Capitolo
5
“Ti
amo!”
Il
sole si vedeva
benissimo dalla mia
camera , risplendeva meravigliosamente sulle pareti come se volesse
diventare a
far parte dell’arredamento . Erano passati già sei
giorni dalla morte del nonno
e la domenica trascorreva come al solito tra le strade del Queens.
Domani
Austen sarebbe uscito dall’ospedale , ma io non avevo avuto
il coraggio di
andare a trovarlo .Era come se ciò che avesse detto quel
giorno avesse creato
una barriera , come se tutto ciò che era successo aveva in
un certo qual modo
allentato la corda che ci teneva uniti , quel legame indissolubile che
avevamo
costruito .
Non
sapevo il perché delle sue parole , ma ho avuto tutta la
settimana per
rifletterci senza alcuna soluzione , non riuscivo a venirne a capo .
Tutto
sembrava vuoto ora che Austen non c’era più nella
mia vita e la morte del nonno
mi ha reso tutto
più difficile .
Avevo
bisogno d’aiuto , avevo bisogno di consigli , avevo bisogno
di stare con
qualcuno , di stare con lui , l’unica persona di cui non mi
stancavo mai ,
l’unica che stava sempre dalla mia parte , perché
stare con me per lui rendeva
tutto più bello .
I
rumori erano assenti in casa , la musica a dir poco estinta , e
giustamente ,
oserei dire. Sentii ad un tratto i rumori di qualcuno che stava salendo
le
scale . Speravo che quei rumori non avessero condotto alla mia stanza ,
in quel
momento sarei stato felice soltanto se Austen fosse entrato da quella
porta .
I
rumori si facevano sempre più fitti e la speranza che prima
avevo provato svanì
come la neve si scioglie al sole . La porta si aprì
lentamente e
improvvisamente comparve la sagoma di Betty.
Betty
era rimasta un’altra settimana , giusto per dare man forte
alla mamma che pian
piano stava cominciando a riprendersi . Bobbie pensava che zia Betty
avrebbe
fatto bene a tutti con il suo ottimismo ed in quel momento speravo
avesse
ragione.
Non
era il nonno ma era pur sempre qualcosa , o meglio qualcuno , qualcuno
su cui
poter contare. Lei rimase sulla soglia e mi chiese :
-
Posso entrare ?
-
C’è bisogno di chiederlo? - domandai a mia volta
-
Non saprei Justin , o meglio prima avrei saputo , ora no !
Che
strana risposta , che strana situazione . Cosa avrebbe voluto dire ?
Cosa
avrebbe voluto significare quella domanda ?
-
In che senso Zia Betty ? Spiegati! - la esortai
Betty
entrò . Indossava una gonna lunga fino alle ginocchia di
colore blu e sopra una
camicetta a pois della stessa tonalità della gonna . Aveva
acquisito stile non
c’era dubbio . Londra l’aveva cambiata ,
l’aveva resa più bella , più viva . Le
aveva dato l’opportunità di godersi ciò
di cui non aveva mai potuto trarre
profitto fino a quel momento . Vene verso il mio letto , si sedette e
poi
cominciò :
-
Nel senso che “Non saprei” . Sei cresciuto Justin .
Sei cresciuto più in fretta
di quanto tu possa immaginare . Mi sembra ieri quando cercavo di
aiutare tua
madre a metterti i pannolini ed adesso ti ritrovo così . Uno
splendido giovane
ragazzo . Quello che sto cercando di dirti è che adesso non
è più come prima ,
non riesco più a capirti come riuscivo a fare poco tempo fa
. Anche da ciò che
mi scrivi capisco che sei maturato . Ah … Non fraintendermi
, non che non sia
una cosa positiva, solo vorrei che tu ti aprissi un po’ . O meglio che aprissi un
po’ il tuo cuore ,
solo un po’ , per riuscire a farmi capire cosa stai provando .
Mi
sgorgò una lacrima . Mai possibile che in
quest’ultima settimana avevo pianto
più che in tutta la mia vita? Come era possibile ? Allora
dissi :
-
Sai Zia Betty…
-
Dimmi
-
La mia vita non è proprio come me l’ero immaginata
, nel mio piccolo pensavo di
essere normale, ma invece guardami .
