- Epilogo -
Cavalcarono
a lungo nella notte. Prima gli ultimi scampoli di Londra, poi le
propaggini di un'incerta campagna, i fossi, i campi, e poi i boschi, i
torrenti alla luce della luna, e poi più niente.
C'era soltanto silenziosa brughiera, solo erica e vento intorno a loro.
Un paio di volte Thompson affiancò il suo cavallo a quello
di lei, e le chiese se era stanca. Ma Eileen non era stanca
affatto.
Come succede quando si è stati svegli così
a lungo da dimenticare di aver mai dormito e tutto ormai si perde in
una nube di assoluta, limpida chiarezza, così
anche lei sentiva l'animo sgombro e una sorta di felicità
sottesa appena al limite di nuovi pensieri. Scuoteva la testa in
silenzio, e Thompson spronava il cavallo. Prima arrivavano, prima
sarebbe finita. Le nubi, nel cielo dell'aurora, giocavano i
loro giochi inconsapevoli.
Quando arrivarono a Burton House, a diciassette miglia da dove Eileen
era vissuta in quei mesi, le colline erano ancora del colore di cui gli
antichi imporporavano le mani alla dea dalle dita di rosa.
- Siamo arrivati - disse Thompson. Ed Eileen capì
dov'erano e perché erano là.
Era come se l'avesse aspettato da tutta un'eternità di
sogno. Come se al fine di quel viaggio ci fosse quel necessario
principio, che adesso si stagliava silenzioso davanti a loro come un
relitto di epoche passate.
- Io sono pronta - disse lei, semplicemente.
Thompson allora chiuse gli occhi e fece sì
con la testa. Lasciarono i cavalli legati alla piccola staccionata in
fondo al viale che conduceva alla casa. Non c'erano niente altro
intorno, muri o confini, solo una lunga, enorme marea.
- Siamo alla fine - disse lui, avvicinandosi alla porta. Eileen sorrise
e fece segno che lo seguiva. Thompson bussò.
Una serva dall'aria stanca li accolse.
- Buon giorno Lydia, la signora dorme?
Lydia, da sotto la cuffia spiegazzata e con gli occhi grevi di sonno,
guardò
il padrone. Poi fece cenno di sì.
- E allora andiamo. Non vogliamo disturbarla, non temete. Ci
tratterremo solo qualche istante.
L'interno del cottage era lindo, arredato con semplice, limpido gusto.
Alle pareti quadri con piccoli fiori, e fiori essiccati sulle mensole.
C'era un camino, nell'angolo, e davanti una grande poltrona. Accanto un
cesto da lavoro, intatto, con ferri e calza e gomitoli di lana.
Lydia li accompagnò
su per le scale incerte, reggendosi con una mano alla bianca spalliera
che li separava dal vuoto. Le assi scricchiolavano quiete con l'antica
solidità
di quello che è lì da sempre.
La luce a fiotti filtrava da una vecchia finestra a metà del
pianerottolo. Aveva tende di mussola fine che sventolavano
com ricordi in un luogo dove tutto è passato.
Eileen prese la mano al Signor Thompson. E Thompson dolcemente richiuse
le dita sulle sue, come in un sogno.
Davanti a una porta di legno chiaro, la domestica, senza parlare, si
sfilò
una chiave dalla tasca, e attese.
- Lasciaci soli, Lydia, grazie.
E poi, a Eileen:
- Pronta?
- Pronta.
La chiave scivolò
senza fatica. La serratura non fece alcun rumore. Un istante dopo,
nell'incerta luce lattiginosa del mattino Eileen vide una camera da
letto, le tende alle finestre e il pavimento di legno bianco. E uno
specchio, un tavolo, una mensola, e un armadio, uno scendiletto, una
coperta … sulla coperta una mano bianca. La mano della donna
che era morta da sempre, e che non era mai del tutto morta.
- Mia sorella, Catherine Thompson - fece Thompson avanzando di un passo
nella stanza - Colei che da quando l'ho ritrovata, e forse prima, vive
la calma incoscienza dei saggi. Voi la vedete, Eileen, ma lei
è rimasta chissà dove e chissà quando.
Voi la vedete ma lei non vede noi.
La testa rossa di quel quieto sogno riposava su un guanciale di lino,
un lieve velo di garza proteggeva il letto dal resto. E dietro al velo,
come fosse sospeso nella corrente di anni ed anni di oblio, il respiro
silenzioso di Catherine.
Era pallida, ma il suo viso aveva l'incerta compostezza degli angeli.
Era bellissima, e perfettamente immobile.
- Quindi l'avete ritrovata ...
- Subito. L'anno dopo la sua scomparsa. Per il bambino è
stato più difficile, ma adesso adesso che tutto è
andato a posto, potrei pensare di porlarlo qui e di
...chissà se il tempo non possa far qualcosa per tutti e due.
Eileen fece un passo avanti. Le tende del letto si mossero.
- Amore? - fece una voce da dietro le cortine. E una mano si mosse
appena appena.
