Alla Mia Età

di EffieSamadhi
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Alla Mia Età

“Jordan…”

“Sì?”

“Sai che a me puoi dire tutto.”

“Sì, grazie. Lo so.”

 

Ricordo perfettamente l’espressione dipinta sul tuo volto mentre lo dicevi: i tuoi grandi occhi spalancati, l’aria smarrita, la voce spezzata. Mi hai liquidato in fretta, con poche parole, illudendoti che mi sarei bevuto quella bugia.

È sempre stato questo il tuo errore, Jordan: prendermi per un imbecille.

Ci conosciamo da anni, eppure non ti rassegni mai. Non ti arrendi mai. Tenti sempre di mettermi nel sacco. Tenti sempre di farmi credere che va tutto bene. Che è tutto a posto, anche quando non lo è.

Jordan, io… vorrei dire che sono stanco di tutta questa storia, ma non sarebbe la verità. La verità è che mi sono appassionato a questo gioco. Tu fingi che va tutto bene, cerchi di tenermi lontano dalla tua vita… ma la verità è che tu ed io siamo legati. Siamo due calamite che si attraggono senza sosta. E tu lo sai, Jordan.

Sai che i nostri destini sono legati, eppure ti ostini a negarlo.

E ora sei distesa in questo letto d’ospedale, con le palpebre abbassate sui tuoi grandi occhi nocciola e una flebo collegata al braccio, e io sto qui a guardarti chiedendomi se mi capiterà ancora di litigare con te.

Sono molto stanco, Jordan. In questi giorni sono alle prese con un caso difficile, che nonostante l’ottimo lavoro dei tuoi colleghi non è per niente vicino alla soluzione. Forse, se non avessi la testa da un’altra parte, se mi concentrassi su ciò che devo fare, il lavoro procederebbe meglio. O forse no.

La verità è che la tua mancanza pesa, e non solo a me. Nigel non sorride più, Bug si è chiuso nel silenzio. Lily non fa che lavorare, come se tenersi occupata potesse cambiare la tua condizione. Il dottor Macy… lui continua a fare quello che fa tutti i giorni, illudendosi di ingannarci tutti. In questo siete simili, più di quanto possiate credere.

In questi giorni sto passando in rassegna tutto il mio passato, e in tutti i ricordi più belli ci sei tu.

Un po’ di tempo fa ho incontrato un mio vecchio collega: abbiamo frequentato insieme l’accademia, e insieme siamo entrati in polizia. Abbiamo la stessa età. Non ci vedevamo da otto anni, e siamo andati a prendere un caffè. Tom – questo è il suo nome – mi ha sorpreso non poco, dicendomi di essere sposato da cinque anni, e di aver avuto due bambini. Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia, e confesso che l’ho invidiato. Ho invidiato il modo in cui gioca con Ryan, che ha tre anni e mezzo, e il modo in cui tiene in braccio Grace, che ha soltanto tre mesi. Ho invidiato la sua vita. Ho tirato fuori gli albi dell’accademia e ho fatto ricerche su tutti i ragazzi che si diplomarono nel mio stesso anno: la metà di loro è sposata e ha dei figli. Tre sono morti in servizio. Uno è stato arrestato per corruzione. Io… io sono innamorato di una donna che non mi vuole. Io sono innamorato di te, Jordan.

Sono innamorato di te e te l’ho detto più di volta. E più di una volta tu mi hai chiesto di smetterla. Mi hai chiesto di non amarti. Come se io potessi comandare i miei sentimenti. Non posso, Jordan. Non puoi nemmeno tu. Perché non hai voluto darmi una possibilità? Perché mi hai respinto senza darmi un’occasione? E smettila di dire che non vuoi rischiare di compromettere i nostri rapporti professionali, perché in altre occasioni hai rischiato.

Ma che senso ha continuare a chiedermi perché mi hai respinto? Ora sei immobile in questo letto, immobile sotto il mio sguardo, che continua a seguire le linee del tuo corpo, tenendole costantemente controllo, pronto a cogliere anche il più piccolo movimento.

Svegliati, Jordan.

Svegliati, e dammi un’occasione. Perché non mi perdonerei mai, se la vita scivolasse via da te prima di avermi dato l’opportunità di dirti ancora quanto ti amo.

Perché ti amo, Jordan. E l’amore è la sola cosa che tenga viva la speranza.





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