Buonasera
a tutti.....lo sappiamo, ci avete dato per disperse! Ma in
realtà siamo vive e vegete! Ci scusiamo con TUTTI voi per
questo tempo di infinita assenza......ma io e la mia socia siamo
davvero tanto piene di impegni, non abbiamo più tempo
nemmeno per sentirci, quindi avevamo deciso di "rimandare" la stesura
dei capitoli di My Miracle a quando avremo avuto più tempo
entrambe. Però....un pomeriggio la mia socia è
stata colta da un moto improvviso di ispirazione e....ha sorpreso anche
me con questo capitolo nuovo nuovo! Cosa dire....speriamo che vi
ricordiate ancora di noi.....e speriamo davvero TANTO di riuscire ad
avere una vostra recensione almeno per questo capitolo.
Speriamo vi piaccia, e che vi farete sentire in tanti.
Un bacio e..... Buona Lettura.
Roby&Kika
CAPITOLO 8 - "Decisioni"
Pov Bella
Oggi...
Sarebbe
stato l'inizio... O più semplicemente la fine.
Oggi...
Dire
si alla vita... O farla finita per sempre.
Oggi..
Bella
potrebbe cercare di sorridere e decidere di cambiare... O tornare ad
essere quella di un tempo, anche se per poco.
Oggi...
La
decisione di restare... O quella di andare.
Oggi...
Sarebbe
dipeso tutto da me!
«
Buon giorno Bella! Vedo che sei già pronta, non
vedi l'ora di lasciarci vero? ».
Sussultai
all'udire la sua voce, ero completamente assorta nei miei pensieri.
Vidi entrare Carlisle dalla porta, con quel suo solito
sorriso raggiante in viso, e lo sguardo amorevole di qualcuno che ti
vuole bene, avrei tanto voluto un padre come lui... Chissà
come sarebbe stato.
Ero
poggiata sul davanzale della finestra, prima che entrasse, ero intenta
a guardare ancora una volta il bellissimo panorama che la
finestra della stanza mi offriva. Ero già vestita, con degli
abiti recuperati al servizio Caritas della chiesa dell'ospedale,
ed erano riusciti a darmi anche qualche vestito in
più da portare via ed una piccola valigia per riporli
dentro.
Potevo
tranquillamente passare per una brava ragazza di buon quartiere.
Indossavo una canotta bianca con scollo a V , un paio di shorts beige
chiari e delle scarpe da ginnastica che ultimamente vedevo spesso ai
piedi dei ragazzi della mia età, delle belle Converse
nere... non erano niente male infondo; i capelli morbidi e profumati,
si poggiavano delicati sulle spalle, mentre qualche boccolo ribelle
carezzava la schiena... beneficiare della doccia in camera era stato un
lusso che avevo deciso di concedermi fino alla fine. Portavo anche un
curioso cappellino di una squadra di basket attaccato a un passante dei
pantaloni. Fuori faceva davvero molto caldo, dicevano che ne avrei
avuto bisogno.
Ero
pronta per... per qualsiasi cosa avessi fatto una volta fuori di qui.
«
Ad essere sincera non ho chiuso occhio tutta la notte e la
pazza svitata si è presentata in camera alle 7 di questa
mattina con in mano un ottimo caffè, non quello
dell'ospedale chiaramente, e un cornetto al cioccolato! Come
potrei non essere sveglia! » Sorrise all'udire le mie parole.
«
E' il suo modo di salutare i pazienti a cui si è
affezionata, una volta l'ha fatto pure con un diabetico! »
scoppiò in un' eclatante risata ed io lo seguii a ruota.
«
Perché ridete così di gusto? »
Eccola
la pazza svitata che faceva il suo ingresso tutta indaffarata con in
braccio un mucchio di scartoffie; questo però non le
impedì di dedicare a Carlisle uno sguardo intenso... Lo
stesso di quelle ragazzine che camminano felici per le strade strette
al braccio del loro ragazzo e che lo guardano con occhioni sognanti, lo
stesso sguardo di quella coppia di vecchietti che seduti
sulle panchine di Beverly Garden Park si tengono stretti per
mano, essendo l'uno il sostegno e la vita dell'altro. Lo sguardo di chi
è perdutamente innamorato. E Carlisle lo ricambiava a pieno.
