Note di
Alexiel: Uhm. Non ci sono molte cose da dire: sono 50 frasi
Suzaku/Euphemia, angst - alcune meno angst - e ho amato scriverle.
Spero che voi amerete leggerle - o che almeno vi risultino vagamente
gradevoli - e... be', grazie a tutti quelli che spenderanno qualche
minuto del loro tempo per sorbirsi i miei deliri disperatamente
angst.
E so che a voi non
importa, ma la fanfiction è dedicata alla mia migliore
amica, per il suo compleanno. <3
PS: Il titolo della
canzone è un verso di questa canzone (che vi consiglio di
ascoltare durante la lettura): Dante's
Prayer - Loreena McKennit
When
the dawn seemed forever lost you showed me your love in the light of
the stars
[Suzaku/Euphemia]
#01
– Angelo
Gli
angeli cadono dal cielo quando perdono la grazia; Euphemia era caduta
tra le sue braccia, dall’alto, facendo sì che la
grazia fosse lui
a trovarla.
#02
– Sorriso
Quando
lui le aveva sorriso, Euphemia seppe che un’emozione
così non
l’avrebbe mai più provata.
#03
– Felicità
Per
Euphemia la felicità sarebbe stata potersi fermare a
guardare quegli
occhi verdi, contare i secondi che la separavano dalla fine e
scoprire che c’era l’eternità davanti a
loro.
#04
– Pericolo
Suzaku
non sapeva quasi nulla di lei, eppure quel giorno non aveva esitato
un istante prima di mettere in pericolo la propria vita per salvare
quella di Euphie.
#05
– Confusione
Dopo
un istante di confusione, il dito intrappolato tra le fauci del gatto
che Euphie teneva in braccio, Suzaku cacciò un gridolino ben
poco
virile e poi pensò che sarebbe stato bello che il dolore
potesse
essere così, ogni giorno: poi pensò alla guerra.
#06
– Mondo
Il
mondo di Euphie aveva avuto l’aspetto di un giardino senza
fine,
pieno di innocenza, e Suzaku avvertiva sempre una stretta al cuore
quando osservava, nei ricordi, le sue mani sporche di sangue.
#07
– Finestra
Non
aveva mai smesso di soffrire totalmente da quando Euphie era morta e
la guerra era finita: la finestra dalla quale lei era caduta,
incrociando le loro vite, era sempre il posto in cui finiva, di
notte, quando non riusciva a dormire perché la maschera di
Zero gli
toglieva il respiro.
#08
– Spazio
Era
uno spazio infinito quello in cui correva – era sicuramente
un
sogno – e ovunque si girasse Euphie vedeva bianco, e ancora
bianco,
come se quel non-colore volesse inghiottirla: e poi due gemme verdi,
capaci di scolorare ogni emozione negativa per trasformarla in una
cascata di amore.
#09
– Vista
Quando
Arthur uscì dal suo campo visivo, per andare a cacciare
qualcosa
fuori dalla finestra, Suzaku rivolse lo sguardo a Nunnally e
notò
quanto stesse cominciando a crescere, somigliando sempre più
a
Euphie: solo un brivido e un sospiro dopo Suzaku si rese conto che un
ricordo non sarebbe mai bastato.
#10
– Pace
Il
sogno di Euphie era la pace, un mondo in cui potessero vivere senza
guerra e senza uccidere; non avrebbe mai perdonato Zero per aver
fatto morire Euphie con un’arma tra le mani, sporca di un
sangue
non suo: anche se significava distruggere il sogno di Euphie
“Perdonami... perdonami...”
#11
– Sbaglio
Quel
perdonami avrebbe potuto risuonare fino al cielo, fino a raggiungere
Euphie, ma tra i mille sbagli dell’umanità non
sarebbe mai
bastato: Suzaku non poteva urlare perdono per tutti e Euphie non
poteva morire di nuovo, sopraffatta dal dolore.
#12
– Occhio
L’occhio
di Zero gli impediva di morire, eppure quello stesso occhio aveva
ucciso Euphie: Suzaku si chiese perché una
crudeltà simile dovesse
divorargli il cuore senza tuttavia farlo morire.
#13
- Mare
Quella
mattina il mare aveva il colore degli occhi di Euphie e lo
abbracciava in tutta la sua immensità: solo per un attimo
fece
scattare la visiera della maschera e lo guardò, in silenzio,
e il
calore di Euphemia lo invase come un’onda.
#14
- Folla
Quando
era stata rincorsa dalla folla impazzita degli studenti della Ashford
e Suzaku l’aveva salvata, sollevandola con quella mano
meccanica,
Euphie sentì di non essersi mai sentita così in
alto, così vicina
al cielo.
