Il vanto dei genitori di Hanch era proprio la figlia, una deliziosa
bambina dai bei capelli biondi ed un sorriso luminoso come il sole.
-Vieni tesoro!-, la chiamava spesso la madre per presentarla alle
amiche adoranti.
Quel giorno il sole brillava alto nel cielo e soffiava una brezza
gentile nella Città della Ruggine, famosa per la sua
politica libera ed accogliente.
-Tesoro, capisco che tu voglia andare in chiesa, ma non ti sembra
eccessivo andarci ogni giorno?-
Hanch non capiva il problema: la nonna, quand'era ancora viva, le
diceva sempre di pregare gli Dei, e lei doveva ancora pregare molto
perchè si esaudisse il suo desiderio.
-Perchè, mamma?-, chiese alla donna inclinando il capo, e
sua madre fece una strana smorfia.
-Quel Leonard, il sacerdote cieco... non mi va che tu gli stia vicino,
ecco.-, le spiegò senza essere davvero convincente.
-Perchè? E' molto buono e mi dice sempre di pregare...-
Appoggiata al portone della chiesa, Hanch riusciva sempre a scorgere il
capitano delle guardi della città, il giovane Yaha.
-Oh, cosa farei per poter avvicinarmi a lui...-
Sospirava, la piccola Hanch innamorata.
-Per poterlo guardare più da vicino...-
Cosa avrebbe fatto per essere come le ragazze più grandi che
lo salutavano e lo chiamavano, come avrebbe voluto essere qualcuno
anche lei!
Il suo sorriso si spegneva sempre quando andava in chiesa per pregare
gli dei di esaudire il suo desiderio, e solo sua madre o i suoi amici
riuscivano a farla splendere ancora.
-E' così bello...-
Hanch aveva accettato di fare una gita in barca sul fiume della regione
a sud con gioia: le piaceva molto quel fiume e il placido laghetto
vicino.
Arrivati nel Distretto dei Doni dell'Acqua trovarono però
pesanti nuvole che oscuravano il cielo, e il fiume scosso da onde fin
troppo vivaci.
-Sei sicuro che non sia pericoloso?-, chiese dubbiosa saltando sulla
barca e tenendosi saldamente.
-Certo! Garantisco io!-, le assicurò l'amico schizzandole
dell'acqua addosso.
-Ah! E' fredda!-, rise lei.
Povera Hanch, se quel giorno fossi rimasta a casa probabilmente saresti
riuscita a vivere felice, e chissà, forse ad ammaliare Yaha
con il tuo bel sorriso...
L'aria le mancava dai polmoni, gli occhi le bruciavano come la gola,
che sembrava stare andando a fuoco... no, non voleva morire!
Stava annegando proprio nel laghetto che amava tanto, sbattuta dalle
onde, senza la forza di risalire.
Aveva senso lottare, allora?
-Sei davvero disperata...-, stordita, le sembrò di sentire
una voce cavernosa chiamarla.
-Vuoi vivere?-, di nuovo, la voce.
Si! Si! Non voleva morire, non poteva morire...
E con un ultimo grido silenzioso, terminò la sua aria.
Eppure... era cosciente. Era viva, era viva!
Con la nuova energia che le pervadeva il corpo risalì in
superficie, inspirando sollevata.
Era viva!
-Il mio nome è Kelpie.-, la voce cavernosa interruppe i suoi
pensieri gioiosi, e tra le onde emerse il mostro marino che si diceva
abitasse in quel lago.
Non era una leggenda?
-Io... sono Hanch.-, mormorò lei terrorizzata.
-Hai ritrovato nuova forza grazie a me, donna: d'ora in poi io
sarò al tuo servizio e tu al mio, ma
tutto questo ha un prezzo...-
Cos'era il suo sorriso, per Hanch? Nulla, una cosa naturale, ovvia.
Così scontata che non le sembrava eccessivo sacrificarlo, e
così aveva accettato subito il
patto.
Ma tornata alla Città della Ruggine, si era subito accorta
che qualcosa era cambiato, e non in meglio.
Sua madre... perchè la evitava? Perchè sua padre
non le scompigliava più i capelli, come sempre?
Perchè tutti sembravano allontanarsi quando passava,
perchè?
Persino il sacerdote cieco, quel Leonard, le stava lontano.
Si era salvata, si, ma che prezzo?
Quando Yaha partì per il Distretto della Vita Scintillante,
fresco di promozione, un nugolo di ragazze lo aspettava alla porta per
salutarlo un'ultima volta.
Hanch avrebbe voluto tanto stare in mezzo a loro, vederlo da vicino per
un'ultima volta... e invece rimase appoggiata alla porta della chiesa,
nascosta.
