Le cose che perdiamo nel fuoco

di Sara Saliman
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Ovviamente: Questi personaggi non appartengono a me ma ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, per il solo divertimento di chi vorrà leggerla.

***


-Dammi il bambino.-
In piedi sulla piattaforma di pietra, la giovane donna lo fronteggiava.
La stanza intorno a loro era andata in pezzi: blocchi di pietra fluttuavano nell'aria; archi spezzati restavano sospesi sull’oscurità sottostante.
La ragazza sembrava indifferente a tanta devastazione: con gli occhi verdi fissi nei suoi, avanzò di un passo.
-Con rischi indicibili e traversie innumerevoli, ho superato la strada per questo castello oltre la città di Goblin, per riprendere il bambino che tu hai rapito.-
La sua voce era limpida come i rintocchi di un orologio.
Il re sentì il potere di quelle parole percorrere l'aria, lo sentì crepitare sul viso come elettricità statica.
Indietreggiò: non potè farne a meno.
La giovane donna avanzò ancora.
-La mia volontà è forte come la tua, e il mio regno...-
Il re tese una mano.
Le parole si tendevano come un laccio attorno alla sua gola, le sentiva affondare come aghi nella carne sottile del collo.
-Basta! Aspetta!-
Evocò fra le dita una sfera di vetro; la porse alla ragazza, invitante.
-Guarda, Sarah: guarda quello che ti sto offrendo. I tuoi sogni!-
Lei riprese come se lui non l'avesse interrotta, la sua voce sommessa e inflessibile.
-...e il mio regno altrettanto grande.-
-Ciò che ti chiedo è così poco! Lascia solo che io ti domini e potrai avere tutto quello che desideri! Non hai che da temermi, amarmi, fare ciò che ti dico e diventerò tuo schiavo!-
La ragazza lo fissò.
Il re dei Goblin si vide riflesso nei suoi occhi: il volto di un candore spettrale, le guance segnate, le labbra esangui.
Era così vicino alla sconfitta che persino i suoi abiti sembravano fatti di piume e polvere d'osso.
Un lampo di comprensione attraversò lo sguardo della ragazza e il re capì che era arrivata alla verità, quell'unica verità che per tredici ore lui aveva nascosto con inganni e illusioni.
Vide le labbra di lei dischiudersi per lo stupore, e in quell'istante desiderò soltanto poterle toccare, scoprire se erano morbide come sembravano.
La voce della ragazza risuonò secca come uno schiaffo.
-Tu non hai nessun potere su di me!-
Le parole lo investirono con violenza: il re sentì le proprie ossa scricchiolare e schiantarsi, il proprio potere spaccarsi come la polpa di un frutto.
Cercò di gridare, ma il dolore gli troncò il respiro.
Prima di rendersene conto, il re dei Goblin cominciò a precipitare.




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