necessità di una
singola volta
dove non ci fosse una sola interruzione - né prima,
né dopo, e di certo non durante.
Oltrepassò la porta della camera, trovandosi
davanti la
luce spenta e il
futon vuoto. Girò la testa di lato e sussultò,
placcata di sorpresa. «Ah-!»
«Presa!» Yuichiro la afferrò
per la
vita e non
fece nulla per
fermare
lo slancio.
Ricaddero entrambi sul
futon, su un fianco. A lei uscì l'aria dal corpo.
Appena ritrovò
il respiro, lei riuscì solo a ridere. «Quanto sei
stupido!»
Anche lui era scosso dalle risa.
«Sì.»
Le lasciò scivolare
la coda
bassa dalle spalle e si avvicinò.
«Stupido per
sempre»
sussurrò, prima di serrarle le labbra con le sue.
Rei si dondolò contro di lui, pervasa
più
dall'affetto
che dall'eccitazione. Ugualmente, non si stupì di
non
sentirsi più scontenta.
Si sentì prendere una mano, piano. Lentamente,
Yuichiro se
l'appoggiò sul petto. «Anche qui ci sei solo
tu.»
Fu dolce il calore che iniziò a riversarsi dentro
di lei. La
portò ad accarezzare la pelle sotto le sue dita col solo
tocco
dei
polpastrelli.
«Da tanti anni e per tanti anni ancora.»
Anche nella penombra riusciva a vedere che Yuichiro
stava cercando altre parole. La luce fioca si rifletté su
una sua
piccola scrollata di spalle,
sui denti scoperti da un
sorriso. «Sono solo contento che mi ami anche tu. Mi sento lo
stupido
più fortunato dell'universo.»
Macché
stupido, sorrise lei. Aveva ricostruito l'atmosfera di prima.
«Voglio
farti sentire
ancora più fortunato.» Sfregò una gamba
contro la
sua.
«Sì.» Lui le
accarezzò la
schiena, dal collo fino
alle
natiche, creando una scia di brividi. «Però devo
dirti che
non
aspetterò per questo.»
Ma certo che no. «Non aspettare.»
«No,
non ora.
Sempre. Il resto, parole e gesti, li aspetterò per sempre.
Voglio aspettarli, ma questo no.»
Rei non comprese del tutto, ma sentì il sangue
scaldarsi.
«Di questo ho bisogno.» Yuichiro la fece
ricadere sulla
schiena, con tanta
naturalezza da farle pensare di averlo deciso da sola. Ma fu una totale
sorpresa, un rapido e felicissimo trauma, sentirlo entrare dentro di
lei fino in fondo e senza pause, quasi fosse semplicemente tornato al
proprio posto. L'unione non fu più diretta, ma per lei
fu difficile rendersene conto. Ansimò
e appoggiò un lungo
bacio sulla mascella di lui.
Alle parole di Yuichiro mancò l'equilibrio, il
respiro.
«Che
idiota ad aspettare.» Nascose il viso nei suoi capelli e non
si allontanò, si
limitò a spingere piano, a premere.
Rei sentì ogni muscolo vibrare, tendersi e
agognare.
Fissò le piante dei piedi sul futon, tentando di trovare un
appoggio per- Essere preceduta di nuovo fu favoloso.
Per errore un bacio di lui le arrivò sul naso.
«Questo
è vivere.» Sulla bocca. «Quando prendo
te, prendo noi.»
Rei non desiderò altro che appropriarsi di
quello che
creavano
insieme, sensazioni a cui non furono più necessarie parole.
Abbandonando la testa di lato, si torturò il labbro
inferiore, trovando un ritmo lento e intenso per le proprie anche che
si
sollevano, ogni movimento un'esplosione controllata dei sensi. Le
deviazioni improvvise dall'ordine le causavano scosse
interne di tale potenza da spingerla a creare sorprese proprie.
Giocarono uniti e giocarono bene, così
meravigliosamente che
per lunghi
istanti lei si ritrovò a ridosso di quell'orlo che prima
aveva sfiorato. Non andò avanti, ma
soprattutto
non
tornò indietro e la tensione pronta a sciogliersi, stretta e
rovente
dentro il suo corpo, rimase lì, a permetterle di godersi il
massimo
piacere possibile a mente ancora lucida. Yuichiro tentò di
farla
saltare oltre, ma lei si affezionò talmente a quel
momento
da
aggrapparvisi inconsciamente: era fantastico poter
assorbire e gustare anche la più forte e intensa delle
ondate,
sapendo che ci voleva un niente per andare più in
là. Ma
ancora no, non ancora.