#15
- Gabbiano
Osservando
un gabbiano, Suzaku pensò che esso viveva sulla terra, sul
mare e
nell’aria, come se avesse tre vite; anche lui ne aveva tre:
una su
una terra da ricostruire, come Zero, come speranza; una come Suzaku
Kururugi, sul mare, come ricordo nostalgico; l’ultima vita la
trascorreva nell’aria, dove la voce di Euphie risuonava e gli
dava
la forza di vivere le altre due.
#16
– Sogno
Un
sogno non è fatto per rimanere in un angolo del cuore, ma
esiste per
trovare i cuori che battono all’unisono, capaci di
realizzarli:
Suzaku lo sentiva ancora il cuore di Euphie mentre ricostruiva il
mondo e ridava vita ai sogni.
#17
– Libertà
Euphie
desiderava solo la libertà, pensava Suzaku quando qualche
volta la
guardava, e mentre lei sorrideva e si aggirava per le strade,
camuffata come sempre, promise a se stesso che avrebbe servito la
principessa anche per questo.
#18
– Gelato
Quando
Euphie lo invitò a palazzo semplicemente per mangiare un
gelato,
Suzaku sembrò spogliato di ogni peso, come per magia, e
l’unica
cosa che si disse fu: spero di non macchiarmi la maglietta.
#19
– Controllo
Era
vitale, come Cavaliere della principessa Euphemia, mantenere il
controllo, anche quando l’unica cosa che avrebbe voluto fare
era
stringerla a sé e sentire le sue labbra distendersi in un
sorriso
sulla pelle.
#20
– Pesce
Certe
volte, quando pensava a lei, Arthur lo guardava come per dire: hai
proprio una faccia da pesce lesso, Cavaliere innamorato.
#21
– Sole
Quel
giorno, qualche settimana dopo la morte della principessa, Suzaku
pianse perché il sole non l’avrebbe più
illuminata.
#22
– Brezza
Il
vento smetteva di trasportare il suono e l’odore della
disperazione
quando loro, soli, si rifugiavano in cima a quella collinetta: era
come sparire nella brezza e non morire mai.
#23
– Costa
I
contorni della costa tagliavano il cielo delicatamente, impedendogli
di vedere oltre; Euphie faceva lo stesso quando lo guardava,
sorrideva delicatamente, e poi gli chiedeva di restare con lei: come
poteva essere sicuro di essere all’altezza di quella promessa
quando la sentiva esplodere nel cuore in quel modo, troppo forte da
sopraffarlo?
#24
– Città
La
città era piena di colori e voci prima che Suzaku
intravedesse una
chioma rosa, in mezzo alla folla; dopo, immerso nell’amara
illusione, tutto si spense.
#25
– Casa
Sarebbe
stato bello, se Euphie fosse stata solo una semplice Britanna o una
Giapponese, andare a casa sua e chiedere rispettosamente alla sua
famiglia di frequentarla – e lei sarebbe stata felice, anche
se
l’avrebbe deputato un gesto all’antica, forse.
#26
– Bugia
Voleva
solo scivolare tra le braccia di Gino, così insistenti e
invadenti,
per soffocare nelle bugie un istante, solo uno, e accettare
finalmente il fatto che lei non sarebbe tornata mai più.
#27
– Telefono
Suzaku
si chiese se il signor Lloyd avesse inventato un telefono che
raggiungesse il segnale fino in paradiso.
#28
– Orizzonte
All’orizzonte,
sulla linea azzurra del mare, i gabbiani accompagnavano il tramonto
del sole:
“Cosa
c’è oltre l’orizzonte, Suzaku?”
Suzaku
restò in silenzio: solo altra guerra, solo altra
infelicità; e la
strinse forte a sé.
#29
– Stile
Arthur
si stiracchiò sul davanzale della finestra, osservando il
suo
padrone: aveva un certo stile, quell’umano, mentre cercava di
stirarsi addosso la divisa per non fare brutta figura davanti alla
dolce ragazza che l’aveva curato.
#30
– Malinconia
Ricordarsi
di una sensazione non è come provarla, e quando Suzaku fu
colpito
dalla malinconia – un secondo solo, fuori dal mondo
– allora
seppe che poteva ancora sentire, e la amò ancora di
più.
#31
– Bacio
Le
loro labbra si erano solo sfiorate: il mondo girava ancora, il sole
non esplodeva e il mare non sprofondava nella terra; ma
l’orizzonte
dei loro sogni non era mai stato così vicino.
#32
– Mano
Le
aveva stretto la mano fino alla fine e anche dopo, cercando di
illudersi che la sua pelle diventava fredda solo perché era
il
proprio corpo a rubarle calore.
#33
– Caduta
Se
lui fosse caduto, Euphie sorridendo gli avrebbe ricordato che per
ogni caduta c’è la forza che ci aiuta a rimetterci
in piedi,
oppure una mano gentile che ci sorregge.
#34
– Volo
Mentre
spiccava il volo, allontanandosi dalla terra con il Lancelot, Suzaku
sapeva che non sarebbe mai andato abbastanza veloce né
abbastanza in
alto per sfuggire all’odio e al folle dolore che, come un
veleno
che non ha antidoto, crescevano inesorabili dentro di lui.
