FF tsubasa 1
Titolo: Come cane e gatto
Rating: Giallo (non è il mio solito "verde" ma neanche a livelli da "arancione")
Genere: Mmmh diciamo fantasy, shonen-ai e...beh anche angst in qualche parte
Personaggi:
Fay, Kurogane, principalmente, ma anche Shaoran, Sakura, Yuuko,
Watanuki e ogni tanto come comparsa qualche altro personaggio delle
opere Clamp (specialmente X e Tokyo Babylon)
Riassunto:
Kurogane, Fay, Shaoran, Sakura e Mokona, alla ricerca delle piume della
principessa, si trasferiscono in un nuovo mondo apparentemente
conosciuto, e popolato da persone che credono di conoscere, ma che
insistono a ripetere di non averli mai visti. Una leggenda aleggia nel
paese: Solo durante le ore solari in montagna appare un castello
di ghiaccio popolato da uno spirito di donna che cerca vendetta.
Eppure, più terribile di questo, è la confusione, causata
da segreti inconfessabili e parole taciute. Possono, un cane e un
gatto, abbandonare l'odio causato dal loro essere e provare ad andare
d'accordo?
Note: shonen-ai! *-*
Prima Parte
Capitolo 1
Una richiesta
La
luce scomparve mostrando ai cinque nuovi arrivati un mondo altrettanto
nuovo: sembrava piuttosto normale. Si ritrovavano praticamente in mezzo
alla strada, da un lato e dall'altro c'erano delle case in stile
moderno, alcune perfino provviste di giardino.
«Hyuuuuu! Un nuovo
mondo!» cinguettò Fay, iniziando a saltellare attorno
all'amico-nemico «Kuro-bau non sei felice?»
«NON SONO UN CANE!»
Shaoran alzò gli
occhi al cielo, divertito dal continuo battibeccare dei due
«Mokona, percepisci la presenza di qualche piuma di Sakura?»
L'esserino bianco assunse
un'espressione corrucciata «Mokona percepisce un'energia, ma non
è sicura che provenga dalla piuma...»
Sakura scambiò uno
sguardo preoccupato con Shaoran, che a dispetto delle sue iniziative
alzò le spalle «Non importa: controlleremo lo
stesso!»
«Ben detto,
Shaoran-kun!» Fay sorrise come al solito «Io direi che
prima di iniziare le ricerche bisogna che troviamo un posto dove stare!
Shaoran-kun, tu e Sakura-chan andrete alla ricerca di un posto dove
fermarci per la notte, io e Kuro-puu, invece» si voltò
verso Kurogane, furioso per il nomiglolo affibbiatoglisi e gli fece un
occhiolino -che fece infuriare ancora di più l'altro-
«cercheremo di comprare qualche vestito!»
Shaoran annuì deciso
«Va bene, ci ritroviamo qui tra circa due ore. Ah, e Mokona
verrà con noi...se per voi va bene...»
«Sarà
sicuramente più utile a voi.» concluse Kurogane afferrando
un braccio di Fay, che spalancò gli occhi sorpreso
«Andiamo, se non vogliamo che i negozi chiudano.» detto
questo lo spinse avanti a lo seguì pochi passi dietro.
«Allora...a
dopo...» concluse Shaoran salutandoli con la mano, incamminandosi
con Sakura dalla parte opposta agli altri due.
«Mokona è stanchissima! Torniamo presto a casa, Shaoran!»
Fu così che si separarono...
Fu così che iniziarono i guai...
«Ma è possibile che in questa stramaledettissima
città non esista neanche un negozio?!» sbottò ad un
tratto Kurogane, guardandosi intorno: era da più di mezz'ora che
camminavano per quella strada, senza aver visto l'ombra di vetrine.
«Yuuuh Kuro-wanko, come sei impaziente!»
ridacchiò Fay facendo una giravolta su sé stesso sotto lo
sguardo scocciato del moro: dove la trovasse tutta quella energia, era
un bel mistero.
«Forse è meglio che ci dividiamo, Kuro-sama»
osservò dopo un po' il biondo, improvvisamente serio, e si
beccò lo sguardo sarcastico dell'altro.
«Sicuro di riuscire a sopravvivere?»
