M illetrecento.
“But
the Bible didn’t mention us… Not even once”.
And my own two hands will
comfort you tonight, tonight
Say when
And my own two arms will
carry you tonight, tonight…
(The Fray - Say when)
Susan
si sedette sul suo letto, sbuffando.
Era stata una
giornata intensa: il ritorno da Narnia e la scuola, entrambe in
ventiquattr'ore nemmeno, l’avevano scombussolata.
Si
liberò i capelli dal cerchietto molesto, che
lanciò sul comò che separava il suo letto da
quello di Lucy.
«
Sue, come stai? » la voce di Lucy tremava tanto che si
costrinse a piantare gli occhi nei suoi.
La sorellina
aveva la faccia di chi si trova in condizioni di fare domande
più grandi di quanto possano reggere le sue spalle
— perché Lucy era ancora troppo piccola per capire
certe cose. Forse.
Brucio, avrebbe voluto
dirle. Guardami,
Lu, sto bruciando.
«
Sono stanca » mentì stringendosi nelle spalle
« è stato faticoso, oggi ».
Sfuggì
allo sguardo indagatore della sorella abbassando gli occhi.
Fissò la trama semplice del tappeto ai suoi piedi.
« Lo
sai che non ci credo, vero? »
Susan sorrise
istintivamente — il tono di Lucy era stato tanto sincero da
sembrare persino eloquente.
« Lo
so. Ma… Cosa vuoi sentirti dire? Non è stato
facile attraversare l’arco sapendo che non ci
sarà un'altra volta. Dire addio non
è mai facile. »
Sentì
il bisogno di un sostegno qualsiasi, e si abbracciò il busto
con le sue stesse braccia, quasi avesse freddo, quasi fosse fragile.
E Susan non
era fragile, o meglio doveva imparare a non esserlo più.
Le
rimbombarono in testa le stesse parole che aveva appena pronunciato: dire
addio non è mai facile.
Dire addio a
Narnia significava iniziare a sentirsi inadeguati, sensazione
pressoché costante nella vita di un individuo che abbandona
il torpore dell’infanzia ma ancora non riesce a raggiungere
la stabilità dell’adulto.
Dire addio a
Narnia significava crescere — per questo non poteva essere
una scelta ponderata, una scelta voluta. Uno
cresce e basta, ne è
costretto.
« E
dire addio due volte, com’è? »
Susan
capì in quel preciso istante che Lucy era cresciuta
più di quanto desse a vedere. Lucy, la sua piccola Lucy,
aveva capito tutto.
«
E’ ancora peggio, ma è inevitabile. Non
c’è più posto per me a Narnia.
»
Lei avrebbe
vissuto in Inghilterra. Era così giovane per perdere
il sonno a ricordare il sapore delle sue labbra, o le sfumature delle
sue iridi. Era troppo giovane, quel che albergava nel suo cuore era un
sentimento acerbo che presto avrebbe dimenticato. L’amore era
un’altra cosa. Sperò
con tutto il cuore di avere ragione.
«
Ma… Sue. Per te c’era posto. Con Ca- »
Lucy si tappò la bocca con le dita, intimorita
dall’idea di pronunciare il suo nome ad alta voce.
« Con lui. Perché non hai chiesto ad Aslan di
restare? »
«
Abbiamo milletrecento anni di differenza, non sarebbe mai potuta
funzionare », rispose meccanicamente, imprimendo al tono di
voce il timbro di chi recita una risposta imparata a memoria.
« Tu
non hai lottato »
Susan si
sentì ancor più colpevole. Non aveva lottato,
Lucy aveva perfettamente ragione.
Un rimpianto
meritato, ecco cos’era, e se lo sarebbe trascinato dietro per
sempre.
«
Non ha senso parlarne. Andiamo a dormire ».
Era arrivato
il momento di diventare grandi, per doloroso che fosse.
***
Il sole stava
ormai tramontando. Caspian l’osservò di sfuggita,
lì sulla linea dritta dell’orizzonte.
I suo primo
giorno da Re stava per terminare.
Forse sarebbe
dovuto tornare a Cair Paravel, a casa, invece che starsene
appostato accanto all’albero che, qualche ora prima, era
stato il portale che aveva consentito ai Telmarini di iniziare una
nuova vita lontano da lì. E che aveva riportato a casa, la
loro vera casa, i quattro grandi Re di Narnia.
Si sentiva un
po’ sciocco, Caspian, impalato da ore ad aspettare cosa, poi?
Che tornassero? Non l’avrebbero fatto.
Tantomeno
Susan.
Ed era un
sentimento puramente egoistico — il Re se ne pentì
subito dopo, infatti —, ma aveva sperato che lei non oltrepassasse
l’arco, quel giorno.
Andiamo, si era detto poi, è
giusto che lei viva la sua vita. Lui non era nessuno,
non era abbastanza per farle rinunciare
a tutto questo. Ai suoi fratelli. Alla sua famiglia. Ai suoi amici.
