Epilogue
A torn page of
a diary
or a soul
of
someone…*
Si
era sempre chiesto cosa sarebbe successo se – quel giorno
– la sua vita
non avesse deciso di cambiare.
Insomma,
non era una cosa da poco: prendere e cambiare, così, senza
dargli
la possibilità di scegliere.
Perché
lui, quel dannato basket, non l’aveva mica scelto; non aveva
deciso,
di sua spontanea volontà, di buttarsi su un parquet a sudare
tutte le sue ore
libere, tutte le sue possibilità di vivere spensieratamente
gli anni del liceo…
senza la paura di deludere, di deludersi,
senza il terrore di dover dire addio a un sogno, senza
l’obbligo di allenarsi –
sempre, costantemente – e magari non riuscire mai.
Cosa
si poteva chiedere a una vita che decideva di bruciarti
l’anima per
una passione che non ti si levava più di dosso?
Tutto
per una palla rosso-fiamma, un canestro reticolato e – forse
– una
manciata di minuti tra le ovazioni di un pubblico entusiasta.
Tuttavia
era allora, in quel
preciso
momento, che
sentivi:
tutto,
tutto sembrava trovare un senso.
La
tua vita incanalata nel sentiero perfetto, ogni tassello messo al posto
giusto, ogni più piccola parte del corpo che avvampava di
desiderio e il basket
che ti scorreva prepotentemente nelle vene, anche quando proprio non lo
volevi.
Non
puoi farci molto, in fondo, se la tua vita ha già deciso che
quella è
la sua strada.
Basta…
giocare.
N/A
* Una pagina
strappata di diario,
o
di anima.
Di
Qualcuno.
Dunque.
Dopo
tanto pensarci, ho deciso che finisce così: con una
riflessione di
tutti e di nessuno, parole pensate e ripensate più volte
– sicuramente – da
tutti loro che, quel sogno, lo vivono e lo respirano ogni giorno.
L’ho
scritta pensando alla mia, di passione, che mi fa sentire esattamente
così, come se tutta la mia vita avesse acquistato un senso
assoluto e perfetto.
So
che non è un granché, che lo stile non
è esattamente aulico per un
finale. Però penso sia meglio così,
perché dopotutto loro sono ragazzi normali,
che vivono una passione “normale” per
loro
diventa di più, di più.
Di
chi è questa riflessione?
Beh,
tutti… o nessuno. A voi la scelta.
Perché
qualunque personaggio di Slam Dunk avrà pensato a tutto
questo, avrà
fatto i conti con la paura, il terrore, la rabbia, l’odio
persino, la voglia di
smettere.
E
il bello è proprio questo.
Una
passione è tale quando ha mille sfaccettature, ti trasmette
mille e
mille sensazioni, ma è sempre lì: a rompere le
scatole, a farti respirare, a
bruciarti la pelle e i muscoli e fonderti – alle volte
– i neuroni.
Auguro
a tutti voi di avere una passione del genere e di viverla, sempre,
qualsiasi rischio comporti.
Detto
ciò, non posso che ringraziare tutti per avermi seguito, per
le
vostre parole, per ogni più piccola
riflessione/critica/complimento, per la
vostra sincerità e le vostre riflessioni.
Ringrazio
le tante persone che l’hanno messa tra
seguite/preferite/ricordate:
Arkadio,
Bad Girl, benny92, erol89, free,
kenjina, Hanya, lua, lucilla_bella, Milady 07, Millennia Angel, moiranesedai, sardonica,
temarisan, White_
Kitsune.
Grazie,
grazie mille per aver appoggiato questa cosetta nata mille secoli
fa e ripresa più per caso, che per un vero desiderio di
completarla.
Ee
giusto perché la pagina è mia e faccio come mi
pare (LoL xD), qualcuno
lo saprà già, ma provo a ripeterlo: magari mi
riesce di iniziarlo, finalmente.
Conclusa
questa, non mi resta che tirare le fila ad altre piccole storielle
di Slam Dunk (“Monkeys” e “One to
One”), per poi dedicarmi completamente e
totalmente al “Centro Sportivo Hikerashi”.
Quando
arriverò ad iniziarlo, scriverò solo
di quello, in Slam Dunk.
Spero
vogliate seguirmi nell’ennesima follia!
Per
tutti i dettagli sulla trama, vi rimando alla storia stessa sempre
nella mia pagina di EFP.
Sarà
una lunghissima storia generale su: basket, amore, dramma eccecc.
Tipica
storia generale, insomma XD
Cioè,
non tanto tipica, ma non voglio rovinarvi la sorpresa.
Spero
di ritrovarvi là, a presto.
Karyon
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