Sark e Lauren, per parlare un po' anche di loro
due.
Momenti random della
season III scanditi non da date ed orari – di cui non disponiamo – ma
da dettagli che sicuramente per il nostro Mr Sark sono stati
molto significativi: gli sbalzi di umore di Lauren! Apre e chiude in
maniera più serie, é invece più divertente – almeno spero! - nel mezzo.
NB: la Lauren
di questa fic é frutto di un lunghissimo studio sul personaggio. C'è
tantissimo da dire e da scrivere su di lei, perciò spero che i dettagli
che potranno sembrare OOC a prima vista possano essere considerati un “
andare oltre le poche scene che ci hanno regalato i mitici autori”.
Desclaimer:
Alias appartiene al grande J.J. ; With or without you appartiene
agli U2.
Tutta
alla mia Syd,
perché
ho la fortuna di averne una in casa.
E
perché ha accettato che dalla Sarkite Acuta
non
si guarirà mai ;)
With
or without you
With
or without you,
with
or without you, oh oh
I
can't live, with or without you.
[Sera, rifugio
sicuro. Lauren di umore pericolosamente calmo.]
Lunga distesa sul
letto, Lauren fissava il soffito. I piedi nudi penzolavano da un lato e
le braccia erano completamente allargate; pareva un angelo immerso in
qualche riflessione inarrivabile, con i suoi bei capelli biondi a
circondarle il viso pallido e gli occhi distanti, eppure Sark, dal modo
in cui le sue dita erano serrate attorno ad un lembo del lenzuolo,
riusciva a percepirne la collera e l'agitazione. Due emozioni che
appartenevano spesso a Lauren.
Voleva una scusa,
soltanto una scusa per dare le spalle allo schermo del computer e
domandarle cosa non andasse. Lei era così dannatamente brava a chiudersi
a riccio quando percepiva la sua preoccupazione. Sark si era già punto
parecchie volte con quegli aculei e non era ansioso di ripetere
l'esperienza.
Finalmente un
sospiro attirò la sua attenzione. Come se non aspettasse altro – perché
in effetti così era – ruotò la sedia e la guardò, reprimendo il
desiderio di alzarsi e sedersi sul bordo del letto.
« Ci farai
l'abitudine. » le disse, dopo un po'.
« A Sydney Bristow? »
alzò un sopracciglio « Dio, spero proprio di no! »
Sark la guardò di
sottecchi.
Lauren si alzò a
sedere, poggiando il peso sui palmi delle mani, e un sorriso furbo fece
capolino sul suo volto.
« Vorrebbe dire che
sono diventata fredda ed insensibile e che non tengo al mio matrimonio! »
L'uomo alzò gli
occhi al cielo tirando a sua volta un sospiro che voleva essere
esasperato; ma si godette quell'attimo in cui lei non poteva notare la
sua espressione mentre assaporava la risata di Lauren. Era da un po' che
non la sentiva ridacchiare di gusto, a pensarci bene. La missione la
stava rendendo più nervosa del solito da quando la parte più difficile
era diventata salvare il suo matrimonio fasullo. All'inizio ci
scherzava su molto spesso. Lo trovava estremamente ironico e Sark era
certo che, se soltanto avesse avuto il tempo di riflettere su
quell'aspetto, lo avrebbe trovato ancora molto comico.
« La odio. » mugugnò
Lauren.
« Pare che Sydney
Bristow abbia una capacità di farsi odiare con un'intensità davvero
notevole. Da un lato ha i pazzi fanatici – e includo tuo marito –
che morirebbero per lei in qualunque momento, dall'altro persone che
farebbero esattamente lo stesso pur di trascinarla all'Inferno con loro.
»
« Non rimane
indifferente. »
« Già. »
Lauren sospirò
pesantemente. Era calmissima quella sera e sembrava diventare via via
sempre più tranquilla. Sark sentiva di poter quasi toccare la sua
agitazione, eppure era certo che Lauren non ne avrebbe lasciata venir
fuori nemmeno una goccia.
