Era curioso, curioso come un bambino
Era curioso, curioso
come un bambino. Osservava il suo amico e le sue mutevoli espressioni
: ora dubbio, ora compiacimento, ora stizza, ora rinnovato spunto.
Seguiva con interesse la sua mano ed osservava la tela, dal suo lato
color corda, curioso di sapere cosa vi stesse comparendo sul versante
opposto.
In tutto questo
cogitare la sua posa si manteneva la medesima, oramai da lunghe ore.
Ogni tanto un “Stai fermo” o un “No, mettiti come
prima” o un perentorio “Non ti muovere!” lo
immobilizzavano dai lievissimi movimenti che compiva.
Certo, l’unica
cosa che potesse fare senza tema d’irritare il suo amico era
osservare il cielo fuori dalla finestra ad occidente e che gettava
una calda luce color arancio su tutta la stanza.
Sì, decisamente
il suo occhio si rifugiava più volentieri in quella calda luce
che non nella penombra dell’angolo più profondo del
salotto. In quell’ angolo infatti dimorava ormai da qualche
anno il regalo di un suo conoscente rientrato dall’ Egitto. Un
gatto. Un gatto di basalto nero accovacciato in una posa fissamente
agghiacciante. Per un momento i suoi occhi caddero su
quell’inquietante cadeaux posto su una colonna di marmo
veronese alta circa tre piedi. Gli occhi se ne allontanarono
immediatamente come repulsi da un inguardabile orrore e corsero a
rifugiarsi nel calore della luce pomeridiana che proveniva da
sinistra.
Pensò tra se che
un giorno o l’altro avrebbe dovuto liberarsi di quell’oggetto,
di quel lugubre guardiano di sicuro più avvezzo a sorvegliare
la fissità delle regali salme egizie che la vita di un giovane
londinese.
“Vieni, ho
finito, dimmi se ti piace”
La voce calda ed onesta
di Basil Hallward lo richiamò alla vita ed egli corse a vedere
l’opera che avrebbe dovuto ritrarlo.
Vide. Il giovane
Narciso si specchiò nella tela e vide il più bel
diamante che la natura potesse regalare agli uomini: Dorian Gray.
Con il cuore in mano,
al colmo di un sentimento irrefrenabile di gioia e d’ammirazione
disse senza porre freni al suo desiderio:
“Se solo potessi
rimanere sempre così…incorrotto”
“Incorrotto?”
chiese Basil “Incorrotto o bellissimo, Dorian? E’
diverso!” il pittore sorrise, sfilò dal bavero
dell’amico l’orchidea bianca che egli portava e parlò
con lo stesso amore che un padre può avere verso un figlio:
“Vedi questo
fiore, Dorian? Oggi ha stupito gli uomini con la sua bellezza ed il
suo candore, ma domani i suoi petali saranno macchiati ed
avvizziranno prima della sera. Questo fiore non ha altro che la sua
bellezza per farsi ammirare. Tu no, amico mio, tu hai un cuore, un’
anima che se terrai pulita ti permetterà di essere bello fino
alla tomba”
Dorian si voltò
spaventato, come chi cerca rifugio, come chi sa dove trovare risposte
ed aiuto, si voltò ed il suo sguardo incontrò gli occhi
fissi del gatto di basalto i quali lo incatenarono e gli promisero di
esaudire il suo terribile desiderio. Il prezzo? Non lo volle sapere,
conosceva perfettamente quale fosse il costo, ma non se lo volle
sentir dire. Si limitò solamente a mormorare:
“Fino alla
tomba?”
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