«Sopravvivere... sì credo che sia l'unica cosa che ho
fatto in questi ultimi vent'anni...» si voltò abbandonando
l'aria funerea e sorrise «Ma ho smesso di avere paura del buio da
un po'...» abbassò lo sguardo «o almeno credo»
«Vengo con te...»
Fay alzò di nuovo gli occhi su di lui, e sorrise chiudendoli
«Oh Kuro-sama, non devi preoccuparti per me!» detto questo
si voltò e con uno svolazzo del mantello scomparve
nell'oscurità della sera, lasciando un Kurogane piuttosto
confuso.
Quelle parole l'avevano in un certo senso colpito, come l'espressione triste che aveva assunto il biondo.
Ancora confuso si girò e riprese a camminare dalla parte opposta a quella del mago.
Già...il mago. Era davvero strano.
C'era qualcosa in quell'essere, che non riusciva a spiegarsi: proponeva
sempre quel sorriso spensierato e allegro, quando i suoi occhi
mostravano tutt'altro.
Era un attore, l'aveva capito dal primo giorno che l'aveva incontrato:
conosceva fin troppo bene quegli occhi tristi che sormontavano un
sorriso falsamente sincero... e questo lo innervosiva.
Il mago aveva decisamente un problema. O più d'uno. E forse
l'unica cosa che voleva era essere capito, ma se non si apriva con
nessuno, come sperava di ottenere un tale risultato?!
Aveva un serio problema, se quella volta ad Outo aveva tentato di farsi
uccidere. Certo, non si sarebbe lasciato morire da solo, ma per mano di
qualcun altro era un'altra storia...
No, non avrebbe permesso ciò: prima doveva capire il problema,
analizzare se fosse davvero impossibile risolverlo, e a quel punto
cercare una soluzione.
Sbuffò seccato, dando un calcio a quella lattina che gli ostacolava il cammino.
Il rumore metallico non lo infastidì, tuttavia quando
quell'amabile lattina gli batté violentemente sulla fronte,
indietreggiò imprecando.
Quando riaprì gli occhi trasalì, immobilizzandosi sul posto.
Com'era possibile che si trovasse di fronte ad una casa?! No, era
semplicemente impossibile, stava percorrendo la strada maestra!
Tuttavia, aveva come la strana sensazione di essere già stato in quel luogo, anche se non ricordava quando.
Osservò la casa: aveva un tetto dai bordi rialzati, scuro, una
scalinata, poi la porta e molte finestre. Il pianerottolo era in
parquet. Il resto era un giardino con molti alberi.
Si girò e scorse la staccionata: poteva tornare indietro, ma dal
momento che non aveva la più pallida idea di dove si trovasse,
forse avrebbe potuto chiedere al proprietario della villa in cui era
entrato senza permesso.
Violazione di domicilio, ci mancava solo questa! Anche se la
staccionata era aperta, quindi forse non è tutta colpa mia...
Tranquillizzatosi con quell'ultima supposizione, salì sul pianerottolo e si avvicinò alla porta.
«C'è qualcuno?! C'è per caso qualcuno qui
dentro?» sbuffò annoiato e allungò una mano per
bussare, ma non appena avvenne il contatto, quella si aprì verso
l'interno.
Kurogane, confuso, rimase immobile sulla soglia, poi si schiarì la gola e fece un passo avanti.
«E-ecco...c'è per caso qualcun-?»
«BUONA SERA!»
«AAARRRGGGHHH» Kurogane saltò in aria guardando le due bambine che sembravano essere apparse dal nulla.
Perché aveva l'impressione di aver già visto anche loro?!
Ridevano saltellando ognuna prendendo le mani dell'altra: una aveva i
capelli rosa, l'altra azzurri. Kurogane si chiese che shampoo usassero.
«Watanuki! Abbiamo un cliente!» urlacchiò una.
«No, io stavo solo...»
«Watanuki!»
«Cliente!»
«Non sono un cliente! Io...»
«Cliente! Cliente!»
«Watanuki!»
Da una stanza, trafelato, coi capelli all'aria e vestito da cuoco,
apparve un ragazzo occhialuto «Ma si può sapere cosa avete
da urlare tanto?! Stavo preparando il ben-...» il ragazzo si
bloccò imbarazzato, accorgendosi del terzo paio d’occhi
che lo fissavano «oh bu-buonasera... lei deve essere un
cliente!»
