Grazie per
le recensioni! E' sempre bello trovare altre fan dei KAT-TUN e di
questa coppia stupenda!
Dopo il fatale primo incontro di Jin e Kame le cose iniziano a farsi
più interessanti... almeno spero!
Signal
"Arrivo, arrivo!"
Jin Akanishi si era
svegliato da appena mezz'ora. Era andato a dormire poco prima che
sorgesse l'alba, troppo impegnato a comporre musica per notare l'ora
tarda. E quella mattina, se mattina si poteva definire essendo
già le 11.45, qualcuno stava suonando insistentemente alla
sua porta, anche se non aveva idea di chi potesse essere. Non conosceva
ancora nessuno e dubitava che qualche fan avesse scoperto dove abitava,
non era per niente facile avvicinarsi a lui od ottenere informazioni
private sul suo conto.
Aprì senza
nemmeno curarsi di controllare tramite lo spioncino e sgranò
un po' gli occhi. Era il ragazzo del conbini, quello che abitava nel
suo stesso palazzo. Prima che Jin potesse dire o fare qualunque cosa,
vide il ragazzo tendergli con entrambe le mani una banconota da 1000
yen. Jin corrugò la fronte e scosse la testa. "Non ho speso
così tanto. E poi non voglio indietro i soldi." Che gli
prendeva a quel ragazzo? Era davvero strano. Aveva evitato Jin come la
peste quelle due volte che si erano incrociati, rispondendogli sempre
male, e ora era lì, solo per ripagarlo di una polpetta di
riso e un po' di latte di soia? Lo osservò con attenzione.
Ancora una volta, i vestiti che indossava erano larghi, quasi ci
nuotava dentro, e si chiese se fossero così di proposito o
perchè quel ragazzo era davvero troppo magro, quasi
anoressico, e continuava a perdere peso. Jin poteva scorgere le
clavicole penosamente in evidenza grazie al leggero scollo della
maglietta e se fosse stata aderente e lui si fosse girato era sicuro
che avrebbe potuto vedere bene anche le scapole.
Kazuya
esitò, incerto sul da farsi. La parte più facile
era stata scoprire quale fosse l'appartamento che occupava il nuovo
arrivato e non c'era voluto granchè, era stato sfitto per
mesi, la cassetta della posta e il campanello al pian terreno privi di
nome. Finchè si era accorto dei nuovi kanji che
campeggiavano al posto delle etichette bianche. Akanishi Jin. Il
palazzo aveva sette piani e Kazuya aveva cominciato a controllare dal
settimo, escludendo il quinto dove abitava perchè si sarebbe
accorto se qualcuno avesse traslocato lì. E al quarto aveva
trovato Akanishi. Eppure, ora che ce l'aveva di fronte, si vergognava
un po'... voleva ripagarlo di quello che gli aveva offerto al conbini,
però quel tizio sembrava non avere nessuna intenzione di
accettare. Ma Kazuya non aveva intenzione di avere debiti con nessuno.
"Io... mi chiamo Kazuya Kamenashi." fece un inchino, ma non
abbassò le mani. Le tenne rivolte verso Jin, aspettando che
accettasse quei soldi.
Il ragazzo
più grande sospirò, grattandosi la nuca, confuso.
"Io sono Jin Akanishi. Kamenashi... ho speso davvero una miseria per
quelle cose e dovresti saperlo, dato che ci lavori, in un conbini.
Quindi non importa. Anche perchè non sono un morto di fame."
Kazuya si morse il
labbro inferiore, incerto sul da farsi. "Però..."
Venne interrotto dallo
squillo del cellulare in salotto e Jin alzò gli occhi al
cielo, doveva essere Maru. "Che palle! Senti, entra un attimo, devo
chiederti una cosa." senza lasciargli il tempo di replicare, lo
afferrò per il braccio e lo tirò dentro casa,
prima di precipitarsi a rispondere. Kazuya rimase nell'ingresso, senza
togliersi le scarpe, finchè Jin non ebbe chiuso la chiamata.
Cosa voleva da lui? Non si conoscevano per niente... quel ragazzo era
proprio strano. E lui si sentiva a disagio in una casa che non era la
propria. Da quanti anni non andava a casa di altre persone? La casa di
Jin era posizionata proprio sotto alla sua, un piano più in
alto, ma l'interno era diverso, gli appariva più spazioso,
anche se meno ordinato... nuovo... accogliente...