« Michael impazzisce
completamente quando si tratta di lei. Smette proprio di
ragionare. » fissò un punto imprecisato sul muro, per poi tornare a
rivolgere lo sguardo sull'uomo « A volte mi spaventa. » confessò.
Incapace di
resistere oltre a quell'espressione angosciata, Sark si alzò e andò a
sedersi accanto a lei. Lauren aveva davvero paura di qualcosa, come se
fosse stato lì, davanti ai loro occhi.
« Per i cattivi non é
la stessa cosa. »
« Oh-oh » la riprese
lui, sfiorandola appena con una finta spallata « Da quando saremmo i
cattivi? »
« Giusto, giusto.
Meglio definirci “ una versione alternativa dei buoni”. »
Si scambiarono un
sorrisetto divertito.
« Voglio dire »
riprese Lauren, comunque troppo presto « Noi non siamo come loro.
Tu ed io... »
E qui Sark iniziò
seriamente a preoccuparsi per la salute della sua partner. Nella
classifica delle cose più temute da Lauren, parlare al plurale era fra
le prime tre senza ombra di dubbio.
Gli occorse solo
qualche istante per darsi mentalmente dell'idiota.
« ...se fossimo con
qualcun altro, farebbe differenza? Faremmo il nostro lavoro ugualmente,
no? »
Sark si alzò di
nuovo, ma questa volta si diresse alla finestra. Rimase lì, in piedi,
dando le spalle a Lauren.
« Credo di sì. »
mormorò più a sé stesso che a lei.
Dalla sua posizione,
Lauren non poteva vedere la sua espressione accigliata. Osservò la sua
immagine di spalle, le sue braccia distese lungo i fianchi, che
l'avevano stretta troppe volte, dandole quell' insopportabile
senso di sicurezza, i capelli biondi che avevano appena iniziato a
ricrescere dopo il carcere e che lei trovava assolutamente buffi ma
adorabili; cercò di immaginare gli occhi attenti – mai che la
perdessero di vista – o le labbra incurvate in un ghigno sarcastico.
La sua voce giuse
più bassa e incerta di quanto avesse sperato.
« Non credo vorrei
qualcun altro. »
Sark si portò un
pugno al petto, stringendo forte, in una muta risposta che Lauren sapeva
bene come interpretare. Era un tale peccato che tra cattivi
certe cose non si potessero dire ad alta voce.
[4 a.m., solito
rifugio. Lauren di pessimo umore.]
Un rumore sommesso
ma perfettamente distinto dai suoni provenienti dall'esterno. Se non
fosse stato il partner di Lauren sotto tutti i punti di vista da
diverso tempo, Sark sarebbe scattato sull'attenti per individuare
l'ipotetico intruso. Invece socchiuse gli occhi e mise a fuoco l'angolo
della stanza dove si trovava il tavolo con il portatile. Quando scorse
la figura di Lauren intenta a lavorare, abbandonò la testa contro il
cuscino con un gemito disperato. Stava sgranocchiando una di quelle sue
orrende barrette che fingevano di non avere cioccolato. E in
compenso, non dicevano nulla in merito allo scricchiolio che producevano
ad ogni morso.
« Lauren, pietà.
Che diavolo stai combinando? »
« Lavoro. Hai
presente, quando metti in funzione muscoli e cervello
contemporaneamente? »
A Sark vennero in
mente una decina di degne risposte maliziose nell'arco di un secondo; ma
le tenne per se, tutte quante, perché ad occhio e croce l'unico
oggetto a portata di lancio per Lauren era il computer. E non c'erano
dubbi che lo avrebbe lanciato.
« Siamo un po' acidi
sta... » guardò di sfuggita l'ora sulla sveglia del comodino « ...mattina?!
»
Le quattro in punto.
« Almeno piantala di
sgranocchiare come uno scoiattolo. Vorrei dormire. »
« Che gravissimo
problema. »
Lauren non si era
nemmeno voltata. Di rado Sark l'aveva vista tanto furiosa, anche nei
suoi momenti peggiori. Un umore del genere potevano derivare da una sola
offesa: orgoglio ferito.