«No, io... mi sono trovato qui per sbaglio, ma ora me ne vad-...»
«Nessuno entra qui per sbaglio».
Kurogane trasalì voltandosi verso la voce, appartenente ad una
giovane donna piuttosto avvenente, con lunghi capelli neri e occhi
rossi.
Ma quella era...
«La strega Yuuko!» esclamò, scandalizzato.
«Sì, sono io. Ma non credo di conoscerla. Forse mi
avrà visto da qualche altra parte...in qualche altro mondo. In
ogni caso, lei è il benvenuto nel mio negozio.»
Kurogane avrebbe gentilmente ribattuto, sicuro che quella donna lo
stesse prendendo esplicitamente in giro ma la parola negozio si
assicurò la sua improvvisa attenzione.
«Nessuno entra qui per sbaglio» ripeté quella,
incrociando le braccia al petto «Non esistono le coincidenze,
c'è solo l'inevitabilità. Anche il nostro incontro era
inevitabile: Se si trova qui deve avere una richiesta,
un...desiderio...»
Kurogane guardò la donna con cipiglio «Ecco...»
«Ma non qui. Abbiamo una comoda stanza, perché non
approfittarne? Si accomodi pure, da questa parte...» la donna si
scostò mostrando l'uscio che il giovane doveva attraversare
«Watanuki, tu nel frattempo portaci un the!»
Il ragazzo sbuffò, cominciando a muoversi in maniera strana
«Lo faccio solo perché c'è un ospite!»
«E perché sei in debito!»
Watanuki cominciò a tirarsi i capelli muovendo i piedi in maniera strana.
Poi fu trascinato, in lacrime, dalle due bambine che ridacchiavano ripetendo il suo nome e l'aggettivo "arrabbiato".
Quando si fu chiusa la porta, calò il silenzio.
Kurogane continuò a fissarla, là dove era sparito il ragazzo. Non capiva che c'entrasse il debito.
«Chiunque viene qui ha un desiderio, e in questo negozio io
realizzo questi desideri. Ma richiedo una ricompensa, come è
giusto che sia...»
Kurogane lanciò uno sguardo allarmato alla strega: gli stava leggendo nel pensiero?!
«Non leggo nel pensiero, semplicemente gli umani
sono...prevedibili. Guardandoli negli occhi si possono scoprire tante
cose...»
Negli occhi...
Corrugò la fronte, ricordando quello che era successo col mago poco prima.
«Tu hai un desiderio»
«Sì...» rispose prontamente Kurogane, rialzando lo
sguardo «Le avevo già espresso questo desiderio...»
«Le ripeto che probabilmente era la me stessa di qualche altro
mondo. In ogni caso, dal momento che anche io in questo momento posso
regalarti un desiderio, non le conviene dirmi lo stesso...»
«Ma dubito che lo possa avverare. Quello di tornare nel mio mondo, intendo...»
Yuuko chiuse gli occhi con un sorriso «Oh allora è stato questo il suo primo desiderio?»
Kurogane si limitò ad annuire, con un enigmatico "Mmmh".
«Quindi non ha altri desideri...»
«No»
«Ma si trova qui...»
«A quanto pare»
«Chi non ha desideri non entra qui...»
Kurogane strinse le palpebre, e i muscoli delle braccia «Non
capisco nemmeno io perché mi trovo in questo cavolo di negozio!
Volevo solo ritrovare la strada... o un negozio di abbigliamento.
Sì, se questo può definirsi un desiderio...»
«Kurogane...» cantilenò Yuuko, facendo trasalire l'altro.
Un momento...
«Ma...ma io non le ho detto il mio nome!»
La donna parve rifletterci, poi sorrise «Ma deve averti
conosciuta la me stessa di un altro mondo. E' come se ti conoscessi
mediante lei...»
Kurogane fece una smorfia, infastidito forse più dalla
confidenza della donna con quel "tu", che per le sue parole insensate
«Il mio desiderio è trovare un negozio di abbigliamento.
Sul serio»
«Mmmh, sicuro?!»
«Sì...»
«A parte tornare a casa...»
«Ovviamente.»
