Al di là del vetro

di Aya Lawliet ___backupFGI
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Al di là del vetro ~

prompt: #095, warmness on the soul

 

 

 

Il loro cielo si riduce al taglio quadrato di una finestra in un muro. È l’unico sguardo che possono gettare sul fuori: lì giace un mondo addormentato, taciturno, quasi sempre oscuro – eppure, lì ci sono anche le stelle. Non ci ha mai fatto caso, prima di accompagnarla per la prima volta al davanzale.

È un mondo nuovo quello che si riflette nei suoi begli occhi a mandorla, quello cui lei sorride con innocente curiosità, quello che non potranno mai toccare con mano – nessuno di loro può. Perché uscire è tabù. Sono immortali, ma sono prigionieri. Anche a questo non ha mai dato peso; non prima di trovare lei.

Com’è possibile?

Glielo chiede spesso. Lei si limita a sorridere dolcemente. Gli dice che non lo sa, ma che non le serve alcuna risposta, che va bene così: cos’è in fondo una domanda irrisolta per un pupazzo vuoto?

Ma allora perché – continua a domandarselo ad alta voce, cocciuto, concreto – perché ogni notte sente fortissimo il bisogno di stringerle le mani, di immaginare il profumo dei suoi capelli, di sapere che sarà lui l’ultima cosa che vedrà prima di tornare al di là del vetro? Perché, quando sono insieme, si sente un uomo?

La ragazza non risponde mai; lo bacia soltanto. Leggera, reale. E lui ha l’impressione che la cera del volto s’infiammi, che il corpo posticcio echeggi di un battito inesistente assordante, e che il cielo penetri i confini della finestra ed entri nel posto che [umanamente] chiamano casa.

 

 

«Daley, può degnarsi di spiegarmi perché diavolo ha spostato Roosevelt accanto alla vetrina di Sacagawea?»

«Beh, signor McPhee – io credo che si sentissero entrambi molto soli, prima

 

 

 

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