Under my Skin
Oh, he's under
my skin
Just give me something to get rid of him
I've got a reason now to bury this alive
Another little white lie
Bello,
bello da morire, e lei lo guarda, lo guarda con quegli occhi bramosi di
lui, perché non può fare a meno di appoggiare il suo sguardo su quel corpo che
si muove agile e infallibile su quel palco.
Fa slittare gli occhi come se fosse letteralmente impazzita e in
estasi: si sofferma sulle sue mani grandi e sicure che accarezzano le corde di
quella chitarra con maestria, e lei inclina la testa per assaporare tutte le
note che le sue mani riescono a comporre con quel tocco; si lascia avvolgere e
si arresta su quegli occhi color nocciola che le sembrano quasi trasparenti,
quegli occhi che le raccontano una storia, quegli occhi che brillano di una
luce che solo lei riesce a cogliere, gli angoli della sua bocca si
aprono in un sorriso facendo intravedere quella fila di denti bianchi pressoché
perfetti e lei sente un tuffo al cuore.
Ecco di cosa non riesce a fare a meno, è completamente in balia di
lui,lo sente vivere sotto la sua pelle, è completamente drogata e dipendente di
tutti quei piccoli particolari che ama di lui.
Si avvicina al microfono ed inizia a fare il coro al cantante, ecco la prima
cosa che l’ha fatta finire incondizionatamente in quel baratro: la sua voce,
quella voce che non è da music award, non è da primo piano, non è quella voce
che un talent scout potrebbe notare, ma a lei piace, piace da morire e
non potrebbe farne a meno, perché è pulita, è soffice, è secondaria ma per lei
principale, e si rende conto che è uno stupido controsenso amare una cosa che
non è di vitale importanza per rendere perfetta una delle sue canzoni
preferite, ma lei è stupida, o almeno così si sente e non può fare a
meno di adorare con tutta se stessa quelle piccole cose che danno quel tocco
particolare a tutti i suoi comportamenti.
E’ così rapita ed imbambolata dall’aria stantia che l’ha avvolta per tutto il
tempo del concerto, che ancora non si è accorta che le luci si sono alzate e
che la sua amica è già uscita fuori a fumarsi una sigaretta dopo innumerevoli
tentativi di risvegliarla da quello stato di trans momentaneo, si sente toccare
su una spalla e sobbalza come quando svegli i bambini con la febbre alta, si
volta con la mano ancora appoggiata sul cuore e vede da vicino quei lineamenti
e quel sorriso che le fanno comparire una strana luce in quegli occhi blu
sbiaditi dal tempo.
-Tutto bene?- le domanda spontaneo e quelle parole continuano ad
echeggiarle in testa perché non riesce a collegare i pensieri alla facoltà di
parlare.
Annuisce piano con la testa e prova una strana nausea e una sensazione di caldo
che le provocano un arrossamento improvviso delle guance, si passa una mano tra
i capelli nervosa sperando che lui non si sia accorta che una semplice domanda
è riuscita a mandarle completamente in pappa quell’ammasso celebrale dentro la
sua testa.
-Ti va di venire a bere qualcosa?- lo dice abbassando lo sguardo e
sembra imbarazzato, è così dolce, si gratta vicino all’orecchio, sembra quasi
nervoso –Penso che verrà anche la tua amica, sta facendo amicizia con gli
altri della band- deglutisce con forza e accenna un sorriso, ma è nervoso,
nervoso perché ha paura che lei lo rifiuti, è così sciocco e cieco, non si è di
certo accorto di come per lei una domanda così semplice possa essere un sogno
che si realizza.
-Volentieri- si affretta a dire lei racimolando una buona dose di
coraggio, e lui si libera in uno di quei sorrisi che la fanno semplicemente
morire, si perde un attimo in quell’ammasso di cioccolato fuso, per poi
connettere i pensieri e uscire da quel locale insieme a lui.
Bello,
bello da morire,lo guarda da lontano,lo guarda e sa che oramai è suo,
suo e di nessun’altra, lo guarda mentre si muove su quel palco come se fosse la
sua seconda casa, ed è vivo, sprizza vitalità, energia, oramai lui per lei è
diventato parte integrante della sua vita: quante notti aveva passato a
sognarlo, quante serate aveva passato ad immergersi nel suo sguardo e nel suo
sorriso che ha amato dalla prima volta che l’ ha visto.
