SOUKICHI
TERUI E IL MISTERIOSO LAMENTO
Dall’alto del suo metro e venti centimetri scarsi, Soukichi
Terui era proprio un bimbo fuori dal comune.
E come poteva non esserlo?
Figlio del Soprintendente della Polizia di Fuuto e adorato
figlioccio della più celebre, e stramba, coppia di detective mai comparsa in
città, Sou-chan era da sempre cresciuto in un ambiente dove l’indagine era il
pane quotidiano e fin dalla più tenera età, il suo sogno era uno
solo.
Diventare un detective.
Un detective importante e capace come gli zii o come il
nonno: quest’ultimo, purtroppo, non lo aveva mai conosciuto ma nella sua mente
doveva essere stata senza dubbio una persona buona e gentile, anche se un po’
burbera, proprio come l’adorato zio Shotaro! E poi, lui stesso portava il suo
nome, un nome che lo faceva sentire importante!
Ma per il momento, tra fantasticherie varie, il piccolo
doveva finire la scuola!
E anche quel giorno, il giorno in cui questa storia ha
inizio, il nostro eroe stava tornando a casa dopo le lezioni e, sulla strada,
aveva deciso di fermarsi a fare un saluto all’Agenzia.
Saltellando, il piccoletto entrò dalla porta lasciata sempre
aperta, sventolando il proprio fedora a mò di bandiera, ma la visione del corpo
dello zio più giovane a terra, svenuto, lo bloccò per un attimo sulla soglia, ma
solo per un istante, poi il bimbo si levò le scarpe e le depositò in un angolo,
prendendo le pantofole, poi andò vicino alla figuretta distesa a terra; con
semplicità, lo sollevò seduto, facendogli poggiare la testa contro il muro, e si
accovacciò lì vicino.
Non c’era nulla di cui preoccuparsi, si disse, osservando
con aria saputa la strana cintura che il giovane uomo aveva attorno ai fianchi,
stanno indagando, va tutto bene.
E infatti, pochi minuti dopo, il corpo all’apparenza senza
vita ebbe un sussulto e gli occhi grandi e scuri del ventenne si
spalancarono.
“Ojichan!” esclamò il bambino, saltandogli addosso con
affetto, “Avete catturato qualche Dopant?!” chiese tutto contento lui,
aggrappandosi alla maglia a righe che il ragazzo aveva indosso. Questi lo
osservò con aria sperduta e confusa per un attimo, poi sembrò riconoscerlo:
“Sou-chan…” balbettò, reggendosi al muro con entrambe le mani per tirarsi in
piedi, “Tutto bene?” gli chiese il piccolo con espressione preoccupata, “non
stai bene, ojichan?”, ai suoi occhi, Sonozaki sembrava proprio pallido, forse
troppo.
Raito si sfregò gli occhi, sorridendogli, poi gli scompigliò
i capelli, già di loro spettinati: “Sto bene, sai che quando aiuto Shotarou
nelle indagini per me è abbastanza pesante.” lo rassicurò lui, avviandosi in
cucina per preparare il tè.
Il nipotino lo seguì docilmente, arrampicandosi sulla sedia
più vicina; osservò con attenzione i gesti del ragazzo, tormentandosi le dita
paffute: “Philip-ojichan… Devo chiederti un favore.” borbottò il piccolo, mentre
si allungava a prendere due tazze sul tavolino di fronte a sé.
Con la teiera in mano, il moro lo osservò con interesse:
“Cosa è successo?” lo interrogò lui, versando il liquido nelle tazze per poi
finalmente sedersi.
“Sto indagando per un mio compagno di classe, mi ha detto
che nella casa accanto alla sua spesso sente dei rumori strani, come dei
lamenti. Ma ha troppa paura di andarci e…” ma Soukichi non ebbe nemmeno il tempo
di terminare il discorso che già gli occhi scuri del ragazzo si erano
illuminati: “Veramente interessante! Andiamo a dare un’occhiata noi!” propose,
balzando giù dalla sedia.
Come un razzo, sfrecciò per tutta l’Agenzia, afferrando una
sciarpa anche per il nipote, poi lo trascinò per un polso fuori
dall’ufficio.
Fuori, sotto il sole, c’era una moto con la carrozzeria
lucente.
