Fanfic - QNQNSA - CAP 1 CLASH
SBAM!
Caddi
a terra rovesciando il cappuccino appena preso sulla mia giacca
nuova. Al dolore al fondoschiena dovevo aggiungere l’orgoglio
ferito per la
figuraccia in mezzo alla strada. Non sapevo se mettermi a piangere o
imprecare
contro chi mi aveva spinto.
-
Razza
d’idiota! Non puoi fare attenzione
accidenti?!?!?
La mia
lingua era stata piu’ veloce del mio cervello.
-
I’m
really sorry… How do you feel?
Una
mano tesa mi offrì aiuto per alzarmi facendomi sentire in
colpa
per la sfuriata. Fortuna avevo innescato automaticamente
l’italiano.
Afferrai
la mano e mi tirai su. Era un ragazzo. Gli occhiali scuri non
riuscivano a nascondere l’espressione tra
l’angosciato e il preoccupato. Gesù,
stava peggio di me! E poi, occhiali da sole a fine febbraio…
Decisamente il
mondo è vario.
-
Scusami,
davvero scusami… Posso fare qualcosa
per farmi perdonare? Posso pagarti la tintoria…
Fissai
sconsolata la mia giacca su cui spiccavano vistose macchie
lasciate dal cappuccino. Sospirai. Sarebbe potuto capitare a chiunque,
quel
giorno evidentemente era il mio turno.
-
No,
dai… Non ti preoccupare. Non è
necessario…
Lui
sembrava sempre più impacciato e in confusione. Mi fissava
come se
aspettasse chissà che e poi continuava a voltarsi a destra e
sinistra. Bah…
-
Ti
dispiace se ci spostiamo in un posto un po’
meno in vista?
Mi
ritrovai ad annuire e a seguirlo allibita. Tutti a me gli
psicolabili dovevano capitare?!?!? Accidenti.
-
Davvero
non c’è di che preoccuparsi. E’ stato un
incidente. Anche io potevo stare piu’ attenta. Ehi…
Il
tizio non dava segno di ascoltare le mie proteste e veloce
s’infilava in una stradina laterale nascosta. Iniziavo un
po’ a preoccuparmi.
La paranoia si stava impadronendo di me. E se avesse avuto cattive
intenzioni?
Se era un maniaco e io come una cretina lo stavo seguendo?
No,
Ester, avanti, datti una calmata. Mica ti sta costringendo con la
forza.
-
Ehm…
senti, ritentai, puoi fermarti? Non mi
serve tintoria o chissà che altro. Non mi devi nulla.
Lui si
voltò e dopo essersi assicurato che nessuno ci prestasse
attenzione mi rispose
-
Non
è giusto che non ripaghi il casino che ho
combinato…
La
voce era quasi implorante e i suoi occhi liberi dalle lenti scure
avevano l’espressione di un cucciolo spaventato. Erano
azzurri o verdi? Ero
sicura di conoscerli quegli occhi… Mi ritrovai ad annuire.
Tenerezza 1 –
Ragione 0. Sapevo che sarebbe finita così. Ma come facevo a
resistergli?!?! Mi
ricordava troppo… Anzi a guardarlo bene sembrava
proprio… No, non poteva.
Assolutamente.
Qualcuno
in lontananza gridò
-
Oh,
mio Dio! Ma quello è Robert Pattinson!!!
Il
brusio iniziò a diffondersi e io non so come mi ritrovai a
correre
per mano ad un tizio che o era un pazzo considerato che al sentire le
urla era
schizzato come un razzo oppure… Oppure era proprio lui e io
ero davvero una
cretina… Gesù.
La
corsa sembrava non avere fine. Io ormai ero senza fiato. Ogni
stradina più nascosta era sua e sembrava conoscerle a
menadito.
Non so
come ma eravamo riusciti ad arrivare nei pressi di casa mia.
Ok, fatto 30…
Lo
strattonai costringendolo a bloccarsi e lo trascinai davanti alla
porta di casa.
-
Abito
qui. Su entra.
Avevo
aperto la porta ma lui sembrava indeciso. Questo mi fece
innervosire
-
Oh
senti… Ti ho seguito nella folle corsa senza
chiederti nulla. Non ho fiatato, non ho urlato quindi ora entra! Per
favore.
Dovevo
essere stata piuttosto convincente. Entrò.
