Ragazzi o ragazze, prima
di iniziare, i soliti convenevoli. Questa storia è il
seguito di Red Flags and Long Nights. Di nuovo la trama di fondo
è stata ispirata da un fumetto di Dylan Dog, ma il resto
è tutto mio! Mio! Mwuahahaha! Ehm… sì,
magari… è una fanfiction
ed i personaggi non son miei. Diciamo però che li muovo come
voglio, gné gné gné.
Il
titolo, le varie frasi tradotte dall’inglese ad inizio
capitolo, sono presi dalla canzone Beauty killer, di Jeffree Star. Vi
lascio alla storia ora! Un grazie anticipato per gli avventori che
decideranno di leggere!
Un abbraccio,
XxX.SilverLexxy.XxX
BEAUTY KILLER:
Capitolo
1: Strawberry youth.
Dal diario di Edward:
dalla precedente avventura, ho imparato che:
Se
c’è di mezzo una donna, non bisogna mai abbassare
la guardia.
I’ve
got a sweet tooth, and strawberry youth.
(Sono
goloso, ho una fragolosa giovinezza)
Mezzo Arkham era ancora a piede libero, e l’apertura dei
battenti del nuovo manicomio - non che fosse qualcosa da festeggiare,
per carità - era ancora molto lontana nel futuro…
quindi, il commissario non si meravigliò affatto del
categorico divieto di tenere aperto un caso del genere, e visto che
Batman sicuramente aveva altro a cui pensare, decise di invitare Edward
a bere qualcosa. E parlargli.
Doveva riconoscerlo, durante il caso di Jack lo Squartatore
Nigma si era comportato in modo serio e professionale. Per quanto gli
fosse possibile. I suoi metodi non sempre ortodossi - per non parlare
dei suoi atteggiamenti alquanto discutibili - erano qualcosa di facile
da sorvolare, visto il suo poco lusinghiero background. Insomma, da lui
si sarebbe potuto aspettare di peggio, quindi il risultato finale
poteva dirsi una piacevole sorpresa.
Praticamente stravaccato sulla sedia, il mento poggiato su una mano,
mentre con l’altra reggeva il giornale aperto davanti la
faccia, scorreva la notizia - un trafiletto a metà del
quotidiano.
Cantante
pop muore suicida nella vasca da bagno.
“Uhm… - rifletté
l’investigatore - droghe o roba del genere?”
“Niente, era pulita ed in salute. Anche troppo,
direi… vedi, una volta assistetti ad un suo concerto ma era
più di vent’anni fa, capisci? Eppure, al
ritrovamento era identica a come la ricordavo.”
Edward scansò immediatamente il giornale dalla faccia.
“Incredibile! - esclamò, fissandolo con quegli
occhi impossibilmente scuri - Cioè, perfino lei
andava a dei concerti?!”
La risposta era irritante, ma un attimo dopo Nigma gli sorrise,
lasciando intendere che si trattava solo di una battuta innocente:
ecco, questo era uno degli atteggiamenti discutibili di cui sopra.
Anche se il ragazzo il più delle volte non voleva davvero
offendere nessuno, il sarcasmo era il suo prediletto modo di scherzare.
Non tutti potevano accettarlo, e Gordon stesso ancora non si era
abituato a quel modo di essere amichevole.
“Dì pure quello che ti pare - sorrise il
commissario - ma sappi che alla tua età non passava Sabato
sera che non mi fossi preso una sbronza.”
“Alla mia età?
- Edward sollevò un sopracciglio, le labbra piegate da un
lato in un sorrisetto furbo. - Commissario, credo che lei sia un
po’ confuso.”
Disse, scuotendo la testa e dando alla frase un tono cantilenante e
pomposo, per poi tornare al giornale. In verità, aveva i
nervi a fior di pelle. Trovarsi in un locale pubblico, in pieno giorno,
con lo stesso uomo che lo aveva più volte sbattuto in galera
ed interrogato Gotham by night style,
ancora gli sembrava assurdo, in un senso che - anche se non lo avrebbe
mai ammesso -, lo imbarazzava moltissimo.
Per quanto riguardava il caso, la soluzione era semplice: la tizia
doveva aver fatto qualche plastica, per poi ammazzarsi… una
filosofia ammirevolmente edonista a parer suo, ma nulla più.
L’unica scoperta che riusciva a trovare davvero stupefacente
in tutta quella storia, era la giovinezza scatenata di Gordon,
più il fatto che avesse amato una subrettina come
quella.
“Comunque, questo caso non mi convince. - insistette Gordon -
Una cantante di mezz’età torna ragazzina grazie a
chissà quale operazione, e già questo farebbe
felice chiunque; riprende i concerti, ha successo, organizza
tourneé… per poi suicidarsi?”