“Che bello!! Andiamo con la moto di W?!” batté le mani
eccitato il piccolo, saltando in sella al mezzo; sulla sua testolina, lo zio
mise il casco poi si mise al posto di guida: “Dimmi dove devo
andare.”.
§§§
Il luogo dove si fermarono era di fronte a un vecchio
palazzo disabitato in una zona residenziale di Fuuto estremamente tranquilla e
silenziosa.
I due smontarono dalla moto e subito Soukichi indicò un
edificio poco lontano da loro: “Ecco, Seiya-kun abita lì.” spiegò tutto compito
lui; spostarono poi lo sguardo sulla sinistra costruzione; in effetti, non era
un posto molto rassicurante, l’intonaco dell’esterno cadeva a pezzi e i vetri
delle finestre quasi non esistevano più, perfino il cortile era in uno stato di
estremo abbandono.
Con cautela, Philip varcò la cancellata, seguito a
brevissima distanza dal piccino, tutto attorno a loro c’erano solo rottami e
vecchi pezzi di muro, tutto era solo desolazione.
“Entriamo.” decretò deciso Sonozaki, prendendo il nipote per
mano e conducendolo dentro.
All’interno, la situazione era anche peggiore, le porte
degli appartamenti non esistevano più e vecchi mobili semidistrutti affossavano
ogni corridoio libero.
“Mi fa paura questo posto…” balbettò Teruii jr,
aggrappandosi con forza alla mano dello zietto, “Ci saranno i mostri?” si
informò tutto preoccupato.
Philip scosse la testa: “è solo un vecchio palazzo
abbandonato.” lo rimproverò il moro, “Non c’è nulla di cui avere paura!”; ma
Sou-chan sembrava non averlo sentito, tremava spaventato da capo a
piedi.
All’improvviso, un rumore come di un lamento giunse alle
loro orecchie.
“Questo deve essere il rumore sentito da Seiya-kun!” esclamò
il bimbo, ritrovando all’improvviso tutta la sua baldanza; staccatosi dal moro,
si diresse senza indugio verso la fonte del lamento, corse dritto in fondo a un
corridoio, poi sparì dietro un angolo, giù per una scala stretta e
buia.
Senza aspettare che lo zio lo seguisse, il piccoletto spinse
la pesante porta in metallo che gli si era posta improvvisamente davanti,
trovandosi in una grande stanza buia, ancora più desolata e cupa dell’ingresso e
del cortile messi assieme.
Il lamento si fece più vicino.
Sou-chan scattò verso il punto da cui sentiva provenire il
rumore ma ciò che vide lo lasciò senza fiato: lì, entro una scatola in metallo
foderata di pezzi di stoffa, c’era una cucciolata di gattini, li poteva
distinguere grazie alla fioca luce che entrava da una finestra in alto, vicino
al tetto, erano bianchissimi e miagolavano senza posa, giocavano e si mordevano
a vicenda le orecchie.
“Allora ecco cos’era che faceva quei lamenti strani.”
affermò tranquillo Philip, comparso improvvisamente alle spalle del bambino;
Sonozaki prese in braccio uno dei micetti e cominciò ad accarezzargli la morbida
testolina: “Non possono stare qui!” esclamò convinto Soukichi, prendendone un
altro tra le braccia, la bestiola prese a strusciarsi sulla sua felpa, era così
tenero e indifeso…
All’improvviso, la terra cominciò a tremare sotto i loro
piedi, l’aria si riempì di un rombo assordante e spaventoso; gli animaletti
miagolarono impauriti e spaventati, mentre attorno a loro si scatenava
l’inferno.
Teruii si lasciò cadere a terra per attutire l’impatto con
la spalla, poi strisciò sino alla cuccia delle pallette pelose, le prese tutte
tra le braccia e si rannicchiò accanto alla più vicina colonna, tenendole
strette a sé: “PHILIP-OJICHAN!” urlò, cercando di tenere la propria voce sotto
controllo, era terrorizzato a morte, ma doveva cercare di non
pensarci.
“SOUKICHI!” gridò da qualche punto imprecisato la voce di
Sonozaki, era la prima volta che il ragazzo lo chiamava col proprio nome intero,
doveva proprio essere preoccupato, “METTITI AL RIPARO!” gli strillò il maggiore,
riuscendo a malapena a sovrastare il fragore del crollo con la propria voce; il
minore annuì, strisciando verso un punto più sicuro.