Speravo
di sfuggire ad Allegra. La mamma del bimbo cui facevo da
nanny. Era una donna adorabile ma cercava di trovarmi un fidanzato
da… beh,
sempre. Cercai di fare piano per raggiungere le mie stanze. Ero quasi
alla
porta
-
Sei
tu Ester?
-
Si…
-
Oh,
bene. Senti, io devo uscire. Puoi andare tu
a prendere Sebastiano a scuola oggi?
-
Si
certamente.
Allegra
fece la sua comparsa sulla soglia della cucina. A poco meno di
50 anni era ancora una bellissima donna. Molto curata e fine. Con ansia
vidi
dipingersi sul suo viso l’espressione! Il suo sorriso a
metà tra il carezzevole
e il malizioso che preannunciava solo scene imbarazzanti per la
sottoscritta.
-
Oh,
hai compagnia… Salve, Allegra.
-
Piacere,
Robert…
-
Fantastico!
Era ora che ti decidessi a
frequentare qualcuno Ester e beh… Gran bella scelta!
Eccola
che cominciava… L’ultima cosa che volevo era
propria questa
sommata alla sua propensione al tessere le mie lodi per farmi
pubblicità… Mi
sentivo un prodotto da supermercato. Era terribilmente imbarazzante.
-
Non
farai tardi al tuo appuntamento?
-
Il
mio… Oh, oh già hai ragione! E poi, vorrete
star soli. Mi raccomando, trattala bene. E’ speciale questa
ragazza.
Mi
fece un occhiolino ammiccante e finalmente uscì.
Guardai
Robert di sottecchi e vidi che stava cercando di trattenere
una risata. Arrossi e dopo un sospiro di esasperazione lasciai che
sfogasse la
risata.
Lui
non si fece certo pregare e partì a ridere fragorosamente.
Accidenti, il cuore mi schizzò in gola. La sua risata
spontanea era una
meraviglia.
Lo
portai in cucina e preparai del tea. La situazione aveva
dell’incredibile. Robert Pattinson che beveva il tea nella
mia cucina.
-
Quindi
ti chiami Ester?
-
Già
scusa, che maleducata… Nemmeno mi sono
presentata.
-
Nemmeno
io se è per questo. Mi sono limitato a
rovesciarti addosso il cappuccino! Comunque io sono Robert P…
Lo
interruppi prima che dicesse il suo cognome. Dopotutto nemmeno io
gli avevo detto il mio e sembrava che il pronunciarlo gli costasse un
enorme
sforzo.
-
Lieta
di fare la tua conoscenza Robert. Prendi
anche zucchero e latte?
Fece
cenno di sì con la testa. Nonostante la tensione si fosse
allentata un po’ lui sembrava ancora indeciso se rilassarsi o
meno. Non mi
piaceva vederlo così afflitto.
-
Stai
tranquillo. Non ho intenzione di sedurti e
nemmeno di saltarti addosso o di tentare di farti mettere sotto da un
taxi o di
dare notizie ai paparazzi e nemmeno di fare la spia alle 4 belve la
fuori. E
per quel che riguarda Allegra non preoccuparti. Non ha idea di chi tu
sia e se
anche tu facessi il netturbino avrebbe provato ugualmente a vendermi
bene.
Un
sorriso davvero tranquillo e anche vagamente divertito gli comparve
sul bel volto. Anche se bello era riduttivo… Poi si
rabbuiò di nuovo. No…
-
Grazie.
Ormai sono ossessionato da tutta questa
storia.
-
Beh,
per quel che può valere, mi dispiace
davvero. Non deve essere facile.
Povero,
sembrava sconfitto. 24 anni e una vita così incasinata.
Suonò
il suo cellulare e mi ritirai discretamente lasciandolo ai suoi
affari. Andai in bagno. Lo specchio rifletteva il mio viso ma in quel
momento
non lo riconoscevo. Era strano. Pensavo a chi c’era a due
passi da me e non me
ne capacitavo. Non pensavo potesse accadere a me. Mi sciacquai cercando
di
darmi un contegno. Ero sull’orlo delle lacrime. Tornai di
là.
Stava
sorseggiando il tea mentre si guardava attorno.
-
Era
il mio agente… Verrà a prendermi tra
mezz’ora. Mi dispiace per il disturbo.
