Salve
a tutti!
Alcuni
di voi mi
conosceranno già per la mia ff “Promise”.
Questa
fan fiction si
distacca completamente da quella precedente (che era a tema Harry
Potter).
Stavolta mi cimento con una storia originale.
Spero
che ne esca
fuori qualcosa di buono, perché probabilmente
scoprirò l’andamento della storia
insieme a voi, dato che non ho l’abitudine di programmare un
granché di quello
che scrivo (trama essenziale a parte).
Se
volete ascoltare la
canzone che dato ispirazione a questa storia, quella di cui riporto dei
brani
sotto, è “Superman” dei FIve for
Fighting. Potete trovarla qui : http://www.youtube.com/watch?v=R3hPSAaYmZs&feature=related
Ok,
il mio sproloquio
iniziale finisce qui. Vi lascio al prologo e poi alla storia vera e
propria.
Inutile
dire che ogni
qualsivoglia commento, recensione o critica costruttiva sarà
ben accetto e
riceverà una risposta.
Grazie
per
l’attenzione.
Adamantina
~PROLOGO~
< I wish that I could cry
Fall upon my knees
Find a way to lie
About a home I’ll never see
It may sound absurd…but don’t be naive
Even heroes have the right to bleed
I may be disturbed…but won’t you concede
Even heroes have the right to dream
And it’s not easy to be me.
[…]
I can’t stand to fly
I’m not that naive
Men weren’t meant to ride
With clouds between their knees >
<
Vorrei
poter piangere
Cadere
sulle ginocchia
Trovare
un modo per mentire
Riguardo
ad una casa che non vedrò mai
Potrebbe
suonare assurdo … ma non essere ingenuo
Anche
gli eroi hanno il diritto di sanguinare
Potrei
essere pazzo … ma ammetterai
Anche
gli eroi hanno il diritto di sognare
E
non è facile essere me.
[…]
Non
sopporto di volare
Non
sono così ingenuo
Gli
uomini non sono fatti per vivere
Con
le nuvole sotto alle ginocchia >
[Vanessa]
Mio Dio, dovrei
decisamente farmi le unghie.
Questo
è l’altissimo pensiero filosofico che
attraversa la mia mente mentre mi dirigo verso la mia classe.
I
corridoi del Queen
Victoria’s College sono deserti, probabilmente
perché sono in ritardo.
Di nuovo.
Affretto
il passo e raggiungo la porta dell’aula, la
apro e mi fiondo al mio banco.
-Signorina
Evans, la prego, faccia con comodo-,
commenta l’insegnante, la professoressa Douglas.
-Mi
scusi-, sospiro, estraendo un bloc-notes e una
biro dalla mia borsa a tracolla.
Alzo lo
sguardo mentre la professoressa riprende a
spiegare.
La
classe è davvero enorme, troppo per sei soli
studenti. Normalmente potrebbe contenere una trentina di banchi.
Ma il
termine normalmente
non si può applicare al Queen
Victoria’s College.
Niente
è normale, qui.
I banchi
sono separati l’uno dall’altro per impedirci
di chiacchierare durante le lezioni.
Come se servisse
a
qualcosa.
Lily
Bennett sta facendo silenziosamente ruotare la
sua penna tra le dita con una destrezza da majorette, poco davanti a
me, i
liscissimi capelli rosso scuro ben pettinati che ricadono ordinatamente
sulle
spalle.
Jonathan
Bailey sembra sul punto di crollare
addormentato.
Blake
Gray sta costruendo una sorta di cerbottana
utilizzando una biro e dei pezzi di carta. Ringrazio il cielo di non
essere
sulla sua traiettoria.
Charlotte
Miller, ovviamente,
sta prendendo appunti con diligenza.
Come se ne
avesse
bisogno.
