Cuimhnì na Eirinn (Ricordi d'Irlanda)

di Marguerite Tyreen
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 Nota dell’autrice:
 
Miei cari,
eccoci qua con un altro racconto a sfondo storico e, come sempre in questi casi, anche se ho tentato di documentarmi il più possibile, secondo mia abitudine, certamente finirò per commettere qualche errore. Spero mi perdonerete ;)
Aggiungo che, per quanto abbia tentato di rispettare il più possibile la verosimiglianza storica, ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale.
Detto questo, se non siete scappati, vi auguro buona lettura.
Un bacione,
Marguerite.

Ad E. ,che sopporta 
pazientemente i miei "deliri
"

 


Cuimhní na Éirinn

 
(Ricordi d’Irlanda)

 
 
 
 
 
 Cuimhnì na Eirinn
Editor fotografico online

(Immagine realizzata da PIEMME, a cui va un caro ringraziamento)




 
PROLOGO: An old, old letter
 

 
“ Mia adorata Aisling,
 
Ogniqualvolta penso ai giorni passati insieme, mi chiedo se sia possibile desiderare che un breve momento possa prolungarsi in eterno. Continuo a pensare a quello che avrei potuto offrirti se solo fossimo vissuti in un periodo storico meno assurdo e tormentato di questo. Se solo tu mi avessi veramente corrisposto. O se avessi amato me solo.
Avresti potuto prenderti tutto di me, credo: o almeno tutta la mia anima, tutta la mia devozione, la mia arte e la mia ispirazione, per quel poco che valgono.
Le cose migliori che ho fatto nella mia vita, le pagine più belle che ho scritto, gli ideali più alti che ho avuto, sono merito tuo.
Se le cose fossero andate diversamente, avresti potuto essere l’estensione della mia anima.
Ho la presunzione di credere che nessuno proverà mai per te quello che ho provato io, con la stessa gratuità e la stessa assolutezza.
So che chiedere di perdonarmi è troppo, che non riesci a comprendere le motivazioni del mio gesto. E, devo ammettere, in questo inferno di rimorsi, talvolta non le capisco nemmeno io. E  so quanto valeva lui per te. L’ho sempre saputo e non ho mai osato interferire. Prima della mia felicità è sempre venuta la vostra. Ma quando ci si mette di mezzo Erin, tutto il resto passa in secondo piano.
Sono costretto a fuggire e non solo dalla legge. Da me stesso o da te, piuttosto.
In quest’ora buia sarebbe per me una consolazione infinita sapere che ricambi i miei sentimenti.
Non chiederei null’altro se non un istante passato tra le tue braccia, come ai vecchi tempi. Un istante in cui mi illudevo di essere al centro dello stesso amore che nutrivo per te.
Darei qualunque cosa per sentirmi dire che ancora, nonostante tutto, tu m’ami. E l’istante dopo potresti anche rinnegarlo, che mi importerebbe? Io già saprei di poter vivere per quel solo attimo di luce. Per quel solo attimo di immutabile, pura, perfetta felicità.
Ti bacio, tuo
Liam                                                                                                             
Dublino, 28 marzo 1919.”
 
 
 
 
 
Aisling aveva lasciato cadere in grembo la lettera ingiallita dal tempo. Quanti anni erano passati? Dieci, forse. Mese più mese meno. Ma mai abbastanza per dimenticare.
Non aveva più saputo nulla, anche se aveva continuato a seguirlo con l’immaginazione nei suoi spostamenti. Chissà in quali luoghi era stato, se era riuscito ad essere per qualche momento sereno, se non felice. Chissà se era cambiato, se leggeva sempre qualche buon saggio di filosofia, come allora, se aveva mantenuto quella sua risata limpida.
Erano stati questi i pensieri che l’avevano accompagnata per quel lungo, eterno periodo di lontananza. Non era riuscita né a perdonarlo né a serbargli rancore. Del resto non c’era bisogno che ella aggiungesse altro odio: si disprezzava già da solo per ciò che aveva fatto.
E così aveva continuato la sua vita, non smettendo di sperare, però, di ritrovarlo, un giorno, a bussare alla sua porta. Invecchiato, sconfitto, ma con gli stessi occhi di sempre.
Avrebbe sentito ancora pronunciare quel nome che le aveva dato lui. Aisling. Nessuno l’aveva più chiamata così. Lei, che portava il nome di Kathleen e come tale veniva ancora apostrofata.
Ma ora Liam Murray non sarebbe più tornato. Glielo diceva un’altra lettera, che aveva posato sul tavolo di cucina. Poche righe in un inglese stentato la informavano che Liam era caduto da glorioso eroe in Messico, durante la rivoluzione. La firma di chi si era preso a cuore di avvisarla, o di chi aveva scritto per lui, era di un certo Gonzales o qualcosa del genere.
Chissà chi era. Una specie di capo della rivoluzione. Ma che importanza aveva?
Liam non sarebbe più tornato. E lei, che non aveva mai più potuto mandargli nemmeno un rigo, sentiva improvvisamente di aver bisogno di dirgli molte più cose di quante non avesse mai creduto.
Ma era oltremodo tardi.
Le tornarono alla mente molte immagini, troppe. Lei, Liam e Shannon. Sempre insieme, inseparabili.
Quei ricordi non sembravano nemmeno più appartenerle, confinati com’erano nella loro aura di passato mitico. Ed ora non le rimanevano che due lettere, a garanzia che, invece, avevano fatto parte della sua vita.
Si asciugò una lacrima con la manica del vestito.
 





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