"Scusa, eccomi! Che
fai lì? Entra!" lo incitò Jin, raggiungendolo e
facendogli cenno di seguirlo. Kazuya sembrava tutto tranne che
entusiasta di trovarsi lì, ma lo seguì docilmente
in cucina. "Vuoi del caffè? L'ho appena fatto... stavo per
berlo, quando hai suonato. Tieni." versò del
caffè a Kazuya, in una tazza azzurra. Kazuya la prese in
mano, titubante, beandosi del tepore che emanava quella bevanda calda.
Non sapeva se era perchè mangiava poco, perchè
era sottopeso o cos'altro, ma aveva sempre freddo, anche quando
indossava maglioni pesanti. "Grazie..." Kazuya bevve un sorso. Quel
caffè era davvero buono. Niente a che vedere con quello che
comprava sempre, già pronto... "Cosa volevi chiedermi?"
mormorò, abbassando il viso. Non gli piaceva fissare troppo
a lungo gli altri negli occhi. E gli occhi di Jin Akanishi erano troppo
intensi per reggere il suo sguardo...
"Ah, sì..."
Jin sorseggiò con calma il proprio caffè,
sorridendo. "Siccome mi sono trasferito da poco... mi potresti dire
dov'è un buon negozio di musica qui vicino? E anche se ci
sono dei locali interessanti... non dei night, intendo pub o cose
simili! Per i night, Roppongi è la zona migliore, non ha
senso andare da altre parti." disse, sicuro di sè.
Kazuya lo
guardò, perplesso. Si stava vantando di essere un
frequentatore di locali equivoci? Cosa c'era da esserne orgogliosi?
"C'è un negozio di dischi molto grande... a un chilometro da
qui, vicino al cinema..." spiegò brevemente dove si trovava.
"Ma non so... non conosco locali." ammise, sempre a capo chino.
"Come no? Dai, ci
andrai anche tu ogni tanto! O sei uno di quelli che lavorano e studiano
come matti senza divertirsi mai?" scherzò Jin.
Kazuya rimase in
silenzio. Lui lavorava dieci e più ore al giorno... teneva
in ordine casa, lavando, preparando da mangiare, sbrigando le
commissioni... "Mmmh..." mugugnò qualcosa di
inintelligibile. Jin sembrò non far caso al suo
atteggiamento sfuggente, si alzò e afferrò una
scatola di biscotti dalla credenza, per poi intingerne uno nel
caffè. "Sono buonissimi, assaggia!"
Kazuya fissava il
biscotto che Jin gli stava porgendo come se fosse avvelenato.
Però lo prese senza fare storie e lo mangiò a
piccoli morsi, facendolo durare una vita. Jin alzò un
sopracciglio, divertito. "Guarda che puoi prenderne ancora, non mordo!"
spinse la scatola verso di lui, ma anzichè prendere un altro
biscotto Kazuya riprese a parlare: "Per il locale... ne conosco uno..."
disse, pacato. "Si chiama Dragonfly. E' un pub." gli diede le
indicazioni per arrivarci da lì e quando ebbe finito si
alzò, ringraziò frettolosamente per il
caffè e i biscotti e si precipitò fuori
dall'appartamento. Jin rimase seduto per un po', stupito. Quel ragazzo
doveva avere qualche rotella fuori posto... "Mah..."
sospirò, mettendo le tazze nel lavandino e riempiendole
d'acqua. Mentre rassettava, iniziò a pensare a quanto era
stufo della solita monotonia... aveva tutto ciò che poteva
desiderare, eppure l'insoddisfazione non lo abbandonava mai. E ogni
tanto si scopriva anche a sentirsi terribilmente solo, nonostante
avesse amici, ammiratori, una bella carriera e ragazze che gli si
buttavano addosso a destra e a manca. C'era qualcosa che gli mancava,
solo che non capiva cosa... frustrato, afferrò il cellulare
e chiamò il suo migliore amico, Tomohisa Yamashita,
più semplicemente detto Yamapi o Pi. Lo conosceva dai tempi
delle elementari, erano cresciuti insieme e non si erano mai persi di
vista, anche quando avevano cambiato compagnie, frequentato ambienti
diversi... nessuno conosceva Jin come Yamapi, con nessuno si trovava
bene come con lui. "Pi, sono Jin. Usciamo stasera? Ok, passami a
prendere tu, il mio nuovo indirizzo ce l'hai! A dopo." si
gettò sul divano e si coprì con il panno di lana
abbandonato lì in precedenza. Voleva dormire, era ancora
stanco e non aveva voglia di fare nulla.
"...quindi Yuko ha
trovato una chiamata sul mio cellulare da parte di Maki, e... Jin, mi
stai ascoltando?"
Jin fissava oltre la
spalla dell'amico, senza prestargli molta attenzione. Gli aveva chiesto
lui di uscire quella sera, ma nonostante ciò non pareva
molto interessato e ascoltava appena quello che Tomohisa Yamashita
gli stava raccontando.
