Erano cinque
Questa l'ho iniziata come fanfiction, poi ci hanno dato da fare un tema
a casa con una traccia che si addiceva alla storia, così
l'ho finita come tema. Beh, almeno sono sicura che la grammatica
è giusta... XD
Sarei felice se mi diceste cosa ne pensate di questa ff, è la
prima originale che mi viene decente (a proposito, questa è la
sezione giusta?).
Erano cinque, ragazzi e ragazze tra i quindici e i vent'anni,
selezionati secondo criteri severissimi. Ognuno di loro era speciale,
unico. Certo, tutti siamo unici e speciali, però loro lo
erano ancora di più.
La loro missione doveva essere quasi impossibile per i normali esseri
umani, per questo erano stati scelti. Quale essa fosse era top secret:
non c'era alcun indizio.
Arthur, Kerrie e Iosif erano i nomi dei giovani presenti ora sull'aereo
diretto in Perù.
L'americano Arthur era un genio. Possedeva il Q.I. più alto
mai registrato in un diciannovenne, aveva finito
l'università più importante del mondo
all'età di dodici anni ed era già diventato uno
scienziato di fama mondiale.
Kerrie, una bionda australiana, aveva imparato a leggere e capire le
antiche lingue dell'America Latina ancor prima di iniziare le
elementari, avendo spesso accompagnato suo padre, famoso esploratore,
in molti viaggi. Ora, a diciassette anni, era la più grande
esperta dei popoli Maya e Inca.
Iosif invece era un ragazzo alto e magrissimo, non particolarmente
sapiente né intelligente, ma agilissimo. A quindici anni era
l'acrobata più acclamato e famoso di tutti i circhi
esistenti al mondo.
Essi erano accompagnati da una quindicenne italiana per metà
di nome Sara, che avrebbe fatto loro da interprete (conosceva la lingua
del luogo e la parlava perfettamente) e da un gigante giapponese
piuttosto somigliante ad un armadio e esperto di arti marziali, ma
soprattutto di armi da fuoco, di nome Masao, la loro guardia del corpo.
Arrivati in Perù, i ragazzi vennero accolti da un uomo e una
donna vestiti di nero dall'accento inglese.
Silenziosamente vennero condotti su un furgone per essere trasportati
nella parte più fitta della giungla. Giunti a un
accampamento con sole tre tende verdi disposte a cerchio, venne
spiegato loro in cosa consisteva la missione: trovare la tomba di un
sovrano appartenente a una civiltà semi-sconosciuta.
Recentemente era stata ritrovata quella che sembrava una mappa con le
indicazioni per arrivare al sepolcro ma, essendo scritta in una lingua
sconosciuta, non era stato possibile decifrarla.
«Perché allora sono stato chiamato anche
io?» chiese Iosif «non conosco nessuna
lingua di queste parti e non ho un'intelligenza
sovrumana,» continuò indicando i cervelloni
del gruppo.
«Dal poco che siamo riusciti a capire da alcuni scritti
in lingue a noi note, la tomba è protetta da trabocchetti ai
quali solo un grande acrobata può
sopravvivere.» gli rispose la donna inglese.
Diede poi a Kerrie, Sara e Arthur delle foto di alcune tavole in
pietra, spiegando che era loro compito decifrarle.
Passò una settimana, ma nessuno di loro riuscì a
venire a capo di quella strana lingua. Finalmente un giorno
all'italiana venne un'idea. Pur non essendo esperta di lingue antiche,
si ricordò che il punto in cui erano accampati (molto vicino
allo scavo archeologico nel quale erano state ritrovate le tavole) era
un luogo dove transitavano moltissime genti di altrettante
nazionalità e popolazioni differenti che dovevano comunicare
in fretta e in modo che tutti capissero: quella lingua doveva essere un
misto di molte lingue e dialetti diversi.
Questa intuizione si rivelò esatta. Toccò poi a
Kerrie scoprire che alcune parole erano esse stesse una mescolanza ed
altre erano abbreviate. Arthur capì invece che le tavole
erano scritte in parte in codice, ciò voleva dire che alcune
parole non dovevano essere lette con in loro significato letterale, ma
andavano interpretate.
Ben presto ogni cosa venne decifrata del tutto e l'intera compagnia si
trasferì con tende e attrezzatura nel punto in cui si
supponeva essere la tomba.
Lì trovarono una popolazione indigena, all'inizio molto
ospitale e accogliente, che poi però divenne ostile e
diffidente quando seppe della missione.
«Non potete violare la tomba del re, noi siamo
discendenti delle sue guardie del corpo e siamo qui per scacciare i
cercatori di tesori. Il sepolcro non è difeso solo da noi,
ma anche da incantesimi e spiriti maligni: solo l'erede legittimo del
re può entrare senza essere ucciso».
Nessuno li ascoltò, pensarono a sciocche superstizioni
popolari. Solo Sara s'impaurì e cercò di
convincere gli altri a tornare indietro, purtroppo per tutti non vi
riuscì.
In breve tempo trovarono la tomba.
Kerrie e Iosif entrarono per esplorarla. Passò il tempo, ma
nessuno dei due fece ritorno.
Una notte il corpo di Kerrie venne ritrovato: era cotto a puntino,
disteso su una roccia ancora calda somigliante a una tavola, contornata
da frutta e verdura.
«Cuochi cannibali a guardia di una tomba! Questa non
l'avevo mai sentita,» ridacchiò Arthur. Gli
altri lo guardarono inorriditi.
«Perché fate quelle facce? Ah, ho capito, vi
dispiace sprecare 'sto banchetto. Se volete la potete mangiare, io non
mi opporrò.»
Senza ombra di dubbio lui era il più inquietante della
compagnia.
«Avevano ragione gli indigeni, qui è
maledetto! Io me ne vado,» urlò il giapponese
appena si riscosse. Salì sul camion e fuggì con i
due inglesi che ci stavano dormendo dentro. Sara e Arthur erano rimasti
soli.
«Pazienza, vorrà dire che mi
servirò della mia super intelligenza per tornare a
casa,» commentò il pomposo americano.
Presuntuosamente andò nella tomba per cercare il colpevole
dell'omicidio.
Il giorno dopo Sara lo trovò squartato davanti alla sua
tenda; si mise a urlare e, senza pensarci, entrò nella
tomba.
In quel luogo incontrò tanti bambini con la faccia truccata
in modo bizzarro con vernici coloratissime che le dissero: «Noi siamo gli spiriti messi a guardia della tomba dal
re in persona, abbiamo aspettato per secoli che arrivasse un degno
erede pronto a succedere, servire e onorare il nostro caro sovrano
defunto. Ora, finalmente, l'abbiamo trovato!»
Detto questo la trasportarono in un palazzo meraviglioso e le dissero
che in realtà i suoi compagni erano tornati a casa loro sani
e salvi (sapevano che quella ragazza non avrebbe mai accettato di
diventare la regina di un popolo di assassini). Lei così
restò a vivere nel palazzo e governò gli
spiritelli molto saggiamente, insegnando loro le buone maniere, la
gentilezza e la bontà, fino al giorno della sua morte.
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