Yuichiro le soffiò sugli occhi una domanda incerta.
«Va
bene?» Non
smise di premere contro il suo corpo.
Muta, lei si limitò
ad annuire velocemente, persistendo
nel sollevare i fianchi contro i suoi.
Lui si fermò all'improvviso, alzandosi sulle
braccia e allungandosi di fianco.
Rei gli artigliò la schiena.
«Nonono...»
Basta interruzioni,
basta per favore.
«Un attimo.» Ansimava anche lui, il fiato
corto e
il respiro
difficoltoso. Le trascinò qualcosa prima accanto e poi sotto
il
bacino, cercando di sistemarlo sotto le sue natiche.
«Che cosa-?» Col solo scopo
di riprendere subito Rei lo aiutò a
farle sollevare i
fianchi sopra il
voluminoso cuscino, ma quando vi si
appoggiò trovò scomoda la nuova posizione,
il
baricentro del suo corpo sbilanciato. «No» si
lamentò,
mentre
lui tornava a modellarsi sopra di lei.
«No?» si sentì chiedere,
proprio quando
i vantaggi della
nuova angolazione divennero chiari.
Non gli rispose a parole; puntò le dita dei piedi
sul
futon
e tirò su il ventre. Il piacere acuto e infinito
uscì nel
gemito di un'unica sillaba. Sentendosi precipitare, si
afferrò
al corpo sopra il suo con entrambe le braccia.
Con un disperato ansito di sollievo e puro godimento, Yuichiro
si
incastrò dentro di lei più a fondo, in modo quasi
sconosciuto. Si ritrasse e poi trovò di nuovo il centro
ignoto,
ma soprattutto il punto sopra e fuori, che massaggiò
involontariamente con l'intero corpo e peso.
Dentro di lei si bloccò ogni funzione, sopra di lei
ci fu il
suono di denti che scattarono a stringersi.
Yuichiro prese a muoversi come se volesse plasmarla, spingendo
in
continuazione senza più strategia, ordine o pensiero. Ne
dimostrò un ultimo solo quando le afferrò
confusamente
l'incavo di un ginocchio, spostandolo verso l'alto e fuori.
«Ah-Ahh...!» Rei si tenne al pavimento
sotto il
futon, entrando nel
mondo dove contava solo che fosse lì,
così e più
forte e di più, perché al diavolo la
roba di prima, ora lei doveva
andare oltre. Doveva arrivare là sopra, annegarci, pulsare
non
più dentro in fondo ma dentro lì-
Si tese con tutto il corpo e catturò il primo
spasmo con un
grido sordo, un sussulto improvviso. Gli altri catturarono lei,
incatenandola a se stessa su un unico punto, fino a che non la
intrappolò di forza anche il braccio sotto il suo bacino,
quello
che
la tenne ferma per spinte che assecondarono, vinsero e conquistarono
ogni singola contrazione, con indomabile certezza.
Le ci volle qualche
lungo istante di indimenticabile piacere per tornare a udire il respiro
imprigionato nel petto di lui, per capire che Yuichiro aveva
semplicemente
iniziato a perdersi in lei. Lo circondò con le
gambe alte, godendosi le ultime fitte di
delizioso oblio, donandogli se stessa.
Lo accolse, prese lui e prese
loro, insieme. Domò l'impeto di entrambi, lo visse appieno
fino
all'ultimo momento.
Già stretto com'era tra le sue braccia, lui non le
cadde
addosso. Fermandosi, rimase semplicemente nella stessa posizione,
stremato.
Lei si dissolse nel calore della calma. Lasciò
scorrere
lentamente il naso sulla guancia di lui, inspirando. Inspirando e
sorridendo.
Sollevando la testa, Yuichiro le regalò
un'espressione
felice e
stremata, ma fece pressione sulle braccia e si allontanò
come la prima volta.
