Good night and Good
luck
Nobara abbassò lo sguardo,
dispiaciuto, piegando appena un angolo della bocca. Come per
scusarsi, come se stesse facendo qualcosa di ingiusto.
E in effetti in quei momenti
il petto le si riempiva d'un peso difficile da ignorare, difficile da
mandare via
e difficile da sopportare, un peso simile alla colpa.
Si alzò, come usava fare di solito, per allontanarsi dagli
altri,
perché quel carico lo doveva smontare da sola, lei, pezzo a
pezzo. E
cominciò.
Di nuovo si disse che lei ad Haibuki non aveva mai promesso niente,
anzi.
Fece un respiro profondo, il
petto più leggero.
E ancora si ripeté che era inutile, in nessun modo avrebbe
potuto
convincere Yushin a dirgli tutto, che lei non aveva colpa.
Altri respiri, sempre
più libera.
Lei non doveva niente ad Haibuki.
Tutto a posto.
E allora perché si sentiva in colpa?
Perché ogni volta che lei e Yushin si scambiavano sguardi,
parole
d'intesa, poi si sentiva a disagio incontrando gli occhi di Haibuki?
Di giorno in giorno il peso
da sopportare aumentava e il lavoro che lei faceva per ritrovare la
serenità, per tornare a respirare, diventava sempre
più faticoso.
Da quando Haibuki aveva
cominciato a comportarsi in modo così sorprendentemente
carino con
lei, la situazione era precipitata, aveva cominciato a sentirsi quasi
un mostro nel nascondergli un segreto. Quel segreto. Sentiva di
prenderlo in giro, e lui non lo meritava.
D'un tratto si chiese... forse anche
Yushin...
Classificò ciò come impossibile e,
dopo un ultimo respiro, un sospiro a dir la verità, si
sdraiò e
chiuse gli occhi.
Dopo
minuti, ore, si rese conto che era
inutile continuare così, fissando quel sorriso gentile che
fluttuava
sopra di lei, sul viso di un Haibuki immaginario.
Non avrebbe preso sonno quella sera,
non con quel peso dentro sé e quella assurda visione davanti
agli
occhi che insieme le ricordavano di continuo ciò che stava
facendo.
Aveva resistito quanto possibile, ma
era giunto il momento di fare qualcosa, altrimenti sarebbe impazzita.
Si alzò, sveglia come non mai, e si
diresse, decisa e silenziosa allo stesso tempo, alla porta di Yushin.
Era ora di affrontare la situazione a
dovere.
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