Damien
Knight sta ascoltando la lezione, sembra, ma in
realtà il suo sguardo è perso nel vuoto. Questo
mi fa preoccupare, ma è troppo
lontano perché io possa parlargli. Mi affretto a buttare
giù due righe e a
strappare il mio foglio. Appallottolo il bigliettino, aspetto che miss
Douglas
si volti e glielo lancio. Atterra sul suo banco e io mi congratulo con
me
stessa.
Damien
si riscuote e prende il biglietto.
Ehi, Sibilla. Che hai
visto?
Lo vedo fare una smorfia e rispondere, per poi
lanciare il biglietto.
Stasera pizza, Violet.
Stavolta è il mio turno di fare una smorfia.
Gli
faccio un gestaccio da lontano e vedo che
ridacchia sotto i baffi.
Il
motivo per cui ho chiamato Damien Sibilla –cosa che
odia- è che lui è un chiaroveggente.
Il che
giustifica pienamente il suo essere spesso di
malumore.
Per
quanto la capacità di vedere nel futuro sembri una
cosa fantastica –lo pensavo anch’io quando
l’ho saputo- in realtà è abbastanza
difficile. Damien non ha quasi nessun controllo sul proprio potere e
spesso
deve assistere a scene quali omicidi, incidenti e catastrofi naturali.
Non di
certo una passeggiata.
Riguardo
al soprannome di Violet, Damien si riferisce
al personaggio di un cartone animato che ha la capacità di
scomparire.*
Ebbene
sì, eccomi qua.
Vanessa
Evans, fenomeno da baraccone, la donna
invisibile!
Uno
spasso.
Qualcuno
potrebbe anche in questo caso pensare che
essere invisibili sia pazzescamente utile. Non lo nego, ma quando la
gente sa
del tuo dono tende a diventare estremamente sospettosa nei tuoi
confronti,
pensando che tu spii ogni conversazione privata.
E poi,
se non avessi questo “dono” –non mi piace
questa denominazione- ora sarei in una scuola normale,
a fare una vita normale.
Non
fraintendetemi, mi piace il Queen
Victoria’s, e i ragazzi sono i migliori amici che
io possa
desiderare, ma mi manca il poter essere una qualsiasi diciassettenne
senza
problemi.
-Signorina
Evans, cosa ne pensa?-
Ops.
-Ehm, io
… sono … d’accordo?-
-Meraviglioso!
Riguardo a che cosa?-
Bella domanda.
-A
… quello che stava dicendo prima.-
Qualche
risatina da parte dei miei cari compagni.
-Signorina,
quante volte devo ripeterle che … -
La porta
della classe si spalanca e mi salva la vita.
-Degli
intrusi-, ansima Joseph, l’anziano bidello.
–Dal preside!-
Ci
alziamo tutti contemporaneamente.
-Andate!-,
esclama miss Douglas.
Ci
precipitiamo verso le scale per raggiungere l’ultimo
piano, dove si trova l’ufficio del signor Hermann, il preside
del college.
La porta
è spalancata, due dei nostri professori
stanno lottando ferocemente contro cinque uomini in nero.
Il
preside è con loro, attualmente intento a togliersi
dalla gola le mani di uno degli intrusi.
-Jon,
prendi quello a destra. Lily, quello che sta
lottando con Smith. Ness, quello che sta frugando nei cassetti. Charlie
e Dam,
aiutate miss Lopez. Io vado dal preside.- Blake è un leader
nato, non c’è
niente da discutere. Può essere arrogante, sprezzante,
irritante, ma quando c’è
del pericolo sa mantenere il sangue freddo.
Obbedisco
istintivamente all’ordine.
Mi basta
un istante per scomparire nel nulla. Corro
verso l’uomo che sta spalancando i cassetti della scrivania.
Gli arrivo alle
spalle, prendo un grosso fermacarte in mano e, complice il fatto che
nessuno
possa vedermi, glielo scaravento sulla testa.
L’uomo
cade a terra con un gemito strozzato.
Mi volto.