#36
– Gravità
Neanche
se la gravità fosse raddoppiata, triplicata, centuplicata,
quei
sentimenti oscuri sarebbero riusciti a cadere giù,
sprofondando
nelle viscere della terra, per donargli pace.
#35
– Felino
Euphie
viveva anche nelle piccole cose, quelle che a qualcun altro potevano
passare inosservate, come alzare lo sguardo e vedere Arthur con una
zampetta ferita:
“Fai
finta che sia lei a curarti, eh?” e si rendeva conto solo
alla fine
che quella frase era rivolta solo a se stesso.
#37
– Fantasma
Con
Gino certe volte riusciva anche a ridere, ma quando stendeva troppo
le labbra era come se la pelle si lacerasse e da essa, invece del
sangue, fuoriuscissero fantasmi di lacrime passate.
#38
– Lotta
Quando
qualcuno lotta per il mondo c’è sempre un punto in
cui capisce di
lottare anche per qualcosa di più... piccolo: può
sembrare egoismo,
ma essere in grado di trovare una luce così brillante in un
mondo
così grande significa solo essere forti e saper amare.
#39
– Motore
Il
motore del Lancelot era azionato grazie al grado di
compatibilità
del pilota; era un po’ come quando guardava Euphie e, se i
suoi
occhi comunicavano felicità, allora significava che il suo
cuore era
in sintonia con il proprio.
#40
– Tornado
A
Suzaku piaceva immaginare, anche se non le aveva mai chiesto nulla,
che Euphemia da bambina fosse come un tornado capace di sconvolgere i
luoghi in cui passava, ma senza distruggerli; da adolescente, il
tornado si era trasformato in una danza aggraziata che, in ogni caso,
gli aveva sconvolto la vita.
#41
– Vecchiaia
Suzaku
Kururugi era invecchiato e Zero era scomparso da un po’,
lasciandosi alle spalle un mondo più giusto; sulla tomba di
Euphie,
finalmente, poté lasciar cadere la maschera e raccontarle
una
giornata vissuta unicamente da Suzaku.
#42
– Domani
E
ci sarebbe tornato il giorno dopo, perché da
lassù lui poteva
sentirla sorridere e guardarlo teneramente a ogni parola: in quei
momenti, Euphie sapeva che era finalmente giunto il momento di
mantenere la promessa.
#43
– Sangue
Non
c’era più sangue, non c’era
più guerra, e anche se era troppo
tardi per la scuola, per gli amici, Suzaku poteva ancora raccontarle
di quante cose fosse possibile scoprire senza aprire un libro.
#49
– Solitudine
Suzaku
aveva scelto la solitudine quando aveva indossato la maschera di
Zero, ma sembrava che la solitudine non avesse scelto lui,
perché i
sorrisi che riceveva da Kallen, da Gino – sembrava aver
capito più
di quanto avrebbe dovuto – gli dicevano sempre che non era
solo,
mai, proprio come quando Euphemia l’aveva trovato.
#50
– Cecità
Avrebbe
dovuto rimanere cieco di fronte a loro, ma il presente, pur essendo
l’estensione logica e consequenziale del passato, aveva
colori
diversi e a Euphemia sarebbe piaciuti tantissimo.
#44
– Paradiso
Forse
lei era in Paradiso, forse in un mondo di pace e bellezza, ma ovunque
quel luogo fosse Suzaku continuava a guardare il cielo, steso su una
distesa infinita di erba verde, quando le parlava, perché
sarebbe
stato sempre quello il loro paradiso.
#45
– Volontà
La
volontà di morire non era mai totalmente scomparsa, ma
Suzaku non
aveva mai più tentato di morire; non solo per la promessa o
per il
Geass: alla fine Suzaku aveva ritrovato se stesso.
#47
– Rosa
Cornelia
portava sempre una rosa a Euphie, curandosi di eliminare ogni spina;
Suzaku lo sapeva perché una volta l’aveva vista e,
da quel giorno,
le rose che trovava sulla tomba di Euphie erano sempre due.
#48
– Voce
Non
avrebbe potuto ringraziarla, o dirle “prego”
direttamente –
temeva quasi di spezzare il mondo – ma aveva quasi avuto la
sensazione che, per una volta, Cornelia Li Britannia, come sua
sorella, avesse deciso di non aspettarsi nulla, perché il
silenzio
aveva la voce più forte e dolce che potesse esserci.
#46
– Reale
Non
aveva mai pensato come sarebbe stato morire – lui aveva
desiderato
la morte e basta – ma quando il momento si
avvicinò, reale questa
volta, Suzaku smise di guardare il cielo e chiuse gli occhi,
scoprendo che finalmente poteva abbracciarlo completamente dentro di
sé, insieme a lei.
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