Non
ha importanza se quei due incisivi sono un po’ più grandi del normale, e non è
importante se le sue sopraciglia non sono perfettamente contornate e non gli
risaltano del tutto gli occhi. Lei si perde in lui, si perde in quei
capelli messi alla rinfusa per pigrizia di metterli a posto al mattino, perché
lei ama svegliarsi con lui che borbotta qualcosa di poco incomprensibile
davanti allo specchio immergendo le mani in quel barattolo di gel scadente e
passarselo in quella massa corvina per poi voltarsi e dire convinto –Ora è
tutto in ordine-. Ama quella barba leggermente incolta, che ogni volta che
la bacia si sente pungere e sente quel leggero solletico, e lo rimprovera
perché è divertente farglielo notare.
Ama
svegliarsi con lui al mattino e sentire i suoi fischi quando dorme, ama
sentirlo muoversi impazzito durante il sonno in preda a chissà quale sogno, ama
sentire quel profumo di Lucky strike rosse, fumata ogni qual volta finisce di
fare l’amore con lui.
Si
diverte a rivedere ogni sera un suo concerto nonostante oramai conosca tutto a
memoria, sorride ogni qual volta si imbarazza delle fan che gli corrono
incontro dopo ai concerti, e arrossisce come un bambino timido, perché non è
ancora abituato a tutto questo, è ancora impaurito e non sa ancora come gestire
la fama che ogni giorno cresce; è bello vederlo imbarazzato mentre firma
autografi o mentre cerca con il suo braccio lungo di fare una foto tentando di
non tagliare nessuna testa, e poi la guarda, sperando che sia venuto abbastanza
bene per non finire in rete ed assomigliare ad un perfetto barbone.
Finisce
il concerto e lui sente ancora la tensione, si avvicina a Martin impaurito e
cerca di scusarsi perché ha sbagliato una nota durante la canzone nuova e gli
pare una cosa inammissibile, ma il cantante lo rassicura: –Poolie ti fai un
sacco di complessi sei stato grande!- gli batte una pacca sulla spalla e
lui sorride rasserenato.
Si
avvicina a lei dandogli un veloce bacio sulle labbra e non c’è bisogno di
aggiungere nulla perché dal suo sguardo lei gli sta facendo i complimenti e lui
è contento, è felice come una bambino la mattina di Natale.
Entra
nel camerino e l’atmosfera è calda come sempre, si passano qualche birra, e
Martin non riesce a fare a meno che lodarsi per le sue doti canore, e viene
quasi da sorridere, è così fottutamente sicuro che quasi fa paura, il ragazzo
si fa passare dal batterista l’erba, lei lo guarda contrariata, ma poi quando
le accarezza piano la guancia quasi non ci fa più caso, si mette comodo su
quella poltroncina e ispira quell’ammasso di fumo dal profumo quasi dolciastro
che ti impasta l’olfatto, la prende tra le sue braccia e sembra, come al
solito, tutto impeccabile.
Bello, le piace vederlo dormire accanto a lei, ed è
agitato: si muove su quel divano come se stesse avendo uno dei peggiori incubi.
Lei si avvicina e gli accarezza piano la fronte, vuole rassicurarlo che non è
reale, che quando si sveglierà avrà accanto a lei,che è pronta a scacciare via
tutte le sue paure.
Guarda
l’ora sconsolata e vede gli altri membri della band farle cenno di svegliarlo
perchè è quasi ora di salire sul palco per l’ennesimo concerto, si avvicina e
gli accarezza piano quei capelli impiastricciati dal gel e gli da un bacio in
fronte, lui apre un occhio e fa quasi una faccia schifata.
–Mamma ancora
cinque minuti- dice mentre lei non può non trattenere un risolino.
–Amore tra
mezz’ora hai il concerto è ora di svegliarsi- preme le sue labbra contro le
sue e lui la accoglie accarezzandole piano la nuca e mordicchiandole piano il
labbro inferiore, si stacca sentendo ancora quelle labbra piene su di lei, lo
guarda, dio, quanto è bello, è perfetto nei suoi difetti e nelle sue
imperfezioni.
Si guarda allo specchio e si cambia velocemente maglietta,
quegli occhi sembrano più piccoli del solito, probabilmente sarà la stanchezza,
lo sguardo le ricade su quelle occhiaie marcate e peste, ma lui si volta nella
sua direzione e le regala uno di quei sorrisi che le fanno mancare il fiato per
una bella manciata di secondi, lo vedo scomparire in bagno, spera che si sia
deciso a sistemare i capelli.