Delusa, Rei ne comprese il motivo. Si
aspettò
di vederlo in piedi, che attraversava la stanza, ma lui non si
alzò: si limitò a girarsi di fianco, verso il
lato opposto del futon.
Seguì un
suono di plastica e di carta leggera e poi... basta. Yuichiro
tornò
da
lei.
Rei fece rivivere il sorriso. «Che hai
fatto?»
Lui terminò di sdraiarsi. «I fazzoletti.
Prima li
avevo
messi per
terra.»
Oh. Ottima soluzione.
«Così non mi devo alzare.»
Lei lo abbracciò.
«Così non
dobbiamo più interromperci.»
Per qualche attimo lui rimase in silenzio. Infine, gli nacque
una
risata bassa nel petto. «Allora intendevi questo.»
Eh, già. Gli sfiorò
la bocca con
un bacio. «Eh, sì.» Lo
strinse più forte e
riposò
accanto a lui, sazia, quietata.
Nel silenzio della stanza
giocò a sfiorarlo
con
le dita sulla parte alta del braccio, disegnando piccole curve senza
significato. Dopo un po' cominciò a tracciare le linee degli
ideogrammi
del suo nome, riempiendosi d'amore alla fine di ogni breve segmento.
Come riscuotendosi, Yuichiro inspirò
con improvvisa
energia. «Posso dormire?»
La scosse una risatina bassa. «Come?»
«Mi è venuto sonno, ma tu sembri
sveglia...»
Sì, ma non voleva quel sacrificio sciocco da parte
sua.
«Dormi.» Gli
scostò la frangia dalla fronte
Le palpebre di lui si serrarono, serene.
Stringendolo, Rei posò le labbra su una sua spalla.
Dormi, lasciami
vegliare.
E ringraziare,
perché sei qui.
«Ehi, sei qui.»
Yuichiro si voltò verso l'ingresso del bagno. Sulla
porta stava Rei, con indosso una tunica bianca.
«Ti sei svegliata.» Si mosse verso di lei
nell'acqua calda.
Rei avanzò nella sua direzione. «Non
credevo di
addormentarmi.»
«Non hai dormito.» Lui stesso non
aveva riposato per più
di mezz'ora.
Rei si sedette sullo sgabellino del bagno. «Credevo
che mi
sarei
svegliata sentendo lo stomaco pesante invece...
no.» Ridacchiò. «Abbiamo mandato
giù la cena con la ginnastica.»
Gli allenamenti nella strada verso un'aldilà di
pace? Sicuro.
«E tu?» Rei appoggiò i gomiti
sul bordo
in ceramica della vasca. «Come mai hai deciso di farti un
bagno?»
L'aveva avuto in mente da prima.
«Pensavo di
farmi una
doccia, ma poi... ho voluto
rilassarmi.» E fare qualcosa mentre lei riposava.
Rei fece dondolare un dito nell'acqua. «Te la prendi
sempre
comoda...»
Sorrise. «Ma è bello fermarsi, concordo.»
Lui lo sapeva bene: pur essendo molto attiva, Rei si riservava
lunghi
momenti di tranquillità in ciascuna giornata, per fermarsi a
riflettere e pensare. Forse lo stava facendo anche ora: aveva posato
gli occhi calmi sull'acqua chiara, sulle increspature che causava coi
movimenti lenti della mano. Le contemplava serena.
Lui
contemplò lei, i capelli che le erano sfuggiti alla coda
e che incorniciavano con leggerezza il suo viso, le labbra
rese ancora
più rosee e soffici dal vapore della stanza, le guance che
parevano quasi lucenti sotto la luce, gli occhi viola brillanti di
pacata gioia. Le stava davvero bene la sua tunica: Rei l'aveva
allacciata alla vita con
più cura di quanto non avesse fatto lui quella sera, ma per
lei
era larga e lo scollo sul petto era molto ampio. Lasciava intravedere
le curve rotonde dei suoi seni, una vista su cui lui si era concentrato
spesso negli ultimi mesi. Ma li aveva tenuti d'occhio da
così tanto che
avrebbe saputo dire con esattezza com'erano cambiati negli ultimi
quattro anni, come si erano lievemente ingrossati, come lei avesse
preso ad andarne più fiera col passare del
tempo, tanto da
lasciarne intravedere le linee e le curve più di frequente,
soprattutto in estate.