Meglio essere nessuno che essere odiata anche da lui.
Persa nei suoi tristi pensieri non si era accorta che qualcuno le si
era avvicinato, annunciato dal clangore dell'armatura.
"Quella ragazza...", il vicecomandante Gismor non aveva mai visto
qualcuno di più repellente.
E lui sapeva bene che una tale aura oscura poteva essere solo il frutto
di un patto, un patto con una creatura magica.
Non appena lo scorse, Hanch si rifugiò in chiesa.
Non le piaceva quell'uomo, il suo sguardo era... cattivo, poteva
percepirlo anche da lontano.
-Non ti voglio fare niente, sai?-, anche il vicecomandante
entrò nell'edificio sacro, cercando di apparire il
più amichevole possibile.
-Anzi, ho in mente per te grandi cose...-
La madre di Hanch non la vide più tornare a casa, e
provò quasi sollievo.
Sollievo di essersi liberata di una figlia simile: si era
già dimenticata del suo bel sorriso e del suo bel viso.
Il vicecomandante Gismor, ironicamente, era invece molto soddisfatto di
lei: era una serva particolarmente utile, sapeva agire nell'ombra e
quasi nessuno si era accorto della sua presenza.
E aveva giusto in mente come impiegarla in futuro...
x x x
-Che succede?-, abbaiò Hanch facendosi largo tra la folla
che si scostava con fin troppa sorpresa da lei.
Era stata mandata da Gismor a visitare la città della
Sabbia,
l'unica in cui Kelpie poteva manifestarsi liberamente, e già
al
suo primo giorno di permanenza si verificavano anomalie.
-È... È... orribile.-, un cavaliere le porse il
rapporto, correndo via.
Giusto, era così che doveva andare. Povera, povera Hanch...
Lei entrò nell'edificio, un'armeria piccola ma dall'insegna
piuttosto appariscente: doveva essere di quell'artigiano di cui aveva
sentito parlare di sfuggita da Yaha, che si vantava con quel tipo
divertente, Urick, di avere una nuova spada.
Scorse il rapporto, facendo una smorfia orripilata: quell'artigiano era
pazzo, e aveva condotto alla follia anche la moglie.
Quando rialzò gli occhi per dare un'occhiata alla stanza
trovò una carneficina: corpi morti erano vestiti con le
più pregiate armature che copriva la carne in putrefazione,
come
grotteschi manichini, e al centro del negozio troneggiava una splendida
lancia, macchiata del sangue dell'uomo, nudo, e di sua moglie.
Eppure, Hanch trovava che quella scena, sulla carta, facesse
più
impressione. Perché erano tutti morti, immobili e rigidi.
Non le
potevano fare nulla, non scappavano da lei, non le lanciavano occhiate
furtive, non le ridevano alle spalle.
Lì in mezzo a quei cadaveri, Hanch stava bene: sapeva che
era sbagliato, sapeva che era perverso, però...
-Sei davvero un'arma squisita.-, si avvicinò alla lancia,
lodandone la fattura. Non aveva mai avuto bisogno di un'arma, e quella
sembrava pesante, difficile da usare.
-Lady Hanch, cosa?!-, sciocco cavaliere, che voleva da lei?
-Quella lancia, Lady... fa parte della scena del delitto, non la
può portare via.-, le spiegò l'uomo
allontanandosi
leggermente.
-Dite a Gismor che accetto la sua offerta.-, disse lei a dei corrieri
che partirono subito a cavallo, -Cittadini della Sabbia, accogliete la
vostra nuova luogotenente, Hanch!-, annunciò alzando le mani
imbrattate di sangue al cielo, -Ed in quanto a te...-, aggiunse
fissando minacciosa il soldato, che sembrava aver capito.
Il suo posto non era con i vivi, ma con i morti.
Si rinchiuse nella Cittadella dell'Acqua, covando rabbia verso tutti,
quei tutti che la evitavano, e i suoi bei capelli biondi, il suo vanto
assieme al suo sorriso, lentamente divennero scarlatti, rossi come le
mani con cui aveva annunciato la sua nuova carica.
-Strega, è una strega!-, ormai non le importava
più
quello che la gente diceva di lei, semplicemente imprimeva bene nel
cuore quelle parole: tutti la odiavano, quindi che problema c'era a
farsi odiare un po' di più, a prosciugare il fiume del
Distretto
e convogliare tutta l'acqua nel nuovo sigillo?
Così Kelpie avrebbe potuto girare libero, il suo piccolo
animaletto domestico, l'unico che non si ritraeva quando lei lo
accarezzava.
Gismor sapeva giocare molto bene le sue carte, e ricordava i mormorii
di Hanch, nel sonno, durante il tragitto per il quartier generale dei
Cavalieri.