“Perché sta chiedendo il mio aiuto? - decise di
chiederlo in modo diretto, ma si sbrigò ad aggiungere - Non
che non mi faccia piacere.”
“Perché secondo me c’è sotto
qualcosa. Non ti sto chiedendo di aprire un’indagine non
retribuita solo perché sono io a chiedertelo, ma se ti
capitasse di scoprire qualsiasi cosa che mi permetterebbe di riaprire
il caso, te ne sarei riconoscente.”
Enigma annuì leggermente, un po’ dispiaciuto. Non
sarebbe certo la prima volta che una persona ricca e famosa si
rivelasse stanca della vita, ed a lui non era mai piaciuto inseguire
fantasmi. Ma per l’ennesima volta, tenne le sue opinioni per
sé.
“Proverò a fare qualche ricerca in
giro.” Acconsentì senza impegno, e lasciarono il
locale.
“Vuole un passaggio, commissario?” Chiese Edward,
tirando le chiavi fuori dalla tasca.
“No grazie, farò due passi a piedi”
Non ci voleva un genio per capire che per Gordon, farsi vedere un giro
con un
ex criminale che gettava discredito sulla professione investigativa,
sarebbe stato davvero imbarazzante e complicato da spiegare, quindi si
limitò ad annuire per poi andarsene.
O
magari non gradisce la mia macchina? Si
domandò una volta sotto casa, e con un mezzo sorriso, fece
una breve carezza al volante della sua corvette verde. Tutta invidia.,
pensò, prima di scendere ed entrare nel condominio.
Appena varcata la soglia del salotto vide Joker, tutto concentrato
davanti alla tivù, ma da tempo aveva smesso di chiedersi perché
il clown non tornasse a casa sua, visto che ne aveva una da qualche
parte… apparentemente però, si muoveva solo per
andare a trovare Crane.
“Eddie! Non puoi immaginare cos’ho
visto!” Lo accolse il suo coinquilino.
“Ehm… il Milionario?” Tirò ad
indovinare.
“Che dici, parlo del telegiornale, e…”
“Ah! Sai com’è, ogni giorno ne danno uno
diverso, quin… ahio!”
Dopo aver centrato l’investigatore in fronte col
telecomando, Joker proseguì.
“Idiota. Stavo per dirti che il giornalista
all’improvviso è diventato un mostro!”
“Cioè? Ha parlato bene di te?”
“Per carità! No, intendevo proprio che
è diventato… qualcosa,
ed ha tentato di divorare la sua collega. Ohh, Eddie, non è
stupendo? Gotham sta impazzendo Sem. Pre. Più!”
Spiegò il clown, col tono acuto e veloce che usava quando si
sentiva davvero eccitato per qualcosa.
Nigma si prese qualche secondo per pensare alle sue parole, e
percorrerlo con lo sguardo.
“Hai preso qualche droga strana?”
Domandò, incrociando le braccia sul petto.
“Non se l’è inventato, Ed.”
Quella voce inaspettata lo colse di sorpresa, ma l’unico
segno del suo spavento, fu lo scatto quando si voltò; vide
Spaventapasseri appoggiato contro la finestra, non capì come
avesse potuto non accorgersi della sua presenza, ma
d’altronde Jonathan sapeva muoversi davvero silenziosamente
quando voleva. L’aspetto dell’ex psichiatra era
impeccabile, come al solito.
“Crane. Stavate dando un party? Sembra sempre tanto affollato
qui, ultimamente.”
“Ohh Eddie, ma quanto sei scortese! Come puoi!”
Lo rimbeccò Joker, lanciandogli una pantofola, stavolta
l’investigatore l’afferrò prima che lo
colpisse nuovamente in testa. Era pure sua.
“Intendevo solo: non sarebbe ora, dopo un mese che sei qui,
di iniziare a dividerci
l’affitto?”
Il clown spalancò gli occhi per un attimo, prima di
rispondere con una risata talmente genuina, che Edward
spostò lo sguardo su Crane, come in cerca d’aiuto.
L’altro sorrise.
“Vabè. Comunque, stavo per andarmene.”
“Resta, sai che per te non c’è
problema.” Lo invitò Nigma.
“Ahh, e per me sì, invece?” Chiese
Joker, allungandosi comodamente, ed incrociando le braccia dietro la
testa.
“Lo baratterei con te anche subito! - annuì
l’investigatore, gli occhi spalancati nella parodia della
sincerità - Sono certo che lui
non si sveglierebbe ogni mattina giusto in tempo per rubarmi la
colazione dalle mani. O per lo meno poi, avrebbe la decenza di non
lamentarsi perché non uso il burro.”
