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Le
inevitabili note:
Questa one-shot non ha senso. Perdonatemi. Volevo scriverla in modo diverso, e
non so nemmeno come mi sia venuta in mente. Nel mio personale canon, in fondo,
Zack non saprà mai che piace a Cissnei. Non so, preferisco così. Però oggi mi
andava di immaginare qualcosa di diverso. Ma l’ultima frase? XD Chiedo perdono
ai fan di Aeris, ma non potevo non metterla... Non pensate che la odio, non è
vero. Giuro. Non uccidetemi, vi prego... E’ solo un capriccio, una cosa senza
senso. XD
Costa del Sol
“Se potessi trasformarti
in un animale, quale sceglieresti?”
”Una rana.”
Zack la guarda, con un sorriso amaro. “Una... rana?”
“Sì, una rana.”
Aeris sfiora la coperta con le dita, come per rassettarla. Uno di quei gesti
studiati, che sembrano non significare nulla. Ha imparato a conoscerli. Sa bene
quanto ci rifletta sopra, prima di farli. Prima di muovere le mani come se
accarezzasse l’aria. Lui ride a bassa voce, chiude una mano intorno a quel polso
leggero. Lo lusinga, che Aeris metta in moto quella specie di danza per lui.
“Non mi piacciono le
rane.”
”Beh, a me sì!”
“E diventeresti una rana?
Vivresti per sempre da rana?”
”Certo. Perché odi le rane? Sentiamo!”
”Non ho detto che le odio. Ma, se potessi scegliere...”
Zack si ferma a pensare. Osserva il polso di Aeris, così bianco, così sottile.
La sua mano sembra enorme, intorno. Non sa proprio quale animale vorrebbe
diventare, e rimane in silenzio.
“Non lo sai neanche tu,
che animale diventeresti. Non è vero?” dice lei, fingendo di essere affranta.
“Perché mi fai queste domande, se non hanno senso?”
“Era divertente.”
Si passa una mano fra i capelli, e ridono insieme. Il polso di Aeris scivola
via, lo guarda muoversi sul letto. E’ la prima volta che può entrare nella sua
stanza. Riesce quasi a sentire il respiro della signora, al piano di sotto.
Capisce quanto possa essere preoccupata. La sua preoccupazione rende pesante
l’atmosfera, gli impedisce di fare quel che vorrebbe. Ma non c’è molto tempo.
“Sei così scemo...”
borbotta Aeris, e finge il broncio. Appoggia la schiena sulla coperta, allunga
le braccia.
E’ bella.
Il suo seno non è, in
effetti, un granché. E’ piccolo, sporge appena dal busto. I fianchi non sono
niente male, ma nulla di diverso rispetto alle altre donne che gli domandano
attenzione. Forse, la bellezza di quella ragazza sta nei capelli. Gli piace il
loro colore, il profumo.
“Smettila di fissarmi!”
strilla lei, ed un cuscino gli precipita sulla faccia, lo spinge giù, gli toglie
il respiro un istante. Zack annaspa, preso di sorpresa. Poi Aeris ride.
Ride sempre, appena la
situazione rischia di farsi seria.
“No, forse...” inizia
lei, rimettendosi seduta. Appoggia le gambe sul letto. Un movimento molto lento,
la gonna che si scosta, la sua pelle. “Forse” continua, posando l’indice sulle
labbra, “vorrei essere una fenice.”
”E’ più romantico.”
”Già.”
”E perché, proprio una fenice?”
Lo guarda, sorride.
“Perché rinasce. Dalle ceneri.” Zack fa spallucce, e lei ricomincia. Broncio.
Spiegazione. Sorriso.
Crede sul serio che lui
non capisca?
Ecco, cosa gli piace di
quella ragazza. Lo capisce mentre lei parla, mentre non sente più le parole ma
guarda soltanto le sue labbra muoversi, le sue mani agitarsi, il suo cercare la
posizione perfetta che possa mostrare abbastanza senza essere compromettente.
Gli piace che sia convinta di poter controllare il suo sguardo.
Lei parla ancora. Si
accorge di non essere ascoltata, si ferma. La fronte si increspa, ed eccola che
ricomincia. Rimette ordine. Per Aeris, ogni interazione è fatta di piccoli pezzi
da sistemare.
“Non mi ascolti?” chiede,
e Zack riesce a cogliere quel momento. Per una volta la coglie di sorpresa. La
bacia, un bacio leggero, appena accennato. Adora la sua espressione, dopo. Adora
che non arrossisca.
“Devo andare.”
”Oh.”
Le molle cigolano, Zack
si alza. “Starò via per parecchio tempo, stavolta.”
Poi si ritrova in un
altro letto, in un altro luogo.
“Hai fame?”
Cissnei si agita sulle
lenzuola. Zack la studia con un misto fra sorpresa e timore. Non dovrebbe
guardarla in quel modo, in quel senso, ma se gli viene di farlo è così, non può
trattenersi. E lei solleva il viso lentamente, sorride appena, tutto in lei
emana una strana dolcezza triste, così diversa, così piacevole.