Quando esce è un altro, la faccia pulita, gli occhi
piccoli e assonnati di prima sono diventati grandi e vispi, ma manca qualcosa,
quel qualcosa di essenziale, quella luce che lo caratterizzava da tutti, era
spenta, invisibile, un tuffo al cuore sicuramente si stava sbagliando, la
stanchezza giocava brutti scherzi anche su di lei.
Lo saluta e augura buona fortuna a tutti, anche se non ne
hanno bisogno, si mette dietro al palco e sorride come se fosse la prima volta
che li vede, si stringe in un abbraccio con la sua amica, si accorge che le
sanguina il dito, brutto vizio quello di mangiare le pellicine vicino alle
unghie, apre il rubinetto e fa scorrere l’acqua fresca, si guarda attorno e
cerca di rimettere a posto quel disordine, la spazzola in giro, la piastra
ancora accesa, il phon lasciato attaccato alla presa, una bustina con dentro
qualcosa di bianco.
La prende in mano e se la rigira tra le mani, sa fin
troppo bene cos’è ma non vuole crederci, non vuole capire che quella che ha
trovato dentro a quel bagno è della cocaina.
Una
serie di immagini le passano per la testa, John e Bryan sul palco a provare gli
strumenti, Martin che esce dal bagno perfettamente pettinato e le dice di svegliare
Paul, lo sveglia ed è il suo turno, giurerebbe che dopo di lui in quel cesso
non c’è né entrato né uscito nessuno.
Le
cade quella bustina tra le mani, e sente una strana fitta allo stomaco, non ci
vuole credere, si siede su quel divano fissando un punto non definito accanto a
lei, non ci vuole pensare.
Il concerto è finito e tutti corrono nel backstage
esaltati e felici, Martin abbraccia Rachel e la fa girare dandole un bacio
mentre lei cerca di dimenarsi perché a forza di girare le è venuta la nausea.
Paul si avvicina a lei e le accarezza la guancia, ma lei è
immobile, impassibile: è fottutamente spaventata.
La
guarda spaventato perché non vede niente da parte sua, lo sguardo perso nel
vuoto, la prende per mano e la porta fuori sul retro, lei si fa trascinare,
perché ha paura, ha paura di sapere la verità.
Tira fuori quella bustina dalla tasca e gliela mostra
mentre trema –Dimmi che non è roba tua- soffoca un singhiozzo, perché
non capisce perché bisogna ridursi a tanto, la sua vita è pressoché perfetta
perché dovrebbe rovinarsela con della schifosissima droga?
Lui le prende le mani e si immerge nei suoi occhi color
cielo, sorride per rassicurarla –Non è mia- dice con voce calma e
tranquilla, e lei non si pone nessuna domanda, gli getta le braccia al collo e
si fida, perché lui non potrebbe mai mentirle, perché lui la ama, gliel’ ha
detto e lei è così stupida, ingenua ed accecata dall’amore che crede a
tutte le sue parole.
Passeggia
per le vie di Boston insieme a Rachel, e il sole caldo le batte sulle fronti
accaldate di una stupida domenica in piena estate, apre il portafoglio per
pagare un frappuccino all’amica e ci trova dentro pochi spiccioli, la guarda
imbarazzata, mentre la ragazza paga il conto con un sorriso.
-Non capisco come sia potuto succedere, ero sicura di
avere cinquanta dollari Rach- le dice cercando nella borsa quei cazzo di
soldi che era sicura di avere.
-A volte capita- la rassicura lei –Sei
innamorata, hai la testa tra le nuvole figurati se ti ricordi di quanti soldi
hai nel portafoglio- ride con lei, ha ragione, la distrazione è all’ordine
del giorno da quando sta con lui.
Quando torna a casa lui sta guardando la tele con il volto
assonnato si siede vicino a lui e si fa abbracciare mentre gli racconta
entusiasta la giornata quando le racconta della distrazione dei soldi lui si
innervosisce e si stacca da lei –Stai accusando me per caso?- domanda
nervoso scattando in piedi.
Lei sbarra gli occhi sconvolta, come può pensare
minimamente una cosa del genere?Lei non dubiterebbe mai di lui.
–No!- urla decisa –Non potrei mai
pensare una cosa del genere- aggiunge scotendo la testa e avvicinandosi a
lui, lo guarda fisso negli occhi e le pare di non riconoscerlo, scuote la
testa, e ha una strana sensazione dentro di lei, perché in quegli occhi legge
solo una profonda stanchezza, una profonda tristezza, paura, tanta paura.