-
E cosa dovrei guardare ? - chiese dolcemente
-
Guarda cosa sono diventato ? O meglio guarda cosa sono.
-
E cosa sei ?
-
Sono gay Zia
-
Ed è un male ?Non devi vergognarti di come sei , di
ciò che fai e di ciò verso
cui sono orientati i tuoi interessi , devi essere assolutamente te
stesso e
devi avere la forza di affrontare gli altri anche quando tutto sembra
caderti
addosso . Non devi fartene una colpa se sei così . Essere
diversi non significa
essere cattivi o fuori posto , significa essere speciali , significa
distaccarsi un po’ da quella normalità quotidiana
e molto spesso banale per
condurre vite un po’ bizzarre . Non devi mai pensare che
questo non sia il tuo
posto , non devi mai pensare che questa non sia la tua casa…
-
Sì zia lo so , ma alcune volte sembra che neanche chi ti
vuole bene riesca ad
accettarti
-
Parli di Austen?
Mi
lasciò sconvolto , lo sapeva , sicuramente mamma aveva
parlato . Era sempre
stata una chiacchierona , e non sarebbe stata lei se nel giro di poco
tempo non
avesse fatto sapere a mia Zia cosa fosse successo. Risposi timidamente
-
Sì
-
So cosa ha fatto Austen . E’ già passata una
settimana e sai che ti dico ?
-
Cosa ? - lo chiesi come se fosse una domanda retorica
-
Che sei uno sciocco
-
Perché ? - domandai leggermente urtato
-
Ricordi quanti problemi ti sei fatto quando hai dovuto dirci
ciò che Austen ha
detto ai suoi ?
-
Si ! - dissi secco
-
Ed allora ? Non eri confuso ? Non eri disorientato quando hai mostrato
a tutti
noi chi eri ?
-
Si! - ripetevo quell’affermazione come un disco rotto .
-
Ed allora come credi si sia sentito lui , a dover rivelare alla propria
famiglia di essere omosessuale , di fronte ad un padre che , diciamolo
, on è
mai stato molto tollerante sull’argomento , per quello che
tua madre è riuscita
a dirmi , e per di
più in tua presenza ?
- mi fece notare
-
Credo che sia sentito … - esitai - … molto ma
molto peggio di come mi sia
sentito io .
-
Vedi ? Lui ti ha appoggiato in ogni momento quando tu ti sentivi
confuso , ed
ha cercato di essere forte per te , quando non forte non lo era neanche
lui .
Non credi quindi di aver sbagliato?
Non
pensi di essere stato un po’ troppo duro con lui per quello
che ti ha detto ?
Forse lo avrà detto in preda alla confusione , era
comprensibile .
-
Hai ragione zia ma …
-
Niente ma - mi zittì lei - se c’è
qualcosa che ho imparato in questo momento è
che al cuore non si comanda , non si chiedono spiegazioni . Quando
c’è in gioco
l’amore si agisce e basta , senza troppi convenevoli e
ripensamenti .
Non
riuscivo a parlare , la Zia aveva centrato il punto , il nocciolo della
situazione , l’origine della tristezza. Ma mi faceva male
lasciarlo uscire , mi
faceva male al solo pensarci , ma decisi di far uscire fuori tutto e
lasciai la
che la zia Betty continuasse :
-
Justin sei la persona più coraggiosa che conosca . Non
lasciare che delle
futili parole offuschino il tuo modo di ragionare . Le parole possono
cambiare ,
le parole sono ciò che più fa paura
all’uomo . Ancora dobbiamo capire la
potenza della parola , che tanto può far bene quanto del
male . Tante volte
potrai sentirti bene quando qualcuno ti elogerà , ma
altrettante volte o forse
di più , potrai sentirti male quando ti feriranno .
Mi
alzai . Avevo colto in pieno il significato di quelle parole , ero
riuscito far
rivivere ciò che aveva perso allegria e brio : il vero
Justin . Il giudizio
degli altri non mi aveva mai fermato e mai mi avrebbe fermato . Presi
velocemente il cellulare e mi misi in dosso lo giaccone . Uscii
velocemente
dalla mia camera . Zia Betty era sorpresa della mia reazione e mi
chiese mentre
uscivo dalla porta :
-
Dove stai andando ?
