Per lei
La storia ha
partecipato al "Vivere insieme o morire da soli" Contest indetto da
LyndaWeasley sul forum di EFP, classificandosi prima e vincendo il
premio IC.
*Per lei
Era
impegnato a farcire i sandwich, ma la sua attenzione stava altrove. Seguiva,
più precisamente, i passi volutamente pesanti che si allontanavano veloci da
lui; passi rabbiosi che non facevano che inspessire ulteriormente il muro che
si era eretto tra di loro. La porta sbatté dietro Kate, che aveva ignorato alla
grande Miles e il divieto da lui imposto di abbandonare la casa in cui erano
stati segregati per ordine di Sawyer. Il tonfo scosse Jack, che premette troppo
il tubetto della senape e si impiastricciò le dita della salsa giallognola.
L’uomo prese a fissare le proprie mani, evidentemente turbato. Dal salotto
provenivano le voci concitate di Miles e Hurley, che, a quanto pareva, avevano
ripreso a discutere sui salti temporali e su tutte le teorie confuse che ne
scaturivano, argomento che – era chiaro – li appassionava non poco. Ma, dalla
cucina, Jack non ascoltava neppure una parola. Mollò la presa del tubetto di
senape, abbandonandolo di scatto sulla mensola come se fosse stato attraversato
da un pensiero improvviso che non poteva assolutamente rinnegare. Lasciò i
sandwich senza farcire e abbandonò la stanza speditamente, accompagnato dalla
voce lamentosa di Hugo - «Credevo che stessi preparando qualcosa da mangiare,
Coso!» - che ignorò deliberatamente.
^-^-^-^-^
Il
furgoncino guidato da Kate era già lontano, eppure Juliet era ancora lì,
immobile, intenta a scrutare il punto in cui la vettura era scomparsa, quel
punto dove risiedeva ormai l’unica speranza per il piccolo Benjamin Linus.
Rimase in quella posizione finché non si ricordò che dentro all’infermeria
tutti i lettini erano tornati vuoti, e che doveva in qualche modo camuffare la
scomparsa del giovane paziente, nell’eventualità di una visita inaspettata.
Due minuti
dopo scrutava la stanza in cerca di qualcosa di voluminoso che, da sotto le
coperte, potesse dare la vaga idea di un corpo steso supino sul letto. Racimolò
un cuscino e qualche lenzuolo, li compresse alla meglio e diede loro una forma
adeguata. Quando l’irruzione nell’infermeria di qualcuno la fece voltare verso l’uscio.
«James, non
puoi stare qui adesso, per favore, esci fuori» disse con il tono più
autoritario di cui era capace, raggiungendo l’uomo e spingendolo piano verso la
porta da cui era appena entrato.
«D’accordo,
d’accordo!» brontolò lui, abbandonando la stanza con la dottoressa alle sue
spalle. «Come sta?» chiese una volta fuori.
«Stabile»
rispose semplicemente la donna, sforzandosi di guardarlo negli occhi e lottando
contro l’insicurezza e l’ansia che, suo malgrado, le si erano insinuati dentro
e l’agitavano indicibilmente. Detestava mentire a James, e sapeva che la sua
capacità di freddezza non avrebbe resistito ancora per molto. Il momento del
faccia a faccia con lui era arrivato davvero troppo presto, e la verità non
avrebbe tardato a venire fuori. Questa consapevolezza fu confermata quando la
giovane infermiera la raggiunse di corsa, sul viso pallido un’inequivocabile
espressione allarmata.
«Dottoressa,
il paziente è sparito!» annunciò sgomenta prima che Juliet la potesse zittire.
Sospirò rassegnata e si rivolse alla sua aiutante, che in quel caso non aveva
però aiutato affatto. «Vai a casa e stai tranquilla, Kim, ci penso io».
La ragazza
la guardò incredula per qualche secondo, ma non si oppose agli ordini
impartitele e si allontanò quindi senza aggiungere alcunché.
«Juliet,
che ti prende?»
La donna
guardò James, che era rimasto a fissarla da quando Kim aveva comunicato la
notizia della scomparsa di Ben, sbalordito dal fatto che non fosse corsa dentro
l’infermeria ad accertarsi lei stessa della veridicità delle parole appena
ascoltate.
La
dottoressa non rispose ma mantenne lo sguardo fisso su quello di lui, come se
sperasse che quelle iridi di un azzurro stupefacente potessero rivelare tutta
la verità al posto suo.
Sawyer,
però, continuava a non capire. «Perché sei così tranquilla?». E come se
stavolta non necessitasse di una risposta, probabilmente conscio che non
sarebbe arrivata, si mosse spedito verso l’infermeria. Juliet lo fermò, agguantando
svelta il braccio sinistro del compagno, il quale non fece resistenza, ma, al
contrario, si voltò prontamente verso di lei, rassegnato. Come se si aspettasse
una simile reazione.