Si
sfiorò le labbra con un polpastrello, sperando che il sapore
di quelle di lei gli si imprimesse addosso per sempre —
perché, e Caspian ne era praticamente certo, quel sapore non
l’avrebbe trovato sulle labbra di nessun’altra.
E scottava, scottava da
morire
sapere che era un addio senza ritorno, un qualcosa che avrebbe finito
per stivare nella sua mente, qualcosa che avrebbe accompagnato i suoi
sogni ed intristito le sue notti in un letto vuoto.
Caspian
sorrise fugace e triste. Perché avevano milletrecento anni
di differenza, era fuori dubbio, ma lei li portava bene. E per lui non
contavano niente.
Quando
l’aveva abbracciata, subito dopo aver interrotto il
meraviglioso contatto tra le loro labbra, aveva pensato di seguirla.
Non poteva lasciarla andar via così.
Si era
torturato le mani, in quei momenti, mentre osservava i boccoli scuri di
lei muoversi leggermente ad ogni passo, verso l’arco
dell’albero magico.
Un passo dopo
l’altro se ne stava andando, e lui non era nessuno per
fermarla.
Poi Susan,
appoggiandosi alla corteccia, aveva osservato Narnia per
l’ultima volta. E poi aveva osservato lui. In quel preciso
istante Caspian era sul punto di correrle incontro, e varcare con lei
il portale.
Avrebbe detto
addio a tutto, e non se ne sarebbe dispiaciuto nemmeno tanto.
Avrebbe potuto
sfiorare la pelle candida e saggiare le labbra piene ancora, ancora,
ancora. Avrebbe potuto godere dei suoi abbracci teneri, dei suoi
sorrisi imbarazzati.
Avrebbero
litigato moltissimo — Susan non accettava l’aiuto
di nessuno, Caspian l’aveva capito da subito: lei bastava a
se stessa, se la sarebbe sbrigata da sola anche a costo di mettersi in
pericolo. Ed era esattamente ciò che lui non le avrebbe mai
permesso di fare.
Lei gli
avrebbe insegnato tutto del suo mondo e lui avrebbe imparato a viverci.
Ed insieme,
magari, avrebbero imparato ad amare.
Il discorso
s’era fatto evanescente, complicato, ingiusto quando Caspian
aveva udito l’applauso che il popolo di Narnia, finalmente
riunito, regalava per l’ultima volta ai suoi sovrani.
Diventare Re
significava crescere. Sacrificarsi. Assumersi le proprie
responsabilità.
Per questo,
seppur combattuto, Re Caspian aveva assistito inerme al passaggio di
lei sotto l’arco.
E poi era
sparita.
Era rimasto al
suo posto, per il suo popolo, per quei milletrecento anni che avevano
il sapore amarognolo delle giustificazioni destinate a radicarsi
nell’animo delle persone.
«
Vostra Maestà, forse dovreste tornare a palazzo
».
La voce nitida
del dottor Cornelius lo destò dai suoi pensieri.
Salutò
con lo sguardo l’albero, testimone silente
dell’ingiustizia del suo destino, e raggiunse il fido
precettore. Lo sguardo fisso a terra.
«
Sono molto orgoglioso di voi. Narnia ha un buon Re. E sapete che non mi
riferisco solo alla battaglia. »
Caspian
osservò nuovamente il cielo: il sole era ormai sparito dalla
cappa celeste, che aveva però tinto di rosso. Rosso, come le labbra di
Susan.
Sperò
che essere un buon Re potesse bastare.
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Writer’s
note:
Salve (:
come ben vedete sono nuova del fandom.
Questa
shot è stata frutto di un parto notturno (!) condito con
deliri, febbre e, ovviamente, insonnia.
Perché,
da povera inetta quale sono, di libri io ho letto solo il primo, so
bene poi non c’è alcun accenno a
Caspian/Susan ma, diciamocelo, animo romantico chiama.
Quand’ho visto l’ultima scena del secondo film mi
sono troppo intenerita. E alla frase pronunciata da Caspian a Lucy
nella terza pellicola, “No, nessuna è paragonabile
a vostra sorella”, ho iniziato a scrivere.
Vorrei
tanto aver potuto dare un happy ending a questi due, ma crescere, nel
loro caso, significa senza dubbio accettare la separazione.
Oh, la
frase che funge da sottotitolo, "but the Bible didn't mention us... Not
even once" non è mia, bensì di Regina Spektor. La
canzone in cui la canta è "Samson", e ad oggi credo sia la
frase che meglio si adatta a Caspian e Susan, considerate anche le
allusioni alla religione cristiana di cui è intrisa l'intera
opera (inetta ma un pochino informata, già xD): loro non
sono menzionati, come coppia, quindi non hanno un futuro. (Purtroppo).
Spero che
qualcuno mi dica la sua, ora tolgo le tende, e vi auguro una felice
Vigilia ed un buon Natale (:
Ye’.
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