"Mmm... dovresti fare più attenzione, Pi..."
"A cosa? Io non ho
fatto niente! Jin, mi stai a sentire?"
"Sì,
certo..." Jin prese il bicchiere dell'amico ancora mezzo pieno, avendo
già finito di bere la sua birra e mandò
giù un sorso. Quella sera era annoiato, nemmeno la presenza
del suo migliore amico riusciva a distrarlo. "E' carino questo posto...
aveva ragione Kamenashi."
Yamapi alzò
gli occhi al cielo e si riprese il bicchiere, facendo cenno a una
cameriera poco distante di venire da loro, voleva ordinare altra birra
o Jin si sarebbe scolato tutta la sua. "Kamenashi chi?" chiese,
sorridendo alla ragazza che si stava avvicinando.
"Uno che abita nel mio
stesso condominio... Kamenashi Kazuya..."
"Kazuya?"
ripetè improvvisamente la cameriera, ferma di fianco al loro
tavolo. "Conoscete Kamenashi Kazuya?" chiese, con tono quasi
implorante, fissandoli ansiosa, sperando che rispondessero
affermativamente. Era una ragazza carina, sui vent'anni o poco
più, con lunghi capelli neri e lucidi, la frangetta le
nascondeva un po' gli occhi ma lo sguardo esprimeva chiaramente
preoccupazione.
Jin alzò un
sopracciglio, che le prendeva a quella tipa? Forse Kamenashi l'aveva
conosciuta andando in quel pub, era stato con lei e poi era sparito
senza farsi più sentire... "Solo un po'. Perchè?"
"Perchè..."
la ragazza esitò, indecisa sul da farsi. Sembrava molto
titubante all'idea di parlare di Kazuya con gente che non conosceva.
"Ecco... ha smesso all'improvviso di venire a lavorare qui e... mi
chiedevo se stesse bene..." mormorò, chinando un po' il
viso, imbarazzata. A Jin venne da ridere ma si trattenne, era chiaro, a
quella tipa piaceva Kazuya e come ogni ragazza infatuata moriva dalla
voglia di sapere che fine avesse fatto il ragazzo. Gli veniva davvero
da ridere, le donne erano così stupide a volte... era chiaro
che Kazuya con lei non voleva avere nulla a che fare, quindi
perchè intestardirsi? Perchè volere per forza
ciò che non si può ottenere?
"Sta bene. Dovrebbe
mangiare un po' di più, ma sta bene." la
rassicurò Jin, sorridendo. "Vuoi che gli dia il tuo numero?"
aggiunse, senza riflettere. Non era il caso di prenderla in giro, ma
era più forte di lui.
Lei sgranò
gli occhi e scosse la testa violentemente. "No! Io... sono solo
preoccupata, perchè..." si morse il labbro inferiore,
lasciando la frase in sospeso. "Non credo sia tutto a posto..."
sussurrò piano, così piano che Jin dovette
sforzarsi per udirla.
"Che intendi?" chiese,
iniziando a sentirsi un po' seccato. Voleva dirle di parlare chiaro e
tondo o tacere una buona volta, ma non voleva perdere la pazienza con
una donna.
"Voi... siete suoi
amici?" domandò lei, scrutandoli nervosamente. "Kazuya...
diceva sempre che stava bene, lo diceva a tutti! Ma... c'era qualcosa
che non andava... qualcosa non va in casa sua. Vive con suo padre,
e..." esitò, aveva paura di dire troppo. "C'erano troppe
cose strane... non mangiava mai, anche quando faceva turni di dieci
ore... lavorava senza prendersi mai un attimo di sosta,
finchè crollava esausto di colpo... e poi..." avrebbe voluto
dire dei lividi che aveva visto sulle braccia del ragazzo, una volta
che si stava sfilando la giacca, erano troppi per essere casuali. Ma
non voleva affrontare un argomento così delicato con due
sconosciuti. Non sapeva che rapporto avessero con lui e non voleva
metterlo nei guai ancora di più...
Jin la
guardò come se fosse una pazza isterica. Che cavolo stava
blaterando? Era fuori di testa? Certo che gli innamorati non
corrisposti erano davvero strani. "Gli dirò di passare a
salutarti, così vedrai con i tuoi occhi che sta benissimo.
Ok?" fece, noncurante. Non gli importava di quella ragazza, non l'aveva
mai vista prima, però quello che aveva detto su Kazuya era
un po' strano. A meno che non fosse una visionaria, quelle stranezze
combaciavano con il modo di comportarsi del ragazzo, così
schivo... forse aveva una brutta situazione famigliare, quello bastava
a spiegare tutto. Però c'era qualcosa che la ragazza non
stava dicendo, e non voleva dirgli... glielo leggeva negli occhi.