«
Ehm ehm! Io andrei un attimo da una parte se per voi va bene!
» ero palesemente di troppo in quel momento; Carlisle si
riscosse subito arrossandosi leggermente in viso, mentre alla svitata
ci volle un po' più del previsto.
«
Certamente Isabella, io intanto faccio preparare le carte per le tue
dimissioni e quando sei pronta le firmo va bene? »
«
Certo! Non ci metterò molto » e così
dicendo mi avviai verso il lungo corridoio dell'ospedale, in
realtà erano due le parti dove volevo andare.
Camera
408. Rimasi a fissare la porta d'ingresso un paio di minuti prima di
entrare.
Tutto
all'interno era invariato; il solito buio, lo stesso ritmico suono dei
macchinari, la stessa desolazione. Alzai tempestivamente le serrande
delle finestre per far entrare qualche caldo raggio di sole in quel
lugubre e freddo spazio; poi vidi lui, che era assolutamente invariato
come il resto, ma ancora più bello del giorno precedente.
Come poteva un corpo del tutto inanimato da quasi un anno possedere una
bellezza così folgorante?
Mi
sedetti sulla poltroncina accanto al letto, proprio come il giorno
precedente e come una bambina incrociai le gambe al petto.
Non sapevo né cosa dire, né se in
realtà avessi realmente qualcosa di cui parlare. Anche
prendendo il considerazione il fatto che lui potesse sentirmi, come
diceva Edward, chi mi diceva che a 'sto poveraccio gli interessavano i
fatti miei? Non che la mia vita fosse così splendida da
farne un racconto... magari a sentirla gli sarebbe passata
pure la voglia di svegliarsi!
Eppure
sentivo l'esigenza, anzi un profondo bisogno di parlargli e nella
maniera più spontanea possibile, lo salutai.
«
Ciao J. Black... » mi meraviglia nell'udire il suono
vellutato della mia voce, io stessa non l'avevo mai sentita
così « Non ti dispiace se ti chiamo
così, vero? » ero nervosa; avevo iniziato a
giocherellare con una ciocca di capelli attorcigliandomela
compulsivamente al dito.
Lo
guardavo... Sembrava dormire, di un sonno sereno, beato, un sonno senza
sogni. Il viso completamente disteso e rilassato metteva in risalto la
linea perfetta della mascella, che decisa, marcava i suoi splendidi
tratti indiani e raccoglieva le carnose labbra,
così piene di quelle parole che forse non avrebbe
più pronunciato. Chissà com'era il suono della
voce che custodivano... Desiderai ardentemente di poterne apprezzare la
melodia... Ma chi era questo ragazzo? Chi? Lui, che con la sola
presenza era in grado di farmi sperimentare e desiderare cose mai
pensate prima. Chi? Lui, capace di farmi sentire così bene e
a casa come mai lo ero stata. Forse, non l'avrei mai saputo.
«
Sai... Non è mio solito parlare con le persone, specialmente
se moribonde e allungate come te... Anche se, effettivamente, ora che
ci penso, non ho mai parlato con anima viva in vita mia... Dici che ti
posso considerare tra le anime vive? Saresti il primo! » ma
che cavolo stavo dicendo? Da quando ero diventata così
logorroica?
«
Io sono Bella, è così che mi chiamano tutti,
anche se il mio vero nome è Isabella, ma il
diminutivo sinceramente non mi dispiace; Isabella sa troppo di brava
ragazza sofisticata ed io non lo sono... » dissi sorridendo e
mordicchiandomi le labbra nervosamente.