E’ appena mattina.
“Potremmo andare a far
colazione insieme.” dice Cissnei. “Il bello, qui, è che non c’è la mensa. E’ uno
strazio, fare la fila ogni giorno, solo per un misero caffè...”
Lei attende, nei momenti
di silenzio. Non fa nulla di studiato, non si chiede nemmeno perché Zack la
fissa senza parole. Attende.
“Hai mai pensato a quale
animale saresti, se potessi scegliere?”
”Eh?” Lo guarda, sorpresa. “Perché... perché dovrei pensare una cosa del
genere?”
“Dai, prova. Cosa
saresti?”
Le legge un pizzico di panico sul viso. E’ preoccupata di non fare bella figura,
si affretta a pensarci, vuole trovare una risposta brillante. Zack sorride. E’
bella, Cissnei.
“Sarei...”
”Beh, se non ti viene in mente... non preoccuparti.”
Ride. “Scusa, non... non lo so proprio. Ma da dove ti vengono, certe domande?”
Certe domande, eh? Zack
annuisce con aria seria. Poi si china verso di lei, di scatto, e le punta
l’indice contro. “Allora rispondi a questa: Ce l’hai, un ragazzo?”
Oh, è divertente
guardarne la reazione. Le guance si colorano, lei sbatte le palpebre, stringe le
mani sulle ginocchia. Gli sembra di leggerne i pensieri, per un momento. Una
speranza, una piccola speranza colpevole.
Le piace, quindi. Lui le
piace.
“No, non ho un ragazzo.”
dice, finalmente.
“Bene. Ora muoviamoci,
prima che si formi una fila anche qui.”
Mentre esce dalla stanza,
Zack sorride.
La lascia indietro,
ancora una volta, confusa, imbarazzata. Gli piace da morire confonderla, perché
è bella con le guance accese.
Se solo potesse toccarla,
se solo potesse stringerla, vedere la sua pelle tendersi, se solo potesse...
“La crema.” le dice, e sa
già che non avrebbe dovuto.
Lei è seduta sul lettino,
il sole picchia forte. Non sembra interessata ad un’abbronzatura. Fissava le
onde, prima di voltarsi con quell’aria di perenne sorpresa.
“La crema.” ripete Zack.
“Hai la pelle così chiara, ti scotterai.”
“Hai ragione.”
Cissnei allunga una mano
verso il tubetto abbandonato nella sabbia, ma lui la precede e lo afferra.
“Faccio io, faccio io.”
“Ehi!” Cissnei ride, lo
allontana mentre lui spreme quella roba su una mano e le si inginocchia accanto.
“Sei impazzito?”
“Ma no, dai, è difficile
metterla da sola, no?”
“Mh... Beh, in
effetti...”
Oh sì, le piace.
Ed è solo crema, andiamo,
ragazzi, non è come una cosa seria. Tutto sotto controllo, eh già. La pelle
diventa lucida, inizia dalle gambe, Cissnei si sdraia e lo lascia fare. Perché
le piace, non ci sono più dubbi. E allora sarà lento, allora dovrà farla
fremere, giusto per educazione. Per essere un gentiluomo, insomma, per non farle
pensare di non essere desiderabile. La guarda, lei ride, si stringe nelle
spalle.
Poi all’improvviso è
sera, e la sta baciando.
Oh mamma, com’è successo?
Si ferma un istante, la osserva. La sua pelle profuma di crema. Le accarezza un
braccio, arriva al polso e stringe. E lei attende, ad occhi chiusi, perché forse
non ha il coraggio di aprirli.
E’ sera, e la luce
artificiale che viene da fuori la fa splendere.
Oh merda, oh merda, non
doveva. Era tutto sotto controllo, che cazzo è successo? Com’è finito a
spingerla contro il muro e afferrarla e stringerla, come?
“Zack...?”
Ah già, la birra. Ne
hanno bevuto troppa.
“Mh, scusa...”
Un po’ si vergogna, in
fondo. Sa che non avrebbe dovuto. Sa che dovrebbe smettere. Adesso. Proprio ora,
mentre lei lo guarda.
“Forse... forse non è...”
dice lei, e Zack la lascia andare di scatto, come se fosse un rimprovero.
“No, hai ragione, certo.
Non dovremmo. Scusami.”
E lei sorride, lo sta già
perdonando. Non dovrebbe. Dovrebbe urlare e prenderlo a pugni. Invece sorride, e
lui è ancora confuso, e non può sul serio lasciarla andare.
“Solo per oggi...?” si
sente chiedere, e la sta già immaginando nuda e ansante sul letto, non può
proprio non dirlo. “Solo per...”
E sono le ultime parole,
perché dopo non c’è altro da dire.
Un alce, Aeris. Se fossi
un animale, saresti un alce.
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