Questo non lo
addolcì minimamente, quando mise a punto il contrattacco. Nessuna pietà
per chi non aveva rispetto del sonno altrui.
« No, sul serio.
Altrimenti so già cosa farai domani mattina. »
Ovvero tra
qualche ora.
Si morse la lingua
per non dirlo.
Aveva attirato
l'attenzione della donna, che stava aspettando di sapere dove sarebbe
andato a parare. Lo aveva capito dal ticchettio sulla tastiera, che si
era fatto più lento.
« Non appena
entrerai in bagno, inzierai a lamentarti davanti allo specchio dicendo
che sei ingrassata e il tuo complesso d'inferiorità nei confronti di
Sydney Bristow raggungerà i massimi storici. »
Touché.
Non che Lauren
avesse mai fatto scenate del genere, ma aveva colto nel segno grazie a
quel suo piccolo vizio di osservarla costantemente e a quel fastidioso
talento nell'indovinare sempre cosa le passasse per la testa. Percepì fisicamente
l'attimo di quiete che precedette la tempesta in arrivo.
Merda,
mormorò tra sé. Questa volta non ne esco vivo.
Lauren si alzò di
scatto, fissandolo con una tale intensità che per un momento Sark si
domandò se non sperasse davvero di poterlo incenerire con gli occhi. Con
passi lenti si avvicinò al letto, prendendo posto nell'angolo più
distante in una buffa posa da gatto accovacciato. Senza interrompere il
contatto visivo, scartò una tavoletta di cioccolato e la mangiò d'un
fiato, spingendola con l'indice contro le proprie labbra un poco alla
volta e masticando ogni centimetro con tutta la forza di cui era capace.
« Io. Faccio.
Quello. Che. Voglio. » sillabò.
Sark tirò un sospiro
senza farsi notare troppo, in un moto d'invidia verso le briciole che
si stava leccando via dalle labbra. Allora, volendo rendersi più
partecipe, si sollevò per avvicinarsi al suo viso, scrollandosi di dosso
buona parte del lenzuolo. Sul suo viso perfetto troneggiava un sorriso
beffardo. Lauren si prese qualche istante per ricordare come avessero
trascorso la prima parte della nottata e questo parve rallegrarla almeno
un po'.
I loro nasi si
sfioravano.
L'uomo accennò a
qualcosa che aveva a che fare con macchie di cioccolato e le diede un
bacio sul naso, lasciando scivolare le labbra fino all'angolo della sua
bocca. Lauren sorrise, sconfitta.
« Okay, capo. » la
prese in giro « Ed essendo tu una che lavora, mi dici cos'hai raccontato
a tuo marito per non essere a casa alle quattro del mattino? »
« Oh, sta'
tranquillo. » il tono si era fatto nuovamente furente « Ho semplicemente
detto che non c'era alcun problema se passava tutta la notte
in ufficio a lavorare su alcuni dettagli con Sydney, perché anche io
avrei fatto tardi. »
Merda,
imprecò mentalmente Sark, per la seconda volta.
E non si curò
nemmeno di essere stato ripetitivo.
[Rifugio, notte.
Lauren di umore decisamente agitato.]
Avevano discusso,
confrontato le informazioni, rivisto i dettaglio del giorno seguente uno
per uno. Sdraiati l'uno accanto all'altra, avevano elencato ogni
possibile imprevisto e ne avevano ideato la risoluzione. Non ci sarebbe
più stato da lavorare nemmeno volendosi inventare altri piani, perciò
verso l'una e mezza del mattino erano crollati, Lauren con la testa
contro la spalla di Sark e l'uomo che la teneva stretta a sé,
accarezzandole di tanto in tanto i capelli.
« No, no, no! »
« Cosa? »
Sark spalancò gli
occhi di colpo e immediatamente volse il capo verso Lauren, che fino ad
un attimo prima dormiva accanto a lui ed ora, messasi a sedere, pareva
agitatissima.