«
Ci somigliamo io e te sai?... O almeno credo che sia così
» e la consapevolezza di essere di nuovo sola una volta
uscita da lì mi si parò davanti, chiara e amara
quanto mai la verità poteva essere... Sola... Di nuovo la
mia debolezza si faceva largo tra quella che credevo fosse un
inespugnabile corazza che con gli anni avevo costruito. Non potevo
permetterlo, una volta fuori o io non avrei avuto pietà del
mondo, o il mondo non avrebbe avuto pietà di me e mi avrebbe
schiacciata, come si fa con quegli schifosi ed odiosi scarafaggi. E' la
legge della strada, e poi... Una volta fuori, avrei dovuto
decidere...
Mi
alzai in piedi di scatto e chiusi gli occhi in due fessure, ritrovando
la ragazzaccia di strada che per tanti anni ero stata. Basta parole
dolci, basta lacrime, basta discorsi moralistici, basta tutto! Abbassai
lo sguardo e mi diressi a passi pesanti verso la porta, poi senza
voltarmi lo salutai, non so per quale motivo, ma dovevo!
«
Ciao J.! Stammi bene! » ghignai e ruotai il capo per vederlo
un ultima volta « Si insomma... per quanto possibile!
» e con quel sorriso beffardo fuggii via correndo.
Firmare
stupide scartoffie era l'ultima cosa che avrei voluto fare. Carlisle se
ne sarebbe uscito con altri paroloni per abbindolarmi, non ci sarebbe
più riuscito, chiaro, ma era sempre meglio evitare
d'incontrarlo. Bella oramai, era tornata quella di sempre.
Eccola
lì, di nuovo di fronte a me la città
più ricca e misera del mondo. Non mi era mancata affatto!
Il
sole spiccava alto nel cielo, ed anche se era solo prima mattina l'aria
era umida e afosa, quasi irrespirabile! Compresi il perché
di quel capellino, effettivamente ce n'era proprio bisogno; era l'unica
cosa che avevo portato con me, la valigia era rimasta nella camera
dell'ospedale. Che cazzo me ne fottevo! Era comunque roba troppo
delicata per i miei gusti, non appena possibile avrei dovuto cercare
qualcosa che mi si addicesse di più.
Camminai
a vuoto a lungo, non sapevo dove andare, di tornare da quei due esseri
viscidi non ne avevo nessuna intenzione, li avrei pestati a sangue se
solo li avessi visti.
Giunsi
ai cancelli del Beverly Garden Park e la prima cosa che mi venne in
mente fu che lì vidi Edward per la prima volta. Cazzo Bella!
Quel damerino ti ha fottuto proprio il cervello! Scossi la testa per
allontanare quel pensiero assurdo che m' era appena balenato; presi il
capellino dal passante dei pantaloni , l'indossai e abbassai la visiera
fino a coprire del tutto il viso, in modo che nessuno potesse guardarmi
negli occhi, poi con il capo chino mi diressi verso l'albero che, un
tempo, ero solita occupare.
L'ombra
delle sue foglie riparava e dava un piacevole refrigerio, l'ideale per
riposare un po', dopotutto non avevo dormito per niente quest'ultima
notte. Ero stata troppo occupata a pensare alle belle parolone del
dottorino biondo, e dire che le avevo anche prese in
considerazione! Come potevo sperare di costruirmi una vita? Di poter
risalire dal profondo e cancellare il passato? Il passato era la mia
quotidiana verità, non potevo conviverci ancora...
sarebbe stata un'inutile sofferenza. Non ne valeva la pena...
Sorrisi
amaramente ed impedii a quell'unica lacrima di uscire, l'avevo promesso
a me stessa... Niente più lacrime. Nessuno ne avrebbe
versate per me, quale diritto avevo di versarle io per me stessa?
Mi
coprii totalmente il viso con il cappellino, chiusi gli occhi ed
allungai le gambe sull'erba, una bella dormita era quello che ci voleva
per far si che il giorno non sembrasse eterno e la notte giungesse in
mio aiuto.
Oggi...
