Laura fu svegliata alle 8.30 dall'aria umida e insopportabilmente calda
che aveva trasformato il labratorio mobile in una sauna svedese. Si
alzò in un bagno di sudore e notò che sul
pavimento
dormivano solo tre persona. Non c'era traccia del pilota.
Svegliò di corsa gli altri sopravvissuti e si radunarono
fuori dal convoglio, ancora assonnati.
<< Dividiamoci in tre gruppi e andiamo a cercarlo!
>>
disse ad alta voce Julio Fernandez, per farsi capire da tutti.
<< Ehi mi fa paicere che tu ti sia autoproclamato "Re dei
sopravvissuti" ma nessuno andrà in giro da solo!
>>
esclamò Max rivolto al coopilota << Non lo hai
mai visto
un film dell'orrore? appena ci si separa la gente comincia a morire!
>>
<< Ma non possiamo lasciare Carlos da solo nella giungla!
>> disse piagnucolando la Hostess Maria.
<< Bè, se non voleva perdersi poteva evitare
di fare un
pic-nic notturno in mezzo ad un'isola abitata dai dinosauri!
>>
ribattè Sam a voce alta.
Marla estrasse un foglio ripiegato dallo zainetto che aveva addosso, si
inchinò e lo stese per terra, in modo che tutti potessero
vederlo << Questa è una mappa dell'isola, l'ho
trovata nel
cruscotto del camper ieri sera >> disse <<
noi siamo
atterrati qui con l'aereo, e ora dovremmo trovarci all'incirca in
questo punto >> puntò il il dito quasi al
centro della
mappa, in una zona tutta verde << avanzando verso nord
troveremo
una strada che ci porterà a queste costruzioni
>>
proseguì indicando con l'indice due piccoli retttangoli neri
con
accanto la scritta "EMBRYONICS ADMINISTRATION AND LABORATORIES
CAMPOUND"
<< e qui, se siamo fortunati, possiamo trovare un
telefono o
qualsiasi altra cosa che ci permettarà di tornare a casa.
>>
<< Se troveremo il pilota lungo il tragitto meglio per
lui. >> aggiunse Max con aria soddisfatta.
Nessuno ebbe nulla da obbiettare.
Provarono a far partire il camper, ma era totalmente a secco, quindi
racimolarono le poche cose utili che trovarono nel convoglio (un
fornelletto a gas, del cibo leofilizzato, delle coperte e delle
medicine) e partirono introno alle 9.30.
La mattinata passò senza intoppi. Furono costantemente
seguiti
dai piccoli dinosauri bipedi del giorno prima, i compsognati, come li
identificava il manuale. Intorno alle 11.00 ebbero modo di assistere
al passaggio di un branco di lenti e rumorosi stegosauri che avanzavano
tra la vegetazione infrangendo i tronchi morti che sbarravano loro la
strada. Rimasero tutti stupiti dall'avvistamento e sembrava stessero
facendo un piacevole safari fotografico.
Intorno all'una si fermarono ad un ruscello per pranzare con quel poco
che avevano e riempire le bottigliette di acqua fresca.
Prima di ripartire Fiona, la moglie di John, si assentò per
andare a rinfrescarsi dietro alcune rocce poco più avanti.
Appena guardò oltre i macigni emise un grido e si
accasciò al suolo, priva di sensi.
<< Fiona, cosa succede? >>
esclamò John, che
accompagnato da Julio corse a vedere cosa aveva potuto sconvolgere
tanto la moglie.
Semidisteso in mezzo alle rocce, con l'acqua che gli scorreva sopra,
c'era il corpo di Carlos Sanchez. O perlomeno ciò che ne
rimaneva.
Si distinguevano la cassa toracita, piena di frattaglie
sanginolente e il cranio, privato della pelle e di tutti gli organi
molli. Gli arti erano stati strappati. Dei compsognati banchettavano
sui resti del pilota, soddisfatti per il lauto pranzo.
