Era
una mattina di inizio
marzo, una domenica come tante... o almeno così credeva Abby
quando,
pochi giorni prima, era riuscita a convincere Timothy, Tony e Ziva ad
andare a New York, con la scusa di far conoscere a quest'ultima i
luoghi più importanti del paese di cui era diventata
cittadina di
recente.
Non
che Ziva non li
conoscesse, ma l'entusiasmo di Abby era talmente travolgente che non
era riuscita a dirle di no, e lo stesso valeva per i due uomini.
Erano
partiti di buon'ora
e, dopo un breve giro della città, avevano preso il
traghetto per
Liberty Island.
"Saliremo
fin sopra
e vedrai la città da una prospettiva diversa!"
spiegò Abby a
Ziva, mentre scendevano sull'isola, ai piedi della Statua della
Libertà.
"Si,
ma... non è
meglio pranzare, prima? È quasi l'una..." disse l'altra
donna,
cercando di stare dietro all'esuberante amica.
"Ziva
ha ragione!"
esclamò Tony "Andiamo al ristorante dell'isola. Offro io!"
Abby
cercò di protesare,
ma poi ci pensò su e accettò, quindi tutti e
quattro si diressero
verso il ristorante e si sistemarono a un tavolo del dehor.
La
giornata era calda,
nonostante fosse solo inizio marzo, e l'isola era gremita di turisti.
Qualcuno era in coda per entrare nella statua, altri osservavano la
città attraverso i binocoli fissi dell'isola, altri ancora
mangiavano, seduti vicino ai quattro agenti. Abby li
osservò: una
coppia che si teneva per mano osservando il profilo della
città; due
gemelli di quattro o cinque anni, identici ma distinguibili per il
colore della felpa, uno verde e uno rosso, si rincorrevano ridendo,
sotto l'occhio attento della madre, seduta poco lontano;un uomo
pelato, vestito elegantemente, mangiava un gelato guardandosi
attorno; un gruppo di turisti che si faceva fotografare con lo sfondo
dei grattaceli di New York, tra i quali si distinguevano il palazzo
delle Nazioni Unite, l'Empire State Building e il Massive Dinamics'
Building, sede di una delle più importanti industrie
tecnologiche
d'America.
Tony,
tra una citazione
di film e un'altra, raccontava diverse curiosirà legate alla
città
di New York.
"Lo
sapevate che
l'Empire State Building era stato concepito come punto d'attracco per
i dirigibili? Solo che nello stesso periodo c'è stato il
disastro
dello Zeppelin e il grattacelo non è stato mai usato per
tale
scopo." informò, mentre puliva il piatto con un pezzo di
pane.
"Interessante,
ma
ora paga, che si sta facendo tardi!" lo interruppe la Dark,
dopodicchè si alzarono e si misero in fila per entrare nella
Statua.
Al
termine della visita
decisero di fare un salto al negozio di souvenirs dell'isola.
Mentre
Ziva e Abby si
scambiavano opinioni riguardo una curiosa bolla di neve esposta, che
ritraeva un cavalluccio marino e una ranocchietta, con una margherita
al centro, e la neve sostituita da delle piccole foglioline
argentate, successe qualcosa.
Improvvisamente
la terra
cominciò a tremare. I due agenti raggiunsero le due donne e
si
misero al riparo con loro. Una bolla di neve cadde e i pezzi di vetro
si sparsero sul pavimento, e nello stesso momento una forte luce li
accecò.
Quando
tutto cessò, i
quattro si trovarono di fronte una donna. Era bagnata dalla testa ai
piedi, era scalza, indossava un camicione da ospedale e aveva
un'espressione che era un misto tra il disorientato e il
terrorizzato.
Ma
la cosa più strana
era che quella donna era identica ad Abby. Sembrava proprio lei, ma
non era lei di certo, perchè la Dark era lì con
loro, e anche lei
osservava la nuova arrivata con un'aria confusa.
Infine
successe un'altra
cosa strana: come era apparsa, quella donna scomparve nel nulla,
lasciando solo una pozzanghera dove stava fino a poco prima.
I
quattro si alzarono e
si guardarono intorno, per verificare che non ci fossero feriti.
"L'avete
vista anche
voi, vero?" chiese Abby, come per avere una conferma della sua
sanità mentale.
"Direi
proprio di
si. Io chiamo il Capo, gli racconto tutto." rispose Tony,
prendendo il cellulare e chiamando Gibbs.
Intanto,
a Boston...
Erano
le sette del
mattino. Peter ancora dormiva, stanco dell'intensa settimana passata
dietro i casi della Divisione Fringe.
Venne
svegliato dal
rumore del frullatore, in cucina. Decise di alzarsi, tanto non
avrebbe potuto dormire di più. Si infilò la
vestaglia e andò
in cucina.
"Walter!
Sono le sette di domenica mattina... che stai facendo?"
"Buongiorno
figliolo! Sto cercando di ricreare la formula del caffè alla
vaniglia che ho preso ieri. Sono quasi arrivato a scoprire
l'ingrediente segreto!" rispose Walter, continuando ad
armeggiare con caffettiera e frullatore.
Peter
sospirò. Il solito
Walter... chissà cosa si era fumato, sniffato o iniettato
questa
volta...
"Se
ti piace tanto
torno allo Starbucks e te ne prendo un altro." propose,
sorridendo sotto i baffi.
"Oh...
grazie,
Peter." disse l'anziano scienziato, con un sorriso contento e
infantile sul volto.
"Va
bene. Dopo
andiamo, ma prima fammi fare colazione."
Detto
questo prese del burro d'arachidi e della marmellata di more dal
frigo e si preparò un panino.
La
mattina passò in fretta, tra i siparietti strampalati di
Walter, poi
nel pomeriggio Peter ricevette una chiamata da Olivia.
"Walter,
dobbiamo andare a New York." lo informò, dopo aver chiuso la
chiamata "Abbiamo un caso."
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