-
Ma
figurati…
Come
se potesse dispiacermi una cosa del genere. Lui non aveva idea di
come mi sentivo. Io stessa faticavo a capirlo.
Seguivo
la sua carriera da… beh sempre.
Avevo
cd della sua musica, della musica che gli piaceva. Mi ero
scaricata le sue interviste. Conservavo gelosamente i dvd dei suoi
film. Un suo
poster era appeso all’interno dell’anta del mio
armadio perché nessuno potesse
vederlo. A ben vedere era un po’ patetico. Ma non avevo mai
fatto male a
nessuno e non pretendevo niente. Facevo tutto da sola e in silenzio.
Ascoltavo
la sua vita e scrivevo per lui, di lui. Era il mio ignaro
amico di penna. Avevo scritto pagine e pagine di diari nei quali mi
confidavo,
gli raccontavo di me e della mia vita e commentavo le notizie su di lui
e ciò
che lo riguardava.
Lo
ammiravo davvero. Ero una fan piuttosto tranquilla e silenziosa. Ma
ritrovarmelo davanti in carne e ossa mi stava stravolgendo. Dovevo
impegnarmi
per ricordare come si faceva a respirare.
Mi
venne la tentazione di scappare. Scappare lontano prima che lui
sparisse dietro la porta di casa mia. Meglio non avere nulla che avere
qualcosa
di cui poi sentire la mancanza. Anche solo di chiacchiere inutili e una
giacca
macchiata e una corsa a perdifiato mano nella mano.
Non
potevo permettere che si portasse via un pezzo di me.
Si
muoveva silenzioso per la stanza curiosando in giro.
-
E’
il tuo fratellino?
Mi
chiese indicando una foto che ritraeva me e Sebastiano. Adoravo
quell’immagine che ci ritraeva mentre giocavamo a wrestling a
Hyde Park con il
nostro cane che tentava d’infilarsi in mezzo.
-
No,
sono la sua nanny! Ma lo adoro come fosse il
mio fratellino. Sono 2 anni che sto con loro.
-
Le
mie tate non sono mai state tanto giovani e
dinamiche…
-
Beh,
ok che non sono decrepita ma ho 28 anni.
La
sorpresa si fece largo sul suo viso-
-
Ma se
sembri piu’ giovane di me!
-
La
fortuna di non avere le luci della ribalta
puntate contro. Mantiene la pelle giovane!
Ecco,
io e la mia boccaccia. A volte le parole mi uscivano prima di
ragionarci. Fortunatamente lui scoppiò a ridere. La sua
presenza riempiva la
casa. Maledizione. Non andava bene così.
Gli
tirai una linguaccia mentre arrossivo per l’ennesima volta
quel
giorno. Sembravo una ragazzina alla prima cotta.
Le
note di Brown Eyed Girl si diffusero nella stanza. Corsi alla mia
borsa per recuperare il cellulare.
-
Hello!
Allegra
mi offriva la serata libera dal mio turno di baby-sitting nel
caso in cui io e Robert avessimo voluto cenare assieme. La ringraziai
assicurandole che davvero non era necessario perché Robert
aveva altri
programmi e sì, gliel’avrei salutato e certamente
se le cose fossero cambiate
l’avrei avvisata. E ovviamente sarebbe stato il bene accetto
a cena ogni volta
che l’avesse voluto.
Dio,
volevo sprofondare. Lui aveva sentito tutta la conversazione e
dal ghigno stava passando nuovamente al ridere senza alcun ritegno.
Accidenti,
accidenti, accidenti!
Che
avevo fatto, l’abbonamento alle situazioni imbarazzanti?!
-
Così,
ti piace Van Morrison?
Mi
chiese prendendo un respiro e cercando di ricomporsi. Adoravo Van
Morrison! Le sue canzoni erano da sempre la colonna sonora della mia
vita. Le
sue parole cullavano le mie notti.
-
Lo
adoro.
-
Anche
io!
Lo
sapevo bene.
-
Quindi,
mi chiedevo… Ti va di venire a sentire
degli amici che suonano delle cover di Van?
Credo
che la mia bocca fosse finita sotto il lavandino oppure si fosse
volatilizzata e con lei la mia voce. Deglutii a vuoto varie volte
perdendomi in
quelle iridi azzurre che attendevano una risposta.
