Ciao a tutti e benvenuti alla seconda one-shot che avevo in
programma XD
Questa volta la mia fanfic riguarda nuovamente Cloud
Strife, ma non si ambienta in alcun gioco... Il nostro eroe ha
infatti ormai ottant'anni e per lui che era stato l'eroe di
tutto il Pianeta è ancora più difficile abituarsi alla vita in
ospizio e alla vecchiaia in generale.
In molti hanno ritenuto che questo era un ottimo tema
comico ma io lo vedo più come drammatico.
E' la prima volta che scrivo di un vecchio e spero di
riuscirlo a riportare coerentemente alla sua età... Ringrazio
in anticipo per eventuali (e sempre assai gradite) recensioni,
nel bene o nel male che siano.
La flebile luce del sole si affacciava timorosa alla
finestra e gli uccellini cinguettavano il ritorno della
primavera. Dalla finestra della sua camera dell'ospizio per
anziani, Cloud Strife stirava le proprie membra intorpidite
dalla vecchiaia all'alzarsi del sole.
Era vivo anche quel giorno. Non sapeva se sorridere o
esserne rammaricato. Si decise per un sorriso triste tra le
rughe del viso.
Aveva ormai ottantadue anni e il tempo gli sembrava che
scorresse lento e infinito.
L'uomo si avvicinò con lenti passi alla finestra e ne
dischiuse le tende. Sentendo la schiena scricchiolare
nuovamente ai dolori si sedette sulla sedia che aveva a fianco
e guardò fuori dalla finestra con lo sguardo vaquo e perso nel
vuoto.
Al di fuori il parco dell'ospizio era verde e alcuni dei
suoi coetanei avevano già cominciato a sgranchirsi le ossa ai
tiepidi raggi del sole. Cloud sospirò, in fondo era messo
meglio di altri che per muoversi dovevano ricorrere ad una
sedia a rotelle. I suoi pensieri tornarono indietro a svariati
anni prima, una trentina o poco più in fondo, quando ancora
sfrecciava sulla fida motocicletta. Ma la Fenrir era ora
soltanto un bel ricordo, ormai aggiustata e rivenduta per
comprare la dote quando si era sposata la più giovane dei suoi
figli. Sospirò ancora... Quanto tempo che non li vedeva più,
erano passati ormai sei o sette mesi da quando avevano smesso
di venirlo a trovare, forse più interessati alla sua eredità
che alla sua salute.
Si alzò con qualche lamento di dolore della sedia. Si
sentiva stupido, lui che in battaglia aveva ricevuto così
tante ferite senza mai lamentarsi, adesso si lagnava per dei
regolari dolori a muscoli e ossa. Maledisse la sua vecchiaia
mormorando una parolaccia e si mise a girare in tondo nella
sua stanza. Si sentiva inutile da una decina d'anni a quella
parte... Da quando Tifa, la sua amata moglie, era morta
lasciandolo vedovo e i due figli avevano deciso di
rinchiuderlo in ospizio.
Ormai le sue giornate erano scandite da una routine cui lui
non era mai stato abituato. Alle otto vi era la colazione,
rigorosamente con cornetto vuoto e caffè, poi usciva a
prendere un pò d'aria e ne approfittava per prendere un taxi e
far visita al cimitero, lasciando alcuni fiori sulle tombe di
Zack, Aerith e Tifa, spendeva dieci minuti del suo tempo in
preghiere per loro e un'altra decina a chiedersi quando gli
avrebbe raggiunti. Ultimamente gli sembrava quasi di
desiderarlo. Poi tornava in ospizio per un pranzo sano e
spesso dietetico che non sapeva di niente, dopodichè andava a
coricarsi sino alle tre del pomeriggio. Si svegliava, leggeva
qualcosa, dormiva ancora e ogni tanto riceveva qualche visita
dai suoi nipoti, poi si avviava all'insipida cena e dormiva
sino all'alba del giorno seguente.
I vecchi combattimenti per salvare l'intero Pianeta o gli
estenuanti addestramenti della Shinra o ancora la lunga fuga
con Zack, erano ormai relegati ad essere soltanto ricordi
lontani nel tempo e spesso anche nello spazio. Vecchie storie
che i nipoti più grandi consideravano vaneggiamenti di un
vecchio e che alla più piccola sembravano storie fantastiche
e, diceva suo figlia, gliele doveva raccontare alla sera come
favole della buonanotte. D'altronde Cloud Strife lo sapeva
bene, le nuove generazioni non sapevano di quanto avesse
rischiato il Pianeta con la Shinra e con Sephiroth e solo
qualche vecchio giornalista veniva ancora a intervistarlo con
domande sempre più personali che finivano spesso per mandarlo
in bestia e aumentare la convinzione dei figli che ormai lui
fosse affetto da demenza senile.
Un freddo bussare alla sua porta lo costrinse a scacciare i
propri pensieri ed avviarsi verso di essa. Era una signorina
di colore che da un paio d'anni gli faceva da badante. Una
ragazza simpatica ma un tantino troppo pettegola.
Il signor Strife si sentiva strano ogni volta che ella
entrava. Vi era stato un tempo ormai molto lontano, quando
aveva sulla ventina d'anni, in cui era stato l'intero Pianeta
ad aver bisogno di lui, non una ma ben due volte ed entrambe
le volte era diventato un eroe. Ma si sa che gli eroi sono
tutti giovani e belli, e infatti lui era giovanissimo, aveva
un corpo aggraziato e muscoloso insieme, ciuffi di capelli
biondi e ribelli che gli avevano spesso portato il soprannome
di Spikey Head e due occhi azzurri come il cielo.
Adesso invece era vecchio e brutto, il suo corpo era
sgraziato e grasso, i suoi capelli erano radi e bianchi e i
suoi occhi azzurri erano resi meno splendenti da rughe e
occhiaie.
Un tempo il Pianeta aveva avuto bisogno di lui per essere
salvato, adesso lui aveva bisogno di una qualsiasi sconosciuta
per le semplici routine quotidiane.
La giovane aiutò l'anziano eroe a vestirsi e andare in
bagno, dopodichè lui si rimise a letto ma quando la ragazza
andò a chiamarlo per l'ora di cena il corpo del signor Strife
era immobile e freddo.
Si dice che vi era molta gente al suo funerale. Si dice che
lo seppellirono accanto alle tombe degli amici e della moglie
perduta. Si dice che vi furono per mesi necrologi sui
giornali. Si dicono tante cose ma la realtà fu che il mondo
presto dimenticò il vecchio Cloud Strife per ricordare
soltanto il giovane Spikey Head.