-Yaha, Yaha...-, diceva.
E quanti Yaha della Città della Ruggine potevano esserci?
-Hanch, potrai vederlo.-, la rassicurò con un brivido. Della
ragazzina sorridente che l'aveva accolto anni prima non era rimasto
nulla, e quello che aveva davanti era lo spettro di una giovane donna
sconfitta.
-Devo fare cosa?-, chiese lei stringendo gli occhi. Anche la sua voce,
un tempo dolce, era cambiata: sgradevole, acuta e aspra.
Eppure il
prezzo che aveva dovuto pagare per fare il patto con la creatura
acquatica non era così alto...
-Avvelena quest'acqua.-, le ordinò Gismor porgendole
un'ampolla
dal collo riccamente decorato da turchesi, e Hanch obbedì
subito: intinse un dito nel liquido e subito questo
gorgogliò,
prima di tornare a sembrare semplice acqua.
-È una tossina potente, basterà un solo sorso per
ucciderlo.-, informò Gismor.
Sapeva che quell'acqua era
destinata al generale Oror, le voci sulle brame di potere di Gismor
giravano già da molto tempo, e lei veniva pur sempre dalla
Città della Ruggine.
-E ora, fammi vedere lui.-, era imperiosa Hanch, sapeva che il suo
aiuto era fondamentale e pretendeva una degna ricompensa.
-È nella stanza del Capitano.-
Yaha era cambiato: ancora più affascinante, ancora
più
splendido nella sua sobria uniforme bianca, sempre vicino a quell'Urick
dai capelli scompigliati, così diversi da quelli dorati di
Yaha, così curati.
-Uh? Mi è sembrato di sentire qualcuno entrare.-, che udito
fine quell'Urick!
Certo che era entrato qualcuno, era entrata Hanch, che si era subito
nascosta dietro una colonna.
-Non credo.-, Yaha si sporse appena dal tavolo, senza un reale
interesse, prima di tornare rapito ad ascoltare gli strambi discorsi
dell'amico.
Dietro quella colonna Hanch sembrava essere tornata la ragazzina solare
che era, che si nascondeva in chiesa per poter vedere bene Yaha quando
faceva la guardia, pregando gli dei che lui la notasse...
tornò
bruscamente alla realtà.
Lui non l'avrebbe mai notata, non le avrebbe mai sorriso,
perché lui era vivo.
E Hanch doveva stare trai morti.
Approfittando di un momento in cui quei due ridevano
uscì in fretta e furia dalla stanza, ordinando ad uno
stalliere
di prepararle un cavallo.
Avrebbe rivisto Yaha solo dopo anni di reclusione forzata nella
Cittadella, passati in compagnia di Kelpie e dei suoi folli sogni, in
occasione della cerimonia per il giuramento di fedeltà dei
nuovi cavalieri, e proprio uno di quelli,
dopo aver tradito l'Ordine, le avrebbe fatto capire quanto era in
realtà attaccata alla vita, lei che credeva che il suo posto
fosse trai morti.
Ebbene si, sto
rigiocando Drakengard 2 per l'ennesima volta e dopo averlo completato
una prima volta ho iniziato la modalità difficile:
sbloccando e terminando la missione della Città della
Ruggine si assistono ai monologhi
degli abitanti ed entrando in chiesa si vede il fantasma di Hanch
pregare per essere notata da Yaha. Ho fatto due più due e mi
sono messa a scrivere xD
Credo che sia venuta abbastanza una schifezza, ma dopotutto il mondo di
Drakengard mi appare così: scarno, quasi asettico, in cui la
deviazione è l'unica maniera di sopravvivere.
Basti pensare che nel primo Drakengard i "buoni" erano un spatico
incestuoso, un necrofilo, un pedofilo, una cannibale ed un bambino
complessato.
Personalmente ho sempre visto bene Yaha e Hanch, anche se ovviamente
questo non è possibile, ed è molto più
probabile che Yaha abbia avuto una relazione ambigua con Urick.
Riguardo alla storia dell'arma, mi sono basata sull'effettiva storia
della Hanch Spear, che tra parentesi adoro sia esteticamente che come
uso effettivo, e riguardo a Leonard, rimando alla missione citata prima.
Il titolo si riferisce ai poteri che la cristalloterapia ritiene che il
turchese abbia: è la pietra
dell'aldilà. Ironicamente, ha anche la proprietà
di allontanare le energie negative ed incrementa le capacità
comunicative.
Insomma, tutto quello che Hanch ha perso facendo il patto con Kelpie e
diventando la signora della Fortezza dell'Acqua.
Spero che qualcuno abbia letto e gradito, mi piacerebbe sapere che ne
pensate :)
Nyappy
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