Comunque, non erano affari suoi. Cambiò argomento in fretta
e ordinò ancora da bere. La ragazza se ne tornò
dietro al bancone, cupa.
"Sono un po'
sbronzo... Yamapi, aiutami!" esclamò Jin, reggendosi
all'amico con le braccia. Non riusciva a camminare bene e l'ingresso
del palazzo gli sembrava così lontano...
"Non fare casino, Jin!
Sveglierai mezzo condominio!" lo zittì lui, che aveva bevuto
meno ma era comunque leggermente brillo. "Alloraaaa... dove hai le
chiavi? Ah, guarda! Sta entrando qualcuno! Se ti sbrighi possiamo
seguirlo prima che si richiuda la porta!"
Affrettando il passo
raggiunsero il portone e incrociarono un ragazzo magro e corrucciato
che stava entrando in quell'istante. Yamapi bloccò con un
piede il portone perchè non si richiudesse e il ragazzo
sobbalzò, spaventato dal rumore. Si girò di
scatto con gli occhi sgranati, preso alla sprovvista, sembrava un
cucciolo spaventato. Quando riconobbe Jin si tranquillizzò,
pur rimanendo teso, e scrutò entrambi freddamente: si vedeva
lontano un miglio che Jin era ubriaco e probabilmente nemmeno l'altro
era messo bene...
"Ah! E' Kamenashi!
Lasciami, Pi, mi aiuta lui a salire!" Jin lasciò andare
l'amico e si slanciò verso Kazuya, afferrandolo per le
spalle per non cadere. Kazuya sussultò a quel contatto. Non
gli piaceva essere toccato, e poi aveva lividi ovunque... gli facevano
ancora più male se qualcuno li sfiorava, figuriamoci se una
persona si aggrappava a lui! "Lasciami!" esclamò, cercando
di scrollarsi di dosso l'altro, ma Jin rimaneva appiccicato come una
sanguisuga. "Kamenashi, non essere avaro! Mica lo paghi tu l'ascensore,
no? Non solo tu, almeno... anche io lo pago! Quindi aiutami, ne?"
trascinò Kazuya fino davanti all'ascensore dopo aver
salutato frettolosamente Pi. Era strano come Jin fosse ubriaco e
riuscisse comunque ad avere la meglio fisicamente su di lui. Certo, non
ci voleva molto... Kazuya doveva pesare meno di 50 kg, probabilmente
anche 45... "Quanto pesi, Kamenashi?" chiese improvvisamente Jin,
curioso, con la mente e i sensi ottenebrati dall'alcol che gli
circolava in corpo, sollevandogli la maglia all'improvviso. E quello
che vide lo fece ritornare lucido di colpo. I fianchi, la pancia e lo
stomaco del ragazzo erano violacei. Non erano lividi normali, quelli,
non potevano esserlo... ce n'erano troppi, ovunque, che tendevano dal
blu al giallognolo, ce n'erano di freschi e di meno recenti... Jin
sentì il respiro mozzarglisi in gola, chi glieli aveva
fatti? Perchè? Chi poteva essere così violento e
crudele?
Kazuya
approfittò di quell'attimo di smarrimento di Jin per
spingerlo via e lasciandolo sul pianerottolo si diresse di corsa verso
le scale. Fece tutte le rampe a tempo di record, aprì la
porta di casa e se la sbattè alle spalle, senza riflettere,
troppo ansioso di sfuggire alla vista del ragazzo più
grande. Kazuya odiava il proprio riflesso e si specchiava il meno
possibile, ma sapeva di non avere un bell'aspetto, da qualunque parte
lo si guardasse.
Non fece nemmeno in
tempo ad alzare il viso, ricevette uno schiaffo in faccia mentre era
ancora intento ad ansimare, appoggiato alla porta. Poi un altro, e un
altro. Aveva fatto troppo rumore richiudendo la porta con violenza
dietro di sè, e questa era la punizione. Sentì il
sapore metallico del sangue in bocca, e suo padre assestò un
ultimo ceffone, prima di voltargli le spalle. Kazuya alzò
lentamente il capo, lo vide dirigersi in salotto e gettarsi sul divano.
Doveva essere davvero stanco, non l'aveva picchiato molto, e non
l'aveva picchiato forte. Era fortunato, quella sera. Era fortunato...
continuò a ripeterselo, mentre si dirigeva verso la sua
stanza, in punta di piedi per non fare altro rumore.
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