«E dimmi: se, di tutte le cose di questo mondo, potessi renderne
vera solo una, sei sicuro che sceglieresti di tornare nel tuo
mondo?»
Kurogane continuò a guardarla, alzando un sopracciglio «E'
quello il mio desiderio. Come è desiderio del ragazzo salvare la
principessa, e del mago di non tornare a casa...»
Yuuko allungò la mano e sfiorò quella di Kurogane sul tavolo, che rabbrividì, ritraendola leggermente.
«Viaggi con qualcuno, a quanto ho capito. Quindi tu, se di tutti
i desideri del mondo potessi esaudirne soltanto uno, e gli altri
andassero in frantumi, davvero torneresti a casa?»
«Io...»
«Pensando che i desideri dei suoi compagni non si avverranno?»
«Mah...?»
«Lasceresti da soli il ragazzo, la principessa ed il mago?»
«Cosa...?»
«Lasceresti che i loro desideri andassero in fumo solo per tornare al tuo mondo?!»
«Eh...»
«Lo faresti?! Davvero lo fares-»
«NO!»
Yuuko sussultò indietreggiando di colpo. Il giovane aveva
stretto la mano a pugno, sbattendolo sul tavolo, e adesso era
all'impiedi, con il respiro affannoso.
«Mi...mi scusi» si schiarì la voce e si risedette.
Yuuko, al contrario, sorrise.
«Lo sapevo!»
COSA VORREBBE DIRE LO SAPEVO?!?!
«Ma se lo sapeva perché me l'ha chiesto?!»
«Yuuko-san, è pronto il the!»
A salvare la vita della donna, in extremis, era stato niente meno che il ragazzo dai movimenti strani.
Adesso appariva normale, quasi gentile. Era sicuro di averlo già
visto... ma sì! Non era quel ragazzo che appariva dietro Yuuko
quando si trovavano in quel mondo ricoperto da una rete?
Sorrise mentre porgeva la tazza a Yuuko, poi altrettanto quando si volse verso il giovane.
«E questo è per lei, Kurogane-san...»
«E tu come sai il mio nome!?»
Watanuki impallidì, come Yuuko, che si affrettò a
rimediare «Watanuki ci stavi spiando come al solito, non è
così?»
Il ragazzo batté le palpebre «Ma veramente...»
«Watanuki, ti dispiacerebbe lasciarmi sola con l'ospite?! Grazie...»
Il ragazzo scosse la testa scocciato, poi si diresse verso la porta, ma
prima di uscire si voltò un'ultima volta verso Kurogane, che
ricambiò lo sguardo con cipiglio.
Yuuko portò la tazzina alle labbra e sorseggiò il the
caldo, guardando Kurogane negli occhi, attraverso il fumo che saliva
dalle loro tazzine.
Dopo un minuto interminabile schioccò le labbra e si decise a
parlare «No, tu non accetteresti di realizzare il tuo desiderio a
discapito degli altri. Questo spiega che quello di tornare al tuo mondo
non è il tuo vero desiderio...»
«Eh?! Ma se le ho appena detto...»
«Il tuo vero desiderio sarà quello che tu vorresti si
avverasse, nonostante tutto. Puoi essere tu quello svantaggiato, ma
nonostante ciò non ti importerebbe...»
Kurogane la guardò negli occhi, infastidito «Non
esisterebbe nessun desiderio del genere! Voglio dire...chi vorrebbe che
si realizzasse il proprio desiderio, regalandosi la felicità a
discapito di quella degli altri?! Chi condannerebbe qualcuno
all'infelicità per il proprio tornaconto?!»
«Molte persone...»
«Eh?!»
La donna sospiro e lo guardò con una strana dolcezza «Oh, Kurogane... hai ancora tante cose da capire...»
«Se forse me le spiegasse...»
«Non è detto che si possano spiegare. Le dovrai capire da solo. Tu sei una persona buona...molto buona...»
Il giovane distolse lo sguardo, infastidito da quelle parole: fin ora
nessuno glielo avevano mai detto. Nessuno lo riteneva...buono. Nemmeno
lui si definiva così, e nemmeno nelle sue più rosee
previsioni pensava che qualcuno lo potesse anche solo pensare.