Rei aveva fatto un paio di sogni su loro due, ma non aveva la
minima
idea di quante notti avesse passato lui in quel modo, a immaginare che
gli fosse permesso di vederla, di toccarla, di adorarla.
Finché
non si erano messi insieme, lui aveva indugiato nella fantasia
impossibile di lei che gli permetteva una sola volta di baciarla,
un'azione che la stupiva e la portava ad abbandonarsi in maniera
irreale. Eppure, persino la Rei dei suoi sogni era sempre rimasta lei:
aveva
continuato a negarsi a ogni passaggio. Il suo io immaginario,
infinitamente più coraggioso di quanto era stato lui, era
sempre riuscito a convincerla ad andare avanti.
In quella lontana sera di aprile perciò era stato
straordinario e
sconvolgente scoprire che a Rei bastava davvero un semplice bacio. E
che lei non si negava; al massimo esitava, ma soprattutto dava e si
donava.
«Mi fai venire voglia di entrare» gli
disse Rei,
mordicchiandosi un labbro.
Entrare? Il pensiero lo fece diventare rigido al bassoventre.
Lei si tirò indietro e si alzò,
sedendosi sul
bordo della vasca. «A cosa stavi pensando mentre mi
guardavi?»
Accarezzò un lembo della propria tunica, sul petto.
«Non
mi hai
già visto?»
«Non mi stancherò mai.» O forse
solo tra
mille anni e un
momento, ma giusto perché sarebbe passato a miglior vita.
Lei inclinò la testa, sorridendo.
«Perché sono
molto bella?»
«Sì.» Bella, perfetta.
Rei lo fissò con occhi divenuti scuri, caldi.
Portò una mano alla vita e iniziò a sciogliere il
grosso nodo improvvisato.
Lui si tese, tentò di anticipare la vista, ma nulla
lo
preparò all'immagine di lei seduta sulla vasca, la tunica
aperta a rivelare ogni cosa: seni soffici e turgidi che pregavano
un
tocco, pelle candida e morbida sulla vita sottile, sulle gambe; era
proprio una di quelle a nascondere l'ombra scura che
lui aveva conosciuto solo quella notte.
Rei lasciò cadere una mano pigra nell'acqua.
«Pensavi a me
così?»
Lui non articolò parola, ma lei lo
osservò in
faccia solo per un attimo. Trovò la risposta più
sotto, dentro l'acqua trasparente.
«Hai mai pensato a me così?» Si
sfiorò lo stomaco.
Gli mancò l'aria.
«Sì.» E
quella cosa sulla
realtà che superava la fantasia? Era vero, lui non aveva che
conferme.
«E...» Gli occhi di Rei si riempirono di
curiosità. «Che cosa facevi?» Si
spiegò ulteriormente con una sola
occhiata nella giusta direzione. «Smettevi di
pensarmi?»
Quella era una soluzione a cui era stato costretto a ricorrere
migliaia
di volte. Ma un altro migliaio... «No.»
Lei si riempì di un silenzio... interessato.
«Fammi vedere.»
Farle vedere?
Lo disarmò un sorriso timido. «Vorrei
imparare.
Per te.»
L'implicazione minacciò di non rendere necessario
il
minimo contatto per farlo arrivare al culmine. La
sincerità venne in suo aiuto. «Io vorrei
solo che tu
entrassi in acqua.»
Gli occhi di lei divennero pozze profonde. «Anche
io.» Rei si
levò in piedi e lasciò scivolare la tunica bianca
a terra.
Fu un istante, ma lui trovò ugualmente il tempo di
memorizzarla
per sempre nella sua testa.
Rei entrò nella vasca con un
brivido; si
lasciò affondare nell'acqua calda, vicino a lui.
Sorrise, dolce e provocante. «Non toccarmi, va
bene?»
«Cosa?» Se non la toccava subito sarebbe
morto.
