Questione
di
tempistica
Cadere è tutta
una questione di tempistica, e Nymphadora
Tonks lo sapeva bene.
Non era passato un solo
istante della sua vita in cui non si
era ritrovata a stretto contatto col pavimento, quindi aveva imparato a
farci
l’abitudine, cercando di non pensare affatto alla figuraccia
che avrebbe potuto
fare.
Ma a volte la vergogna era
stata davvero grande!
Ricordava perfettamente
quando era stata invitata ad
Hogsmeade da Johnny Fawcett, quel ragazzo così carino della
sua stessa casa. Aveva
passato le due ore che precedevano l’appuntamento ad
autoconvincersi che
sarebbe andato tutto bene, che avrebbe passato una giornata deliziosa
con lui,
che avrebbero riso, scherzato e…
E invece le uniche risa
che ricordava erano quelle di
Johnny, dopo che l’aveva vista inciampare
sull’ultimo gradino delle scale che
portavano alla Sala d’Ingresso, urtare un compagno
più piccolo che trasportava
un’infinità di alambicchi, finiti immancabilmente
sulla sua testa – che per
quel giorno era semplicemente castana – facendola diventare
di mille colori,
senza che ci fosse bisogno di alcuna metamorfosi.
E che dire di quando aveva
rischiato di uccidere il ragazzo
che le piaceva tanto, al corso di preparazione per Auror? Gli era
piombata
addosso senza neppure rendersi conto di come ci fosse riuscita; sapeva
solo che
lui le aveva urlato di “tenersi a
dieci
miglia di distanza da lui, possibilmente rinchiusa in una boccetta di
vetro”
tenendosi la mano sul naso, evidentemente rotto.
Ma cosa poteva farci se
era nata così? La goffaggine era
insita in lei come il gene del Metamorfomagus…
Eppure in quel momento
Tonks stava ringraziando i suoi geni
tutti strambi.
Era nella vecchia casa di
Sirius, a Grimmauld Place, e
casualmente era volata tra le braccia di un uomo dall’aria
molto affascinante.
Si era ripromessa che non sarebbe mai più arrossita per una
delle sue cadute,
ma, quando aveva incrociato il suo sguardo stupito, non aveva potuto
farne a
meno.
- Tu sei la cugina di
Sirius, non è vero? Mi ha parlato
spesso di te. Piacere, io sono Remus Lupin.
A volte le cadute avevano una tempistica perfetta.
Oggi camminavo per strada
e, come al solito, stavo per rompermi una caviglia, cadere per terra e
rischiare di farmi investire da una macchina, tutto in questo preciso
ordine. Non lo faccio apposta, giuro; cado sempre. Inciampo, rovino
addosso alle persone e scivolo nelle posizioni più
imbarazzanti. Devo ancora decidere quale sia stata la caduta
più imbarazzante; se quella in cui mi si è alzata
tutta la maglietta ed io ho strisciato faccia, petto e braccia contro
la terra dell'Etna (fa davvero male, credetemi!) davanti ad una
scolaresca, o quando sono caduta dall'autobus, inciampando sulla
gonna...ma ci sarebbero anche altre volte in cui...vabbé,
lasciamo stare. xD
Insomma, oggi, dopo la
mia quasi caduta, ho cominciato a pensare che è tutta una
questione di tempistica; voglio dire, se cadi quando nessuno ti vede
(cosa che mi capita raramente) è okay, per lo meno nessuno
ha visto la tua figuraccia...ma se invece ti beccano in pieno? O tu
becchi le persone che vorresti non notassero mai la tua
goffagine?...è veramente questione di attimi! xD E da questi
miei pensieri contorti è nata questa Flashfic! Spero vi
piaccia! :)
Lily_Luna
|