D’istinto lo abbraccia forte e lui si fa cullare tra le
braccia sicure di lei, trema come un bambino, e lei non capisce cosa sta
succedendo, lo stringe più forte e lo sente assente, distante, lontano.
–Ti amo- le
dice staccandosi e accennando un sorriso, ma quello non è davvero il suo
sorriso, non brilla, non c’è più quella risata che la scaldava, non riesce più
a trovare quella luce particolare nei suoi occhi che oramai sembrano più scuri
e stanchi, non legge più la passione nel suo sguardo, solo il vuoto, il vuoto
nei suoi occhi, nelle sue parole, nei suoi movimenti.
Lui
si è seduto sul divano e lei è li impalata a riordinare la folla di pensieri
che si sono accalcati nella sua mente, spalanca gli occhi e trema, lui la vede,
e capisce che lei sospetta qualcosa, di corsa va verso il bagno e inizia a
buttare tutto a terra alla rinfusa la spazzola si rompe e ci trova un doppio
fondo da cui ne esce una bustina contenente della polvere bianca: la tiene tra
le mani tremando.
Lui la vede e tenta di correre da lei per rassicurarla del
fatto che non ha visto né trovato nulla –Mi serve solo per un po’ di carica
prima dei concerti- afferma lui con la voce piatta e bassa, lei tenta di
vincolarsi da quella presa, perché è nauseata da tutto quello che la circonda,
e ha paura una fottuta paura.
–Te lo giuro
Sal- glielo dice prendendole le mani e guardandola fissa nei suoi occhi
cristallini, e lei riesce quasi a percepire di nuovo quella luce.
–Ti amo Sally,
non farei mai nulla che possa farti e farci del male- stringe la presa e
lei è sicura di aver visto quella luce nei suoi occhi che ama tanto, andrà
tutto bene, gliel’ ha promesso ancora una volta guardandola negli occhi, nulla
sarebbe potuto andare storto.
Lo guarda si dona ai fan con naturalezza, ormai è tutto
semplice, corre da una parte all’altra del palco: è complice degli altri e
riescono a far impazzire tutte le ragazzine che hanno pagato per vedere il loro
spettacolo, ma lui è diverso, è più bravo, ha più maestria, non arrossisce più
davanti a tante ragazze che impazziscono per avere la sua firma, oramai è
diventato veloce e scarabocchia il suo nome e il suo cognome in una manciata di
secondi senza nemmeno guardare a chi è rivolto. Le foto fatte veloci e non ha
importanza come sarà uscita è soltanto un’altra stupida immagine che finirà in
rete.
E’ cambiato e lei
non lo riconosce più, lei non si era innamorata della persona che è adesso, lo
vede che si avvicina strafottente ad una ragazzina e alza la chitarra al cielo
come per dimostrare che è il numero uno e lei urla, urla a squarciagola solo
perché si è avvicinato e ha visto quella schiera di tatuaggi su quelle braccia
robuste.
Sally è in fondo al locale dove si tiene il concerto, lo cerca
ma pare non trovarlo, quelle grandi mani che slittavano sicure sulla chitarra
sono ormai automatiche e callose, e adesso non si preoccuperebbe più se una
note è sbagliata o meno.
Ricerca quel sorriso brillante e spontaneo, quel sorriso
sincero, e ci rivede solo qualcosa di beffardo e poco naturale, quella luce nei
suoi occhi castani, quegli occhi di cui lei si era innamorata pazzamente
nonostante fossero resi più piccoli da quelle sopracciglia marcate, non c’era
più, non c’era più quella vita.
Si avvicina al microfono e la sua voce non è più pulita e
limpida, tutta colpa di quelle sigarette e di quella fottuta droga, gli ha
rovinato anche una delle doti più belle che aveva, non è più quella voce
soffice e piacevole, quella voce ora graffia e fa male, male da morire.
Lei
ha la nausea, e le viene da piangere perché oramai davanti a lei non c’è più il
dolce ragazzo impacciato di cui si era innamorata, davanti a lei ora un uomo,
un uomo che si è lasciato andare a tutte quelle cose che aveva giurato non avrebbe
mai toccato, a tutti quei comportamenti che mai gli sono appartenuti.
Si volta per nascondere le lacrime, sente di doversene
andare perché sta morendo con lui, sta per uscire dalla porta e sente un tonfo,
la musica smette di suonare, le prende
un crampo allo stomaco, sta pregando che non sia successo quello che pensa, si
volta e non riesce nemmeno ad emettere un urlo da quanto è doloroso.