«Mi distrai.» Rei posò
il palmo
aperto su una
sua spalla. «In modo fantastico, ma mi distrai. Adesso voglio
pensare a te.» Gli stuzzicò la bocca con le
labbra. Più che un bacio, una tortura. Rei la fece
proseguire lungo tutto il suo collo; con la mano era scesa
al
centro del suo petto, facendolo tremare. Lei lo saggiò coi
polpastrelli, lo stimolò con la punta delle unghie. Scese
piano, inesorabilmente. Con un pollice saldo
disegnò la linea
più bassa del suo ventre. Vi passò sopra il dito
una
seconda volta, indugiando, graffiando pianissimo. Yuichiro seppe che
non avrebbe
resistito, che- Si sentì prendere. No, avrebbe
resistito.
Rei guardava in basso, sorpresa.
«È
così... strano.» Lo accarezzò piano,
troppo piano. «Diverso da quando sei dentro di me.»
Lui strinse i denti e cercò di immobilizzare i
muscoli di
tutta la parte inferiore del corpo.
«Non dirlo.» Simili immagini - simili ricordi -
rischiavano di portarlo a una rapida e ingloriosa fine.
Lei rimase a guardarlo. Sorrise impercettibilmente.
«Faccio e
basta?»
Prima di poter annuire lui recuperò il respiro.
Rei si sporse in avanti, gli occhi bassi, concentrati.
«Provo.»
Provò con successo. Ogni suo
tocco - per quanto inesperto - fu presente, nuovo, volenteroso e fu
quello, quello, a
spingerlo a chiudere gli occhi, felice di poter sentire ogni cosa e
impazzire.
Rei fu più esigente di lui: provò e
imparò. Studiò le sue reazioni,
percepì e
capì. La carezza di lei si fece totale, salda,
lunga nel
movimento.
Yuichiro ansimò contro la sua tempia e,
dopo altre
due
carezze piene, lo fece anche Rei. «Scusami.»
Allontanò la mano e si
scostò di fretta.
L'interruzione lo lasciò di sasso. Rei si stava
sporgendo oltre il bordo della vasca.
«Che...?»
«Ora lo trovo.» Lei trafficò
con una
mano sul pavimento. «Eccolo.» Scivolò
nella vasca, tornando da lui. Gli
lanciò un'occhiata e scosse velocemente la testa.
«Mettilo
tu.» Piantò sul suo petto il quadrato di plastica,
lasciandolo andare solo quando lui lo prese in mano, più per
riflesso che per convinzione.
«Scusami» gli ripeté lei,
contrita.
«Non ce la facevo
più. Per favore, mettilo.» Gli fece spazio.
«Poi continuo io, sul serio.»
Fu quella frase a risvegliarlo. «Continui
tu?» Si
sollevò fino a non stare più nell'acqua,
appoggiandosi alla parete.
Si alzò in piedi anche lei e con gli occhi gli
mostrò tutto il suo bisogno. «Sì,
sopra.»
Lui scivolò con un piede, riuscendo a mantenersi
dritto solo
grazie all'appoggio del braccio sul muro. Conobbe un attimo di
smarrimento prima
di riprendere a funzionare. Espirò e dovette guardarsi le
mani per strappare la confezione senza romperla. Fortunatamente,
indossare l'involucro fu veloce e automatico.
Appena terminò, Rei appoggiò le
mani
sulle sue
spalle, premendo verso il basso. Scivolarono entrambi
nell'acqua, di nuovo, lui per metà sulle ginocchia. Rei si
affrettò a circondargli le spalle con le braccia, salendogli
sopra.
«Il fatto è che ti
immaginavo...»
Cercò di posizionarsi contro di lui, riuscendo solo a
strofinarsi deliziosamente. Per un istante, bastò a
entrambi. «Ti
immaginavo qui» concluse lei. Gli permise di catturarle
la bocca, ma
la staccò subito. «Aiutami.»
Lui iniziò a farlo e Rei cercò di
assisterlo con
una mano, ma rinunciò nel momento stesso in cui non fu
più necessario. Con le labbra lievemente aperte, si
abbassò piano su di lui, aprendosi, inglobandolo.
Yuichiro la intrappolò per la vita, trattenendosi a
stento
dal gettare la testa all'indietro. Fu la stessa reazione di lei e
per questo, alla fine, Rei serrò le palpebre e gemette
contro la
sua
bocca. Lui scese a baciarle il collo, la leccò
sotto
l'orecchio.
