In un giorno di pioggia
In
un giorno di pioggia
“È un giorno di
pioggia che ti ho conosciuto e il vento dell’ovest rideva gentile.
In un giorno di pioggia ho imparato ad amarti, mi hai preso per mano
portandomi via.”
Pioveva quando lo incontrai, quando
parlai con lui per la prima volta. Ho sempre adorato i giorni di
pioggia, ma quello è stato il più speciale in assoluto. Il problema
è uno solo. Siamo diversi, troppo diversi. Lui, con i suoi capelli
color del sole e gli occhi chiari. Io, con i capelli color della
notte e gli occhi scuri. Lui, membro dell’Host Club, del liceo
Ouran. Io, membro dello Zuka Club, dell’istituto femminile Lobelia.
Grazie al club lo conoscevo già, ma solo per sentito parlare. Lui e
il suo gruppetto di stupidi Host. Fu dai racconti di Benio che
incominciò a piacermi. Non so il perché, ma fu l’unico che riuscì
ad attirare la mia attenzione, a colpirmi. Ma le mie speranze di
poterlo incontrare svanivano di giorno in giorno. Non che
m’importasse più di tanto, certo, ma volevo incontrarlo.
Finalmente riuscii a smettere di illudermi, fino a che non ci fu quel
giorno, un giorno di pioggia…
Aveva iniziato a piovere dal
pomeriggio e io, naturalmente, non avevo con me l’ombrello. Dato
che nessuno poteva venirmi a prendere mi incamminai verso casa. Non
m’importava di bagnarmi, anzi devo ammettere che amo camminare
sotto la pioggia. L’unica cosa che mi rompeva era il fatto che
anche il mio povero Hideki si sarebbe bagnato, per questo lo misi
dentro la giacca con il musetto che faceva capolino fuori. Sembravo
un’idiota con quel panda di peluche nei vestiti, ma non
m’importava. D’improvviso una limousine, che mie era passata di
fianco, si fermò poco più avanti a me. Stavo per superarla, quando
una chioma bionda fece capolino dal finestrino. Sussultai.
-Vuoi un passaggio?-
Naturalmente avrei rifiutato, se le
mie labbra non si fossero mosse da sole. Così mi ritrovai accanto a
lui. Che imbarazzo! Rimasi zitta a fissarmi i piedi.
-Ti piacciono i peluche?-
Lo guardai interrogativa.
-Vedo che ne hai uno…-
Sussultai. Mi ero scordata del mio
piccolo Hideki, era ancora nella mia giacca! Imbarazzatissima lo
tirai fuori. Il biondo mi sorrise.
-Come si chiama?-
-Hi…Hideki-
-Ciao Hideki, ti presento Usa-chan-
Disse mostrandomi un carinissimo
coniglietto rosa. Era un amore! Quando arrivammo di fronte a casa mia
ringraziai e scesi velocemente. Lui mi salutò con la mano. Mentre
stavo per entrare mi ricordai di non avergli detto il mio nome.
E così eccomi qui, davanti al grande
cancello dell’Ouran. È da tre giorni che vengo qui per rivederlo,
per dirgli il mio nome, per poter parlare ancora con lui. Ma come
sempre mi manca il coraggio. Rimango ferma per alcuni minuti ad
osservare la scuola. Sospiro e mi volto, pronta a ritornare a casa.
Forse non si ricorderà più di me e forse è meglio così. Se oggi
mi faccio coraggio ed entro, forse passerò per stupida e tutto
finirà lì. Già, in fondo questo giorno è come i precedenti.
Stringo il manico del mio ombrello. No, aspetta. Oggi non è un
giorno come gli altri. Mi volto verso il cancello e sorrido. Oggi sta
piovendo.
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