Corre verso il palco facendosi spazio tra le persone, è
agonizzante, trema a terra, vede in Martin il terrore negli occhi, gli altri
sono corsi a chiamare aiuto, lo sguardo le cade su quei buchi sul braccio, si
mette istintivamente una mano sulla bocca e cade all’indietro perché nessuno è
stato pronto a prenderla prima che potesse cadere, è in ginocchio, e quelle ginocchia
sono sbucciate e bruciano come non mai.
Scuote la testa sconvolta, mentre vede il batterista
fargli una dose di eroina nel braccio in modo che la crisi d’astinenza passi,
-stava cercando di smettere- dice mentre si piega vicino a lui per sentire se
il suo battito è regolare.
Lei si alza, è sconvolta le gambe le tremano e vorrebbe
piangere forte, ma non ha nemmeno il coraggio di mostrare il suo dolore, guarda
il suo volto pallido i suoi occhioni socchiusi, sembra ancora più magro,
spalanca gli occhi non ce la può fare, lo guarda un ultima volta e prova quasi
una sensazione di schifo e colpa, si volta e se ne va, non si volta indietro
nonostante le urla di dolore di Martin che la implorano di restare e aiutarlo.
Esce da quel locale e si butta a terra, tenta di respirare
tra i singhiozzi silenziosi che la fanno sobbalzare, le manca il fiato e
l’unica cosa che riesce a pensare è che sia tutta colpa sua.
E’ passata quasi una settimana e lei l’ ha passata
riguardando vecchie foto, senza muoversi dal divano, si è ributtata in quel
passato perfetto che vorrebbe vivere ancora, dieci,cento, mille volte.
Esce di casa e cammina nella notte, da un’occhiata a
quella luna piena e gli torna in mente lui, sorride come se ce l’avesse
davanti, cammina verso quella casa, forse non è tutto perso, sta lasciandosi
alle spalle le bugie, la sua infelicità, le sue insicurezze, perché lei non gli
permetterà di lasciarla.
Prende la chiave da sotto lo zerbino ed entra cercando di
non fare rumore, Martin sta dormendo sulla sedia accanto al suo letto, è
convinta che non l’abbia lasciato nemmeno un secondo, le viene quasi da
sorridere davanti alla loro amicizia, davanti a come abbia preso in custodia
Paul come se fosse il suo piccolo fratellino da proteggere.
Prende un panno inzuppato di acqua fresca e si siede
accanto a lui passandoglielo leggermente sulla fronte aggrottata, sta
soffrendo, lo vede dimenarsi, ma sta stringendo i pugni, sta stringendo i
denti, è determinato, sta lottando.
Apre leggermente un occhio e la vede, le sue labbra si
spalancano in una sorta di sorriso, le prende la mano e lei lo stringe forte
–Insieme a te ce la farò- dice mentre una lacrima gli scorre lungo la guancia
–Sono solo un debole- aggiunge stringendo le palpebre a causa di uno spasmo di
dolore.
Gli accarezza la fronte e gli passa una mano tra i capelli
riprendendo a rinfrescarlo con dell’acqua fresca, lo aiuterà sarà il suo
sostegno, perché pagherebbe anche con la vita se necessario per rivedere quel
sorriso mozzafiato, per sentirsi morire solo immergendosi in quegli occhi color
nocciola, per rivedere quella luce piena di vita e voglia di vivere, per
risentire quella voce soffice farla sognare di nuovo, per vederlo arrossire
davanti a qualcosa che lo imbarazza, perché lei lo rivuole.
Rivuole quella parte di lui che sentiva sotto la sua
pelle, ha di nuovo voglia di innamorarsi di lui incondizionatamente, di amare
tutte quelle piccole imperfezioni che lo rendevano per lei perfetto, ha voglia
di vederlo di nuovo vivere. E non si arrenderà.
Oh my
permission to sin
You might have started my reckoning
I've got a reason now to bury him alive
Another little white lie
Note: è la prima volta che pubblico una mia storia in
questo sito, solitamente sono abituata a scrivere e a far leggere sotto
richiesta al mio piccolo cerchio di lettrici.
Mi sono voluta mettere in gioco, perché penso che sia
molto importante per crescere e capire i propri errori avere anche dei pareri
esterni.
Questa storia è stata scritta quasi sei mesi fa, ed è
molto importante per me.
Il titolo prende spunto da una canzone intitolata “Under
my skin” che avevo sentito una volta nel telefilm “Instant star”.
Spero che vi piaccia, e ringrazio anticipatamente chi
userà il suo tempo per leggere queste righe!