A: -Io esisto
B: -Ah sì?
A:- Come sarebbe
a dire, “ah sì”?
B:- Dico che sei
proprio arrogante per dire di esistere, così, su due piedi.
A:- Scusa ma tu
chi diavolo sei?
B:- Semmai chi
sei tu, che sei così convinto di esistere.
A:- Beh, io
sono... io sono io, ecco.
B:- E sei
convinto di esistere.
A:- Esatto.
B:- Hai le
prove?
A:- Come scusa?
B:- Hai le prove
che possano dimostrarlo?
A:- Delle prove,
delle prove... beh, questa mattina mi sono alzato, ho fatto colazione
e comprato il giornale.
B:- E quelle
schifezze che mangi a colazione, quel pessimo giornale che ti ostini
a leggere sarebbero una prova?
A:- Non
saprei...
B:- Ecco! È
proprio questo il punto: non lo sai. E se non ti sei mai posto la
questione significa che nemmeno ti interessa saperlo.
A:- Non è
che non mi interessa: certo, sapere se si esiste o no è
importante, ma io ho anche la mia vita e i miei ricordi, come
potrebbe mai venirmi il dubbio di non esistere?
B:- L'esistenza
non è mai così scontata, sai?
A:- Ah no?
B:- Certo che
no! Secondo te, tutte quelle persone di cui leggi sul tuo orrendo
giornale, loro esistono, vero?
A:- Certo,
altrimenti come potrebbero essere sul giornale?
B:- Ci sono
Perché giornalisti malsicuri della propria esistenza hanno
scritto di persone altrettanto incerte, cosa che però fa
vendere molte copie.
A:- Se io fossi
su un giornale non avrei dubbi sulla mia esistenza.
B:- E perché
mai?
A:- Perché
se fossi un argomento da prima pagina – o anche da quelle più
in mezzo, mi accontenterei – avrei fatto un sacco di cose
importanti e la gente lo saprebbe. Non possiamo essere tutti in
errore nel credere che le persone famose esistono.
B:- Certo,
Perché la loro cosiddetta esistenza diventa sempre più
scontata mano a mano che la loro popolarità aumenta. Ma io ti
ho detto che l'esistenza non è scontata!
A:- Ma le
persone famose...
B:- Dimostrano
solo quanto sia sentito il bisogno di esistere. Chiunque vuole essere
famoso. Chiunque vuole trovare prove della sua esistenza: vedere un
proprio annuncio sul giornale, oppure leggere di un nostro amico o di
noi stessi in un articolo, sentir parlare di un luogo dove siamo
stati. Tutte queste cose, che ci danno la brevissima illusione di
essere qualcosa nel mondo, non sono altro che la prova non
dell'esistenza, ma del bisogno di sentirsi reali, reali quanto il
mondo che ci circonda.
A:- E questo
cosa diavolo ha a che fare con me?
B:- Nulla!
Assolutamente nulla: la tua esistenza è una questione molto
più delicata e molto più personale, della quale tu sei
il solo giudice e il solo imputato.
A:- Ho fatto
qualcosa di male?
B:- No, a parte
credere che la tua esistenza non sia affar tuo o, peggio, affare
d'altri. Gli altri non sono interessati al tuo bisogno di esistenza,
ma solo a sfruttarlo per vedere più copie.
A:- Se è
affar mio vuol dire forse che devo cercare dentro me stesso?
B:- Sai chi si
comporta così?
A:- No, chi?
B:- I filosofi.
A:- Urca!
B:- Sei per caso
un filosofo?
A:- No, non
direi.
B:- Buon per te,
allora. Non hai idea di quanti filosofi abbiano cercato l'esistenza
dentro se stessi, col solo risultato di riempire tomi e tomi di cose
difficili. Ma dico io, non si possono mica aspettare che tutti
capiscano!
A:- Eh no!
L'esistenza deve essere una cosa molto concreta.
B:- Vedi che
siamo d'accordo?
A:- Ma dunque io
esisto?
B:- Tu sei
convinto di esistere?
A:- Credo di sì.
B:- E perché
credi di sì?
A:- Beh, mi
ricordo di quando ero piccolo, degli anni della scuola, le gite al
mare, gli amici... e poi il lavoro, l'impegno, e Giulia, e il
matrimonio, mia figlia... tutto questo non può non esistere.
B:- Non puoi
esserne certo.
A:- Al diavolo
allora! Non mi interessa esserne certo. Io credo di essere questo,
credo di esistere così come sono. Se poi sono qualcos'altro, o
non sono nulla, non mi interessa. Non vorrei essere qualcos'altro.
Arrivederci.
|