John impallidì e Julio tornò dagli altri ad
annunciare il
ritrovamento, Sam allungò un'occhio oltre i macigni ma
subito si
girò e vomitò in un cespuglio di felci li vicino.
Appena Marla riuscì a far rinvenire Fiona si misero gli
zaini in spalla e partirono in fila indiana.
La veterinaria apriva la strada, con la mappa in mano, discutendo con
Max su come potevano lasciare l'isola o, eventualmente, stabilirsi
lì.
Seguivano Julio, Sam, Laura, Andrew Allen e Thomas Griffin, occupati in
un'acceso scambio di idee su come poteva essere morto il pilota.
In coda John, ancora troppo pallido e scosso per parlare, Maria e Fiona
che si facevano forza l'un l'altra e fingevano di non sentire i
discorsi degli altri.
Erano le 5.40 e i brandelli di cielo che si scorgevano tra gli enormi
alberi cominciavano a diventare rossastri. Le ombre che si formavano
sotto le felci davano al paesaggio un aspetto sinistro ed inquiteante.
Ad un tratto il bosco scomparve, facendo posto ad una lingua di terra
rossa punteggiata di ciuffi d'erba. Erano sulla strada. Quando alzarono
gli occhi dalla polvere del sentiero un altro scenario, ben
più
spettacolare li sorprese lasciandoli tutti a bocca aperta.
Davanti a loro si apriva una vallata, punteggiata da alberi bassi e
cespugli, con al centro un enorme lago in cui si rifletteva il sole
morente. Enormi brachiosauri i cui colli svettavano a nove metri di
altezza pascolavano placidi con le zampe colossali immerse nell'acqua.
Branchi di apatosauri allevavano i loro piccoli in nidi sulle rive del
lago. I gallimimus correvano sul pendio erboso compatti, come uno
stormo di uccelli. Pterosauri saettavano nel cielo lanciando grida ai
loro simili. Era il paradiso. Erano i pochi fortunati a poter godere di
un simile spettacolo.
<< Ci starebbe bene una canzone suonata da un'orchestra,
tipo Guerre Stellari... >> mormorò Allen a
bocca aperta.
Gli altri sorrisero, senza staccare gli occhi da quella veduta
mozzafiato e si incamminarono lungo il sentiero.
Tra la boscaglia si riuscivano a scorgere le piramidi di vetro, metallo
e cemento che dovevano essere i tetti dei laboratori e la vista delle
costruzioni li fece sentire più sollevati e più
vicini a casa di quanto potessero pensare.
Quando arrivarono, un'ora e mezzo più tardi, si ricredettero
al primo sguardo.
L'imponente costruzione di cemento armato sorgeva in una piccola radura
tra la boscaglia poco fitta, a ridosso delle montagne, e per un tratto
si addentrava nella vegetazione. I lucernari del tetto erano sporchi,
con alcuni pannelli infranti, così come le finestre del
primo piano. C'erano due laboratori mobili, uno rovesciato al centro
dello spiazzo di cemento coperto d'erba e terra e l'altro in piedi
addossato al muro.
Sul piazzale due jeep giacevano su un fianco coperte di radici e
erbacce, probabilmente rovesciae da qualche triceratopo.
Quando il gruppo si accinse a salire i pochi gradini di cemento che
portavano all'entrata il silenzio carico di delusione venne rotto dalla
voce acuta di Laura.
<< Accampiamoci nel camper stasera, domani mattina
esploreremo i laboratori... non mi piace questo posto >>
Tutti acconsentirono senza fare storie e portarono le loro cose nel
veicolo.
Cucinarono il cibo leofilizzato sul fornello elettrico del laboratorio,
senza aprire le finestre perchè sul manuale di Max c'era
scritto che i grandi predatori del Cretaceo avevano un olfatto
sensazionale.
Alle 9.oo spensero le luci e si addormentarono, cullati dai gridolini
degli animali attorno a loro.