Bella
aveva fatto la sua scelta, la meno dolorosa, la più
semplice, la più ignobile e la più codarda.
Quella
di andare.
Pov
Edward
La
stavo aspettando poggiato alla porta della sua stanza, doveva tornare
per firmare i documenti delle dimissioni e per riprendere il suo
piccolo bagaglio.
Avevo
ardentemente sperato che lo facesse, che firmasse quelle carte e
salutasse calorosamente Carlisle, che scambiasse un ultima risata di
gioia con la sua infermiera e che poi, con quel suo sorriso radioso, si
voltasse verso di me dicendomi :
«
Sono pronta Edward, ce la posso fare! » , ma sapevo che non
sarebbe più tornata.
Aveva
appena fatto la sua scelta e non era quella che avevo
sperato. Me lo sarei dovuto aspettare dopotutto, lei
mi aveva avvertito del caratterino di Bella... Si somigliavano
più di quanto credesse.
Avrei
dovuto sapere che non erano sufficienti così pochi giorni
per cambiare una vita, eppure, a me, era bastato un solo
istante. Una piccolissima frazione di secondo.
Sospirai
stanco, erano giorni che non dormivo, oramai lo facevo davvero di rado.
Dovevo vegliare sulla mia piccola donnina ribelle, ma dall'animo tenero
e l'avrei fatto fino alla fine. Lo dovevo a Bella, ma soprattutto, lo
dovevo a lei...
Come
avrei voluto rendere tutto più semplice! Poterla prendere
per mano e farle scoprire quanto bella può essere la vita,
quante esperienze incantevoli si possono fare e quanti posti
magnifici il mondo raccoglie. Le avrei mostrato quanto è
bello apprezzare i piccoli gesti della vita, sono i più bei
doni che un uomo possa ricevere e i più nobili che ognuno
possa compiere.
Le
avrei fatto apprezzare il calore che le persone possono infondere con
la loro amicizia, quella vera, semplice e limpida, ed infine, l'avrei
fatta sentire amata, come nessun altro su questa terra. Le avrei fatto
conoscere l'amore vero.
Le
avrei dato tutto quello che aveva sempre desiderato, una
vita! Eppure, non potevo.
Era
una sua scelta, ed io non potevo interferire. Potevo solo stare a
guardare e magari giocare sporco di tanto in tanto.
«
Buongiorno Edward, hai per caso visto Bella qui in giro? Doveva venire
a firmare i moduli della dimissione già un bel po' di tempo
fa » Carlisle... avevo riposto molte speranze nelle
sue parole. Era un uomo buono e saggio come pochi ne sono rimasti, ma
Bella si era rivelata più cocciuta del previsto.
«
Buongiorno anche a te Carlisle » dissi sorridendo «
La stavo aspettando anche io a dire il vero, ma credo proprio che non
verrà... ». Mi guardò perplesso, poi
vidi comparire sul suo viso un espressione triste ed amareggiata.
«
Avrei dovuto immaginarlo, sono tre ore che l'aspetto...
»
«
Non fartene una colpa Carlisle, hai fatto tutto quello che potevi, le
hai salvato la vita, ed hai cercato di indicarle la strada giusta, mi
ha parlato di quello che vi siete detti; è più di
quello che chiunque altro avrebbe fatto per lei »
cercai di rincuorarlo, infondo era la verità.
«
Non quanto quello che stai cercando di fare tu mi pare »
esordì scrutandomi con sguardo indagatore.
«
Non è la stessa cosa Carlisle, per me è diverso
».
«
Tu nemmeno la conosci Edward, perché ci tieni tanto a lei?
».
«
E' una storia troppo lunga... » scrollai le spalle, era
giunto il momento di andare via « A presto Carlisle, e grazie
di tutto » e così dicendo me ne andai.
Camminare
per le strade affollate di Los Angeles sotto il sole cocente non era
esattamente la mia massima aspirazione, chissà se anche
questo sarebbe valso nel conteggio finale una volta finito tutto, ma
per Bella avrei camminato anche sulle acque se fosse stato necessario.