« Non possiamo
farlo. »
Il tono si era
calmato di colpo e ora l'espressione che troneggiava sul suo viso era
più di disappunto, come se stesse rimproverando sé stessa per una grave
mancanza.
« Questo, non
dovremmi farlo. »
« Non dovremmo ...dormire?
» domandò incerto Sark, a cui non venne in mente nessun'altra
attività criminosa.
« No. Potrebbe
rendere le cose difficili, in futuro. »
« Dormire? »
ripetè, forse perché ogni volta che ripeteva quel verbo il sonno
aumentava.
« E compromettere il
nostro incarico. »
« Dormire
comprometterà il nostro incarico? Lauren, ma che diavolo stai
dicendo? »
« Noi non dovremmo
dormire insieme. » scandì lei.
« Noi abbiamo
dormito insieme decine di volte! »
Lei scosse piano il
capo, con un nuovo sguardo estremamente serio.
« Abbiamo fatto
sesso. E magari ci siamo addormentati, dopo. Ma questo... »
scrollò le spalle, lasciando che un brivido la scuotesse per bene «
...questo é... »
A quel punto, Sark
rise.
« E' tutto okay,
Lauren. Ti prometto che non finirai in Paradiso per così poco. »
« ...da fidanzati? »
sussurrò allora, quasi in segno di sfida.
Seguì un attimo di
silenzio assoluto, prima che Sark si riscuotesse da quel suono
terrificante.
« D'accordo, ritiro
tutto. Vieni qui che mi é passato il sonno. »
[Prime luci
dell'alba, hotel non meglio identificato. Lauren di umore insolito.]
« Quell'uomo é
pazzo. »
Lauren rise
istericamente, seduta sul davanzale davanti alla finestra. Aveva ancora
negli occhi gli strani simboli scritti da quela povera ragazza che
pareva invasata. Le aveva fatto pena vederla in quello stato; ma non
abbastanza, ovviamente.
« Te lo giuro, non
riesco a comprenderlo. Un attimo prima quell'equazione é lo scopo della
sua vita, quello dopo sacrificherebbe ogni cosa per la figlia. »
« Oh, non lasciarti
distrarre dai suoi monologhi spassionati su quanto ami la figlioletta
ritrovata. Ho già ascoltato qualcosa di simile per tutti i membri della
famiglia Bristow. Laura compresa.»
La donna questa
volta sogghignò, in ricordo di certi aneddoti molto interessanti sui
loro superiori.
Con un agile balzo,
toccò terra e si avvicinò al letto, dov'era seduto Sark, intento a
rigirare il liquido rossastro del suo bicchiere, che ricordava solo
vagamente del vino.
« Bene. » sorrise,
accomodandosi in braccio all'uomo e circondandogli il collo con entrambe
le braccia.
Sark posò il
bicchiere e sorrise a sua volta. Le accarezzò le spalle e i fianchi,
serrando infine la presa attorno alla sua vita. Lauren premette il naso
contro il suo, iniziando a gocherellare con qualche ciuffo biondo
dell'uomo.
« Hai visto come ci é
corso dietro il mio ex-marito? »
« Oh, sì. »
le prese il volto tra le mani e scostò i capelli, accarezzando una
guancia con il pollice « Ero quasi geloso. »
Lauren reclinò il
capo, arricciando il naso fingendosi offesa. Sark conosceva
quell'espressione: voleva farsi baciare e lui non vedeva alcun motivo
per non accontentarla. Sentì Lauren rispondere a quel bacio con
un'intensità perfino maggiore del solito e d'istinto tornò a stringerla a
sé con un braccio. L'altra mano litigò furiosamente con il suo maglione
troppo spesso e scese ad accarezzare le cosce.
Adorava quei jeans, decisamente.
Per tutta risposta
Lauren poggiò i palmi sul suo petto e lo spinse giù, contro il
materasso, divertendosi un mondo nel vedere la sua espressione
combattuta tra disappunto e desiderio.
« La solita dispotica.
» brontolò infatti, accontentandosi per il momento di cedere il
comando.