Tra la polvere, il bambino poteva vedere la sagoma snella
dello zio fronteggiare un Dopant.
“Trasformati!” gridò spaventato il piccoletto da dietro il
suo rifugio, nei suoi grandi occhioni neri c’era scritta tutta la paura che
stava provando in quel momento, paura per sé, per i micetti e per il ragazzo che
stava combattendo poco lontano.
All’ennesimo colpo in viso, Raito finì contro la parete,
sbattendo con la testa contro il metallo; il suo corpo si accartocciò a terra,
privo di sensi e inerme, indifeso di fronte a qualunque attacco: “OJICHAN!” urlò
Terui tra le lacrime; egli strinse i pugni pieno di rabbia, era stata colpa sua
se stava accadendo tutto ciò, era stato lui a parlare al maggiore del’indagine,
era stato lui!
Pieno di risentimento soprattutto contro sé stesso, il
piccino si rizzò in piedi, si asciugò le lacrime, il suo musetto paffuto era
livido di collera.
“LASCIA STARE PHILIP-OJICHAN!” strillò con tutta la sua
voce, come una furia scattò verso l’avversario, ponendosi in difesa del ragazzo
più grande, la fedora saldamente in capo. Davanti a lui, stava una strana
creatura, simile a un dinosauro.
Un Dopant.
Il mostro ringhiò e si lanciò all’attacco del bimbetto, che
riuscì a malapena a evitare il colpo, buttandosi ancora di più in difesa di
Sonozaki: “Zio, stai bene?!” gridò il cucciolo, scuotendolo con forza per le
spalle, era terrorizzato, un rivoletto di sangue scendeva dalla tempia di Raito,
il quale non rispondeva ai richiami del nipotino; tra le lacrime, questi chiuse
gli occhi, attendendo il prossimo attacco, non poteva reagire, non ne aveva la
forza.
Strinse con forza la mano abbandonata a terra del ragazzo
più grande, preparandosi.
Udì il passo pesante del mostro avvicinarsi di corsa a loro
e trattenne il respiro.
Ma ciò che temeva, non accadde mai.
Una figura alta e robusta si parò in loro difesa, un
guerriero nero e mascherato, pronto a reagire.
“Kamen Rider Joker.” Dichiarò questo con voce profonda; poi,
passò a sua volta all’attacco, il mostro venne colpito con calci e pugni di
inaudita violenza e in breve fu sconfitto, buttato sotto un cumulo di macerie;
dalla sua posizione a terra, Soukichi era raggelato, quasi non
respirava.
Una mano gentile si posò sulla sua testa,
accarezzandogliela: “Stai bene, Sou-chan?” gli domandò con tono veramente
preoccupato Shotaro, asciugandogli con la manica le lacrime; il bimbo annuì: “Io
si, ma ti prego, salva Philip-ojichan!” gridò, aggrappandosi al braccio
dell’altro zio, lo abbracciò alla ricerca di conforto.
“Sono tutto intero, piccolo.” borbottò Philip con voce roca,
rialzandosi seduto mentre si massaggiava la testa pulsante, “Certo che hai preso
una bella botta, aibou.” Lo rimproverò Hidari, aiutandolo a stare seduto,
“Potevi trasformarti.” notò lui con una punta di disapprovazione, “Almeno ti
saresti risparmiato tutto questo.”.
Ma Sonozaki scosse la testa, guardando con affetto Soukichi:
“Sarebbe rimasto coinvolto pure lui, senza dimenticarci dei gattini.” Dichiarò
con estrema serietà; Joker scosse la testa rassegnato, accorgendosi solo in quel
momento dei felini che giravano tranquilli e beati per il garage semidistrutto,
“Io ci rinuncio a capirvi.” Gemette il detective, tirando in piedi il partner e
aiutandolo a muoversi.
Philip si poggiò a lui, spostando poi lo sguardo sul nipote:
“Direi che la prima indagine del detective Soukichi Terui può considerarsi
conclusa con successo.”.
Una piccola cavolatina,
giusto per introdurre il personaggio di Soukichi Terui, il figlioletto di Ryu e
Akiko!
GRAZIE TSUBBI-CHAN E
TSUKI-NEESAN!!
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