Eileen si fermò,
immobile.
- Sono qui, stai tranquilla - disse Thompson, dietro di lei. Poi sollevò
la tenda di garza e fece scivolare una mano nella lieve stretta di sua
sorella. La donna sembrò
calmarsi all'istante.
-
Perché sei stato tanto lontano?
Thompson sedette e le accarezzò
la fronte.
- Ora sono qui.
Catherine sorrise, chiuse di nuovo gli occhi.
- Non te ne andrai di nuovo, vero? Ho freddo … e sta per
nascere il bambino. Il mio bambino, te lo ricordi, il nostro
… sono sola, ho paura … amore mio … ho
paura …
Thompson si curvò
sul suo orecchio.
- Stai tranquilla - sussurrò
-
La notte è calma e fuori ci sono le lucciole. Le vedi le
lucciole, Catherine? Ce ne sono a milioni, sembrano stelle
giù nel vecchio campo lungo il Gladstone … Ieri
Norma te ne ha catturate un paio. Sono giù in cucina, nel
bicchiere. E ha preparato il pudding, ci faremo
colazione domattina … Piccola Catherine, dove sei finita?
Vuoi che ti canti la nostra canzone, quella del gufo e della nido e del
sole che va avanti e indietro e avanti e indietro …
Ricordati,
bambina, che la sera
non è mai così
oscura come apparve.
Nell'inverno cresce già la primavera,
dentro i bozzoli si accendono le larve.
Il gufo dorme dentro il suo nido,
ma poi spalanca i suoi begli occhi gialli:
quello che adesso è oscuro, triste, infido,
col primo sole lo scacceranno i galli …
Quando
Thompson smise di sussurrare a sua sorella questa vecchia canzone, sui
lineamenti perlacei di Catherine si diffuse un sorriso beato. Subito
dopo il sonno l'avvolse.
Eileen si asciugò
una lacrima.
- Lo aspetta ancora? - sussurrò.
- Lo aspetta sempre. La sua mente è ferma là, a
quella notte in cui il tempo ha smesso per lei di avere un senso. Il
momento in cui lui l'ha abbandonata. Lo aspetta e spera che ritorni.
- Ma lui non tornerà, non è vero?
Thompson scosse la testa, piano.
- No, non tornerà. Ma forse è meglio così.
Forse per lei sarà sempre quel Prescott che ha conosciuto. E
questo forse sarà la sua salvezza. In fin dei conti, nel
posto dov'è adesso, tutto è possibile e il vero
non ha senso. Rimane solo quel che è sempre stato ...
- Pensate che non possa più tornare indietro? Che non esista
qualcosa, una cura ...
- Ci vuole tempo, Eileen, ci vuole tempo.
- Tutto il tempo che sarà necessario.
- Cosa intendete? Io non so se da solo potrei riuscire a ...
- Non sarete più solo.
- Come?
- Davvero, Signore caro, mai più. Ci sarà sempre
qualcun'altro al vostro fianco. Che a voi piaccia o meno, s'intende.
Thompson fece una smorfia bizzarra, ma i suoi occhi smentivano tutto il
resto.
- E di grazia, chi sarebbe ... Oh, certo ... c'è Nibbles, e
poi Foster, e Norma, e Noah ...
- E poi? Nessun altro, in casa, a parte loro?
Lui finse di pensarci per un po'.
- Dunque, vediamo ... ah, sì. Ma certo, quasi dimenticavo,
c'è un folletto vestito da canaglia che mi è
stato scaricato di peso un paio di mesi fa. Una graziosa piccola
canaglia di cui sulle prime non sapevo che farmi, e che per poco non ho
fatto l'errore di farmi sfuggire tra le dita. Ma adesso - disse e le
prese una mano, vicino alla finestra - adesso non la lascio
più andare.
- No? E perché mai, se posso chiederlo, visto che
dimenticate così facilmente di metterla in lista?
- Perché è fuori da ogni possibile lista. Su,
adesso usciamo. Ne avete viste anche troppe per questa mattina. Norma
ci aspetta a casa, e starà sulle spine. Nessuno le ha
più fatto sapere se torno con un anello al dito oppure ...
- Signor Nicholas? - fece allora Eileen - Non avete risposto alla
domanda.
- Quale domanda? - chiese lui, scendendo il primo gradino della scala.
- La domanda del perché volete tenere con voi la piccola
canaglia. b' fastidiosa. In che cosa può esservi d'aiuto?
Thompson sorrise e allungò le braccia, cingendola piano
piano alla vita e tirandola a sé.
- Mi chiedete perché non vi lascio più andare? -
le sussurrò - Velo lo spiego: perché se
c'è un solo modo per rendere la vita vagamente degna della
fatica che facciamo per viverla, è avere qualcuno accanto da
amare. Finché possiamo vivere per qualcuno, non è
mai completamente finita.
- E quand'è che comincia, Signor Thompson?
- Adesso, amore mio. Proprio adesso.
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