Le mani di Rei cercarono contemporaneamente di scostarlo e di
tenerlo
fermo. «Adesso...» le tremò la voce,
«provo.» Le mancò la forza per
sollevarsi fino a che
non
trovò l'appoggio giusto, le mani posate sulle sue spalle. Si
tirò su. E tornò
giù, rimanendo cauta solo fino a metà spinta.
Lui si morse un labbro: la pressione, la pressione della
stretta che si
apriva lo avrebbe ucciso. Era dannatamente- di nuovo, nuova.
Rei iniziò ad abbandonarsi con movimenti intensi
non sufficientemente ritmati, non abbastanza
incisivi.
Lui separò le mani sui suoi fianchi, afferrandola,
per tentare di controllare la
direzione.
Lei scosse la testa. «No, ci penso io, non
toccare.» Quando si
abbassò di nuovo, lo strinse coi muscoli, di proposito.
Lui sussultò sul posto e si rassegnò.
«Scusami,
no.» Un po' la tenne per la vita, ma soprattutto fece forza
sulle
ginocchia piegate e spinse verso l'alto.
Se mai le era venuta voglia di protestare, sparì in
quel
momento; Rei spinse di rimando contro di lui e in quel modo trovarono
un ritmo
immediatamente.
Yuichiro nascose la faccia contro il suo collo.
Non sarebbe durato più di un altro minuto, anzi, trenta secondi,
e lei non era ancora- Per nulla certo che avrebbe funzionato,
infilò una mano tra loro e cercò a caso quel che
gli
serviva.
Lo aiutò a capire un fremito inconsulto di lei.
Continuò
a
stimolarla con un dito e finalmente seppe di non dover
più aspettare.
Aprì gli occhi e si concentrò su di
loro, sul
corpo di lei, bagnato e smanioso, che tremava e si muoveva per averlo
dentro, sui suoi
stessi fianchi che si fondevano con lei, con Rei che era davvero
lì nell'acqua con lui a- Esplose. E lo fece anche lei e fu
come
svuotarle l'anima dentro. Si mosse violentemente e senza
controllo, tra i brividi, per
darle
tutto e non avere più
nulla da dare.
Rei tremò dappertutto, le
guance
arrossate,
la bocca che non riusciva a rimanere chiusa, le palpebre abbassate.
Per lui baciarla fu un modo per cercare di saziarsi
completamente di
lei.
Alla fine, fu lei a spostarsi verso l'alto, piano, e poi
indietro.
Si rannicchiò, affondando nell'acqua. Rise.
«Pensavo che niente avrebbe battuto il cuscino.»
«Niente batte te.» Quella per lui era
l'unica
verità, e vederla sorridere in quel modo - ancora preda
della
soddisfazione - gli fece venire voglia di riprenderla tra le braccia
e... non lo sapeva, aveva mille idee. Le mise tutte in pausa quando si
ricordò di doversi disfare di quello che ancora indossava.
«Perché ne avevi uno?» Mentre
iniziava a
togliere la protezione, scorse la carta igienica non lontano dalla
vasca.
Rei nascose il viso tra le ginocchia.
«Non
volevo
più
essere impreparata, ma non avevo intenzione di usarlo qui. Stavo solo
andando in
camera mia a rivestirmi.»
I suoi piani erano stati stravolti.
«Per fortuna
ti
sei
fermata a trovarmi.»
«Per fortuna.» Il sospiro felice di lei si
tramutò in confusione.
Rei girò la testa e si lasciò sfuggire
un ansito. «No! I capelli.»
«Cosa c'è?»
Lei tirò su la coda zuppa d'acqua,
sciogliendola dal nastro.
«Si sono bagnati. Devo lavarli di nuovo o sembreranno
paglia.»
A lui sembrava un fastidio insignificante.
«Ti
aiuto.»
Lei annuì, come se fosse scontato. Andò
verso il
bordo della vasca e afferrò il primo shampoo che si
trovò davanti. «Ah... 'Scusami,
no'?»
Lui preferì fissare l'acqua. «'Scusami' lo hai
detto anche tu.»
«Eh, già.» Rei
ridacchiò di
nuovo
e colmò la distanza tra loro come se non potessi stargli
lontana. Lui si sentì navigare nella felicità.
«Vedi cosa mi fai fare?
È
perché sono pazza di te.»