Potevo
immaginare dove fosse, erano veramente pochi i posti che era solita
frequentare e dato che a priori escludevo il suo ritorno dai suoi due "
amici" ed ero anche andato a controllare sulle rive dell'oceano, mi
rimaneva solo uno posto dove cercarla: Il Beverly Garden Park, in
genere le piaceva stare lì a fissare e disprezzare tutta la
gente che le passava accanto, ed infatti...
Era
poggiata con le spalle al tronco di un albero, il viso tutto coperto
dalla visiera di un cappellino, le braccia incrociate al petto e le
gambe anch'esse rannicchiate, era così piccola.
Lentamente
mi avvicinai, lasciando giusto una manciata di centimetri di distanza
tra me e lei. M'inginocchiai, ma non si mosse. Possibile che stesse
dormendo?
Sorrisi
divertito; quello che stavo per fare forse l'avrebbe fatta arrabbiare
come una iena, ma tanto stavo infrangendo tutte le regole oramai,
speravo solo di non andare all'inferno per questo!
Presi
il cappellino e glielo sfilai velocemente, scrollandole la testa,
poi lo indossai. Di scatto aprì gli occhi, ancora
rossi per il sonno, e notai in un primo momento tutto il suo
disorientamento vedendo qualcuno a così poca
distanza da lei, se si fosse sbilanciata anche solo di un
paio di centimetri mi avrebbe baciato, ed io non mi sarei
mosso nemmeno di un millimetro ovviamente, poi vidi fluire nei suoi
occhi una rabbia cieca. Era veramente adorabile, quasi quasi mi veniva
da scattarle una foto, ma poi all'altro mondo mi ci avrebbe mandato lei
e prima del previsto! Meglio non istigarla troppo.
«
Tuuuu! » sputò rabbiosa e con gli occhi
fuori dalle orbite.
«
Mi chiamo Edward nel caso te lo fossi dimenticato » dissi
sfoderando il mio sorriso sghembo. Lei
mi aveva consigliato di usarlo come arma ammaliatrice di tanto intanto,
poiché affermava che se faceva effetto su di lei,
sicuramente lo avrebbe fatto anche a Bella.
«
Che cazzo ci fai tu qui? » forse non tanto in questo momento.
«
Mh, dunque vediamo, mi pare che questo sia un parco pubblico, quindi...
si! Ero giusto venuto a fare una passeggiata e toh! Guarda un po' chi
mi ritrovo lungo il cammino?! Sembra destino che le nostre strade si
incrocino così spesso non trovi? » ed ancora un
altro sorriso sghembo, questa volta ancora più spudorato.
Ma
parve non sortire alcun effetto.
«
Togliti immediatamente via dalle palle! Sparisci! O giuro che ti faccio
rimpiangere il giorno in cui sei nato, sono stata chiara? »
il suo viso era un misto tra il rosso porpora e il viola, la trovavo
semplicemente adorabile. Era bella anche da arrabbiata.
«
Mia cara Isabella se solo tu sapessi quanto è lontano il
giorno della mia nascita dalla realtà, ti spaventeresti
» e scoppiai a ridere. Questo gioco iniziava a piacermi!
Con
un gesto fulmineo ed inaspettato mi afferrò per il colletto
della camicia, tirandomi ancora più vicino al suo
incantevole volto.
«
Adesso stammi bene a sentire tu, fottuto damerino che non sei altro,
hai tre secondi per alzarti, sparire dalla mia vista, dartela a gambe e
fare in modo che le nostre strade non si incrocino più,o non
rispondo più delle mie azioni, hai capito? »
sputò via quelle parole come se stesse sputando veleno, gli
occhi chiusi in due minuscole fessure.
«
Tutto questo è compreso nei tre secondi? » ed
allora vidi la sua mano contratta in un pugno avvicinarsi
pericolosamente al mio viso, la bloccai giusto in tempo, o sarebbe
stata capace di rompermi qualche dente. Sarei stato l'unico del mio
genere senza denti, bella figura ci avrei fatto!