Ridacchiò
beffarda vicino al suo orecchio, poi tracciò con le labbra una linea
immaginaria fino a sfiorargli di nuovo la bocca. Fu troppo, soprattutto
per lui. Con un movimento deciso, la fece scivolare sotto di sé e
Lauren accettò di buon grado, pur odiando quell'attimo in cui dovette
allontanare il viso dal proprio. Brevissimo, ma insopportabile.
Sark
baciò ogni centimetro del suo viso, lottando contro il collo di quel
maglione che pareva proprio avercela con loro. Continuava a preferire i
jeans, che non solo le stavano divinamente, ma avevano un unico
bottone molto allettante. Anche Lauren pareva dell'idea.
Forse
avrebbero potuto passare oltre al magliore, in fin dei conti.
Lauren
si mise a trafficare con i bottoni della sua camicia.
Finché,
di colpo, lo invase una strana sensazione. Lauren, tra le sue braccia,
gli pareva diversa; gli pareva di dover fare molto di più in quel
momento, come se di occasioni per fare la cosa giusta ne rimanessero
ancora poche. Gentilmente portò Lauren al suo fianco, abbracciandole e
dandole di stricio un bacio sulla guancia. Aveva il fiato corto, quella
nuova emozione lo stava per soffocare. Appoggiò la guacia sulla testa
della donna e trasse un profondo respiro.
Lauren
reagì dopo qualche istante: afferrando i due lembi della camicia mezza
sbottonata, lo strattonò finché non si trovarono faccia a faccia.
«
Che cosa pensi di fare? »
Sorpresa,
più che altro, tono curioso.
«
Io? Proprio niente! »
Il ginocchio di
Lauren raggiunse il suo stomaco in maniera non proprio gentile.
L'espressione dolorante doveva essere davvero afflittà perché Lauren
represse a stento una risata e lo guardò intensamente. Quando parlò, il
tono minaccioso era in netto contrasto con la sua espressione, la più
felice e sincera che l'uomo avesse mai visto.
« Julian Sark, non
ti azzardare mai più a fare niente con me! »
Ma al di là
dell'espressione, il tono c'era. E Sark, per puro scrupolo, la
prese in parola.
[Orario
imprecisato. Luogo senza importanza. Lauren non c'è.]
Vorrebbe chinarsi,
chinare il capo su quel corpo e baciarla. E' un desiderio del
tutto irrazionale e fuori luogo, perciò si trattiene. Sa che quelle
persone – Vaughn per primo – non ne capirebbero mai il motivo.
Chissà cosa andrebbero a pensare.
Loro non capiscono
che le sue labbra gelide sono un abominio.
E' la cosa che più
lo tortura di quella vista, la sua bocca che pare congelata, di quel
nauseante colore violaceo. Dio, la sua Lauren.
Com'era finita lì?
Era stata colpa sua?
Perché é in quella
cella, perché non sono in qualche stanza d'albergo a farsi beffa di
Sydney e Vaughn? Dov'é la sua Lauren, ora, dov'é?
«
Julian... »
Ha
la solita espressione ammonitrice che le viene ogni volta, quando sente
che sta per scapparti una frase troppo sentimentale per i suoi gusti.
Ti punta il dito dall'altra parte della stanza, gli occhi che quasi
brillano. E sillaba, come suo solito.
«
Non. Ti. Azzardare. »
Di sicuro
quell'insulso agente Michael Vaughn prova rimorso nell'aver ucciso un
altro essere umano, per quanto bramasse vendicarsi. Glielo legge negli
occhi. E si domanda, ancora una volta, che razza di idioti siano i
buoni, che provano compassione per la morte a tal punto da trovare
più facile rammaricarsi di aver ucciso il peggiore dei loro nemici
piuttosto che credere, anche solo per un attimo, che i cattivi
siano in grado di provare emozioni.
Ecco, gli sta
sbattendo in faccia la sua superiorità emotiva. Ipocrita.