“Ahhh, Eddie… - sorrise Joker. - Tu e le tue
intolleranze! Ma. Po-overo
cuore, chi ti farebbe mai una cosa simile? - riabbassò le
braccia, si alzò e con un piede schiacciò il
pulsante della tivù, spegnendola. - Beh, signorine,
è stato un piacere. Ora chiedo venia, ma devo andare a farmi
una doccia, o qualcuno potrebbe dire che non mi lavo.”
Appena il clown lasciò la stanza, Nigma spostò lo
sguardo su Jonathan.
“Oh, in realtà lo so che si lava.”
Mormorò pianissimo, annuendo in modo furbo, e
l’investigatore sorrise, portando le mani in tasca.
“Consumando sempre tutta la mia acqua calda, tra
l‘altro. Sei dispettoso, sai.”
Buttò lì, piegando la testa di lato e sostenendo
lo sguardo di Spaventapasseri, che lo osservava - lo faceva sempre -
come se lo stesse valutando.
“Mi stai facendo capire che tra i due sei tu a non lavarti?
Pensa un po’ le stranezze.”
“La risposta è acqua fredda, Crane. Gelida,
assassina, maledetta acqua fredda. Ti offro qualcosa? - chiese poi,
sfilandosi la giacca e voltandosi verso la sua camera da letto.
Parlava, e la sua voce si allontanava sempre più - Un
caffè? Una bibita? Un dolce?”
“Ti ringrazio, ma no. Ero solo passato.”
“Mi fa piacere, non passa mai nessuno. A parte
Joker.”
Aprì l’armadio, ne estrasse una felpa verde ed un
paio di jeans - la sua tenuta da casa
- e lo richiuse. Mentre sfilava la cravatta, notò Jonathan
appoggiato contro la cornice della porta, voltato dall’altra
parte.
“Puoi entrare, se vuoi. Non hai mai visto la mia stanza,
vero?”
“Dio, quanto ti odio da quando sei diventato così
casalingo.” Rispose l’altro, storcendo il naso, ma
entrò comunque.
Eh sì, Edward adorava quella casa, la prima che avesse mai
considerato davvero sua, e che sperava lo sarebbe stata per sempre. Ed
amava anche mostrarla, che poteva farci? Anche se come aveva
già detto a Crane, non andava mai nessuno a trovarlo. E ne
era sicuro, neppure Jonathan passerebbe da lui, se non fosse per Joker.
“Hai più parlato con Harvey?”
Domandò, mentre si sfilava la camicia.
“E cos’avrei da dire, io, ad Harvey? - Rispose
l’altro, senza nemmeno voltarsi mentre esaminava i libri
sugli scaffali della stanza. - Me lo presti, questo?” Chiese,
estraendo un volume per mostrarglielo.
Enigma sollevò un sopracciglio e si avvicinò, lo
prese e lesse il titolo.
“Prendilo pure. Comunque puoi stare tranquillo, non
dirò niente a Joker.”
“Che vuoi che gliene freghi dei libri che mi
presti?” Chiese, voltandosi e volontariamente cancellando
quella parte di conversazione che non gradiva, poi tacque, come
sfidandolo ad obiettare qualcosa.
“Mh. Sì, lo so perché sei ammutolito.
È per via del mio corpo perfetto, succede a tutti non
preoccuparti.”
Crane sgranò gli occhi per un momento. “Ma rivestiti.
- Lo rimproverò, strappandogli il libro dalle mani ed
uscendo dalla stanza. - Ci vediamo, Ed.”
L’investigatore rise tra sé, tornando verso
l’armadio per finire di cambiarsi.
Proprio nel momento in cui Crane poggiò la mano sulla
maniglia della porta d’ingresso però, il
campanello suonò. Alzò gli occhi al cielo ed
aprì, un attimo dopo una voce risuonò, alta, dal
bagno.
“Se è l’omino delle consegne, caccialo!
L’ultima volta gli ho chiesto di darmi del latte, ma a lui
non è bastato! Mi ha dato anche del cretino!
E dell’imbecille!”
Durante questo sfogo, Crane restò immobile, senza dire una
parola, facendosi carico di tutta la figuraccia di cui,
immaginò, Edward gli avrebbe dovuto rendere conto. Magari
non gli avrebbe mai restituito quel libro, tié. Quando si
sentì meno imbarazzato alzò lo sguardo. Dovette
alzarlo molto, perché a schiacciare il campanello era stato
un gigante di sesso femminile.
Sembrava anche un po’ confusa.
“Si, penso che debba ridere adesso, signora.” Disse
secco, lasciandola ancor più basita di prima.
|