La regina dei cristalli
Regina
dei Cristalli
Capitolo I
Sofia era
una bambina sempre ammalata. I medici non sapevano
spiegarsi il perché, e ogni volta che la madre li chiamava e
chiedeva se c'era soluzione loro alzavano le spalle e scuotevano la
testa; guardavano quella bimba così gracile nel suo
lettuccio,
ignara di tutto e sorridente, con occhi lucidi.
Sofia
guardava sempre fuori dalla finestra, mattino pomeriggio e
sera. Sembrava attendere qualcosa, sempre ferma immobile in quella
posizione. La madre la guardava e piangeva, scuoteva la testa e
usciva dalla stanza senza far rumore. Sofia non la chiamava mai
indietro, sapeva che la mamma soffriva anche solo a guardarla. La
bimba si era arrangiava, sapeva ormai cavarsela da sola.
Sofia non
aveva bisogno di mangiare o bere. La madre le preparava
sempre un pasto caldo e dei grandi bicchieri di latte, che posava sul
comodino a fianco del piccolo letto. Ma così come li metteva
lì la
mattina, alla sera li ritrovava.
Sofia era
una bambina strana, non solo per il suo atteggiamento: i
suoi occhi erano grandi, color della giada, e i suoi capelli lunghi,
lisci e lucidi come l'onice; la sua pelle era perlacea, così
chiara
da sembrare trasparente. Molte volte sua madre, quando entrava nella
stanza per rimboccarle le coperte e la vedeva investita dalla luce
lunare, la scambiava per un fantasma. Doveva trattenersi per non
lanciare un urlo.
“Mamma?”
chiamò un giorno. La bimba aveva una voce così
sottile
che la madre credette di aver udito solo uno spiffero di vento. Si
girò: Sofia la stava guardando con i suoi occhioni
febbricitanti.
“Dimmi,
tesoro.”
“Posso
uscire?”
La madre
la guardò stupita. “Sei ammalata, tesoro. Faresti
meglio
a stare sotto le coperte.”
La bimba
la guardò con un'espressione corrucciata per un attimo,
salvo poi arrendersi e tornare a guardare fuori dalla finestra.
Sofia
parlava raramente. Dopo quell'episodio, però, in breve tempo
la bimba parlò più di quanto avesse fatto in sei
anni di vita.
Erano continue domande sull'esterno, sul mondo.
Un giorno
accadde qualcosa: la madre di Sofia, mente la bimba si
stava facendo un bagnetto nella tinozza, svuotò l'unico
cassetto del
comodino. Trovò delle pietre: grandi e piccole, brillanti e
opache,
e tutti di mille colori diversi. Le prese in mano senza crederci,
senza riuscire nemmeno a parlare. Le pietre più grandi erano
tutte
di giada, e fra di esse c'era persino una pepita d'oro.
“Che
cosa hai fatto?!”
La donna
si girò. Dietro di lei c'era Sofia, avvolta in un
asciugamano ormai vecchio, con i lunghi capelli gocciolanti e gli
occhi pieni di lacrime; la sua faccia era trasfigurata dalla paura e
dallo stupore. Quando si girò, la madre trovò
solo una cosa da
chiedere, con un filo di voce.
“Dove
le hai prese, Sofia?”
La bimba
non le rispose. Invece, ella corse e s'inginocchiò,
raccogliendo tutte le pietre preziose in pochi istanti. Le ripose con
cura all'interno di un fazzoletto bianco, chiudendolo con un nodo
stretto, accurato. Poi le abbracciò, come se fossero il suo
tesoro
più grande. E pianse.
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