La donna
sapeva ora che non poteva continuare a tacere. Deglutì, e finalmente parlò:
«L’ha preso Kate. Lo sta portando dagli Altri».
Sawyer ebbe
bisogno di qualche secondo per assimilare la notizia, dopodiché sbuffò. «Oh,
accidenti, biondina, si può sapere perché?»
«Io non
posso fare più nulla per lui».
«Lui è Benjamin Linus, dannazione!»
«Non
importa che cosa sia da grande. Un bambino non deve morire». Juliet lo disse
con convinzione e sicurezza, la testa alta e lo sguardo fisso su quello del suo
interlocutore, come sfidandolo a contestare quell’oggettiva e insindacabile
verità.
James
sospirò, ma sorrideva. Adorava vedere la sua biondina così determinata, così
capace di tenergli testa. Col braccio libero sciolse la presa che teneva
ancorato quello sinistro alla candida mano di lei, quindi fece nuovamente per
allontanarsi, questa volta, però, in direzione di un furgoncino parcheggiato lì
vicino.
«James!» lo
richiamò subito lei.
«Sì, biondina?»
La
dottoressa parve spiazzata dall’improvviso cambio di atteggiamento nei suoi
confronti, ma la paura che Sawyer la volesse fermare era troppo forte. «Dove
stai andando?»
«Lei può
anche pensare il contrario, ma Kate non può farcela da sola». Le fece
l’occhiolino e poi si mise alla guida della vettura, tracciando la strada che
era stata già percorsa una ventina di minuti prima, accompagnato dallo sguardo
fiero di Juliet, le cui labbra ora faticavano a non aprirsi in un ampio sorriso
di sollievo e speranza.
^-^-^-^-^
«Perché lo
stai facendo? Perché mi stai aiutando?»
James
sospirò. Quante volte l’aveva fatto, quel
giorno? Non si aspettava che Kate potesse capire, ma dentro di lui c’era
una risposta precisa a quella domanda, una delle pochissime certezze che aveva.
«Quando ho scoperto che Ben era scomparso, e Juliet mi ha detto che cosa stavi
facendo, ho fatto la stessa domanda: perché aiutare Ben?», sospirò, nuovamente «E lei mi ha detto: “Non
importa che cosa sia da grande, un bambino non deve morire”».
Si chinò a
prendere in braccio il piccolo Ben. «Quindi» continuò «è per questo che lo faccio».
Kate lo aiutò a sollevare il bambino e poi incatenò i suoi occhi a quelli verdi
di Sawyer, in attesa della motivazione che lo spingeva a fare qualcosa che – ne
era certa – un tempo non avrebbe mai fatto.
«Lo faccio per lei».
E quella risposta
era così chiara, così giusta, che
persino Kate capì che non c’era nient’altro da aggiungere, da ambo le parti.
Eppure non poté fare a meno di sentire una morsa allo stomaco. L’uomo
davanti a lei era cambiato. Si era messo in gioco e tentava di sistemare le
cose. E tutto ciò per amore di Juliet. Pensò a Jack, segregato al sicuro in una
casetta, che si metteva da parte volontariamente e lasciava fare agli altri.
Anche lui era cambiato. Kate arrivò alla conclusione che, al contrario di
quello di Juliet, il suo amore non faceva altro che provocare danni.
^-^-^-^-^
L’acqua
gelida scorreva implacabile e si abbatteva feroce sul suo corpo, restringendo i
pori della pelle e generando un vago fastidio. Eppure in quel momento era tutto
ciò di cui aveva bisogno. Il freddo pungente gli annebbiava la mente, lavava
via i pensieri molesti e lo liberava, anche se quella condizione sarebbe stata
momentanea e breve. Fin troppo breve. Perché, uscendo dalla doccia, trovò ad
attenderlo Juliet, appoggiata alla porta del bagno, con le braccia incrociate
in segno di chiusura e gli occhi che lampeggiavano di delusione e rimprovero.
Jack
intuiva quale fosse il motivo della visita, e capì all’istante che la
condizione di liberazione appena raggiunta era oramai giunta al termine.
«Avevo
bisogno di te» iniziò lei.
«Come,
scusa?» chiese lui di rimando, coprendosi con un asciugamano.
«Quel
ragazzo perdeva sangue. Tu sei un chirurgo, ed io avevo bisogno di te».
Jack quasi
non la lasciò finire. «Quel ragazzo è
Ben» precisò, come se quella puntualizzazione chiudesse la questione. Ma,
evidentemente, non era così per Juliet, che si ritrovò a riproporre la teoria
che aveva precedentemente esposto a Sawyer, con la medesima sicurezza. «Non è ancora Ben. È solo un ragazzo».
Jack
capì che non avrebbero trovato un punto d’accordo. L’aveva detto a Kate, e non
avrebbe cambiato idea: aveva già salvato una volta Ben, ed era stato solo per lei. Non sarebbe caduto nuovamente
nello stesso errore.