-
All’ospedale
Mi
sorrise. Da quando non aveva più l’apparecchio ,
non mi ero mai accorto di che
bel sorriso avesse . Faceva sembrare tutto più bello . Aveva
un sorriso come
quello del nonno . Era lei la persone che le somigliava di
più in casa nostra .
Mia madre aveva una certa somiglianza più con la nonna.
Appena mi resi conto di
non aver svolto una cosa essenziale , tornai indietro e mi affacciai
dalla
porta della mia camera , dove intravidi la Zia Betty ancora seduta sul
mio
letto , a rimirare l’immagine del nonno . La tirai fuori
dalla sua trance e le
dissi :
-
Grazie
-
E di cosa ? Ora va .
Corsi
più veloce della luce , scesi le scale più
rapidamente che potevo , avvisai mia
madre che stavo per uscire e chiusi la porta di scatto . Arrivai alla
fermata
dell’autobus con il fiatone , ma riuscii a prenderlo in tempo
. Seduto ad uno
dei tanti posti disponibili, pensai e ripensai. Cosa gli avrei detto ?
Di
solito ci si preparano dei discorsi in queste situazioni , ma io non
ero pronto
, non riuscivo a pensare a nulla che non fosse il suo volto . Rivedere
il suo
sorriso mi avrebbe dato forza , perdermi di nuovo nel profondo dei suoi
occhi
mi avrebbe ipnotizzato , ma non mi importava , l’unica cosa
che contava ora ,
era andare lì , rivederlo e riabbracciarlo . Non desideravo
altro .
Scesi
alla fermata sbagliata , immerso nei miei pensieri e convinto che
l’autobus si
fosse fermato di fronte l’ospedale . Aspettai lì
una buona mezz’ora .
Non
fu affatto del tempo piacevole , anzi potrei ben dire che
quell’arco di tempo
che passai lì fu molto “istruttivo” .
Vidi almeno una decina di coppie che si
baciavano e non feci altro che riflettere e pensare al mio futuro .
Come avrei
interagito con il mondo ? Cosa ne avrebbe fatto di me il mondo ? Quante
domande
ancora senza una risposta , quanti quesiti impossibili da risolvere .
Forse
avrei passato la mia vita come un emarginato , senza nessuno disposto
ad
aiutarmi o a stare con me , o forse avrei trovato in Austen
ciò che on avrei
trovato in nessun altro . In quel momento pensai di gettare tutto , di
lasciar
perdere , ma poi ripensai a quanto mia madre aveva sofferto per la
morte di mio
padre , di quanto Betty avesse patito per la partenza di Henry e capii
tutto .
Meglio amare che non amare affatto . L’amore è una
grande conquista e avrei
dovuto vivere di questo se volevo stare bene . Sarebbe stato difficile
convincermene
, ma ci avrei provato con tutte le mie forze , con ogni mio respiro .
Nessuno
mi avrebbe portato via l’amore .
Nel
poco tempo rimanente prima di ritrovare il mio tanto amato autobus
pensai a
cosa avrei fatto una volta rivisto Austen , una volta rivisto colui che
mi
faceva battere il cuore all’impazzata . Ero indeciso , ma poi
compresi che era
meglio se lasciavo il cuore ,
era
l’unico modo per avere successo , l’unico modo per
riavvicinarlo a me .
Arrivò
l’autobus e
senza neanche dargli il
tempo di fermarsi e di aprire le porte mi ci catapultai . Frenai il mio
istinto
di intimidire l’autista per andare più veloce .
Non potevo più aspettare , non
potevo stare con le mani in mano se soltanto pochi chilometri mi
separavano da
lui . Pochi minuti e l’autobus mi fermò di fronte
al grandissimo edificio
bianco .
Questa
volta mi sembrava anche più enorme del solito . Forse la sua
mole era dovuta
alla mia paura . Probabilmente lo vedevo ingigantito come edificio
perché i
miei timori erano ingigantiti . Avrei voluto appiattirli , ma questo
era il
momento di affrontarli . Andai alla segreteria dell’ospedale
e diedi
un’occhiata alla lista dei ricoverati . Austen si trovava al
terzo piano nella
stanza 136 reparto ortopedia . Cominciai a prendere la rincorsa quando
l’infermiera
mi bloccò :
-
Ehi! Ragazzino l’orario delle visite è finito !