Non
stava succedendo davvero. Era un sogno e mi sarei svegliata. Non
volevo svegliarmi. Beh, almeno dovevo vedere come proseguiva no?
Speravo di
ricordarmelo tutto.
Respira
Ester.
-
Io…
A me piacerebbe molto. Ma, voglio dire, per
te non sarebbe un problema? Davvero non vorrei crearti noie.
Già hai i
giornalisti che non ti danno tregua, le fans che ti assaltano. Ecco
io… Scus
-
Ti
prego, non scusarti di nulla e posso
assicurarti che no, non sarebbe un problema per me. E’ raro
trovare qualcuno
che mi dia soddisfazione in questa passione e questi amici sono davvero
bravi
ed è una piccola cosa per sdebitarmi per tutto
l’aiuto di oggi… I problemi in
caso li ho creati io a te.
Mi
venne vicino. Stavo per piangere. Ero un’idiota. Lui era il
mio
sogno e stavo buttando all’aria la possibilità di
conoscerlo meglio anche se si
trattava di pura cortesia.
-
Tutto
bene?
Era
troppo vicino e preoccupato. Riprenditi maledizione, non hai 15
anni!
-
Si…
No… Insomma sto bene. Beh, grazie allora.
Vengo molto volentieri. Sarebbe proprio una cosa carina.
Ci
accordammo per il venerdì.
Erano
passati esattamente 30 m quando il suo agente bussò alla
porta.
Si presentò e molto sgarbatamente mi chiese se una foto con
autografo del vampiro
più famoso al mondo mi andasse bene come ringraziamento e
per non raccontare in
giro l’accaduto. La rabbia montò velocemente e
altrettanto rapidamente mi
uscirono parole velenose in risposta.
-
Decisamente
non voglio nessun autografo anzi,
niente di niente, da
nessun vampiro
considerato che qui non ne vedo e se non gliel’hanno ancora
detto beh… non
esistono! Robert aveva bisogno di una mano e sono lieta di avergliela
data.
Fine. Ora se mi vuole scusare ho da fare. Sa trovare la porta da solo o
le
disegno una piantina con il sangue? Il suo ovviamente…
Non
sopportavo l’arroganza e la prepotenza. E poi come si
permetteva
di trattare Robert come fosse una cosa? Che era solo merce per fare
soldi?! Che
tristezza. Mr. Cortesia uscì di scena e io accompagnai
Robert alla porta. Era
in chiaro imbarazzo.
-
Mi
spiace, mi vergogno per lui. Non si è mai
comportato così…
-
Su…
Credo di essermela cavata da sola. Non
preoccuparti. Di solito non sono così brutale.
-
Beh,
se l’è cercata.
Eravamo
sulla soglia. Gli occhiali da sole tornati a nascondere quegli
occhi che mi piacevano tanto. Il momento del saluto. Terribile.
Stemperato solo
dalla consapevolezza di rivederlo da lì a qualche giorno.
Sembrava esitare…
-
Grazie
ancora. Per tutto. Per non
-
Esserti
saltata addosso? Conclusi irriverente io
per lui fecendolo sorridere di nuovo.
-
Pensavo
più a grazie per non avermi trattato
come un fenomeno da baraccone ma forse non cambia molto. In effetti il
passo
successivo contempla il saltarmi addosso.
Ridemmo
insieme. Sdrammatizzando una situazione che viveva così male.
-
Beh,
non mi risulta tu abbia 4 orecchie e 5
piedi… Pertanto rientri ancora in ciò che io
catalogo come “ASSOLUTAMENTE
NORMALE”. Ora, prima che il tuo agente mi dissangui solo con
lo sguardo, forse
è il caso che tu vada.
Mi
sorrise. Un sorriso tenero appena accennato. Quel sorriso che fino
ad allora avevo visto solo su riviste o internet.
Resta
ancora avrei voluto dirgli. Ma lo lasciai andare con la promessa
-
Ci
vediamo venerdì.
Guardai
la macchina scura allontanarsi fino a che svoltò
l’angolo e
scomparve alla mia vista. Il mio cuore era impazzito. Lo sentivo in
gola, nello
stomaco correre come un cavallo imbizzarrito, come un fiume quando sta
per
spiccare il salto e diventare cascata.
Come
sarei sopravvissuta fino a venerdì?
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