Si
guardò allo specchio, afferrando la maglietta poggiata sul lavandino. «Juliet,
scusami, non posso aiutarti».
«Non ti sto chiedendo aiuto, Jack. Hai
fatto capire chiaramente il tuo disinteresse». L’uomo la ignorò, infilandosi la
maglietta nonostante le numerose goccioline d’acqua che scorrevano sul suo
petto. «Sta a Sawyer e Kate, ora» buttò lì la donna come se nulla fosse, ma
attirando invece l’attenzione di Jack, che parve colpito da quell’informazione.
«Come?»
«Lei cerca
di salvarlo, e io ho mandato James ad aiutarla. Perché … almeno a loro importa» sputò lei il più
velenosamente possibile, cercando di evidenziare la differenza tra lui, James e
Kate.
«Sono
tornato perché anche a me importa, Juliet. Sono qui perché volevo salvarvi
tutti …»
«Non
avevamo bisogno di essere salvati!» esclamò lei con foga, avvicinandosi a lui e
lasciandolo perplesso. «Siamo stati benissimo per tre anni. Tu sei tornato qui
per te stesso!». Gli occhi di Juliet erano improvvisamente rossi e lucidi di
lacrime che non sarebbero scese. Lacrime colme di dolore e nostalgia di una
pace raggiunta col tempo, come il risultato di tanti mattoncini messi insieme
con cura e pazienza, che avevano formato un muro solido e spesso. Jack, a
disagio, fissava quegli occhi, ora consapevole di essere stato come un carro
armato per quel piccolo muro: l’aveva distrutto.
«Abbi
almeno la decenza di dirmi perché».
Jack si
sentì in dovere di dare una motivazione adeguata, e frugò disperatamente tra i
suoi pensieri. Gli occhi lucidi di Juliet chiamavano a gran voce e lui si vide
costretto a rispondere con la prima frase che gli era venuta in mente. «Sono
tornato …» le parole che stava per pronunciare attraversavano continuamente la
sua testa, e ad ogni ripetizione gli apparivano sempre più banali e inadatte;
ma non era in grado di dire altro: «… perché dovevo farlo».
«Dovevi
fare che cosa?»
Jack
sorrise, impacciato. «Non lo so ancora». E mai una risposta gli era sembrata
tanto ridicola, mai si era sentito tanto misero.
«Faresti
bene a scoprirlo». Juliet si congedò così, la voce incrinata e quasi
compassionevole, lasciando in lui un misto di vergogna e senso di colpa. E
l’immagine di Kate che lo fissava incredula e delusa intanto tornava a
tormentarlo, aggravando ulteriormente il peso che portava nel cuore, e la
confusione che, nonostante la sicurezza – l’unica che aveva – di non voler
salvare Ben, troneggiava nella sua mente.
Note dell'autrice:
Salve a tutti coloro che si sono cimentati nella lettura! ^^
Allora, volevo precisare una cosuccia, sperando che sia un accorgimento
superfluo (ma non si sa mai): in questa One-Shot ho in pratica voluto
mettere quasi a confronto le due
coppie, il rapporto all’interno di esse e le loro reazioni
davanti a un
“problema”comune: il salvataggio di Ben. Quindi Sawyer e
Juliet che si aiutano
a vicenda, Kate e Jack che sono più lontani che mai. Spero che
il mio scopo sia stato chiaro! Per quanto riguarda il Contest, sono
ovviamente soddisfatta e contenta.
*^* Ma anche grata all'impeccabile giudice e alle altre
partecipanti, Tony Porky e Larie, a cui faccio i miei complimenti. ^^
Alla prossima!
Il giudizio della giudice:
Grammatica: 9,85/10
Stile e lessico: 10/10
Attinenza all'episodio: 30/30
IC: 10/10
Originalità: 20/20
Giudizio personale: 20/20
Per un totale di 99,85 punti.
Inizio
col dire che hai avuto un’ottima idea in fatto di intrecciare queste
due coppie e situazioni in una breve One-shot. Hai perfettamente
centrato il succo dell’episodio e lo hai riprodotto in poche pagine. Bravissima!
A
dire il vero non ho nemmeno molti appunti da farti... la grammatica e
l’uso dei verbi sono impeccabili, tranne l’errore di aver dimenticato
una lettera maiuscola e aver usato una virgola di troppo. Il tutto,
ovviamente, ti è costato la sottrazione di davvero pochi e miseri
punticini.
Stile
impeccabile, IC pure. Hai costruito attorno ai personaggi la situazione
vera e propria in cui si trovavano e ti ho ammirata per questo.
Sei stata perfetta, la shot è stupenda e merita di esserne vincitrice.
Scusa per il giudizio un po’ scarno, ma davvero non c’è nulla da commentare^^
Complimenti!
|