-
Mi scusi - dissi implorante - ma devo assolutamente vederlo
-
Allora tornerai domani . L’ingresso è accessibile
solo ai familiari del
paziente .
-
Ma lui è un familiare - disse una voce alle mie spalle
Era
il padre di Austen . La sua statura era enorme . Faceva anche sfigurare
me ,
che non avevo mai avuto problemi di altezza . I suoi occhi blu
risplendevano
come quelli del figlio
ed avevano una
lucentezza ed una voglia di vita unici nel loro genere . Mi
poggiò una mano
sulla spalla e proseguì :
-
E’ mio genero
L’infermiera
evitò di guardarci in modo particolarmente strano , ma
accennò unicamente ad
sorriso . Che avesse capito ciò che intendeva il signor
Tyler? Mi lasciò
passare ed il signor Tyler mi portò con lui per condurmi
dove avrei trovato
Austen . L’ascensore era occupato e per questo mi propose di
prendere le scale
. Io malvolentieri accettai , pensando che il tempo che avrei impiegato
ad
aspettare l’ascensore , lo avrei sfruttato per poter salire i
piani che mi
separavano da Austen . Il signor George prese l’iniziativa e
disse :
-
Allora ti sei deciso finalmente a venire
-
Dovevo soltanto rivedere chi ero per poter affrontare chiunque mi
mettesse in
discussione !
-
Sei coraggioso sai ! Io non lo avrei mai fatto ! - disse con un
po’ di
rammarico
-
Perché dice così ?- domandai incuriosito.
-
Vi invidio sapete ? Io non lo avrei mai fatto . Intendo , non sarei mai
uscito
allo scoperto se fossi stato gay . Mi sarei tenuto tutto dentro pur di
non
deludere coloro che amavo.
-
Lei parla così perché ragiona con la sua testa e
perché pensa che nel mondo
esterno tutti le siano contro ma non è così -
risposi , sorprendendomi di
quanto fossi saggio e proseguii - Alcune persone sono buone e generose altre sono perfide .
Abbiamo il dono del
libero arbitri . Perché non attaccarci alle prime ?
-
Hai proprio ragione ragazzo !
Detto
questo mi diede un pizzicotto sulla guancia . Oramai ero arrivato .
Riuscivo ad
intravedere la sagoma della signora Tyler fino alla fine del corridoio
. La
camera di Austen era l’ultima del suo piano ed era quella che
si trovava più in
fondo . Pian piano che mi avvicinavo i colori che la signora Marylin
indossava
si facevano più nitidi ai miei occhi . Indossava un completo
composto da una
gonna ed una camicetta completamente rosa e sopra la camicetta portava
un copri
spalle bianco . Sembrava un chewingum ma non volli sottolinearlo per
non essere
scortese . Avanzai sempre di più ed una volta arrivato
vicino alla signora
Tyler potei osservare la sua faccia sorpresa ma nello stesso tempo
serena . La
salutai e lei mi indicò la sala che si vedeva al di
là del vetro.
Austen.
Lo
vedevo dopo solo una settimana . Non credevo mi avrebbe fatto un tale
effetto ,
in fondo era passato poco tempo dalla grande litigata della settimana
scorsa .
tutto girava intorno a me ed il riflesso del vetro mi dava
un’idea della sua
perfezione non indifferente . La sua era una delle stanze
più luminose , piene
di Sole . Il cielo era limpido ed il Sole risplendeva forte in quella
sala
d’ospedale . Mi sembrava di essere tornato nella reception
del condominio dove
Austen abitava . Anche la sala infatti era completamente dipinta di
azzurro ,un
azzurro sgargiante , che si abbinava perfettamente ai suoi occhi , alla
sua
carnagione , potrei ben dire che si abbinava quasi ad ogni parte del
suo corpo
. Era steso sul letto ed aveva il volto rivolto verso la finestra . Non
mi
aveva sicuramente visto e né sapeva della mia presenza .
Speravo non lo sapesse
, volevo almeno concedergli questa sorpresa , se per lui poteva ancora
chiamarsi sorpresa .
Mi
avvicinai alla porta di vetro , presi un ultimo respiro , afferrai la
maniglia
ed aprii l’unico confine che allora ci separava . Appena
aprii la porta lui non
si girò , non mi degnò neanche di uno sguardo .