Mi
resi conto di quanto i nostri visi fossero vicini a toccarsi, bastava
anche un semplice spostamento millimetrico, e con una naturalezza che
credevo non mi appartenesse più da molto tempo, la baciai.
Non
seppi resistere alla tentazione delle sue labbra così vicine
alle mie, al loro dolce richiamo; una piccola e dolce carezza poggiata
sui boccioli rosei del suo viso.
Mi
guardò sconcertata, lo sguardo puntato nel mio, e in quel
breve attimo, rividi nei suoi occhi caldi e lucenti, quella ragazzina
felice del giorno precedente, quando, al nido, davanti a quel batuffolo
bruno avvolto in mille coperte, sorrideva beata e serena, sognando
sogni grandi.
Guardarla
così, quando scopriva tutta la sua
fragilità, faceva quasi male. Poi... "Sbam!" una sonora
cinquina mi colpì in pieno il viso. Questa si che faceva
veramente male!
«
Ehi, ahia! Mi hai fatto male, ma che modi sono questi! » mi
lagnai massaggiando con la mano la guancia sinistra.
«
Come ti sei permesso stronzo? Sparisci prima che ti dia il resto!
» e va bene, voleva giocare pesante, benissimo! Non mi sarei
tirato indietro!
«
Prima di tutto non sono uno stronzo! Se qui c'è qualcuno che
lo è sul serio quella sei tu cara la mia Isabella,
che hai cercato di toglierti la vita con la speranza di porre fine a
tutte le tue sofferenze! Beh lascia che ti dica una cosa carina, non
è così che funziona! Tutto quello che fai, tutte
le tue scelte, si ripercuoteranno sempre su di te! Non puoi fuggire
Bella, alla fine il conto lo si paga sempre o in un modo o nell'altro!
» avevo alzato la voce abbastanza da fare in modo che nel
raggio di cinquanta metri, tutta la gente fosse rivolta verso di noi a
fissarci.
«
Ma cosa stai dicendo eh? Cosa ne vuoi sapere tu, che te ne vai in giro
con i tuoi bei vestiti tutti firmati, allegro e felice, che ne sai tu
la vita vera cosa è?! Tu non hai ide... »
«
Non venirmi a dire che io non ho idea di che cosa si la vita Bella, non
ci provare nemmeno! Ogni giorno faccio i conti con la realtà
e con gli errori che ho fatto! Non puoi giudicare le persone in base a
come vestono e altre cose altrettanto stupide! Tutti affrontano le loro
disgrazie ogni giorno, si svegliano la mattina esattamente come te e si
trovano davanti la loro realtà. Non guardare le apparenze
Bella, la vita non fa sconti a nessuno, sappilo! Affronta la tua vita,
non sfuggirle, perderesti comunque! ».
Forse
avevo esagerato troppo, mi pentii immediatamente di aver alzato
così tanto la voce quando vidi piccole gocce di cristallo
fare capolino sul taglio dei suoi occhi.
La
terra stava piangendo.
E
fu straziante stare li, ancora una volta, ed assistere ad un simile
sacrilegio.
Si
alzò anche lei, fulminea, scattante, facendo fluttuare i
suoi mordi boccoli, che leggeri si posavano sulle spalle minute.
Cercò di scappare via dal mostro che ancora una volta era
stato in grado di farla piangere, ma prima che potesse fuggire l'
afferrai per un braccio.
Mi
guardava, ma non riusciva a parlare, troppo era il suo odio e il
disprezzo verso se stessa e verso di me.
Con
la stretta ben salda m'avvicinai a lei.
«
Non te lo lascerò fare un’altra volta, non te lo
permetterò ... » la voce era un sussurro, poi un
sospiro profondo « Resta Bella... Resta! ».
Angolo
autrici : allora.....vi è piaciuto? speriamo di si
ma soprattutto....... PER FAVORE RECENSITE!
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