Cinque passi

di Elos
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primo passo - forse mi piace - Naruto



Lei ti è accanto,
se ne sta seduta lì.
Non sa cosa dire ma
i suoi occhi ti parlano.


Sakura non gli sta precisamente antipatica.
- Dicono che oggi non hai mangiato niente, Sasuke. -
E' solo che è una rompiscatole.
- Sei un testone viziato! Ti avevo detto che ti avrei imboccato a forza se non avessi mangiato, perciò adesso apri la bocca! -
Chiunque altro, davanti all'occhiataccia di Sasuke, indietreggerebbe cautamente per togliersi dalla traiettoria di una quantomai probabile palla di fuoco: invece Sakura si limita ad agitargli minacciosa il cucchiaio davanti alla faccia, incombendo.
Deve aver imparato a trattare con quell'ottuso testardo di Naruto, perché pare scarsamente disposta a lasciarsi smontare con poco. Sasuke tira indietro la testa, suo malgrado preoccupato, e tutto quel che ottiene è che lei gli cacci il cucchiaio in bocca, cogliendolo alla sprovvista e rischiando di staccargli di netto gli incisivi.
- Inghiotti! Subito! -
- Sakura, dannazione! -
Tossisce e sputacchia il riso sulle lenzuola, strofinandosi le labbra.
- Ma sei impazzita? Che ti passa per la testa? -
- Sasuke, o apri la bocca o... -
- E va bene! - Sbotta lui, esasperato. - Dammi qui quella ciotola, mangio! -
Trionfante, Sakura gli lascia in mano piatto e cucchiaio e torna a sedersi accanto al letto. Nelle stanze dell'ospedale in monocromo è una chiazza di colori vividi, limpidi e luminosi. Il camice le fa i fianchi morbidi e le gambe lunghissime, infinite; lei le dondola con le punte appena a sfiorare il pavimento, seduta sul bordo della panca troppo alta. Ha una pelle chiara da camelia, occhi verdissimi di prato lucido e acqua fonda. Anche l'odore è quello dei fiori, quello dell'erba, l'odore che c'è appena fuori da Konoha.
Sasuke riempie di malavoglia il cucchiaio.
- Sei insopportabile, Sakura. - Le dice; ma se ne pente subito dopo, ché quello è stato un colpo basso e meschino.
Gli è scappato perché è stufo e stanco di marcire in un letto d'ospedale, stufo e stanco d'essere sorvegliato a vista, guardato con ostilità, stufo e stanco d'essere di nuovo a Konoha - di essere vivo, tutto sommato. Non c'è più posto per lui, né lì né altrove, e non vuole che ce ne sia. Vuole solo essere lasciato in pace.
E, comunque, vuole anche che Sakura non pianga.
Inghiotte il boccone di riso e alza lo sguardo di sottecchi: ma si stupisce di trovarla intenta a sorridergli felice, sorriso sotto a spicchi di lune verdi su un viso da fiore sbocciato.

Restano zitti, dopo, guardandosi con un po' di incertezza. A separarli ci sono stati tre anni, non trenta, ma sembra ne siano passati trecento, tre milioni, tre miliardi di anni al rallentatore.
Hanno fatto in tempo a cambiare un'infinità di cose, però c'è comunque Sakura che sorride.

Ha degli occhi bellissimi, Sakura. Bellissimi. Gli occhi di Sakura cantano, hanno la voce delle foglie d'estate. Fuori il mondo fa schifo, ma gli occhi di Sakura cantano.
Sakura è ancora insopportabile. E' ancora una rompiscatole - e con un po' di fortuna lo sarà sempre.
Non gli sta precisamente antipatica, no.





Note: questa raccolta partecipa al concorso [Multifandom&Originali] Colonne sonore dei film d'animazione Disney, indetto da Harriet e tuttora in corso. Se volete partecipare, per cui, fate ancora in tempo ad iscrivervi. U.u

Scrivere questi pezzi è stato molto piacevole: dato che l'ultimissimo concorso per il quale avevo scritto qualcosa mi aveva praticamente spremuto via una storia lunga dall'ambientazione deprimente, qui mi sono buttata sul dolce e saltellante.
500 parole esatte a capitolo, con il contatore di Word a tener fede, per un totale di cinque capitoli.

C'è bisogno di dire che la canzone che ispira il tutto è la sempreverde Baciala, tratta da La Sirenetta? Che, fortunatamente ben diverso dalla leggenda che lo ispira (e che potrebbe essere sfruttata per sceneggiare, che so, Saw VII - a che numero siamo arrivati, a proposito?), è una delle cose più romantiche e innocue che si possano vedere.




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