Forse aveva capito ch ero io ed
era arrabbiato , come biasimarlo . Chiusi la porta dietro le mie spalle
e
sentii Austen dire :
-
Come ti ho già detto papà se prima non rivolgerai
le tue scuse a Justin e non
lo porterai qui , tra me e te non vi sarà più
dialogo- lo disse con freddezza .
Era
la prima volta dopo una settimana che sentivo la sua voce , che
rivedevo il suo
profilo. Tutto sembrava bello , tutto sembrava fantastico ora che ero
lì , e
non mi sarei lasciato andare neanche un attimo . Ogni attimo per me era
vita e
non avevo fatto altro che desiderare quello per tutta la settimana .
Con un
ultimo respiro gli parlai e dissi :
-
Credo che lo abbia appena fatto il signor Tyler , Austen.
Spalancò
gli occhi improvvisamente ma non si voltò
verso di
me . Cominciava a
sgorgargli una lacrima dai suoi occhi blu , lacrima che io consideravo
come una
goccia di rugiada . Non l’avevo mai visto piangere
né mai singhiozzare come
fece poco dopo . Prima che potessi intervenire mi bloccò:
-
Promettimi che appena mi girerò non scomparirai , che sarai
ancora lì
-
Perché ? - domandai
, lasciando
trasparire un po’ di insicurezza
-
Perché così saprò che non è
tutto un sogno .
-
Prometto - risposi ponendomi una mano sul cuore .
Lui
si girò . Appena mi vide sorrise ampiamente ,
spalancò gli occhi più del
possibile . Aveva desiderato anche lui vedermi , lo percepivo , ed io
come lo
sciocco non avevo capito . Facevo lo stupido invece di affrontare la
realtà.
Ero lì ora e l’unica cosa che sapevo fare era
balbettare e singhiozzare .
Dovevo agire . E dovevo farlo alla svelta . Era l’unico modo
per non perderlo
per sempre .
Mi
avvicinai piano per potermi godere ogni istante della sua compagnia ,
arrivai
infine vicino al suo letto e mi sedetti sulla coperta ,
anch’essa azzurrina ,
che gli era stata posta sulle gambe . A quel punto dissi:
-
Come stai ?
-
Non mi lamento! Domani potrò tornare a casa -
ribadì con contentezza e poi ,
rabbuiatosi in volto continuò - Mi dispiace di non essere
potuto venire al
funerale di tuo nonno .
-
Non ti preoccupare , sapevo che eri impossibilitato a venire , non devi
assolutamente giustificarti con me !
-
Piuttosto ! Devo chiederti scusa !
La
faccia rabbuiata di un momento prima adesso lasciava trasparire un
minimo di
stupore , che non si aspettasse le mie scuse ? Gliele dovevo dopotutto,
in
fondo se era su quel letto di ospedale , era per colpa mia . Mi
fissò negli
occhi ed io cercai di non perdermi nuovamente , come succedeva ogni
volta che
lo fissavo , nel blu dei suoi . Notando che io non accennavo a parlare
domandò
:
-
Scusa per cosa ?
-
Per tutto ! Per come mi sono comportato , per ciò che ho
detto e fatto , per
ogni singola parola al vuoto . Per ogni singola e stupida paura . Non
volevo
perderti Austen e sapere che potresti andartene mi distrugge mi fa a
pezzi .
Non sai quanto ho pianto per te , o meglio per noi in queste ultime
settimane .
Continuavo a pensare, a cercare il coraggio per venire qui da te , ma
non
riuscivo a trovarlo , perché pensavo che non volessi
più vedermi , non volessi
più condividere con me momenti che sarebbero potuti
diventare importanti . Austen
, ciò che cerco di dirti è che non riesco a stare
senza di te .
Austen
sembrava perplesso , come se il mondo gli stesse girando intorno , per
un po’
pensai che stesse per avere un malore , come se non fosse
già abbastanza . Non
volevo assolutamente vederlo soffrire dopo ciò che gli avevo
detto . Si riprese
da quello stato di trance che lo aveva avvolto e , come se stesse
pensando ,
iniziò a dire :
-
Non ho parole , non so cosa dire , se non che non ho mai incontrato
nessuno
come te . E’ inutile dirti che mi dispiace per il disagio che
ti ho creato e
che credevo non saresti mai venuto qui . Riesci sempre a sorprendermi
come
nessuno mai riesce a fare . Non so cosa dirti perché non
trovo le parole per
riuscire a descrivere ciò che mi hai fatto , ciò
che mi hai trasmesso e ciò che
mi dai . Mi sento molto fortunato ad averti qui accanto a me e credo lo
sarò
per sempre .