Lo beccò mortalmente da qualche parte dentro il
petto.
«Tu non sei pazzo di me?»
La sua Rei. La strinse più forte. «No, io
sono
lucido. E vivo
per te.»
Lei si intenerì deliziosamente. «Tu devi
solo
vivere con
me.» Sotto l'acqua, una sua mano
cercò e
trovò quella di lui. La tirò su. «Per
sempre.» Rei
intrecciò le loro dita. «E sempre.
Prometti.»
«Prometto.»
Lei si commosse. «Allora ci dichiaro
innamorati.»
Nell'abbraccio, Rei si
dondolò contro di lui e Yuichiro la tenne stretta e vicina -
la sua Rei, a cui voleva dare tutto e non far mai mancare niente.
Lei si allontanò incerta, cercando di
non
fargli vedere la patina lucida negli occhi. Si voltò.
«Come
prima cosa, aiutami coi capelli.»
Lui li accarezzo. «Agli ordini.»
FINE.
NdA - ...uhh.
Prima un'analisi tecnica? :D
In questa storia ho provato a confondere un po' la voce
narrante
interna-esterna con una specie di discorso diretto (in certe
particolari parti che avrete sicuramente notato :D). L'avevo
già
fatto altre volte, qui l'ho trovato ancora più appropriato
per
via del forte accento sulla passione.
Io non sono affatto un'esperta e non so neanche il nome della
tecnica
che sto usando (né se la uso bene), però
è questo
che voglio fare con queste scene lemon: esercitarmi a descrivere la
passione. Ovviamente mentre scrivo non lo vedo in sé come un
esercizio, però alla fine imparo mentre cerco di farvi
vivere
questi momenti :) Imparo cosa tralasciare, quali particolari
menzionare, cosa non dire o come far capire senza essere specifica,
come strutturare le frasi per mantenere il ritmo... In fase di stesura
mi vengono in mente sempre nuovi problemi e soluzioni, sta
lì
l'apprendimento. Mi piace :)
E ora basta con la lagna e passiamo a cose più
divertenti.
Primo. Sapete che per scrivere alcune frasette io ho chiuso
gli occhi e
ho lasciato che fossero le dita da sole a digitare? (non per la prima
volta, ho fatto così anche per altre scene 'rosse' di mia
creazione) :D Giusto un paio di brevi passaggi, ma questo per farvi
comprendere quanto sono scema :D Non per forza nei momenti
più
caldi, ma proprio quando usavo certe espressioni che mi sembravano un
po' troppo audaci o palesi.
Secondo. Se vi state domandando dove abbia imparato Yuichiro
certi
trucchetti la risposta è abbastanza semplice: la storiella
del
cuscino la deve alla sua prima ragazza, quella più grande di
lui, che cercava di facilitarsi le cose con un metodo che per lei
funzionava bene e che dava qualche risultato con un ragazzino che non
ne sapeva nulla. In ogni caso, chiusa questa parentesi, sappiate che il
povero Yu sta consumando tutte le sue cartucce all'inizio :D
Il suo bagaglio di conoscenze l'ha illustrato praticamente
tutto a
questo punto della sua esperienza con Rei quindi imparerà
assieme a lei d'ora in poi (l'idea gli fa lanciare urli di gioia). La
sua fortuna in tutto ciò sta che per certe questioni
l'importante è essere coinvolti (amarsi aiuta parecchio) ed
essere un po' disinibiti (per Rei come si è capito non
è
un problema).
Perciò, come diceva ggsi, mia fedele recensionista,
il
tempio è diventato davvero un Moulin Rouge :D:D:D:D
Per quanto riguarda i prossimi episodi, ho in mente due scene
specifiche. Una per Usagi e Mamoru (da collocarsi in effetti prima di
Verso l'alba) e una per Ami e Alexander (una delle famose volte a casa
di lei che poi causeranno sudori freddi).
Ero partita con questa specie di raccolta con l'idea di
scrivere scene
molto meno contestualizzate e lunghe, quindi può essere che
le
prossime siano più incentrate solo su... ehm, quello. :D
Spero che abbiate gradito. Se sì o se avete
critiche o
perplessità, fatemi sapere, sapete che amo qualunque
opinione.
Alla prossima!
ellephedre