«E ci sono persone che hanno bisogno di te. Per questo tu non potresti andartene»
Strinse i pugni «Quindi non tornerò mai nel mio mondo?»
«Non ho detto questo. Semplicemente credo che molte persone non
sarebbero felici della tua partenza...delle persone che hanno davvero
bisogno di te. Potresti essere la loro unica salvezza...»
Alzò lo sguardo, confuso «So usare bene la spada... ho spiegato come usarla al ragazzo...»
«Non mi riferivo alla forza fisica...» la donna si
puntellò il petto «La forza che c'è qui dentro,
è quella che conta. Quel ragazzo ne è provvisto, e molto.
Il suo unico desiderio è di salvare la persona che ama...»
Ma... aspetta. Come fa a saperlo?
«Non ha importanza come lo so...»
«E non dica che non mi legge nella mente!»
«In realtà ci tieni a quelle persone, ma non lo vuoi ammettere...»
Il cuore del gigante mancò di un battito, mentre stringeva i muscoli delle braccia.
«Vorrei che non accadesse loro niente di male. Hanno sofferto troppo, non è giusto.»
«Anche tu hai sofferto molto...»
«Sì, ma... starei peggio se succedesse qualcosa di brutto...»
«Capisco. Tu vorresti che fossero felici...»
Kurogane strinse la tazzina con così tanta forza che quella si ruppe, ustionandolo.
Urlò ritirando la mano e soffiandoci invano di sopra.
«Il pagamento sarebbe troppo alto. Temo che non possa avverarlo...»
Kurogane si alzò di nuovo all'impiedi, rosso di rabbia
«Allora non mi faccia tutte quelle domande per sapere quello che
voglio, se non ha intenzione di ascoltarmi!»
«Oh, Kurogane. Ho detto che non posso avverare il tuo desiderio.
E' la verità, io non potrei mai, tutto dipende da te...»
«Eh?!»
«La risposta è dentro di te...io posso solo darti un aiutino. Ma per quello mi serve un pagamento...»
Il moro scosse la testa «Che vuole? Soldi?»
«Oh, i soldi non mi servono. In parte hai pagato: non potrai
toccare niente con quella mano, per almeno una giornata intera. Beh, mi
dovresti ricomprare una tazzina, ma per ora ti chiederò solo di
fare qualcosa per me. In questi giorni sento che sarò molto
occupata: dunque dovresti badare a qualcuno...»
Aveva sentito male...
«BADARE A QUALCUNO?!»
«Un qualcuno di molto carino e dolce!» rispose la donna con un sorrisetto malizioso.
Kurogane impallidì, chiedendosi a cosa la mente malata di quella donna avesse pensato.
«Con due grossi occhi azzurri...no non è Watanuki. Non ti avrei detto "dolce" altrimenti...»
Watanuki, da dietro la porta, cominciò a sbraitare muovendosi
nel suo solito modo strano «Io non sarei "dolce"???? Ma certo!
Chi potrebbe esserlo con una che da ordini dalla mattina alla sera?!
Eh? EH?!??!»
«Watanuki è arrabbiato!»
«Arrabbiato!»
«NON SONO ARRABBIATO!»
«Watanuki è molto arrabbiato!»
«Molto arrabbiato!»
«BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!»
«E' qui dietro la porta...»
Kurogane trasalì, stressato.
«Tadaaaaaaaaaaaan!»
Gli caddero le braccia per terra, per così dire: no, decisamente, non si sarebbe aspettato una cosa del genere.
«EH?!?!? MA STIAMO SCHERZANDO?!?!»
«No, assolutamente no...»
«Ma perché dovrei farlo, se tanto hai detto che non avvererai quello che ti ho chiesto?!»
«Perché ti ho detto che è un aiuto, per te. E, dai, non è...carino?!»
«NO!»
«Ohh, come sei crudele!»
«MA E' UN...GATTO!»
TO BE CONTINUED
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«Yuuuh un miagolìo! Kuro-Bau penso che tu stia confondendo le parti...i cani abbaiano...»
«NON SONO UN CANE!»
«Eh ma nemmeno un micio! Questo vuol dire che Kuro-Bau ha comprato un animalettooooooooooo!»
«PIANTALA DI PRENDERMI IN GIRO!»
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