Pronunciò
quelle parole con una tale intensità che pensavo mi
sarebbero sgorgate altre
lacrime dagli occhi , ma non fu così . Ero solo contento ,
contento che mi
avesse accettato , contento che fosse quello di sempre , contento di
aver
abbandonato le convenzioni che mi stavano relegando in una profonda
solitudine
. L’unica cosa che gli dissi fu :
-
Grazie … - mi bloccò.
Mi
mise un dito sulle labbra per non riuscire a farmi parlare , per
cercare di non
farmi ribattere a tutto ciò che aveva detto . La pressione
che esercitava sulla
mia bocca non fu molto forte , ma non mi lamentai di ciò che
stavo facendo .
Non volli osservare se fuori da quella stanza i suoi genitori ci
stavano
guardando , per questo continuai a fissare lui . Austen era sempre
meraviglioso
, sempre bello , come quando lo vidi per la prima volta .
Improvvisamente lui
si avvicinò lentamente e sfiorò prima le sue
labbra alle mie e poi mi baciò .
Spalancai
gli occhi ma lo lascai fare . Cominciarono ad uscire lacrime dai miei
occhi
senza una ragione , forse soltanto perché stava osando
ciò che non avevo mai
osato fare io , ciò per cui non avevo mai preso iniziativa .
Chiusi gli occhi
per godermi ogni singolo attimo , ogni singolo momento . Ogni secondo
sarebbe
bastato a nutrirmi
per una vita , per
sostentarmi all’infinito . Non avevo mai provato nulla di
più puro e non mi
spaventava , era una bella sensazione ciò che sentivo in
quel momento . Non
avevo più nessuna inibizione . Aprii gli occhi giusto il
tempo per distogliere
le mie labbra dalle sue , poi , lui , rimasto sorpreso mi
domandò :
-
Qualcosa non va ?
-
No ! - risposi secco
-
E allora ?
-
Ti amo Austen Tyler ! Ti amo!
Rimase
scosso , come se lo avessero colpito con un dardo , un dardo infuocato
che non
lasciava spazio a nulla se non al sentimento. A giudicare dalla sua
faccia non
se lo aspettava e secondo me Cupido non avrebbe saputo fare di meglio
in una
situazione del genere . Lui mi guardò e disse :
-
E’ la prima che me lo dici
-
E allora fa che non sia l’ultima.
Lo
presi da dietro la testa e lo avvicinai di scatto verso di me . Era il
bacio
più bello che gli avessi mai dato . Era unico e speciale ,
come lui . In quel
momento eravamo un tutt’uno , un’unica
entità, e tutto sembrava bellissimo .
Non sapevo bene cosa stavo provando in quel momento , ma di certo era
qualcosa
di speciale, qualcosa che non avevo provato neanche la prima volta che
lo
baciai . Quella volta fu tutto veloce fu tutto di scatto e ce ne
pentimmo
entrambi . Non volevo pensarvi , ma tutto in un certo qual modo mi
riconduceva
a quel palco , a quel momento . Però tutto era diverso . Io
ero diverso . Tutta
la mia vita era stata per sempre un grande palcoscenico ,dove ho sempre
finto
di essere ciò che non sono e non potevo essere . Ma se
qualcosa ho imparato da
questa vita era di non demordere mai , di non perdere la speranza . I
sogni
possono realizzarsi per chi ci crede , possono renderti felice .
Aveva
ragione Cenerentola a dire che “ i sogni son desideri di
felicità” . Il mio si
era appena avverato e non sapevo cosa pensare .
Aprii
gli occhi per guardarlo , ma li richiusi subito per non rompere la
maglia del
momento . non mi importava più di nessuno . Se ne avessi
avuto la possibilità
lo avrei urlato a tutti ciò che sentivo e ciò che
provavo . Se c’era qualcosa
che avevo imparato da quell’esperienza era che
l’amore è una sfida . Ed in
fondo in una sfida BASTA SOLO AVERE CORAGGIO.
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