shot
Il tappeto rosso, i flash, i fotografi, le scarpe, perchè una mi
andava più stretta? Mi faceva male! Oddio e se sto camminando
come una papera? I fotografi continuavano a chiamare il suo nome, io
non avevo il coraggio di alzare gli occhi.
Strinsi di più la sua mano che già teneva saldamente la
mia, sentì il suo respiro sul mio volto: "Stai tranquilla,
sorridi!" mi sussurrò nell'orecchio.
Pensavo ai giornali di domani, la nostra pace sarebbe finita, eravamo
riusciti a tenere tutto nascosto per un po', ma come aveva detto
giustamente lui, prima o poi bisognava uscire allo scoperto e aveva
scelto di fare le cose in grande: presentarci insieme alla cerimonia
degli Oscar.
Lui sorrideva sicuro e spavaldo, lo era sempre stato da quando lo avevo conosciuto la prima volta.
Erano passati ormai due anni da quella sera ma credo che non me la
scorderò mai, Dave mi aveva appena lasciato, era tornato
da sua moglie, così avevo deciso di indossare le scarpe
più belle che avevo e di andare in qualche locale li avrei
incontrato qualche amico e almeno lo speravo. Invece mi ritrovai sola,
seduta al bancone del locale e al sesto Martini. Decisi di alzarmi ma
non fu una buona idea, la testa girava e i tacchi erano troppo alti
persi l'equilibrio, caddi addosso ad un tizio rovesciandogli il Martini
sulla camicia. Cercai di scusarmi ma non so le parole uscirono
effettivamente dalla bocca, lui mi prese per un braccio e
cominciò a scuotermi, non riuscivo a capire cosa diceva capivo
solo che la sua stretta era troppo forte e mi stava facendo male.
Confusione. Caddi a terra lo vidi discutere con un uomo, si spinsero
forse urlarono poi finalmente andò via. L'uomo venne verso di e
con forza mi mise in piedi "Tutto bene?" continuava a ripetermelo, non
riuscivo a parlare, cercavo di annuire con il capo ma non ne avevo la
forza, lui continuava a fare domande, mi sollevava il volto mettendo la
mano sotto il mio mento, non riuscivo a tenere la testa dritta sul
collo. Poi solo flash di ricordi sparsi, mi riportò a casa,
forse riusciì a dirgli anche il mio indirizzo, caddi un sonno
profondo per risvegliarmi con un fortissimo mal di testa.
"Piccola devi rilassarti, sei bellissima!" presi coraggio alzai
gli occhi e un flash mi accecò, lui continuava a stringermi la
mano.
Le sue labbra si incresparono in un sorriso, inclinò leggermente
il volto si avvicinò, rimanevo immobile, non riuscivo a muovere
un muscolo, potevo sentire il calore del suo respiro sul mio volto,
appoggiò le sue labbra sulle mie, ero come paralizzata avevo
paura non sapevo nemmeno io di cosa, si scostò quando non vide
una risposta da parte mia, mi fissò, la sua sicurezza in quel
momento vacillò i suoi occhi verdi cercavano disperatamente una
spiegazione, respirai a fondo chiusi gli occhi e lo baciai, le sue
grandi braccia mi strinsero forte a se. Una sensazione strana, ma
assolutamente meravigliosa mi pervase, mi sentivo al sicuro dopo tanto
tempo non mi sentivo più minacciata da nulla, avrei voluto che
quel momento durasse per sempre.
Dannazione! Quella scarpa mi stringeva troppo, cercavo di camminare nel
modo migliore possibile, avrei voluto camminare a piedi nudi.
"Gerard baciala" urlò un fotografo, lui sorrise,
appoggiò le labbra sulla mia guancia, ne seguì un'
esplosione di flash.
Non lo vedevo da un po', da quel bacio era passato più di un
mese, ci pensavo spesso non potevo dimenticare la delusione che ebbi
subito dopo:" Tra un'ora ho l'aereo, parto, inizio le riprese di un
nuovo film starò via un paio di mesi, non potevo andare via
senza salutarti" mi diede un bacio sulla guancia e salì nella
macchina nella quale l'autista lo stava aspettando, la vettura
partì e venne inghiottita dal traffico, rimasi immobile sul
marciapiede, lo sguardo perso nel vuoto.
Dopo quasi due mesi a volte mi ritrovavo a pensarlo, nonostante abbia
cercato di dimenticarlo con altri, mi ero gettata completamente nel
lavoro.
Il campanello che suonava insistemente mi fece trasalire, mi alzai dal
divano, mentre andavo verso la porta il campanello suonò altre
tre volte, sbuffai, avevo freddo, cercai di chiudere la felpa. Lui era
li, l'avambraccio appoggiato allo stipite della porta, aveva la testa
leggermente reclinata e quel suo solito sorrisetto, non disse nulla ed
entrò chiudendo la porta alle sue spalle, mi prese il volto tra
le sue mani forti, mi fissò per un attimo poi mi baciò.
Questa volte lo lasciai fare, gli circondai il collo con le braccia. Il
bacio e le carezze divennero più profonde, uno dopo l'altro mi
sfilò il vestiti, le sua mani si muovevano sicure sul mio corpo,
esplorò il mio collo con la sua lingua, potevo sentire i suoi
addominali contratti sotto la sua t-shirt, con un movimento secco glie
la tolsi. Mi stringeva forte a se il mio seno era schiacciato contro i
pettorali, caddi sul divano, sentivo il calore del suo corpo sopra di
me, delicatamente si fece spazio tra le mie gambe, continuava a
baciarmi ansante muovendosi sopra di me, potevo sentire chiaramente la
rigidità che dai suoi jeans spingeva per uscire. Sbottonai i
jeans tirandoli giù insieme ai boxer lui mosse frenticamente le
gambe per sfilarseli, intrecciò le mani con le mie e mi
portò le braccia sopra la testa, con forza entrò in me,
trattendi un gemito. Si muoveva con sicurezza, affondò la lingua
nel mio orecchio, un brivido mi percorse, potevo sentirlo pulsare
dentro di me, raggiungemmo il culmine insieme,nessuno dei due si
trattenne gememmo di piacere all'unisono. Dolcemente si appoggiò
sul mio corpo, rimase dentro di me ancora un po', i nostri respiri
ancora irregolari, gli accarezzai i corti capelli, lui mi baciò
dolcemente il seno.
Ora eravamo li mano nella mano, davanti a tutto il mondo, lo guardai
sorridere agli obiettivi, ancora più bello nel suo smoking, mi
cinse la vita con un braccio, altri flash scattarono, sorrisi pensando
che ci avrebbero immortalato ricordando per sempre quanto eravamo belli
e innamorati.
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