L'ultimo a poter parlare di amore, visti i recenti sviluppi della sua
vita sentimentale. Sark trovava tremendamente ironico che sia stato
più fedele lui a Lauren che quell'uomo alla sua amatissima
Sydney.
«
Rilassati, su. Faccio così paura? »
«
Quando hai quella faccia potresti dire qualunque cosa... »
«
Lauren Reed, che cuore pavido! »
«
Taci, razza di infame! »
Ridete,
abbracciati.
Le
sciogli i capelli, la baci, la stringi...
Lì, morta.
Morta.
Ma Sark non piange
che per pochi istanti, non ne prova alcun sollievo. Si sente
gelido quanto il corpo che ha davanti. E detesta la voce di Vaughn nella
propria testa. L'ultima persona al mondo degna di essere con lui, in
quel momento, c'é. Allora vuole almeno che soffra, che si senta
in colpa. Lo guarda con attenzione mentre rivolge per la prima volta lo
sguardo su di lei.
Eppure nemmeno
questo lenisce il dolore.
«
Ti fidi di me? »
«
Assolutamente no. » la rassicuri con un sorriso.
«
Bene. »
Pare
deliziata da quella risposta.
Anche
se l'hai detta ridendo, anche se sa perfettamente cosa ti passa per la
testa quando la guardi in quel modo. Avevi iniziato a domandarti se non
fosse la stessa cosa per lei ed ora ne sei quasi certo.
Conosci
Lauren, quel tanto che basta.
Niente di ciò che
avrebbe potuto infliggere all'agente Vaughn sarebbe servito.
Cosa cazzo serve
allora?
Come può cancellare
quel vuoto?
Ricorda ogni secondo
passato con lei; ed ogni secondo senza di lei, in uno spietato
confronto che non ammette rivincite.
Respiro
affannoso, come quella volta in cui ti eri sentito strano.
Lei
é lì, dannazione!, é tua; allora perché ti sembra tanto distante?
Come
se stesse andando via, la senti afuggire al tuo abbraccio.
Devi
fermarla.
«
Lauren... »
Non
puoi, cazzo, non puoi.
Ricordati
chi siete.
«
...ti amo. »
O
forse, invece, puoi.
Forse
rimarrà un ricordo confuso di quella notte, l'eccitazione fa dire cose
senza senso.
Quasi
una teoria scientifica, no?
Lauren
sorride ed é di nuovo tua.
E' un supplizio
inutile.
Smette di guardarla e
di respirare.
Ora inizia a capire.
Tutte le volte che Lauren si era rifiutata di sentire quelle parole,
tutti i suoi scatti rabbiosi e gi sguardi minacciosi. Può forse
biasimarla, per non aver voluto sentirsi così? Ma Sark ne é
certo, lei al suo posto non sarebbe cambiata: avrebbe finto alla
perfezione, tranne forse per qualche piccolo dettaglio che però solo lui
avrebbe saputo notare, mentre il suo cuore sarebbe andato in pezzi allo
stesso modo. Nuovamente ironico e quasi paradossale, il pesiero che di
tutte le persone che aveva conosciuto nella sua vita Lauren Reed fosse
l'unica ad avere più sostanza che apparenza. Non l'avrebbe
voluta un'altra partner, no.
Solo Lauren,
nessun'altra.
«
...anch'io. »
«
Anche tu cosa? »
Sorride,
furba.
«
Anche io non mi fido di te. »
[THE
END]
NB2:
...nonostante quanto detto sopra, non chiedetemi il perché delle
barrette al cioccolato XD
Riferimenti agli
episodi 3x21 Resurrezione e 4x08 Echi – dov'é ambientata
l'ultima scena della fic. Il resto da inserire a piacere dove capita :)
Uh, per la cronaca
io non solo amo la coppia SydneyVaughn ma Vaughn stesso é uno dei miei
personaggi preferiti. La lapidazione verbale esprime esclusivamente il
parere di Sark e vi assicuro che insultare uno degli uomini della mia
vita (L) non é stato facile!
Notte in bianco, ma
l'ho scritta. Fiuuuuu!
Ne é valsa la pena,
per lor :D