Un
grande leopardo sta azzannando uno degli uomini,
che urla per il dolore, cercando di recuperare la pistola che gli
è caduta. Lo
raggiungo e la raccolgo, allontanandola dalla sua portata. Il leopardo
ringhia
per ringraziarmi, senza staccare i denti affilati dalla gamba
dell’uomo.
Il
leopardo è Jonathan, in realtà. Il suo potere
è
quello di trasformarsi in qualsiasi animale desideri. È
anche l’unico che
riesce a vedermi quando divento invisibile, perché la mia
invisibilità non è
altro che un cambiamento nel modo di riflettere la luce, una diversa
frequenza:
una che gli umani, a differenza degli animali, non possono percepire.
Lily ha
appena appiccato fuoco a uno degli uomini, e
lo sta controllando perché non si diffonda nella stanza.
Lei
può controllare i quattro elementi.
Il modo
di combattere di Charlotte e Damien è spettacolare.
Lui
prevede ogni mossa, lei è un genio e calcola ogni
traiettoria, conosce ogni nervo del corpo umano e sa come ferire,
paralizzare,
uccidere.
Il loro
avversario è già a terra, agonizzante.
Blake,
che emette potenti lampi di energia, ha mandato
un uomo a sbattere contro il muro. Tutti sono concentrati su quello che
sta
stringendo tra i denti Jonathan, perché sembra
l’ultimo ancora cosciente.
Ma io mi
volto per un istante, e lo vedo.
L’intruso
scagliato da Blake contro il muro allunga
una mano e recupera la pistola.
-No!-,
grido.
Ma il
colpo risuona nell’aria, seguito da un gemito.
Il
preside.
L’uomo
sogghigna.
-Missione
compiuta-, sibila, prima che io, forte della
mia invisibilità, gli tolga l’arma di mano e Blake
lo stenda definitivamente.
Miss
Lopez e il signor Smith, i nostri insegnanti,
sono già a fianco del preside ferito.
-Non
respira, maledizione!-, urla Smith. –Bailey, vai
a chiamare il medico!-
Jonathan,
ancora in forma di leopardo, inizia a
correre, dieci volte più veloce di quanto lo sarebbe in
forma umana.
Due
minuti dopo, il medico della scuola è qui.
Troppo tardi.
-È
morto-, dichiara ufficialmente, cupo.
Tutti
gli insegnanti, anche quelli appena giunti,
tacciono. Io mi ricordo di essere ancora invisibile e ricompaio.
Non
riesco a crederci.
Il
signor Hermann è stato colui che ci ha salvati.
Letteralmente.
Stavamo
distruggendo lentamente le nostre vite prima
che lui ci chiamasse per studiare qui, due anni fa.
-Ragazzi,
andate nella vostra sala e rimaneteci-, dice
il signor Smith, deciso.
Noi non
protestiamo e, muovendoci quasi in sincronia,
torniamo verso il salotto che fa da anticamera ai due dormitori.
Ci
sediamo e restiamo in silenzio a lungo.
-Non
posso crederci-, mormora Charlotte dopo diversi
minuti.
-Avremmo
potuto evitarlo-, dice Blake a denti stretti.
-Abbiamo
fatto tutto ciò che potevamo, Blake-, lo correggo
io.
-Non
è vero-, insiste lui. –A cosa diavolo servono i
nostri poteri se non abbiamo potuto evitare che l’unica
persona che ci ha
aiutati finisse ammazzata?-
-Ci
abbiamo provato-, sussurra Lily.
-Non
abbastanza!-, sbotta Blake. –Avremmo potuto prevederlo!-
E con
questo lancia una frecciatina non troppo sottile
a Damien.
-Sai che non posso controllarlo, Blake-,
replica lui.
Blake
scuote la testa e non insiste oltre.
Il
silenzio torna a regnare sovrano, ricordandoci
incessantemente che forse avremmo potuto
evitarlo.
* si riferisce a
Violet, personaggio del cartone animato della Disney Gli
Incredibili, che può diventare invisibile.
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